Cercherò anche di usare il meno possibile i terribili, e per me difficilmente memorizzabili acronimi, tanto cari agli anglosassoni. Inoltre, non essendo un tecnico, non mi addentrerò nei particolari del funzionamento del DOI, ma mi limiterò a esaminare le analogie e le differenze con l’ISBN da un punto di vista generale, rilevando i motivi per i quali c’è stato fin dall’inizio un interesse reciproco a collaborare tra gli enti che gestiscono i due codici.
Quando, verso la fine del 1997, fu dato l’annuncio del progetto di creare un nuovo codice per identificare i documenti in Internet - sostanzialmente per iniziativa degli editori scientifici interessati a commercializzare i loro "prodotti" -, subito questa iniziativa attirò l’attenzione del mondo accademico e bibliotecario. Fu colta immediatamente l’importanza di un simile codice atto ad identificare, distribuire e, perché no, anche conservare la moltitudine di documenti che girano in rete.
Già dalla motivazione della creazione del DOI appare chiara la prima analogia col codice ISBN, creato in Inghilterra nel 1967 dalla Whitaker, che già produceva il Books in Print, come SBN (Standard Book Number), trasformato poi nel 1969 in ISBN e accolto nella Raccomandazione ISO n.2108.
Cosi come il DOI è stato creato per facilitare il commercio elettronico, anche l’ISBN fu creato dal settore produttivo per razionalizzare, all’apparire dei computer, il commercio dei libri, identificando univocamente con un codice la singola edizione di un libro a stampa. Inoltre, come l’ISBN è diventato anche un elemento bibliografico di fondamentale importanza, è facile prevedere che anche il DOI diventi un elemento forse ancora più indispensabile per identificare i documenti in rete.
Il campo di applicazione dei due codici, tuttavia è molto diverso. Mentre con l’ISBN si identificano essenzialmente i libri e le edizioni elettroniche off-line, il campo di applicazione del DOI è qualitativamente molto più vasto: in pratica qualsiasi documento che si può trovare su Internet (testi, immagini fisse e in movimento, musica) e oltretutto con una frammentazione determinata liberamente dal proprietario dei diritti di quel documento. Così, ad esempio, su Internet può ricevere il DOI un libro, ma anche un capitolo o addirittura una pagina o una foto se per il proprietario sono unità con rilevanza economica individuale.
È chiaro che l’ampiezza di applicazione del DOI implica una struttura del codice molto più complessa e soprattutto elastica rispetto al vecchio ISBN. Il DOI, perciò, è stato concepito come un contenitore entro cui può stare qualsiasi altro codice preesistente.
Vediamo allora brevemente la struttura o sintassi, come la chiamano gli anglofoni. La prima parte è un prefisso che contiene due informazioni: una indica l’Autorità che attribuisce il codice (per ora la DOI Foundation), l’altra il codice attribuito all’editore o al detentore dei diritti da questa autorità. La seconda parte, il suffisso, è uno spazio che l’editore può gestire a sua completa discrezione. Può essere costituito da un numero o da un codice come l’ISBN o l’ISSN o anche il BICI (che individua la parte di un volume) o il SICI (la parte di un periodico) o qualsiasi altro.
Se però isoliamo gli elementi fondamentali del DOI, possiamo facilmente, almeno come ripartizione delle informazioni, assimilarlo all’ISBN. Infatti, il codice dell’autorità corrisponde al codice della nazione, quello dell’editore elettronico a quello dell’editore tradizionale (tra l’altro attribuito dall’autorità espressa nel primo elemento del codice) e il suffisso al codice titolo attribuito dall’editore.
Se poi ci spostiamo nel campo della gestione dell’amministrazione dei due codici possiamo chiaramente individuare ulteriori somiglianze.
Nel sistema ISBN l’agenzia nazionale che attribuisce i codici agli editori non ha solo questo compito, ma anche quello di creare, mantenere, e rendere disponibile un elenco degli editori con i relativi prefissi che li identificano e un catalogo dei libri a cui sono stati attribuiti i codici.
Lo stesso - anche se praticamente la cosa è molto più complessa, poiché si tratta di documenti elettronici in rete - dovranno fare le autorità preposte alla gestione del DOI. Se ci pensate, le agenzie ISBN dovevano aggiungere un codice a una descrizione bibliografica già esistente e sebbene non uniforme già ampiamente codificata e utilizzata. La descrizione dei documenti elettronici (i cosiddetti metadati) è invece ancora in via di definizione, anche perché mentre i vari cataloghi dei libri in commercio potevano avere, e di fatto hanno, strutture e livelli di descrizione molto diversi, nel caso di una base dati mondiale la descrizione dev’essere unica e concordata con tutte le parti che utilizzeranno questi dati.
