[AIB]

53º Congresso nazionale AIB

Le politiche delle biblioteche in Italia
La professione

Roma, Centro congressi Europa
Policlinico universitario "A. Gemelli"
18–20 ottobre 2006


Programma 53º Congresso AIB

Dalla rivista cartacea al blog : come cambia la letteratura professionale per l'aggiornamento del bibliotecario

Vittorio Ponzani
Istituto Superiore di Sanità – Direttore di "AIB notizie"

Abstract

Le nuove tecnologie informatiche, e in particolare la Rete, hanno dato luogo a una significativa evoluzione anche per quanto riguarda la letteratura professionale relativa alle discipline della biblioteconomia e delle scienze dell'informazione, particolarmente importanti per l'aggiornamento dei bibliotecari.

Tale aggiornamento, spesso definito "apprendimento lungo tutto l'arco della vita", è un fattore decisivo non solo per favorire la crescita professionale dei singoli e per migliorare le loro competenze necessarie all'inserimento in nuovi contesti lavorativi, ma anche per favorire il consolidamento di una cultura condivisa.

Oggi sono infatti disponibili (gratis o a pagamento) numerose tipologie di pubblicazioni, dal tradizionale periodico cartaceo a tutti quei nuovi strumenti informativi come i periodici elettronici, le liste di discussione, i siti web specializzati, i blog.

Questa analisi, svolta a partire dai dati presenti in BIB: Bibliografia italiana delle biblioteche del libro e dell'informazione, intende offrire una panoramica delle publicazioni in lingua italiana più rilevanti per il mondo delle biblioteche, descrivendo le tipologie di fonti disponibili, i contenuti presenti e presentando alcune riflessioni sulla situazione attuale e le prospettive future.

 


 

Che lo sviluppo e la qualità dei servizi delle biblioteche, e più in generale il loro buon funzionamento, dipendano in misura significativa dall'adeguata formazione dei bibliotecari che vi operano è una idea ormai consolidata nella cultura professionale.

Già nel 1956, nel corso del X Congresso nazionale dell'Associazione italiana per le biblioteche, Franco Bartoloni – preside della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari – sottolineava come per valorizzare la "missione del bibliotecario" occorresse porsi il «problema della sua preparazione scientifica e tecnica» e «mantenersi in continuo contatto con l'incessante evolversi della scienza e della tecnica biblioteconomica» [1].

Scorrendo gli atti dei convegni di bibliotecari tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, come pure la letteratura professionale di quello stesso periodo, si nota che gli interventi con oggetto la professione bibliotecaria sono per lo più dedicati alla "formazione" del bibliotecario e alle scuole di biblioteconomia e di archivistica, mentre solo sporadici accenni vengono fatti a proposito dell'aggiornamento successivo.

Il riferimento di Bertoloni al «continuo contatto con l'incessante evolversi della scienza e della tecnica biblioteconomica» rappresenta appunto un'eccezione, come pure il riferimento di Francesco Barberi, nel corso dello stesso convegno, al fatto che «il processo di specializzazione è continuo, e in armonia con lo sviluppo degli stessi uffici».

Erano altri tempi, diverse erano le caratteristiche di coloro che entravano a lavorare in biblioteca (l'essere eruditi e studiosi rappresentava ancora la cifra comune dei bibliotecari dell'epoca [2], anche se il processo di professionalizzazione di chi opera nelle biblioteche risale già alla seconda metà dell'Ottocento), diversa l'idea prevalente di biblioteca, intesa prevalentemente come museo e incentrata più sulla conservazione del patrimonio posseduto che sull'erogazione di servizi.

Se in America, già all'inizio del Novecento, erano stati organizzati corsi di aggiornamento professionale per bibliotecari, in Italia fino agli anni Cinquanta non sembra che il tema fosse particolarmente sentito.

Maggiore attenzione era invece dedicata, fin dalla metà degli anni Venti, all'attività delle scuole di specializzazione e ai corsi per le biblioteche popolari e scolastiche, spesso usati anche per professionalizzare un po' il personale che già lavorava nelle biblioteche di enti locali minori senza alcuna formazione, oltre le maestre e gli insegnanti.

