AIB Notizie 4/2003
Condannata penalmente per aver prestato un libro
Vittorio Ponzani
AIB-CUR tam tam riprende i temi più significativi trattati nella lista di discussione dei bibliotecari italiani
Molti bibliotecari iscritti ad AIB-CUR avranno avuto un sobbalzo nel leggere che una collega è stata condannata dal Tribunale di Modena, ai sensi dell’art. 528 del codice penale, alla pena di 1187 euro di multa, in sostituzione di trenta giorni di reclusione, per aver prestato un libro, edito da Einaudi, dal contenuto ritenuto osceno. Il libro, che si intitola Scopami, è stato sequestrato dalla magistratura, mentre la bibliotecaria ha 15 giorni per poter fare opposizione.
L’art. 528 del codice penale recita che «chiunque, allo scopo di farne commercio o distribuzione ovvero di esporli pubblicamente, fabbrica, introduce nel territorio dello Stato, acquista, detiene, esporta, ovvero mette in circolazione scritti, disegni, immagini od altri atti osceni di qualsiasi specie, è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni e con la multa non inferiore a lire duecentomila. Alla stessa pena soggiace chi fa commercio, anche se clandestino, degli oggetti indicati nella disposizione precedente, ovvero li distribuisce o espone pubblicamente».
L’aspetto paradossale, oltre al fatto che il libro è pubblicato da una delle più prestigiose case editrici italiane, è che si tratta di un titolo consigliato nella bibliografia preparata dal Ministero del lavoro e della politiche sociali nell’ambito della campagna destinata agli adolescenti “Il vero sballo è dire no” (http://www.ilverosballo.it (sezione “Varie”).
La reazione in AIB-CUR è stata di grande indignazione: tutti i messaggi hanno denunciato la gravità di un episodio indegno di un paese civile, che mette in discussione i principi che sono alla base della professione bibliotecaria, primo fra tutti quello, sancito anche dal Codice deontologico dell’AIB, di garantire all’utente «l’accesso alle informazioni pubblicamente disponibili e ai documenti senza alcuna restrizione che non sia esplicitamente e preliminarmente definita attraverso leggi o regolamenti». Il bibliotecario infatti, dal punto di vista etico, non può rifiutarsi di prestare un libro in ragione del fatto che lo ritenga per qualsiasi motivo immorale, salvo che il volume non rechi sulla copertina un formale divieto ai minori o che non sia stato sequestrato dalla magistratura.
Molti interventi circolati in AIB-CUR concordano sulla necessità di promuovere qualche iniziativa che vada oltre i tradizionali luoghi del dibattito professionale, magari coinvolgendo anche i lettori, gli editori, gli intellettuali e altri esponenti della cultura e della società civile. Altri messaggi propongono l’autodenuncia in massa dei bibliotecari, essendo tutti colpevoli di aver prestato, una volta o l’altra, qualche volume contrario al “comune senso del pudore” (un messaggio segnala che solo in SBN risultano 57 biblioteche che possiedono il libro sequestrato).
Viene inoltre richiesto un intervento diretto dell’AIB, che ribadisca in modo forte e chiaro i principi di libertà e democrazia propri della professione, sia attraverso una raccolta di documenti sull’episodio da distribuire ai mezzi di informazione, sia fornendo assistenza legale alla bibliotecaria ed eventualmente pagando la multa derivante dalla condanna. Andrea Paoli, segretario nazionale dell’AIB, ha scritto in lista che l’Associazione ha deciso di appoggiare ufficialmente la bibliotecaria, prendendo contatto con alcuni esperti in diritto per mettere in atto le iniziative più adeguate alla difesa.
Un messaggio segnala che la bibliotecaria modenese sembrerebbe orientata a pagare la sanzione, con non menzione sul casellario giudiziario piuttosto che affrontare il processo che potrebbe avere risvolti pesanti sul piano personale, e che potrebbe concludersi con un’assoluzione ma anche con una condanna, con tanto di menzione nel casellario giudiziario e con tutti i problemi che questo comporterebbe per lavorare nella pubblica amministrazione. Questa scelta, ovviamente legittima, viene interpretata come il frutto di un isolamento vissuto dalla collega durante il processo. Dalle notizie circolate in AIB-CUR, infatti, non si trova traccia di un interessamento da parte dell’amministrazione comunale presso la quale la bibliotecaria lavora né degli utenti della sua biblioteca e neanche della casa editrice coinvolta.
Ben diversa è stata la reazione in un caso analogo, avvenuto a Trento nel 1976, quando una bibliotecaria fu processata per aver messo a disposizione in biblioteca l’Enciclopedia sessuale Mondadori, destinata a bambini e ragazzi. All’epoca, come scrisse Sebastiano Amande sul «Bollettino d’informazioni» dell’AIB (1976, n. 4), il Consiglio direttivo nazionale dell’Associazione espresse forte indignazione «ribadendo la propria scelta di salvaguardia del pluralismo dell’informazione, nel più ampio rispetto delle libertà individuali e della capacità dell’utenza di porsi in posizione critica di fronte ad ogni fonte di informazione ».
In quell’occasione, inoltre, alla protesta dei bibliotecari si aggiunse la mobilitazione degli intellettuali e dei comuni cittadini, creando in questo modo una pressione sui mezzi di informazione che ha sicuramente giovato alla sensibilizzazione verso il problema della censura. Alla fine il tribunale assolse la bibliotecaria, «perché il fatto non costituisce reato». Angela Vinay, allora presidente dell’AIB, intervenne personalmente a difesa della bibliotecaria, affermando che «il processo di Trento ha portato all’attenzione del paese una categoria di operatori culturali solitamente trascurata, i bibliotecari, per attribuire loro responsabilità assai gravi in ordine alla diffusione di un prodotto culturale qual è un libro. Il fatto, nella sua aberrante realtà, è assai significativo. Probabilmente il giudice che sosteneva l’accusa di oscenità e istigazione a delinquere ignorava che sull’obiettività del bibliotecario si sono versati fiumi di inchiostro dall’inizio del secolo... Siamo ben lontani nel nostro paese dall’aver afferrato il rapporto tra biblioteca e democrazia; tra il diritto fondamentale di tutti i cittadini non solo all’istruzione, ma all’informazione e ai mezzi per attuarla».
ponzani@aib.it
L'archivio storico di tutti i contributi inviati in AIB-CUR è consultabile, da parte degli iscritti alla lista, a partire dall'indirizzo http://www.aib.it/aib/aibcur/aibcur.htm3
PONZANI, Vittorio. Condannata penalmente per aver prestato un libro. «AIB Notizie», 15 (2003), n. 4, p. 7.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2003-05-01 a cura di Franco Nasella
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