Il Comitato esecutivo nazionale dell’AIB ha individuato nel tema Le politiche delle biblioteche in Italia il filo conduttore di un progetto di respiro triennale, che si propone di analizzare ogni anno argomenti specifici: i servizi (2005), la professione (2006), i sistemi (2007). Il congresso del 2007 si riallaccerà idealmente al congresso di Viareggio del 1987 e a quelle che ne furono le tesi, con l’intento di definire nuove linee programmatiche in cui l’AIB possa riconoscersi e sulla base delle quali orientare la propria azione.
Servizio: nascita del concetto
Dall’Ottocento, grazie alla nascita della public library angloamericana, le esigenze informative dell’utente sono state poste progressivamente al centro dell’organizzazione della biblioteca. Un primo fondamentale passo in tal senso è stato la creazione del servizio di reference, teorizzato nel 1876 da Samuel Green. Un modello di biblioteca che, staccandosi dalla tradizione europea, in prevalenza votata alla conservazione del bene-libro ad accesso controllato per pochi eruditi, tendeva a fare della cultura una risorsa per tutti i cittadini, con un’impronta di valorizzazione della volontà, dell’impegno, della responsabilità, dell’iniziativa, cioè, in definitiva della libertà individuale. La biblioteca diventa un servizio strutturale della democrazia. Così avviene nel Regno Unito con il Public libraries act del 1850. Si formarono allora due atteggiamenti: quello conservatore, incentrato sul documento e sulla funzione conservativa delle biblioteche; quello liberale, ispirato alla filosofia del reference service, che considerava prioritarie le aspettative di conoscenza e di informazione del lettore e postulava la necessità di assistere personalmente l’utente e di instaurare con lui un rapporto di fiducia, rendendo protagonista di tale mediazione la figura del bibliotecario. L’approccio liberale fu nel Novecento definitivamente consolidato dalle cinque leggi della biblioteconomia di S.R. Ranganathan, con le quali prevalse l’idea che i documenti e le biblioteche sono finalizzati anzitutto all’uso.
In Italia, l’attenzione ai servizi è giunta in ritardo rispetto alla tradizione angloamericana: un’attenzione organica al servizio e alla natura informativa della biblioteca è rintracciabile a partire dalla fine degli anni Settanta. Elemento caratterizzante per molti anni è stato il divario tra teoria e pratica. Due congressi dell’AIB hanno segnato una tappa fondamentale nella cultura biblioteconomica italiana: il 32°, svolto nel 1984 a Villasimius, e il 34°, svolto nel 1987 a Viareggio. Nel documento Scelte di politica bibliotecaria (le cosiddette Tesi di Viareggio) le biblioteche, di là dall’essere considerate “beni culturali”, erano poste al centro del sistema della comunicazione e dell’informazione.
L’informazione è un diritto, un diritto che oggi può essere esercitato se il sistema della comunicazione consente l’interazione del pubblico con un universo multiforme ed esteso di fonti informative. È tuttavia un diritto che oggi non sempre raggiunge le grandi periferie urbane; un diritto che spesso è esercitato solo da un’élite della popolazione. Management, qualità dei servizi, customer satisfaction sono a un tempo visioni e strumenti operativi, e possono essere applicati a prodotti e servizi di natura assai diversa, in modo analogo alla tecnologia e alla ricerca scientifica che permette sia di fabbricare armi di distruzione di massa sia di sconfiggere le epidemie o curare i malati a distanza. Forse, ancora una volta, per noi bibliotecari, la risposta proviene dalla quinta legge della biblioteconomia: “library is a growing organism”, la biblioteca è un’organizzazione sociale che sa mutare forma per integrarsi con e sopravvivere in un ambiente problematico, un ambiente che può apparire o essere ostile alla crescita culturale dei singoli o delle comunità a cui essi appartengono. La biblioteca infatti confida nella curiosità del pubblico e offre al pubblico strumenti, risorse e opportunità conoscitive critiche, che stimolano modalità alternative di interagire con l’universo delle conoscenze e col mondo della comunicazione informativa e culturale. Per queste ragioni l’AIB affida un valore strategico al progetto Nati per leggere (NPL) nella formazione di nuove generazioni di lettori attraverso il confronto e l’azione interprofessionale che investe bibliotecari, pediatri e insegnanti.
Servizio e ruolo politico dell’AIBLe associazioni bibliotecarie non si limitano a svolgere una funzione di testimoni della cultura, dell’editoria, della comunicazione, di Internet; credo sia loro compito occuparsi di libertà d’opinione e di libertà civili, di gestione e di economia dei servizi documentari, dei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini, di ciò che riguarda la trasmissione della cultura registrata; esse hanno il dovere di proporre campagne in materia di diritto all’informazione e di espressione e in taluni casi addirittura iniziative legislative. Nei manifesti IFLA e Unesco dedicati alla biblioteca pubblica, si sostiene che i servizi bibliotecari sono uno strumento della democrazia perché consentono l’esercizio della libertà di pensiero in virtù delle potenzialità formative, educative, di accesso alle informazioni e alle conoscenze. La biblioteca costituisce un servizio che le autorità democratiche devono garantire: la biblioteca è un diritto, una garanzia del cittadino. Credo fermamente che le biblioteche debbano fare proprio l’obiettivo di “lottare per un mondo senza guerre”, come recita opportunamente il punto sei delle Linee guida IFLA per le biblioteche per ragazzi.
Decreti antiterrorismoIl libero accesso all’informazione e la tutela della privacy vanno salvaguardati anche a fronte di situazioni eccezionali, quali quelle configurate dai decreti antiterrorismo. A garanzia del libero accesso all’informazione e della tutela della privacy, l’AIB si è di recente attivata con le associazioni degli enti locali italiani (ANCI e UPI) in una vasta campagna di sensibilizzazione.