Dopo più di mezzo secolo, (quasi) tutto è cambiato: le straordinarie trasformazioni legate allo sviluppo delle nuove tecnologie e alla potenzialità del World Wide Web come mezzo privilegiato per la diffusione dell'informazione hanno radicalmente modificato il contesto nel quale i bibliotecari si trovano a operare. La circolazione delle idee e la diffusione della conoscenza non passano più solo attraverso lo strumento tradizionale (e "lento") del libro, ma l'avvento del Web fa acquisire loro una velocità vertiginosa e una capacità di diffusione senza confronti con il passato (con il rischio dell'overload informativo e della sopraffazione delle informazioni sulla conoscenza, ma questa è un'altra storia...).

Questa trasformazione epocale, che risale all'inizio degli anni Novanta, coinvolge anche la figura e il ruolo professionale del bibliotecario. Non è tuttavia difficile vedere un legame tra questo "nuovo" bibliotecario e la figura dell'intellettuale-tecnico con cui, all'inizio degli anni Settanta, il sociologo Gian Paolo Prandstraller [3] indicava una nuova categoria di individui che svolgono lavoro intellettuale e che sempre di più assumono su di sé le funzioni determinanti e di alto rilievo nella società postindustriale.

Giovanni Solimine riprende le tesi di Prandstraller, applicandole alla riflessione biblioteconomica per disegnare questa nuova figura di bibliotecario: «Il mondo del lavoro della società postindustriale [...] – afferma Solimine – si caratterizza per la presenza di alcune figure di lavoratori, di solito operanti nei servizi pubblici, che – pur provenendo da una formazione di tipo intellettuale – hanno perduto una certa astrattezza che spesso accompagna l'immagine che abbiamo degli intellettuali, ma che sono invece disponibili e interessati ad un'esperienza pragmatica per il fatto di essere portatori di un sapere pratico» [4]. Si tratta quindi di «una figura che ha una propensione alla riflessione e all'approfondimento dei contenuti scientifici della propria attività, ma che è anche capace di utilizzare le tecniche proprie dell'attività professionale esercitata» [5].

In questa prospettiva, le competenze del bibliotecario contemporaneo devono comprendere, accanto a una cultura biblioteconomica di base, che rappresenta la "continuità" con il sapere professionale dei nostri "antenati", anche la capacità di affrontare nuovi problemi e nuove prospettive.

In un contesto in cui il bibliotecario realizza nel suo lavoro in biblioteca un costante percorso di ibridazione tra risorse "fisiche" cartacee e risorse elettroniche disponibili in rete, il suo bagaglio di conoscenze deve arricchirsi di altre competenze interdisciplinari, non specificamente biblioteconomiche ma certo strettamente connesse ai temi complessi relativi alle nuove tecnologie e alla circolazione dell'informazione.

I confini di tali competenze sfuggono a una definizione certa, ma indubbiamente includono l'organizzazione e la gestione delle biblioteche, la capacità di sviluppare servizi basati sulla rete, la misurazione e la valutazione dell'uso delle risorse elettroniche (particolarmente importanti in relazione agli alti costi di acquisto di tali risorse), la digitalizzazione delle risorse elettroniche ecc.

Ovviamente «non si richiede al bibliotecario di possedere un sapere enciclopedico né di coltivare in modo eclettico settori disciplinari tanto distanti tra loro, ma di essere consapevole che nelle loro attività professionali sono implicate competenze diverse e di conoscere bene le esigenze della biblioteca, in modo da saper individuare gli apporti che altre discipline possono dare al suo funzionamento, acquisendone gli elementi essenziali e rielaborando dall'interno della biblioteconomia metodi di intervento nati in altri contesti» [6].

Un insieme di saperi così complessi è inevitabilmente soggetto a una rapida obsolescenza, contro la quale l'unico rimedio è, dopo un'adeguata e approfondita formazione iniziale, un efficace programma di aggiornamento costante delle conoscenze [7].

La formazione e l'aggiornamento assumono quindi un ruolo fondamentale nell'intero arco della vita della persona, sia in prospettiva dell'immissione nel mondo del lavoro, sia successivamente nel corso dell'attività lavorativa, in un processo continuo di crescita e riqualificazione professionale.

È quindi indispensabile che, anche per i bibliotecari, la formazione iniziale universitaria sia integrata da un'adeguata formazione continua, che può realizzarsi di volta in volta attraverso corsi brevi di aggiornamento, convegni e seminari, e-learning oppure attività di autoapprendimento attraverso la lettura della letteratura professionale di ambito LIS (Library and Information Science).

