AIB Notizie 6/2005
Bibliotecaria assolta: il processo
Patrizia Lucchini
Il 17 giugno scorso si è svolto l'ultimo atto di una vicenda, tanto assurda quanto tristemente vera: quella del processo alla bibliotecaria di Fanano (MO), condannata in prima istanza nel 2003, ai sensi dell'art. 528 del Codice penale, per aver prestato un libro ritenuto osceno ad una minorenne. Il libro in questione, come è ormai ampiamente noto, è Scopami di Virginie Despentes, collana Stile Libero di Einaudi.
In quell'occasione il giudice per le indagini preliminari aveva emesso una condanna di tipo pecuniario (1187 euro di multa) e disposto la confisca del libro sequestrato.
La bibliotecaria aveva presentato opposizione alla condanna ed era ricorsa in appello: un’ulteriore fase processuale durata altri due anni, nel corso dei quali si sono svolte varie udienze, una nell'autunno 2004, seguita immediatamente da un rinvio per vizi formali, una seconda nel marzo 2005, che ha visto succedersi nell'aula del Tribunale di Pavullo diverse testimonianze (insegnanti e dirigenti della scuola frequentata dalla ragazzina che ha preso il libro in prestito, bibliotecarie della Provincia di Modena e di Pavullo, esponenti dell'AIB ecc.), tutte a favore dell'imputata, tutte pesantemente contestate dal PM allora incaricato, ben deciso a portare il processo verso una "sentenza esemplare". Il processo subiva tuttavia un ulteriore rinvio, a causa dell'assenza di due testimoni chiave, cioè del Presidente nazionale AIB in carica nel 2003 e dei responsabili editoriali della collana Stile Libero Einaudi.
E veniamo, dunque, al 17 giugno.
All'udienza, diversamente da quanto era accaduto pochi mesi prima, numerose presenze affollano l'aula: giornalisti radio-televisivi e di testate locali, bibliotecarie della zona, amici e congiunti dell'imputata. C'è un'atmosfera eccitata, sospesa, ma si avverte nell'aria un clima combattivo e partecipe. L'AIB è presente con il malloppo delle oltre 5500 firme raccolte in soli 15 giorni di campagna contro la censura, l'avvocato della difesa sembra fiducioso e sereno. Una notizia che appare positiva è che c'è un nuovo Pubblico Ministero, un giovane dall'aria simpatica e aperta.
Una nota curiosa non manca di stupire chi acceda al Tribunale attraversando l'atrio del Palazzo che l'ospita: la presenza, in una teca all'ingresso, dei diversi articoli usciti nelle settimane precedenti contro la censura. La rassegna stampa, così visibile, è curata dalla Biblioteca comunale di Pavullo, che si trova, manco a dirlo, al piano superiore, nello stesso stabile del Tribunale, in una alquanto singolare convivenza.
Alle 15, dopo una breve pausa pranzo, tocca a noi, all'unica udienza di tutta la giornata caratterizzata dalla vivace presenza di fotografi, giornalisti, curiosi, amici, bibliotecari.
Il primo testimone è Igino Poggiali, all'epoca Presidente nazionale dell'AIB, al quale l'avvocato della difesa rivolge una serie di domande tese a far emergere i principi internazionali dell'Unesco e dell'IFLA a difesa della libertà intellettuale, le conseguenti caratteristiche della deontologia bibliotecaria, tutte le motivazioni, in una parola, a sostegno della scelta dell'imputata di prestare un libro della raccolta comunale a un'utente, nel rispetto del pieno diritto di accesso all'informazione posseduta dalla biblioteca.
Tocca poi a Severino Cesari, responsabile, insieme a Paolo Repetti, di "Stile libero", al quale l'avvocato chiede di delineare le peculiarità della collana, di cui Scopami rappresenta uno dei primi titoli, al quale numerosi altri sono seguiti (oltre 350!), concorrenti a definire il successo di una serie, voluta dall'editore per rappresentare le espressioni narrative del disagio giovanile, delle contraddizioni della società contemporanea e quindi particolarmente destinata ai giovani e agli adolescenti.
Il PM, in questa fase dell'udienza, non interviene, si limita a registrare e inserire nel fascicolo i diversi documenti che l'avvocato propone. Fa sentire la sua voce, invece, nell'interrogare l'imputata, ultima a salire sul banco dei testimoni. La bibliotecaria risponde puntualmente, con grande pacatezza e fermezza, sia alle domande del PM che a quelle, successive, dell'avvocato, delineando le motivazioni del suo comportamento, tutt'altro che casuale o superficiale, e dichiarando in modo esplicito la sua totale adesione al codice deontologico della professione, che esclude fermamente ogni intervento censorio o limitante la libertà di scelta dell'utente. Alla precisa domanda: «rifarebbe oggi quello che ha fatto 5 anni fa?» , la risposta è secca e decisa: «Sì, senza dubbio».
Al termine della testimonianza resa dalla collega, il clima è teso, c'è una grande aspettativa nell'aria ma, quando il PM avvia la sua arringa finale, si capisce subito quale sarà l'esito: con argomentazioni lucide e coerenti, il PM sostiene il principio secondo cui la biblioteca non deve operare alcuna forma di selezione o di censura e chiede per l'imputata l'assoluzione con formula piena, in quanto il fatto non sussiste. Sconcerto (ma anche soddisfazione) da parte della difesa, che non può che ribadire i concetti espressi dal PM e integrare la richiesta con l'invito a dissequestare il volume e a reinserirlo nella raccolta della Biblioteca comunale di Fanano.
Il giudice, una giovane donna dall'atteggiamento competente e tranquillo, impiega pochi attimi per redigere la sentenza, che viene accolta da un lungo applauso e da festosi abbracci.
Per la collega si conclude un incubo durato cinque anni, per tutti noi è una grande soddisfazione: si apre una nuova fase, di battaglie legislative per affermare anche con la legge un principio consolidato.
pattiluck@libero.it
LUCCHINI, Patrizia. Bibliotecaria assolta: il processo. «AIB Notizie», 17 (2005), n. 6, p. 7.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2005-07-10
a cura di Franco Nasella
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