Diritto di accesso all’informazione: prestito a pagamento e open access
Sui temi del diritto di accesso all’informazione l’AIB ha sostenuto due importanti campagne: una sulla censura (il caso della la bibliotecaria emiliana condannata per aver prestato un libro considerato osceno) e l’altra sul prestito a pagamento, tema di grande attualità, su cui ha prodotto due documenti.
Sulla tematica del prestito a pagamento, riteniamo che le associazioni bibliotecarie europee debbano proporre la modifica della direttiva 92/100/CE, per evitare che gli utenti siano costretti a pagare, direttamente o indirettamente tramite la pubblica amministrazione, per il servizio di prestito bibliotecario. L’AIB rinnova ad autori e editori la proposta di individuare strategie condivise per la promozione del libro e della lettura; autori, editori e lettori sono elementi della medesima filiera.
L’AIB è impegnata in una politica di confronto e di collaborazione con le associazioni professionali che si occupano di archivi, centri di documentazione, musei, puntando alla convergenza dei professionisti che vi operano: non è forse il caso di pensare a una federazione con le altre associazioni? A una federazione fra le professioni della società dell’informazione?
Formazione professionaleUn settore d’azione di importanza strategica per l’Associazione è la formazione e l’aggiornamento professionale. Ciò si realizza tramite l’attività editoriale, che prevede la pubblicazione di periodici – «Bollettino AIB» e «AIB notizie» – e monografie specializzate, il mantenimento di AIB-WEB come fonte di aggiornamento e documentazione, i congressi annuali, convegni e incontri su temi specifici, i seminari AIB.
Libertà delle professioniL’Associazione è stata in grado di assumere una posizione avanzata e riformatrice, realizzando l’albo professionale dei bibliotecari sul modello britannico, tramite una forma di certificazione della professione su base privatistica e volontaria, basandosi sulle professionalità acquisite durante i percorsi di formazione e con l’attività lavorativa. L’AIB è impegnata per un riconoscimento legislativo di queste forme di certificazione delle competenze da parte delle associazioni dei professionisti, tramite l’impegno nel Colap.
SussidiarietàL’esternalizzazione costituisce un’occasione per le generazioni più giovani di accedere al mondo del lavoro; non può essere considerata un risparmio sui costi. L’AIB sollecita pertanto i gestori pubblici a non appaltare al ribasso né l’intero servizio di biblioteca, né attività strategiche come la catalogazione, il reference, la gestione delle raccolte; né a svilire la motivazione e la professionalità dei bibliotecari che intrattengono con gli enti pubblici e privati rapporti di lavoro diversi da quelli a tempo indeterminato. Allo stesso tempo, sollecita tutti i bibliotecari responsabili di servizi (e quindi, spesso, gestori di processi di esternalizzazione), e in particolare i propri soci, a un comportamento finalizzato sempre alla tutela della professione, in accordo con quanto definito dal nostro Codice deontologico.
Biblioteca italianaI servizi nazionali devono ricevere un’esplicita competenza normativa e gestionale riguardo a deposito legale, bibliografia nazionale, standard catalografici e di conservazione, sistema nazionale di prestito interbibliotecario e riproduzione di documenti, mediazione con l’Unione Europea per i programmi riguardanti le biblioteche, la digitalizzazione delle raccolte antiche italiane manoscritte e a stampa e per un libero accesso in Internet. Sarebbe desiderabile la costituzione della Biblioteca italiana, sul modello della cosiddetta Virtuelle Deutsche Nationalbibliothek, ovvero di una struttura nazionale che integri le attività delle biblioteche nazionali centrali di Firenze e di Roma, della Discoteca di Stato, dell’ICCU e dell’Istituto centrale per la patologia del libro.
I tagli previsti dalla FinanziariaL’AIB è favorevole a una razionalizzazione del sistema bibliotecario nazionale, ma se si tagliano i finanziamenti a un settore di per sé già debole, viene colpito anche il ruolo dello Stato nel settore culturale. Lo Stato dovrebbe concentrare le risorse in servizi a carattere nazionale o infrastrutturale, che siano di ausilio alle attività dei servizi bibliotecari locali. Se lo Stato colpisce questi servizi sociali mette in discussione se stesso come attore della politica bibliotecaria nazionale. L’AIB stigmatizza pertanto i tagli al bilancio destinato alla cultura. Questa situazione deve indurre la comunità bibliotecaria italiana a trovare alleanze nella società e in altri comparti dell’Amministrazione e a lavorare su terreni sinora considerati estranei alle biblioteche, ad esempio affrontando il tema delle politiche di marketing del territorio. La biblioteca è un ingrediente fondamentale per le politiche complessive di un ente locale. Lo ricordano molto bene le Linee di politica bibliotecaria per le autonomie (2004).
Questo è il nostro progetto, un progetto culturale che guarda alle biblioteche e alla società, che vuole diffondere quell’attitudine alla libertà e alla responsabilità insita in chi allestisce e organizza una raccolta libraria finalizzata all’uso e alla diffusione pubblica del sapere, a tutela dei diritti umani e civili dell’intera comunità; di una biblioteca che si presenta come “forza vitale per l’istruzione, la cultura e l’informazione e come agente indispensabile per promuovere la pace e il benessere spirituale delle menti di uomini e donne”, come recita orgogliosamente il Manifesto Unesco sulle biblioteche pubbliche del 1994.
Dobbiamo tornare a nutrire grandi speranze, a perseguire obiettivi ambiziosi, a saper coltivare e realizzare utopie.