[AIB] AIB notizie 18 (2006), n. 2
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L’Italia candidata al WLIC 2009: le opportunità per la professione
intervista al Presidente AIB Mauro Guerrini

a cura di Vittorio Ponzani

L’Italia è uno dei paesi candidati al World Library and Information Conference (WLIC) 2009: dobbiamo considerarla una buona notizia? Quali possono essere le opportunità per le biblioteche e i bibliotecari italiani?

È certamente una buona notizia. L’IFLA ha modificato la procedura per la scelta del paese e della città dove tenere il WLIC, World Library and Information Conference, come si chiama da qualche anno il Congresso IFLA: ora non sono più i singoli paesi a candidarsi, ma è l’IFLA a indicare l’area geografica che ospiterà il congresso, tre anni prima del suo svolgimento.
Non credo sia un caso che la prima area geografica scelta con la nuova procedura sia stata l’Europa meridionale, con l’Italia certamente in posizione ottimale. Significa che il lavoro svolto da anni da noi italiani all’interno delle commissioni di studio, la crescente partecipazione di bibliotecari italiani ai congressi internazionali e alle iniziative IFLA, la maggiore risonanza in Italia delle tematiche discusse all’interno della comunità bibliotecaria internazionale, diffuse anche con l’organizzazione di importanti seminari e convegni, ha dato i suoi frutti.
Ricordo che l’Italia aveva presentato la propria candidatura anche nel 2003, al Convegno di Berlino, e l’IFLA aveva ben accolto la proposta, ma i delegati IFLA presero atto che Roma, la città indicata per ospitare il WLIC nel 2008, non disponeva di una sede congressuale adeguata (fu poi scelta Quebec City, in Canada); quella candidatura ebbe però il merito di far capire che l’Italia mostrava un interesse deciso in questa direzione.
I bibliotecari italiani, nel caso l’Italia ottenesse il WLIC 2009, avranno l’opportunità di confrontarsi con i colleghi di tutto il mondo su tutti gli aspetti della professione. Le decine di sessioni che animano un WLIC permettono di avere un contatto diretto con i temi caldi del mondo delle biblioteche e il confronto con altre realtà non può che essere fonte di stimolo per migliorare.
Per gli studenti di biblioteconomia, per coloro che desiderano intraprendere la professione di bibliotecario e per coloro che l’hanno già intrapresa c’è inoltre la possibilità di contribuire dall’interno, come volontari, alla riuscita del congresso e di partecipare alle sue sessioni senza pagare la quota d’iscrizione, che è purtroppo alta.

Potrebbe anche essere un’occasione utile per favorire la partecipazione agli organismi internazionali dei bibliotecari italiani, talvolta accusati di scarsa capacità di incidere nel dibattito al di fuori dei confini nazionali?

Certamente. I bibliotecari italiani, come del resto i membri di altre associazioni professionali e i politici, dedicano purtroppo scarsa attenzione al palcoscenico internazionale, nel quale si decidono le sorti della politica bibliotecaria, almeno in senso politico (si vedano le linee guida sulle biblioteche pubbliche, universitarie ecc.) e tecnico (standard catalografici, misurazione di qualità dei servizi).
Da qualche anno la presenza dei bibliotecari italiani, certo in numero assai esiguo, è riconosciuta come autorevole e costruttiva. Diciotto italiani sono presenti negli standing committees dell’IFLA, seppure pochissimi ricoprano incarichi di responsabilità, vuoi per la non perfetta conoscenza dell’inglese, vuoi per l’impossibilità, in Italia, di dedicare al dibattito internazionale il tempo necessario e soprattutto per l’insensibilità di molti che considerano infruttuoso investire risorse finanziarie e cervelli nelle relazioni internazionali.
I contatti che in questi ultimi anni sono stati allacciati tra i bibliotecari italiani e i loro colleghi stranieri hanno permesso di svolgere in Italia diverse riunioni, i cosiddetti midterm meetings. Ciò ha contribuito a far conoscere l’alta professionalità dei bibliotecari italiani, che spesso s’impegnano al di là del supporto delle istituzioni in cui lavorano, e a far crescere la “voglia d’Italia” all’interno dell’IFLA.