Poiché, inoltre, la mole dei documenti che in prospettiva avranno un DOI sarà enorme, il compito di descriverli e classificarli non potrà certamente essere svolto dalle agenzie, ma dovrà essere predisposto all’origine dagli editori.
Un altro aspetto che differenzia la gestione delle future Agenzie DOI da quelle ISBN è che queste ultime non hanno il compito di fornire a quanti consultano i loro repertori le indicazioni necessarie a reperire i libri elencati. Lo scopo di un catalogo, infatti, è quello di informare che il libro esiste; se poi uno lo vuol acquistare, si sa che deve andare in libreria o richiederlo all’editore.
Nella filosofia con cui si è costruito il DOI è invece essenziale dare al navigatore l’informazione di dove reperire il documento cercato. In pratica, bisogna costruire un sistema che associa il DOI a un URL, in modo che si possa con un semplice clic avere informazioni, consultare o comprare il documento cercato, mettere cioè in contatto l’utente con il fornitore. In pratica, ciò vuole dire che l’agenzia dovrà continuamente monitorare se il documento è sempre reperibile all’URL originario. Se poi non troverà più corrispondenza con l’URL indicato, dovrà contattare l’editore e verificare se non esiste più o se è disponibile ad un altro indirizzo.
Il software scelto per controllare gli URL e inviare le richieste a destinazione consente già una notevole automazione del processo, ma dev’essere ancora perfezionato: non può infatti ancora risolvere il caso di uno stesso documento disponibile su più siti (1 DOI molti URL).
Al momento attuale la IDF (International DOI Foundation) sta esaminando il modo più idoneo per rendere davvero internazionale questo codice. Oggi infatti l’editore che vuol adottare il DOI deve chiederlo negli Stati Uniti, con tutte le difficoltà di gestione connesse. Il progetto per il futuro è quello di costituire o trovare una rete di agenzie locali, ciascuna delle quali abbia il proprio territorio di competenza e un suo campo specifico di operatività. Ci potranno essere perciò varie agenzie in una stessa nazione o regione ognuna con la sua competenza. Ad esempio una per i documenti testuali (libri e periodici), una per le immagini, una per i filmati, una per i documenti sonori, ecc.. Fino ad ora, la proposta più concreta su cui si sta discutendo riguarda la possibilità di assegnare questa funzione, limitatamente al settore dei libri e dei periodici, all’Agenzia Internazionale ISBN di Berlino, che a sua volta dovrà delegarlo alle agenzie nazionali che si dimostrino attrezzate allo scopo.
La struttura regionale - una pratica operativa e gestionale già consolidata - e le analogie a cui ho fatto riferimento rendono però questa ipotesi molto probabile. Naturalmente, non tutte le agenzie nazionali ISBN sono in grado, da subito, di svolgere questo compito. Partiranno prima le più importanti e via via seguiranno le altre.
Quando ho accolto l’invito a fare questa presentazione, l’accordo sembrava imminente, e quindi contavo di descriverlo nel dettaglio. I tempi invece si sono allungati e ad oggi si spera di poterlo concludere entro il mese di giugno. Un punto molto importante su cui si sta discutendo in maniera approfondita riguarda come strutturare il servizio in modo da garantire a tutte le parti in causa la possibilità di essere economicamente autosufficienti. Infatti, i costi di gestione per la costituzione e la manutenzione della base dati, del programma di risoluzione degli URL e per la gestione delle agenzie nazionali e internazionali non sono affatto trascurabili. Ed è molto sentita l’esigenza di stabilire tariffe per gli editori che siano le più basse possibili, in modo da non scoraggiare l’utilizzo.
Per quanto riguarda l’Italia, l’Editrice Bibliografica e l’Associazione Italiana Editori, titolare dell’agenzia italiana dell’ISBN, sono in attesa della conclusione dell’accordo per esaminarlo e verificare quali saranno le modalità operative concrete. L’indirizzo di massima, tuttavia, è quello di assumersi anche questo incarico, in modo da poter continuare nel tradizionale servizio agli editori e alle biblioteche.