Più difficile è stabilire in cosa consista questa "adeguata formazione" e quale sia la relazione tra la formazione di base iniziale e l'aggiornamento professionale successivo. Fino a poco tempo fa, per definire una tale relazione si poteva applicare un modello di sequenza formativa che partiva dalla formazione scolastica e da un'eventuale specializzazione e proseguiva, una volta entrati nel mondo del lavoro, con la formazione continua destinata alla riqualificazione professionale, alla promozione o al cambiamento d'impiego.

In un contesto di rapidi cambiamenti tecnologici, questa sequenza predeterminata lascia sempre più spesso il posto a una formazione che assume la forma di un continuum, in cui scompaiono i limiti tra la formazione iniziale e quella continua e che si definisce "apprendimento lungo tutto l'arco della vita", modificando i percorsi formativi dei giovani.

Tale "apprendimento lungo tutto l'arco della vita" è un fattore decisivo: da una parte favorisce la crescita professionale dei singoli e ne migliora le competenze in vista dell'inserimento in nuovi contesti lavorativi, dall'altra favorisce il consolidamento di una cultura professionale condivisa.

In questo studio si intende fare una rapida rassegna delle tipologie di documenti presenti nella letteratura italiana specializzata in ambito LIS, in particolare verificando se e quanto il Web abbia influenzato un'evoluzione delle pubblicazioni in direzione del formato elettronico.

Oggi sono infatti disponibili (gratis o a pagamento) varie tipologie di pubblicazioni, diverse per contenuti e per forma: oltre alle tradizionali monografie e ai periodici cartacei, si vanno diffondendo sempre di più, anche in ambito biblioteconomico, nuovi strumenti informativi, come periodici elettronici, liste di discussione, siti web specializzati, blog ecc.

Questa analisi, svolta a partire dai dati pubblicati nella Letteratura professionale italiana del «Bollettino AIB», presenti (fino al 2004) in BIB: Bibliografia italiana delle biblioteche del libro e dell'informazione [8], prende in considerazione il periodo gennaio 2004-giugno 2006, ritenuto da una parte utile a fotografare la situazione attuale, dall'altra sufficientemente ampio per essere significativo nella descrizione del quadro generale delle pubblicazioni italiane di ambito LIS [9].

Periodici elettronici
Fino alla prima metà degli anni Novanta la letteratura professionale ha prevalentemente utilizzato, come canali di diffusione, le tradizionali forme di monografie e di periodici in versione cartacea. L'avvento del World Wide Web ha invece permesso una significativa diffusione di nuove pubblicazioni digitali, in particolare dei periodici elettronici.

Anche in Italia nascono i primi periodici elettronici in ambito LIS [10], anche se non sono presenti riviste digital born, cioè nate fin dall'inizio solo in versione elettronica [11]. Qualcuna ha abbandonato l'originario supporto cartaceo, trasformandosi in rivista solo elettronica.

Come mostrano i dati relativi al periodo esaminato, le pubblicazioni in versione elettronica sono attualmente numericamente molto inferiori a quelle cartacee.

2004 2005 2006 (1º semestre)
articoli di periodici (versione cartacea) 78,3% 79,6% 81,3%
documenti online 5,1% 11,4% 3,9%
monografie [12] 16,6% 9% 14,7%

E tuttavia questo trend sta lentamente cambiando, anche in relazione all'adesione sempre più consapevole dei bibliotecari ai principi dell'open access espressi – tra l'altro – nella dichiarazione di Berlino [13].

Alcune delle maggiori riviste di biblioteconomia in formato cartaceo, infatti, stanno evolvendo verso la versione elettronica (sempre più spesso ad accesso aperto), o almeno verso una doppia versione (cartaceo+elettronico).

Gli open archives
Gli open archives, nati in ambito scientifico dalla sempre più pressante esigenza di trovare strumenti di pubblicazione alternativi al tradizionale circuito editoriale, caratterizzato dall'aumento costante dei prezzi di abbonamento alle riviste mentre i bilanci delle biblioteche si contraggono progressivamente, sono archivi elettronici in cui possono essere depositati gli scritti da parte degli stessi autori. Questa attività di autoarchiviazione permette non solo la fruizione dei documenti (gratuitamente e in modo semplice) da parte della comunità scientifica, ma anche la loro conservazione a lungo termine, grazie ai metadati di cui ciascun documento è corredato.