Quali elementi possono giocare a favore della scelta dell’Italia?

Numerosi. Al di là delle motivazioni più semplici, come l’interesse che il patrimonio culturale italiano esercita da sempre sugli stranieri, nel 2009 ricorre l’ottantesimo anniversario del primo Congresso mondiale delle biblioteche e di bibliografia, che si svolse a Roma, Firenze e Venezia nel giugno del 1929 e che è stato il primo congresso della neonata IFLA.
Proprio in ragione di ciò, la scelta della città da candidare è caduta su Firenze, l’unica fra le tre città a disporre di una sede congressuale in grado di soddisfare tutti i requisiti che l’IFLA ha stabilito per il WLIC e una città in cui molti soggetti (pubblici e privati) sono interessati alla manifestazione, a corroborare un notevole interesse per le biblioteche.
L’IFLA, di sua iniziativa, ha chiesto alle città italiane che disponevano di un palazzo dei congressi di dichiarare la loro disponibilità a ospitare il WLIC; il Conventional Bureau di Firenze ha risposto con grande tempestività, mettendosi subito in contatto con l’AIB, la Biblioteca nazionale centrale di Firenze, l’Università di Firenze e altri interlocutori, fra cui Casalini Libri e la Fondazione Rinascimento digitale. È l’IFLA, infatti che si muove autonomamente e cerca partner nei paesi in cui intende svolgere il WLIC, che cambiano di volta in volta: talora è l’associazione professionale, talora il Ministero della cultura tramite la Biblioteca nazionale del paese.
L’ultima IFLA Conference in Italia si è tenuta a Roma nel 1964. Tra i grandi paesi concorrenti per il 2009, la Spagna ha avuto l’ultima IFLA Conference a Barcellona nel 1993. La concorrenza più forte potrebbe venire dal Portogallo o da paesi come la Slovenia e la Croazia che, dopo l’indipendenza, hanno dato particolare impulso ai loro sistemi bibliotecari e consentono ai bibliotecari delle biblioteche nazionali e universitarie (una élite, certamente) di muoversi nel panorama internazionale con una certa copertura politica. Last but non least: tra i paesi indicati, l’Italia, tramite l’AIB, è quello che finanziariamente contribuisce in misura maggiore al bilancio dell’IFLA.

Fin qui sono gli aspetti positivi, ma non possiamo nasconderci che esistono anche dei problemi particolarmente complessi da risolvere, per affrontare adeguatamente un evento di questa portata. Dal punto di vista organizzativo, quali sono gli aspetti più complicati e delicati?

L’attività organizzativa vera e propria (gestione delle iscrizioni, prenotazioni alberghiere, trasporti, eventi collaterali, informazioni ecc.) dal 2004 viene svolta da una società olandese specializzata, la Congrex Holland. Le associazioni professionali nazionali sono così liberate da un notevole carico organizzativo e possono concentrarsi su altri aspetti dell’evento.
Nel caso venga scelta Firenze la priorità sarà quella di creare una piccola task force che si occupi subito di creare interesse attorno al WLIC 2009, coinvolgendo il più possibile bibliotecari e amministratori locali e centrali, peraltro informalmente già coinvolti. In questo senso un aspetto importante sarà quello di organizzare pre e post conference meetings in diverse città italiane, così che i congressisti stranieri possano conoscere altri aspetti della variegata realtà bibliotecaria italiana.
Credo che occorra evitare ogni forma di campanilismo e lavorare affinché la partecipazione al WLIC sia la più corale possibile e valorizzi le migliori esperienze italiane. Una difficoltà reale è trovare il finanziamento necessario a mettere in moto la macchina organizzativa; il congresso dovrebbe infatti finanziarsi da solo tramite le iscrizioni e la vendita degli stand, nonché la sponsorizzazione di eventi e iniziative da parte delle agenzie di servizi e prodotti per le biblioteche.

Su quali partner l’AIB può contare per affrontare un simile impegno?

