di Anna Maria Mandillo
Gli obiettivi
I rapporti con le biblioteche
Se il risultato dell'opera sarà soddisfacente per tutte le parti interessate non è dato ancora sapere, ma certo è che, per quanto riguarda le biblioteche, le esigenze che esse rappresentano fanno fatica ad essere accolte con grande consenso. Anche se l'opera di convincimento di Eblida, l'organizzazione che rappresenta molte associazioni di biblioteche a livello europeo, tra i membri del Parlamento e dei diversi comitati di consulenza, è attenta e tempestiva, non è agevole ovviamente far emergere sullo stesso piano i problemi del mercato con quelli specifici del servizio pubblico delle biblioteche o dell'uso privato dei documenti a fini esclusivamente di informazione, di studio, di ricerca. Ciò accade purtroppo, nonostante l'enunciazione di principio, mai respinta in nessuna sede, che l'equilibrio (la parola balance è diffusissima in tutti i documenti europei) deve essere mantenuto tra gli opposti interessi.
Particolare importanza ha, a questo punto, per le biblioteche il dibattito in corso sulla direttiva sia a livello degli organismi comunitari che nelle sedi nazionali. Sono in gioco i problemi di sempre: il riconoscimento delle biblioteche come le naturali intermediarie tra gli utenti e le fonti d'informazione anche nel contesto digitale, la necessità di garantire condizioni paritarie di accesso ai servizi consentiti dalle nuove tecnologie.
In Italia sono da poco tempo ripresi gli incontri al Ministero degli esteri, promossi dall'Ufficio del Delegato italiano per gli accordi per la proprietà intellettuale, per poter conoscere le diverse posizioni delle parti interessate, tra le quali anche l'AIB è rappresentata, e presentare a livello comunitario le esigenze di parte italiana.
Anche l'Ufficio legislativo del Ministero per i beni e le attività culturali ha chiesto osservazioni e proposte agli uffici centrali competenti per i diversi settori del Ministero.
é da notare purtroppo che il testo originario, elaborato dalla Commissione, non è stato modificato in meglio nella discussione al Parlamento, come si può notare esaminando l'articolato delle due proposte. Gli emendamenti presentati, di diverse tendenze, sono stati molti, più di 300, ma quelli elaborati in ambito bibliotecario sono stati accolti solo in piccola parte.
La direttiva, attualmente, è stata rinviata dal Parlamento alla Commissione che dovrà pronunciarsi tra breve e proporre una nuova versione. Si saprà allora quali emendamenti approvati dal Parlamento saranno fatti propri dalla Commissione, quali rifiutati e quali nuove formulazioni saranno proposte al Parlamento in seconda lettura. Data la difficoltà di raggiungere l'unanimità sul testo, si prevede che passerà molto tempo prima dell'approvazione definitiva.
I punti critici
I punti della direttiva che più accendono il dibattito sono nell'art. 5, dove sono individuate le eccezioni e limitazioni ai diritti d'autore, le sole esclusivamente consentite. Agli Stati membri è data la facoltà di applicare tali eccezioni nelle legislazioni nazionali in nome dei cosiddetti interessi "prevalenti" che attengono alla sfera della cultura e della ricerca scientifica, alla didattica, alle facilitazioni per i portatori di handicap, ed infine all'uso privato dei documenti.
Non c'è unanimità di vedute, come è facile immaginare. Si discute se la lista delle eccezioni debba restare chiusa o aperta ad accoglierne altre che i singoli Stati potrebbero aggiungere, tenendo conto delle disposizioni e delle tradizioni legislative nazionali. Ci si domanda inoltre se è opportuno mantenere facoltative le eccezioni con il rischio inevitabile di non ottenere mai, con tale scelta, l'auspicata armonizzazione delle leggi nazionali.
Da un punto di vista più strettamente bibliotecario c'è da notare che nel testo dell'articolo 5 della direttiva con gli emendamenti del Parlamento sono state aggiunte disposizioni che devono essere valutate con molta attenzione perché andranno a incidere in modo rilevante sull'organizzazione e gestione dei servizi agli utenti.
é stato introdotto l'obbligo di versare un equo compenso a tutti gli aventi diritto per ogni tipo di riproduzione: su carta, escludendo la possibilità di riprodurre opere musicali; su supporti analogici di registrazioni sonore, visive o audiovisive; su supporti digitali.
Sono state limitate solo «a fini di archiviazione e conservazione» le riproduzioni consentite alle biblioteche, agli archivi e ad altre istituzioni pedagogiche.
Ciò significa che le biblioteche, pur continuando, nel tempo che rimane da qui all'approvazione della direttiva, l'opera di sensibilizzazione nei riguardi degli organismi comunitari e nazionali sulle esigenze del servizio pubblico da loro svolto e sulla necessità di rivedere in modo più adeguato la parte relativa alle eccezioni, dovranno di pari passo individuare le modalità e gli strumenti più efficaci per porsi come controparti forti di fronte agli editori e produttori, con i quali dovranno stipulare contratti. é noto che il settore editoriale e della produzione multimediale è molto più agguerrito in questo momento e che dalla parte delle biblioteche sono state sperimentate finora forme prototipali di licenze, ma nel nuovo scenario dell'epoca digitale questo rapporto deve cambiare, non può più essere sbilanciato a favore unicamente delle leggi del mercato.
I tipi di contratto o licenze d'uso devono essere studiati e formulati in modo da dare il giusto peso anche ai compiti istituzionali delle biblioteche e quest'ultime dovranno trovare nelle amministrazioni dalle quali dipendono supporti normativi e di consulenza adeguati.