[AIB]AIB Notizie 04/2004
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L'albo professionale italiano dei bibliotecari in cifre

Antonio Scolari

Più volte sono stati richiesti da colleghi alcuni dati di tipo statistico sull'Albo professionale italiano dei bibliotecari, quali il numero degli iscritti, gli esiti delle procedure di ammissioni. Provo con questa breve nota a rispondere ad alcune di queste domande, grazie ai dati fornitimi dalle Segreterie dell'Albo e dell'AIB.
L'istituzione dell'Albo risale al 1998, in totale gli iscritti al 21 giugno 2003, ultima data dello scorso anno in cui si è riunita la Commissione per l'Albo, ammontavano a 692.
Le domande di iscrizione pervenute ed esaminate sempre al giugno 2003 ammontavano a 801.

Come si può notare dopo il 2000 il numero di domande è sceso in modo significativo: se una diminuzione fisiologica dopo i primi due anni è probabilmente segno del fatto che i soci maggiormente motivati avevano presentato domanda fin dai primi momenti successivi all'istituzione dell'Albo, è ben vero che una continua diminuzione è anche segno di un diminuito interesse da parte della professione per l'Albo. Questo disinteresse è dovuto in primo luogo alla mancata riforma della legislazione sugli albi, riforma che aveva fortemente determinato la scelta dell'AIB di creare e mantenere un albo professionale privato, e anche la forma stessa dell'Albo, ispirata non tanto alla normativa italiana basata sul corporativismo professionale, ma alla normativa europea e di matrice anglosassone, basata sulla garanzia della certificazione degli iscritti all'Albo stesso. È poi mancata da parte dell'Associazione una chiara politica nei confronti dell'Albo e una diffusione della conoscenza della sua esistenza al di fuori del nostro ambito professionale e verso quegli enti che si trovano ad effettuare selezioni per l'assunzione di personale bibliotecario. Così solo recentissimamente è capitato che un ente locale abbia richiesto nominativi di iscritti all'Albo come uno degli elementi di valutazione ai fini di una selezione di personale.


Delle 801 domande presentate ne sono state valutate positivamente dalla Commissione 692, pari all'86,4%, mentre un restante 13,6% è stato valutato non idoneo all'ammissione all'Albo, per mancanza dei requisiti richiesti, per lo più si tratta di domande presentate da persone che non avevano titoli professionali per essere iscritte all'Albo. Dei 692 ammessi all'Albo, 70 (che rappresentano il 10%) sono stati ammessi dopo una richiesta di integrazione: in qualche caso non risultava chiara la documentazione presentata, di solito a proposito dei periodi di servizio prestati, però nella maggioranza dei casi non risultava evidente se il richiedente aveva davvero svolto la professione di bibliotecario nei termini definiti nel Regolamento dell'Albo professionale. Per questa ragione in tempi recenti la Commissione si è risolta a richiedere sempre e comunque, come parte integrante della documentazione, una breve relazione delle attività pertinenti svolte, in modo da acquisire elementi sufficienti per comprendere la reale attività lavorativa dei richiedenti l'ammissione. Solo da alcuni colleghi la richiesta è stata interpretata nel senso che le si vuole attribuire, quello cioè non di un burocratico curriculum vitae di taglio concorsuale, ma piuttosto di un'autopresentazione che davvero aiuti la Commissione a comprendere il tipo di attività prevalentemente svolte nell'ambito della propria storia professionale.

Non può non colpire il dato dell'età media: si potrà osservare che con tutta probabilità tendenzialmente si iscrivono all'Albo persone con alle spalle una attività professionale mediamente lunga, tuttavia il dato, specie se messo in relazione con quello della la tipologia dell'occupazione degli iscritti, testimonia il ben noto fenomeno dell'invecchiamento dei bibliotecari a fronte delle scarsissime o nulle assunzioni da parte degli enti pubblici nel nostro settore. Il dato però testimonia anche, e forse in modo più significativo, la scarsa penetrazione dell'Albo presso le nuove forme di professionalità che si stanno diffondendo, non più legate al pubblico impiego, e che per lo più contano persone di età assai più giovane rispetto alla media di 48 anni degli iscritti all'Albo.

Se da una lettura dei dati aggregati emerge una distribuzione abbastanza equilibrata degli iscritti all'Albo, una lettura dei dati suddivisi per regioni mette in evidenza uno squilibrio territoriale (ad esempio il Friuli risulta avere più iscritti dell'Emilia Romagna) che non rispecchia di certo la distribuzione territoriale né degli iscritti all'Associazione né dei bibliotecari. Insomma sembrerebbe quasi che l'albo non "sfondi" proprio in realtà dove le biblioteche dovrebbero essere più forti, probabilmente perché in quelle realtà non ne viene percepita la motivazione, che per contro parrebbe essere più chiara in aree di minore debolezza (quantitativa e istituzionale) dei servizi di biblioteca.

Infine ricordo che con il 2003 sono venuti a scadenza i primi iscritti, i quali sono stati invitati a presentare domanda di conferma dell'iscrizione. Questo passaggio di verifica è previsto nel Regolamento istitutivo dell'Albo e ha la funzione di consentire un aggiornamento periodico nella tenuta dell'albo per garantirne una reale rispondenza con le attività professionali degli iscritti.


SCOLARI, Antonio. L'albo professionale italiano dei bibliotecari in cifre «AIB Notizie», 16 (2004), n. 4, p. III-V.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2004-05-18 a cura di Franco Nasella
URL: http://www.aib.it/aib/editoria/n16/0404scolari.htm

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