di Gabriele Gatti
con interventi di Rossana Morriello, Alberto Petrucciani, Riccardo Ridi
Prima parte tratta da uno scambio epistolare fra Valerio Casalino e la redazione di AIB-WEB, avvenuto il 16 e il 17 agosto 2001; seconda parte tratta da una discussione fra redattori e collaboratori della sezione "Il mondo delle biblioteche in rete", avvenuta fra il 27 e il 28 novembre 2003, a proposito del titolo da dare al repertorio dedicato a questo servizio, curato da Andrea Marchitelli <http://www.aib.it/aib/lis/lpi17a.htm>.
[Casalino]
[Gatti]
[Casalino]
(1) perché nelle web directory mondiali l'area intitolata Reference non racchiude le risorse non-fiction, ma solo enciclopedie, almanacchi, knowledge management e altre cose strane (provate a guardare voi stessi ad esempio in Virgilio. Siti mondiali. Reference)?
Può darsi che la cartella Reference sia invece intesa come ready reference?
Se fosse così cosa c'entra ad esempio il knowledge management con il ready reference?
(2) Voi conoscete i corrispettivi termini italiani per i seguenti termini stranieri?
[Gatti]
Particolarmente interessanti sono le espressioni derivate e frequentemente usate in biblioteconomia: r. books, r. material, r. works (tutte tradotte dal Vigini con l'espressione italiana "opere di consultazione"), r. department/room ("ufficio/sala di consultazione/consulenza"), r. service (che Vigini traduce con "servizio di consulenza", ma ormai bibliotecari e studiosi di biblioteconomia tendono a NON tradurre).
L'opera di consultazione è stata definita da uno studioso italiano (Aurelio Aghemo) come un
ma il criterio di selezione dei siti che nelle web directory stanno sotto la voce reference è forse meglio spiegato dalla definizione di "opere di consultazione" fornita da Vigini:
È quindi evidente che le reference rooms reali (delle biblioteche) e virtuali (delle web directories) sono quelle destinate a contenere reference material nel senso sopra indicato.
Nelle biblioteche, il reference librarian è la figura professionale specifica cui è richiesta particolare competenza nell'uso (e nella istruzione all'uso) di questo genere di opere, necessarie per fornire all'utenza un reference service. Quest'ultimo, comprende in sé le caratteristiche descritte nelle due seguenti definizioni del solito glossario:
Servizio di informazioni
La letteratura biblioteconomica su questo cruciale servizio categorizza variamente le tipologie di quesiti posti dagli utenti e le conseguenti tipologie di servizio da parte del bibliotecario. Generalmente, queste categorizzazioni vedono al livello più alto la consulenza approfondita, che include anche un lavoro di ricerca bibliografica e documentaria (con l'uso di vari tipi di reference works cartacee ed elettroniche) di lunga lena svolta dal bibliotecario insieme all'utente o comunque a seguito di una approfondita intervista volta a chiarire in dettaglio il suo campo di interesse e i suoi bisogni informativi. Al livello più "basso" invece si situano i quesiti che rientrano nel ready reference (o quick reference), in italiano definiti "domande a risposta pronta": sono i quesiti a cui il bibliotecario può fornire direttamente una risposta che in sé esaurisce il bisogno informativo espresso, anziché, come invece accade nei casi appena più complessi, fornire indicazioni e istruzioni su COME CERCARE la risposta (usando determinate reference works, in genere).
È interessante notare che esiste anche l'espressione inglese bibliographical reference, traducibile senza grossi dubbi con "citazione bibliografica": buona parte delle reference works sono raccolte organizzate e indicizzate di bibliographical references e proprio in questo consiste la loro utilità come punti di partenza per le ricerche su qualsiasi argomento.
Sia librarianship che library science (quest'ultima più frequentemente usata, mi sembra, nella letteratura professionale anglosassone) si traducono col termine "biblioteconomia".
Information science ("scienza dell'informazione") ha una copertura semantica più ampia, come si nota dalla definizione del Vigini:
Su servizio e opere di reference in biblioteca, le trattazioni più sintetiche che vale la pena di leggere sono:
[Casalino]
[Gatti]
In questo contesto culturale, è facile immaginare quello che succede nella maggior parte dei casi: i redattori delle web directories italiane, pur prendendo a modello quelle estere, di fronte al settore reference sono -- come lei -- piuttosto disorientati.
Ma mentre lei ha ritenuto utile indagare sulla faccenda ed ha giustamente intuito che avesse a che fare con la professione bibliotecaria, la maggior parte degli webmaster italiani decide senz'altro di soprassedere su una categoria che è così lontana dalla mentalità corrente da apparirgli incomprensibile.
