di Riccardo Ridi
Nel dicembre del 1980, alcune settimane prima di compiere 18 anni, scrissi questo raccontino, in omaggio a Borges e in particolare a tre dei suoi racconti contenuti nella prima parte di Finzioni: La biblioteca di Babele e La lotteria a Babilonia soprattutto, ma in un certo senso anche Pierre Menard, autore del Don Chisciotte. All'epoca le tre biblioteche che conoscevo meglio erano la Nazionale e la Marucelliana di Firenze -- dove lavoravano rispettivamente mia madre e mio padre -- e la biblioteca pubblica del mio quartiere, dove tre anni prima avevo scoperto Borges proprio attraverso La biblioteca di Babele, provvidenzialmente inserito da Fruttero & Lucentini nel loro Il secondo libro della fantascienza (Einaudi, 1960). Seguirono, nell'ordine: la lettura di una striminzita voce enciclopedica (Universo, De Agostini, 1971-1974); il prestito dalla Marucelliana della prima traduzione italiana di Finzioni nei "Gettoni" di Vittorini (Einaudi, 1955); la decisione di fare "da grande" il bibliotecario.
Nel dicembre del 2006, dopo aver conosciuto diverse altre biblioteche, bibliotecari e bibliotecarie (con una mi sono anche sposato) e aver pubblicato un articolo su Borges, o della biblioteca (Editrice bibliografica, 2004) ho ritrovato il raccontino, l'ho trascritto senza spostare neppure una virgola, gli ho aggiunto un titolo e ho approfittato della nuova Biblioteca di Babele, il WWW, per renderlo pubblico, rinnovando l'omaggio all'autore che da trent'anni influenza più di chiunque altro i miei gusti, i miei valori e forse anche alcune delle mie scelte.
La Biblioteca (che altri chiama l'Umanità) è gestita dall'Organizzazione. Essa è costituita da una serie indefinita di lunghi corridoi dal prospetto esagonale le cui pareti sono interamente ricoperte di scaffali in numero di cinque per lato. Ognuno di essi contiene una serie smisurata, ma non infinita, di volumi, tutti dello stesso formato e di 510 pagine invariabilmente. Ogni singolo corridoio contiene i libri che corrispondono, id est, che sono, la vita di ogni essere umano, unica condizione necessaria e sufficiente il suo avvenuto decesso. La compilazione delle biografie è curata dal Cervello della Biblioteca, situato nei sotterranei dell'edificio costituito dall'insieme dei corridoi e che viene detto la Città. Le testimonianze necessarie alla compilazione vengono scrupolosamente trasmesse al Cervello ad ogni istante dagli affiliati alla Organizzazione, il cui insieme coincide con i clienti della stessa e con l'intero genere umano. Tutte le osservazioni, fatte dai più diversi punti di vista, non ultimo quello dell'interessato stesso, opportunamente interpolate, tengono costantemente aggiornata la biografia sterminata che si accresce fino alla estinzione della pratica e all'inserimento dei relativi volumi in un nuovo corridoio che viene costruito contemporaneamente. La vastità e la complessità dei dati inseriti nel Cervello garantiscono quel consenso di soggettività che costituisce l'unica oggettività raggiungibile e comprensibile dai mortali e che, poichè essere è essere percepito, costituisce la realtà obbiettiva.
Ciò è quanto la tradizione tramanda e quanto l'Organizzazione diffonde come unica ortodossa interpretazione autorizzata della Biblioteca, ma da sempre questa dottrina non appare convincente a molti e fra noi bibliotecari si mormora sulle sue insufficienze. Io stesso, giovane apprendista nell'arte della catalogazione e della consultazione, ho spesso sentito il mio anziano mentore Burgos, invecchiato nel mestiere, alludere a certe eresie che ricordo non senza un tremito. Fra esse la più terribile, la inesorabile annichilatrice di ogni libertà umana, crede di aver dimostrato come il Cervello abbia già compilato ab aeterno ogni biografia su cui si devono necessariamente forgiare i destini umani; secondo questa setta, a cui mi sembra che il vecchio Burgos non neghi qualche simpatia, la collocazione negli scaffali dei libri verrebbe posposta alla morte dell'interessato solo per alimentare il mito del cosiddetto "libero arbitrio".
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