Negli ultimi anni sono stati creati archivi aperti anche di ambito LIS, in realtà non tanto come alternativa all'editoria tradizionale, che non presenta in questo settore disciplinare i problemi tipici dell'editoria scientifica, quanto per mettere a disposizione e far circolare sempre di più all'interno della comunità dei bibliotecari non solo i metadati, ma anche i documenti a testo pieno.

In Italia l'esperienza più significativa è E-LIS [14], un archivio aperto internazionale creato nel 2003, disponibile liberamente in rete. Oltre alla biblioteconomia e alla bibliografia, E-LIS si occupa di tutte le discipline tecniche e applicative correlate al mondo della scienza dell'informazione.

Le liste di discussione
Le liste (o gruppi) di discussione non possono essere propriamente considerate delle fonti dove reperire scritti di letteratura professionale, ma rappresentano certamente un prezioso strumento di informazione e di aggiornamento che, se a volte rischia di essere dispersivo, è spesso molto utile per reperire quelle notizie che non si potrebbero ottenere attraverso i canali informativi tradizionali.

In Italia la più importante lista di discussione dei bibliotecari è AIB-CUR [15], che nei suoi quasi quindici anni di vita ha rappresentato e rappresenta, con una media di oltre 200 messaggi al mese, un prezioso strumento informativo e di comunicazione e un luogo di dibattito professionale sui principali temi biblioteconomici e sui problemi che riguardano la vita delle biblioteche italiane.

I siti web specializzati
Oltre che all'interno di periodici e miscellanee, articoli e saggi di diverso spessore e livello di approfondimento sono reperibili anche in siti web specializzati.

Alcuni siti web di ambito LIS mettono infatti a disposizione una sorta di "contenitori" di articoli, che non si configurano come riviste (mancano infatti la periodicità regolare, l'organizzazione in fascicoli e la loro numerazione) ma come opere in continuazione a carattere non periodico.

A titolo di esempio si ricorda AIB-WEB [16], il sito dell'Associazione italiana biblioteche: oltre alla ricca documentazione presente nelle pagine dedicate all'attività dell'Associazione e dei suoi organi territoriali (come le sezioni regionali) e operativi (commissioni e gruppi di studio ecc.) e oltre a una vasta serie di risorse repertoriali, è presente la sezione Contributi [17], che raccoglie saggi e documenti di argomento biblioteconomico a carattere non repertoriale.

I blog
Tra le possibilità offerte da Internet per favorire la diffusione di informazioni si stanno sviluppando, anche nel mondo bibliotecario, i blog [18], o weblog, una nuova forma di comunicazione che si configura come una sorta di diario online dedicato a un argomento, dove l'autore (blogger) pubblica notizie, idee e riflessioni, che possono poi essere commentate sullo stesso blog dai lettori. Lo scopo dei blog è, in generale, quello di creare una comunità virtuale di persone che hanno in comune degli interessi e la voglia di esprimersi e confrontarsi.

Nel mondo delle biblioteche, in particolare, i blog possono essere uno strumento efficace per diffondere informazioni aggiornate sui servizi e i progetti della biblioteca, per costituire uno strumento di sostegno alla didattica o anche per permettere agli utenti di scambiarsi consigli di lettura, rivolgendosi anche a tipologie di utenti più ampie e variegate di quelle di solito raggiunte dai tradizionali strumenti di comunicazione e marketing.

Negli Stati Uniti, dove peraltro il fenomeno ha assunto un'importanza molto maggiore che in Europa, i primi blog nati in ambito bibliotecario risalgono al 1998, mentre in Italia le prime esperienze sono databili dal 2003. In Italia gli esempi di blog sono ancora pochi, ma in alcuni casi piuttosto interessanti soprattutto per quanto riguarda la discussione su temi professionali di attualità [19].

Dall'analisi della recente letteratura professionale biblioteconomica in Italia appare evidente che, se da una parte si assiste all'aumento delle pubblicazioni in formato elettronico, dovuto allo sviluppo delle nuove tecnologie e alla diffusione dell'informazione nel Web, dall'altra parte permane la netta prevalenza delle pubblicazioni in formato cartaceo.

Le pubblicazioni elettroniche aumentano, ma il cambiamento a cui si assiste non è di tipo sostitutivo, nel senso che a fronte della persistenza dei periodici cartacei sono rari i casi in cui un periodico cartaceo si trasforma in "solo" elettronico, mentre aumentano i casi in cui i periodici tradizionalmente cartacei offrono anche l'accesso alla versione elettronica (completa o parziale).