[Petrucciani] Indubbiamente è trendy parlare mezzo inglese, però non mi pare una strada produttiva. Ci sarà magari qualcuno che trova più "in" fare uno stop al reference piuttosto che andare a chiedere una informazione, ma è un modello che vogliamo proporre alla comunità (nessuno escluso)? È un modello proponibile? (Per una biblioteca, non per un promoter che cerca il suo target per l'ultimo gadget.) Scherzi a parte, secondo me è molto più sano per tutti, bibliotecari e utenti, cercare di parlare italiano, e magari un italiano decente, comprensibile da tutti, trendy e non, spichinglisc e non spichinglisc, giovani e vecchi, e se si può perfino elegante. Non per purismo, ma perché i vezzi non mi pare che siano intonati con il campo, che è quello di un servizio culturale e di un servizio per tutti. Un po' di gergo fra di noi non fa male ed è pure comodo, ma nelle cose serie e all'esterno non conviene. Oltre tutto, da sempre il gergo è una maniera di escludere, di dividere gli insider dagli outsider.
[Ridi] Questo per restare sul pragmatico. Volendo invece allargare il discorso, a me il riferimento all'informazione o alle informazioni, non contestualizzato e ristretto, è sempre parso troppo generico in ambito bibliotecario dove, alla fin fine, tutto ruota intorno ad essa/esse. Catalogare non è forse organizzare e quindi offrire informazioni? E acquistare libri non significa forse acquisire informazioni? Quindi la semplice stringa "servizio informazioni" o simili potrebbe tout court essere sinonimo di "biblioteca". Come contestualizzare e restringere, però? "Servizio di assistenza agli utenti"? "Servizio di recupero informazioni"? "Servizio di assistenza agli utenti per/nel recupero di informazioni"? "Servizio di consultazione/consulenza" (cosi' traduce il Vigini)? Sul fatto che la maggioranza degli utenti non capisca "reference service" concordo, e se dirigessi una biblioteca pubblica o di matematica scriverei qualcos'altro sulla porta degli addetti a tale servizio (forse semplicemente "Informazioni"). Ma AIB-WEB (e soprattutto il ramo LIS) è frequentato soprattutto da bibliotecari e, in una biblioteca specializzata in LIS, non esiterei a scrivere "reference service" non tanto sopra il "reference desk" quanto soprattutto (perché questa sarebbe la metafora giusta) sullo scaffale coi libri che insegnano come aiutare gli utenti a trovare le informazioni di cui hanno bisogno.
[Morriello] Inoltre, l'uso continuativo di questo ed anche altri termini inglesi per designare certi servizi bibliotecari -- a mio parere -- dà l'idea che si tratti di un qualcosa ancora totalmente legato alla specificità anglosassone, che in Italia non è sufficientemente penetrato nella realtà bibliotecaria, e quindi non ha una terminologia italiana propria. Questo è in parte vero e succede anche per altri aspetti del lavoro bibliotecario che -- in effetti -- si sono sviluppati da noi più di recente. Ma forse è ora di iniziare a cambiare le cose. Sullo specifico di come tradurre il termine, noto che nella pagina delle mailing list [...] di Charles Bailey, la voce relativa si chiama "reference/information services", che in effetti (il secondo) è piuttosto usato in inglese, pur se non perfettamente sovrapponibile nel significato <http://www.aladin.wrlc.org/gsdl/cgi-bin/library?p=about&c=liblists>. Inoltre, nei casi che personalmente ricordo di biblioteche italiane che hanno un servizio di "reference" strutturato, cioè con un ufficio o una postazione specifica a questo dedicata, di solito questo si chiama "(ufficio) informazioni bibliografiche". E mi sembra che la scelta funzioni nei confronti del pubblico. Quindi forse rimanere sul concetto "servizio informazioni", pur con tutti i limiti del caso, è una scelta che ha un senso. Peraltro la traduzione del titolo in inglese si può sempre aggiungere, come avviene in quasi tutte le altre pagine di AIB-WEB, per la gioia dei bibliotecari :-) Per rispondere a Riccardo sul fatto che "servizio informazioni" potrebbe essere sinonimo di "biblioteca": vero, come reference (nel senso di consultazione) service o information service lo potrebbe essere in inglese. Questo è vero in linea di principio e indipendentemente dalla lingua. In questo senso anche il catalogo è un aspetto del reference service, come molti altri aspetti del lavoro di biblioteca tesi verso questo momento finale di "contatto" tra l'informazione e il pubblico, cioè di offerta dell'informazione organizzata e mediata. "Servizio di offerta informazioni" non è però molto bello, né mi sembrano adatte le altre proposte. Tra l'altro il concetto di "offerta/fornitura", "recupero", "assistenza" mi sembra implicito quando si dice "servizio informazioni", poiché è quello che ci si aspetta dalla biblioteca. Ma forse è una mia visione eccessivamente ottimista... :-)
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Ho visto il vostro sito e mi sono chiesto se potete rispondere a qualche domanda inerente il vostro lavoro (correggetemi se sbaglio).
È decisamente inerente e interessante, tanto che non mi trattengo dal fornire una risposta, sebbene la redazione di AIB-WEB non abbia fra i suoi compiti quello di fornire consulenze (reference service) di questo genere.
