AIB Notizie 1/2005
Google crea la biblioteca universale virtuale
Vittorio Ponzani
La notizia circolata in Internet, e poi in AIB-CUR, è di quelle grosse, in grado di scuotere l’idea stessa che abbiamo della rete come strumento di diffusione della conoscenza. I creatori di Google, uno dei motori di ricerca più conosciuti e utilizzati, dopo aver lanciato Google Scholar, un motore in grado di ricercare pubblicazioni accademiche come articoli e tesi di laurea, hanno annunciato di voler realizzare un progetto ancora più ambizioso: creare una biblioteca universale online attraverso l'inserimento dei dati presenti nei cataloghi di cinque importanti biblioteche americane ed europee all'interno dell'indice di Google e attraverso la scannerizzazione, con tecnologie e strumenti di proprietà di Google, dei volumi non protetti da copyright, mentre di quelli protetti saranno disponibili i riferimenti bibliografici e alcuni estratti. Attualmente partecipano al progetto le biblioteche delle università di Harvard, di Stanford, del Michigan, di Oxford e la New York Public Library.
In questo modo verrebbe messa a disposizione dei navigatori in rete la più grande biblioteca virtuale del mondo, con un catalogo di milioni di volumi e una straordinaria collezione di opere interamente consultabili gratuitamente online.
La notizia ha suscitato molto scalpore anche nei media, tanto che il 15 dicembre la trasmissione radiofonica di Radiotre "Fahrenheit" ha dedicato uno spazio al rapporto tra le biblioteche tradizionali e quelle digitali, intervistando due esperti come Lorenzo Baldacchini (Università di Bologna) e Gino Roncaglia (Università della Tuscia) che hanno sottolineato come il tema della scomparsa dei libri sia un tema ricorrente, a volte un vero e proprio tormentone, che va affrontato in modo consapevole, riflettendo e affrontando concretamente i problemi legati al passaggio dall'analogico al digitale.
Nel dibattito su questi temi, che si è avviato anche in AIB-CUR, viene sottolineato come nelle nuove generazioni stia prevalendo la tendenza a preferire la ricerca su Internet, rapida e ricca di risultati (a prescindere dalla qualità di questi ultimi), piuttosto che la consultazione fisica dei libri nelle biblioteche, spesso ritenuta «una insopportabile perdita di tempo».
A questo proposito è interessante la testimonianza di un neo-laureato, con una piccola esperienza presso il servizio di reference di una biblioteca universitaria, il quale ha osservato che spesso gli studenti sono spaesati di fronte alla ricerca in biblioteca e sempre di più fanno le loro ricerche "solo" su Internet, con l'illusione che in rete tutto sia a portata di mano, e ritenendo esaustivi oltre che soddisfacenti i risultati di tale ricerca.
Certamente si tratta di una prospettiva su cui riflettere, non certo per demonizzare o rifiutare uno strumento indiscutibilmente utile, e oggi imprescindibile, ma per affrontare da una parte il più generale tema della corretta valutazione delle fonti e delle risorse informative e dall’altra per rendere sempre più consapevoli i bibliotecari dell’importanza di organizzare le risorse secondo criteri di qualità e di funzionalità.
Un ironico messaggio alleggerisce i toni del dibattito, affermando che la biblioteca virtuale sta alla biblioteca reale come il sesso virtuale sta al sesso reale e traendone implicitamente come conseguenza che la biblioteca reale non corre alcun rischio di scomparire.
Un altro messaggio sottolinea che le biblioteche digitali non devono essere considerate in contrapposizione a quelle reali, ma occorre lavorare alla loro reciproca integrazione, tenendo presenti le caratteristiche e peculiarità di ciascuna, al fine di raccogliere, conservare e rendere reperibili le opere attraverso le quali circolano le idee e la cultura. Spesso infatti le biblioteche digitali concorrono ad avvicinare (o riavvicinare) alla lettura molti lettori non assidui, permettendo la consultazione immediata di cataloghi e poi dei full text, e favorendo in questo modo un (ri)avvicinamento anche alle biblioteche tradizionali.
Viene infine riportata un'altra importante iniziativa, denominata Text Archive, che può rappresentare la risposta delle biblioteche al progetto di Google e che vede come promotore quell’Internet Archive creato nel 1996 con lo scopo di costituire la memoria storica della rete attraverso l'archiviazione dei siti Web di tutto il mondo su gigantesche memorie digitali e che offre, attraverso la Wayback Machine, la possibilità di consultare le versioni passate dei siti Web. Il progetto Text Archive, nato dall'accordo con alcune importanti istituzioni, come la Library of Congress e la biblioteca della Carnegie Mellon University, le università canadesi di Toronto, Ottawa e McMaster e la Bibliotheca Alexandrina in Egitto, prevede la digitalizzazione dei testi (liberi da copyright) delle biblioteche coinvolte e la creazione di un archivio open access che garantisca un accesso libero e permanente alle fonti della conoscenza mondiale.
Lo svilupparsi di progetti che vedono le biblioteche protagoniste a vario titolo della diffusione della conoscenza attraverso la rete non può non rallegrarci in quanto bibliotecari, ma deve anche spingerci a riflettere sulle funzioni e le prospettive della nostra professione nei prossimi anni.
L’archivio storico di tutti i contributi inviati in AIB-CUR è consultabile, da parte degli iscritti alla lista, a partire dall’indirizzo http://www.aib.it/aib/aibcur/aibcur.htm3
PONZANI, Vittorio. Google crea la biblioteca universale virtuale. «AIB Notizie», 17 (2005), n. 1, p. 6.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2005-02-05
a cura di Franco Nasella
URL: http://www.aib.it/aib/editoria/n17/0501ponzani.htm