D'altra parte negli open archives è frequente la presenza, accanto a pubblicazioni digital born presenti solo in quell'archivio, di pre-print di testi pubblicati (o in corso di pubblicazione) su riviste cartacee.

La tendenza alla crescita dell'elettronico (abbastanza lenta, in verità) è dimostrata sia dall'incremento (qualitativo e quantitativo) degli open archives, che se finora sono stati troppo spesso contenitori vuoti o quasi, si stanno progressivamente riempiendo di contenuti, sia dallo sviluppo dei blog dedicati a specifici settori (seppure, dopo un primo momento di crescita, si assiste adesso a una certa stasi).

In conclusione, appare evidente che l'offerta di pubblicazioni specializzate italiane per l'aggiornamento dei bibliotecari risulta complessivamente di buon livello e in progressiva crescita [20]; aumenta inoltre, seppure lentamente, la disponibilità delle versioni elettroniche a testo completo in rete, che ne favorisce la diffusione.

Questo debole incremento delle pubblicazioni elettroniche segnala certo la necessità di aumentare le risorse LIS disponibili liberamente in linea, ma anche di rendere gli strumenti di indicizzazione semantica più efficaci, con metadati strutturati a garantirne un efficace recupero.

L'insieme di queste pubblicazioni, che descrivono e problematizzano gli aspetti più rilevanti del mondo delle biblioteche, va a costituire il bagaglio di conoscenze in cui si riconosce una comunità professionale, e in questo modo favorisce la diffusione e il consolidamento di una cultura condivisa [21].

Ha scritto Francesco Barberi nelle sue Schede di un bibliotecario: «Ci sono due diversi modi di fare il bibliotecario (ma non solo il bibliotecario): l'uno è di chi si limita a eseguire, più o meno diligentemente, il lavoro assegnatogli senza preoccuparsi del resto; l'altro di chi non resiste al bisogno di allargare lo sguardo intorno a sé per vedere come vanno le cose in biblioteca, magari in più biblioteche; di approfondirle, discuterne coi colleghi, intervenire» [22].

La letteratura specializzata, che di questo "sguardo allargato" e del conseguente dibattito professionale è l'espressione, rappresenta un elemento fondamentale dell'aggiornamento dei bibliotecari più in generale della crescita della professione e delle biblioteche.

 


Note

[1]   Franco Bartoloni, Corsi di aggiornamento per bibliotecari, in: Il X congresso nazionale dell'Associazione italiana per le biblioteche, «Accademie e biblioteche d'ltalia», 24 (1956), n. 4/5/6, p. 295-302: 297.

[2]   Cfr. Alberto Petrucciani, Nascita e affermazione della professione bibliotecaria in Italia (1861-1969), in: La professione bibliotecaria in Italia e altri studi, Roma: Biblioteca nazionale centrale di Roma, 2002, p. 5-34: 5 «Il bibliotecariato è invece nella maggior parte dei casi [...] un incarico onorifico o quasi, talvolta un titolo di prestigio o una sinecura, una mansione integrata con altre o supplementare, più che una vera e propria occupazione».

[3]   Gian Paolo Prandstraller, L'intellettuale tecnico e altri saggi, Milano: Edizioni di Comunità, 1972.

[4]   Giovanni Solimine, Introduzione allo studio della biblioteconomia: riflessioni e documenti, Manziana (Roma): Vecchiarelli, 1995, p. 86.

[5]   Ivi, p. 88.

[6]   Giovanni Solimine, Le culture della biblioteca, i saperi del bibliotecario, «Biblioteche oggi», 22 (2004), n. 4, p. 21.

[7]   Della necessità di un continuo aggiornamento professionale fa riferimento il Codice deontologico del bibliotecario, <http://www.aib.it/aib/cen/deocod.htm>: «il bibliotecario deve possedere un'ampia e approfondita cultura professionale mediante la quale fornisce all'utente un servizio di alta qualità, secondo parametri definiti di efficienza delle prestazioni e perseguendo l'utilizzazione ottimale delle risorse. [...] La cultura professionale deve essere continuamente e costantemente aggiornata [...]».

[8]   Alberto Petrucciani – Vittorio Ponzani, BIB: Bibliografia italiana delle biblioteche, del libro e dell'informazione / con il CD-ROM di BIB 5 (1971-2004), a cura di Alberto Petrucciani, Vittorio Ponzani e Giulia Visintin, Roma: Associazione italiana biblioteche, 2005.