Sto cercando di capire il significato del termine reference e non riesco a trovare risposta alle seguenti domande:
Non è facile individuare in italiano un termine che copra adeguatamente l'estensione semantica di reference, tanto che nel mondo bibliotecario italiano spesso si preferisce usare il termine inglese senza tradurlo. Ho sottomano il Glossario di biblioteconomia e scienza dell'informazione di Giuliano Vigini (Milano: Editrice bibliografica, 1985) che conferma questo dato indicando come possibili termini corrispondenti sia "consultazione" che "consulenza". [Poi rinnovato dal
Glossario di biblioteconomia e di scienza dell'informazione di Ferruccio Diozzi (Milano:
Editrice bibliografica, 2003).]
documento su qualunque supporto, strutturato come un insieme, alle cui parti si possa accedere prescindendo dall'esame del tutto
L'insieme dei repertori bibliografici e delle fonti documentarie di uso abituale (enciclopedie, dizionari, annuari, storie e trattati, ecc.) destinati in biblioteca a provvedere ad un'informazione di carattere generale e ad orientare la ricerca in direzioni e verso strumenti più specifici.
Servizio di consulenza
L'attività di informazione ed orientamento volta a favorire la ricerca, la scelta e l'utilizzazione dei documenti, usando nel modo più conveniente e completo delle risorse e dei servizi della biblioteca
L'attività generale di assistenza prestata dalla biblioteca agli utenti che intendono soddisfare una determinata richiesta di informazione.
Il s. si esplica generalmente attraverso incontri diretti, ma anche mediante scambi epistolari e colloqui telefonici [e oggi evidentemente per via telematica]Scienza dell'informazione
Il campo complessivo delle discipline che interessano la nostra professione è generalmente definito come library and information science (LIS).
I documenti che riguardano queste discipline "trasversali", che si occupano della organizzazione e circolazione delle informazioni e dei documenti in qualsiasi campo disciplinare, generalmente occupano, nelle classificazioni per materia, lo stesso posto delle opere di consultazione generale.
Ecco perché la biblioteconomia, l'informatica, il knowledge management eccetera si trovano, nelle web directories ma anche negli scaffali delle biblioteche, vicino ai dizionari e alle enciclopedie.
Il complesso delle discipline che studiano, sul piano teorico e applicativo, il contenuto dell'informazione, le possibilità di trattamento ed elaborazione, i processi, le forme e i canali attraverso i quali essa può essere diffusa [...]
(3) Perché nelle web directory italiane non esiste l'area intitolata reference?
Perché, come la sua stessa richiesta di chiarimenti dimostra, tutto il complesso di tecniche e di discipline che rientrano nell'ambito della biblioteconomia e delle scienze dell'informazione è scarsissimamente conosciuto, in Italia, anche da persone di alto livello culturale.
In Italia, a differenza di quanto accade generalmente in altri paesi (specialmente anglosassoni), non si viene abituati (neanche nei curricula scolastici e universitari) a sviluppare metodi sistematici di ricerca delle informazioni e dei documenti, a conoscere il funzionamento e l'uso delle biblioteche, e neanche, più banalmente, delle enciclopedie, dei repertori, degli annuari... e delle web directories e dei motori di ricerca.
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Senza polemica, ma per quale motivo usare un termine che il 95% degli utenti ignora o non capisce? È un concetto cosė intraducibile? O piuttosto, il fatto di usare un termine estraneo non č (anche) un comodo alibi per evitare di dargli un significato preciso? Magari un significato che si possa condividere con gli utenti. Così, mi sembra piuttosto un gancio a cui ognuno appende quello che gli pare (illusioni comprese). È un servizio informazioni, punto. Al singolare, al plurale, con "di", ...: boh, non è poi così importante. Quali informazioni si danno, o si sanno dare, o si riesce a dare, è la cosa importante, e non dipende dal nome. Ma bisognerà pur dirlo, che si danno informazioni.
Il discorso sulla scelta fra "reference service" e "servizio informazioni" sarebbe lungo. A favore della forma italiana c'è anche l'equivalente verbale "Informazione" della classe 17a della LPI, su cui si basa l'indice del ramo. Contro c'è anche la possibilità di equivoco con un ipotetico servizio informazioni a proposito dell'AIB o di AIB-WEB.
Sugli aspetti linguistici, pur essendo dichiaratamente e totalmente anglofila :-) devo dire che sono d'accordo con Petrucciani. Vero che la pagina è rivolta prevalentemente ai bibliotecari, ma infatti è proprio dai bibliotecari che dovrebbe venire l'uso di termini che siano maggiormente comprensibili al pubblico e che facilitino con il pubblico una comunicazione semplice ed efficace, piuttosto che farci percepire come una setta che usa un gergo privato e incomprensibile ai più. Quindi è bene che siano i bibliotecari per primi ad usare termini in italiano tra di loro.
Copyright AIB 2001-09-04,
ultimo aggiornamento 2004-01-22, testi di Valerio Casalino, Gabriele Gatti, Rossana Morriello, Alberto Petrucciani e Riccardo Ridi,
a cura di Claudio Gnoli.
<http://www.aib.it/aib/contr/gatti1.htm>