AIB Notizie 8/2003
Perché abbiamo ricordato Franco La Rocca
Domenico Ciccarello
Il 6 giugno scorso, ad Agrigento, la Sezione Sicilia ha realizzato la prima “Giornata delle biblioteche siciliane”. Franco La Rocca credeva molto nei giovani, si sentiva in sintonia con loro, e per questo il suo testamento professionale unisce e arricchisce tutti noi, non solo le persone che con lui per tanti anni hanno avuto il privilegio di lavorare, e di condividere esaltanti esperienze nel difficile contesto sia siciliano che nazionale. Franco ripeteva spesso che, se mai un giorno si fosse realizzato il sogno di un corso di laurea per la formazione dei bibliotecari nella nostra regione, lui – direttore del Sistema bibliotecario circoscrizionale di Agrigento, responsabile del Centro culturale Pier Paolo Pasolini, e nell’AIB Presidente regionale, direttore responsabile della rivista «BI & CO: Biblioteche e cooperazione», coordinatore della Commissione nazionale Biblioteche pubbliche – avrebbe voluto esserne il primo iscritto. Insieme ad altri obiettivi per i quali lottava (una legge regionale per le biblioteche, un servizio bibliotecario regionale articolato sul territorio in sistemi bibliotecari con adeguato supporto dai centri servizi provinciali, un efficace sistema di autonomie gestionali per le biblioteche pubbliche locali ecc.), il suo sogno di studente si è interrotto prematuramente, a 45 anni, nel maggio del 1993. Appena qualche giorno prima della sua scomparsa, era stato sentito per l’ennesima volta dalla V Commissione dell’ARS, competente all’istruttoria della proposta di legge regionale, per la quale La Rocca e altri colleghi erano riusciti a raccogliere 50.000 firme, con lo slogan: «La Sicilia vuole leggere» (primo firmatario, lo scrittore Gesualdo Bufalino).
Crediamo di non avergli fatto un torto, ora che la Laurea in Beni librari, pur con i difetti iniziali, c’è ed ha sede proprio ad Agrigento, a portare simbolicamente la sua figura nei locali del Consorzio universitario, per ricordarlo, dieci anni dopo, non come studente ma come un maestro e un esempio di coraggio, competenza e dignità professionale. Per questo dobbiamo ringraziare Mara Barbagallo, i numerosi enti patrocinanti (La Soprintendenza regionale, la Provincia e il Comune di Agrigento, il Consorzio universitario, il Centro Pasolini, l’Associazione Il Cerchio), i colleghi giunti da ogni angolo della Sicilia per partecipare, e soprattutto gli amici intervenuti da più lontano: Gaetano Pezzoli, Giovanni Solimine, Igino Poggiali. Abbiamo voluto compiere, con questa prima Giornata (dedicata a “Franco La Rocca: un uomo, un impegno sociale e culturale”, http://www.aib.it/aib/sezioni/sic/gior2003.htm, una precisa scelta di campo: alcuni bibliotecari siciliani (speriamo quanti più possibile!) vogliono ricominciare da lì, da quella serietà di impostazione, da quella capacità visionaria unita a un sano pragmatismo, da quella sensibilità mediterranea indirizzata con vigore – e con rigore etico – verso il cambiamento. La Rocca lascia due semplici regole per il successo dei molti obiettivi che abbiamo davanti a noi:
1) dobbiamo cercare di essere in tanti, cooperare rimanendo uniti. Da soli ci si logora. Cito da «BI & CO» (3, 1990, n. 1): «l’anonimo editorialista che è costretto ogni tanto a mettere da parte le proprie carte per “fare le carte” alle biblioteche siciliane nella prima pagina del BI & CO, questa volta confessa di essere perplesso su cosa scrivere, nonché forse di essere anche un po’ stanco».
2) Dobbiamo essere consapevoli che avere un buon sistema di biblioteche pubbliche, in Sicilia, significa anche riuscire ad acquisire una silenziosa, ma potentissima arma contro il malcostume diffuso, contro l’illegalità e contro la mafia. Cito dal «BI & CO» (5, 1992, n. 3/4), uscito pochi giorni dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio: «Ricordiamoci, in questo periodo buio per la lotta antimafia, che fare cultura e informazione è il solo modo che abbiamo per onorare la morte del giudice Falcone e del giudice Borsellino».
Ho letto il dibattito in AIB-CUR sulla “Giornata delle biblioteche siciliane”, e anche i poco lusinghieri riferimenti alla Biblioteca comunale di Agrigento in un recente articolo apparso sul «Sole 24 ore». Proprio Giovanni Falcone viene spesso ricordato per una frase che mi sembra assai pertinente e coerente col messaggio di positività, di sviluppo che ancora oggi, mentre affrontiamo tanti nodi rimasti irrisolti, l’immagine di La Rocca è capace di comunicare ai bibliotecari: «a questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali, continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini».
Concluderei che adesso tocca a noi scongiurare, con tutte le nostre forze, di trasformare il ricordo in abbandono, in disimpegno. Al contrario: dobbiamo schiarirci l’orizzonte, e riprendere il cammino.
domenico.ciccarello@tiscali.it
CICCARELLO, Domenico. Perché abbiamo ricordato Franco La Rocca. «AIB Notizie», 15 (2003), n. 8, p. 7.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2003-10-04 a cura di Franco Nasella
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