Un evento come il WLIC, che porterebbe a Firenze circa 5000 persone per una settimana, non può non valersi dell’appoggio incondizionato degli enti locali (Comune, Provincia, Regione), nonché di quello delle più alte cariche istituzionali nazionali: dalla Presidenza della Repubblica (il Presidente della Repubblica presiede il Comitato organizzatore), il Governo e in particolare il Ministero per i beni e le attività culturali.
Sono già stati avviati contatti preliminari con il Dipartimento per i beni archivistici e librari e con la Direzione generale per i beni librari e gli istituti culturali; entrambi i responsabili hanno accolto con grande favore l’iniziativa, che certamente non può svolgersi senza il loro sostegno finanziario e organizzativo. Oltre all’appoggio istituzionale, indispensabile, sono certo che l’AIB potrà contare anche sul supporto e sulla collaborazione di moltissimi suoi soci.

L’agreement con la dichiarazione di disponibilità dell’Italia per il WLIC 2009 è stato ufficialmente inviato all’IFLA. Potevamo tirarci indietro?

No. Con il nuovo sistema di scelta della sede trascorreranno diversi anni prima che l’IFLA indichi nuovamente l’Europa meridionale come zona geografica in cui tenere il WLIC. È un’occasione che non poteva essere ignorata.

Cosa pensi dell’ipotesi di un eventuale estremo gesto di denuncia, per cui l’IFLA rinuncia a tenere i congressi in paesi che hanno tagliato i fondi per la ricerca, la cultura, le biblioteche, gli archivi ecc.?

Se l’IFLA decidesse di tenere i suoi congressi solo in paesi che non tagliano i fondi per la cultura, i WLIC si svolgerebbero solo in Finlandia, Danimarca e in poche altre nazioni. Ciò favorirebbe quello che mi verrebbe da chiamare il library divide, ovvero l’ulteriore discriminazione del servizio bibliotecario tra i paesi ricchi e i paesi poveri o meno interessati alle biblioteche. Il medesimo problema esiste per l’organizzazione dei congressi AIB.
Credo che dovremo rivoltare il problema: approfittare del lavoro preparatorio per il WLIC per stimolare i nostri governanti a porre le biblioteche al centro degli interventi nel settore culturale, privilegiando le strutture stabili come archivi, biblioteche e musei, anziché iniziative effimere e costose che durano una serata. Eventi come questo sono occasioni non di assorbimento di fondi alle biblioteche piccole e grandi, bensì, all’opposto, di adeguamento dei finanziamenti ai loro bisogni, tramite l'ampliamento del patrimonio documentario e informativo, dei servizi; credo, soprattutto per noi in Italia, debba costituire uno stimolo per l’assunzione stabile di personale qualificato; soprattutto il WLIC dovrebbe essere un’occasione per accrescere la dignità e la visibilità delle biblioteche italiane; altrimenti non avrebbe senso.
La nostra sfida è, infatti, nel lavorare per l'adeguamento internazionale dello standard delle nostre biblioteche; da questo esito dipenderà la riuscita politica dell'evento. Le occasioni, come ci insegna Machiavelli, vanno sapute cogliere e solo chi è preparato e capace può sperare di trarne vantaggio. Il WLIC, pertanto, dovrebbe essere vissuto come l’organizzazione di un’olimpiade: l’occasione per intervenire sulle nostre biblioteche per migliorarle dal punto di vista architettonico e dell’offerta dei servizi, soprattutto per far accrescere nel Paese la conoscenza della biblioteca, vera e propria “forza vitale per l’istruzione, la cultura e l’informazione e (…) agente indispensabile per promuovere la pace e il benessere spirituale delle menti di uomini e donne”, come recita orgogliosamente il Manifesto Unesco sulle biblioteche pubbliche del 1994.


L’Italia candidata al WLIC 2009: le opportunità per la professione: intervista al Presidente AIB Mauro Guerrini, a cura di Vittorio Ponzani. «AIB notizie», 18 (2006), n. 2, p. 15-17.

Copyright AIB 2006-05, ultimo aggiornamento 2006-05-10 a cura di Zaira Maroccia
URL: http://www.aib.it/aib/editoria/n18/0215.htm3

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