[9]   Per una rassegna più dettagliata delle pubblicazioni italiane di ambito LIS, cfr. Vittorio Ponzani, La letteratura professionale in Italia. In: Rapporto sulle biblioteche italiane 2004, Roma: AIB, 2004.

[10]   Cfr. il repertorio Periodici elettronici di biblioteconomia italiani, a cura di Juliana Mazzocchi e Riccardo Ridi, <http://www.aib.it/aib/lis/lpi01b.htm>.

[11]   Più spesso nascono in versione solo digitale le newsletter delle biblioteche, utili per ricavare informazioni ma in genere poco significative per un più approfondito aggiornamento professionale.

[12]   Nella voce "monografie" sono compresi i saggi pubblicati all'interno di monografie, mentre tra i documenti online sono esclusi i documenti depositati in archivi aperti dal 2004 in poi ma pubblicati in altre sedi in periodi precedenti.

[13]   Ecco gli obiettivi espressi dalla Dichiarazione di Berlino: «La nostra missione di disseminazione della conoscenza è incompleta se l'informazione non è resa largamente e prontamente disponibile alla società. Occorre sostenere nuove possibilità di disseminazione della conoscenza, non solo attraverso le modalità tradizionali ma anche e sempre più attraverso il paradigma dell'accesso aperto via Internet. Definiamo l'accesso aperto come una fonte estesa del sapere umano e del patrimonio culturale che siano stati validati dalla comunità scientifica. Per mettere in pratica la visione di un'istanza globale ed accessibile del sapere, il Web del futuro dovrà essere sostenibile, interattivo e trasparente. I contenuti ed i mezzi di fruizione dovranno essere compatibili e ad accesso aperto» <http://www.zim.mpg.de/openaccess-berlin/BerlinDeclaration_it.pdf>.

[14]   <http://eprints.rclis.org>.

[15]   Cfr. <http://www.aib.it/aib/aibcur/aibcur.htm3>. Cfr. Eugenio Gatto, AIB-CUR, gruppo di discussione professionale, in: Associazione italiana biblioteche, Rapporto sulle biblioteche italiane 2004 / a cura di Vittorio Ponzani, Roma: AIB, 2004, p. 127-137.

[16]   AIB-WEB, <http://www.aib.it>.

[17]   Contributi, a cura di Claudio Gnoli, <http://www.aib.it/aib/contr/contr.htm>.

[18]   Per un panorama più completo dei blog in ambito LIS, cfr. Barbara Fiorentini, I blog bibliotecari: nuovi servizi di informazione, «Bollettino AIB», 44 (2004), n. 1, p. 29-36.

[19]   Per una rassegna dei blog di ambito LIS, cfr. Barbara Fiorentini, I blog bibliotecari: nuovi servizi di informazione cit., e Vittorio Ponzani, La letteratura professionale in Italia cit.

[20]   Sullo stato degli studi dedicati alle discipline del libro e delle biblioteche appare confortante che negli ultimi due anni siano nate diverse riviste, anche se non dedicate specificamente alla biblioteconomia: «Paratesto» (direttore Marco Santoro), «Bibliologia» (direttore Giorgio Montecchi), «DigItalia: rivista del digitale nei beni culturali» (direttore Marco Paoli), «DANTe: diritto di autore e nuove tecnologie» (direttore Giovanni D'Ammassa).

[21]   «Da qui la particolare importanza che hanno per una professione "in cammino" lo sviluppo del proprio sapere specifico, la sua trasmissione attraverso una formazione sistematica, il suo affinamento attraverso la pubblicazione e discussione di esperienze, metodi, e soprattutto la dimensione collettiva: i fenomeni associativi e di autoorganizzazione, l'ampiezza del consenso raggiunto fra gli operatori e l'autorevolezza dei loro rappresentanti, l'omogeneizzazione verso l'alto delle pratiche professionali, la larga condivisione di identità e valori che è determinante per la credibilità del processo stesso» (Alberto Petrucciani, Nascita e affermazione della professione bibliotecaria in Italia cit., p. 6).

[22]   Francesco Barberi, Schede di un bibliotecario (1933-1975), Roma: Associazione italiana biblioteche, 1984. p. 13.


Copyright AIB 2007-11-28, a cura della Redazione AIB-WEB.
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