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Programma 53º Congresso AIB | ||||||
L'albo professionale italiano dei bibliotecari ed il suo regolamento : situazione attuale e considerazioni
Ernesto
Bellezza
AbstractL' Albo professionale Italiano dei bibliotecari è giunto al suo 8° anno. Non è modesto il numero dei suoi iscritti, ma tuttora è ben lontano dal comprendere sia una buona parte dei Bibliotecari che svolgono in Italia la loro professione, sia dei soci dell'Associazione Italiana Biblioteche che ne avrebbero i requisiti. Il riconoscimento della professione si fa attendere, l'interesse dei bibliotecari verso l' iniziativa senz'altro meritevole della costituzione dell'Albo, si è attenuato e l'Albo non cresce come si vorrebbe né risponde alle attese prospettate. Che fare? Le alternative sono: un vigoroso rilancio trovando nell'Albo motivazioni anche indipendenti dalla prospettiva iniziale del riconoscimento della professione e operando qualche modifica al suo Regolamento, altrimenti l'estinzione con le relative conseguenze pratiche e morali.
Sono il Presidente, pro tempore, della Commissione prevista dalla istituzione e ordinamento dell'Albo professionale italiano dei bibliotecari, ma non desidero essere considerato per questo il difensore d'ufficio della esistenza dell'Albo e del suo regolamento; anzi devo confessare che in tempi in cui l'Albo si annunciava nei propositi della Associazione non ne condivisi la istituzione e ricordo che, in un Consiglio dei presidenti delle sezioni coordinato dall'allora presidente nazionale dell'AIB Luigi Crocetti, che proponeva la istituzione dell'Albo, mi dimostrai piuttosto scettico e proposi in alternativa un semplice elenco dei soci che riportasse il curriculum di esperienze di ciascuno al fine di poter individuare facilmente i docenti per corsi specialistici di formazione. Mi sembrava pretenzioso da parte dell'AIB progettare più di tanto. La mia convinzione della opportunità dell'Albo si è andata formando successivamente anche a seguito di qualche esperienza significativa. Per esempio, ricordo che in occasione di uno dei corsi per insegnanti-bibliotecari tenuto in collaborazione con l'IRRSAE Liguria a Sanremo, durante un intervallo e in presenza di diverse altre "allieve", una delle insegnanti di scuole medie superiori mi chiese: «lei cosa fa?»; io risposi: «il bibliotecario presso la Biblioteca Universitaria di Genova»; e la signora insistette: «sì, lo sapevo, ma cosa fa?, cosa insegna?», risposi, un po' indispettito del fatto che nel ragionamento della signora quella del bibliotecario non fosse una attività autosufficiente, che ero un bibliotecario di ruolo e che solo occasionalmente mi potevo permettere di insegnare nei corsi professionali; e la mia allieva-docente, assecondata dalle espressioni delle colleghe che la circondavano, mi rispose che non pensava proprio che esistesse la professione del bibliotecario, era convinta che insegnanti dessero una mano al funzionamento delle biblioteche o a titolo volontario o perché non potendo insegnare dal momento che l'insegnamento per loro risultava troppo gravoso, venivano distaccati in attività meno stressanti presso le biblioteche, con compiti di catalogazione ecc. ; la frase mi diede un po' fastidio, ma devo anche riconoscere che proprio tutti i torti la signora non li aveva perché l'usanza di distaccare in biblioteche statali insegnanti non proprio "portati" all'insegnamento per motivi fisici o psicologici esisteva e la stessa biblioteca dove io lavoravo ne era testimonianza. Altra esperienza: nell'organizzare corsi per i bibliotecari della Camera di commercio di Genova i dirigenti della Camera mi chiedevano con insistenza l'elenco dei bibliotecari italiani con le relative competenze per poter selezionare quei bibliotecari che avessero già avuto esperienze di insegnamento in rapporto a Camere di commercio; proprio il direttore responsabile dell'apposito efficientissimo ufficio per la formazione professionale dei dipendenti della Camera (che redigeva un bollettino annuale di un centinaio di pagine con tutti i programmi e gli orari dei corsi di formazione allestiti) mi chiese: «ma come, non avete un Albo nazionale che garantisca la vostra esperienza e preparazione per insegnare?». Dovetti rispondere: «no, si deve fidare di ciò che le propone l'Associazione che rappresento». A seguito di queste ed altre esperienze ma anche e soprattutto dei lunghi anni (quasi 44) di rapporti con tanti colleghi bibliotecari, con le istituzioni universitarie, regionali, comunali e con il pubblico eterogeneo delle biblioteche, mi sono convinto che comunque, anche al di là del possibile e auspicabile riconoscimento ufficiale della professione di bibliotecario, l'esistenza di un Albo tenuto dalla Associazione italiana biblioteche, possa contribuire a dare dignità e garanzia alla nostra professione. Però l'Albo deve essere tenuto con grande serietà e deve raccogliere innanzitutto le adesioni dei bibliotecari più preparati, più esperti, semmai distribuiti per specializzazioni e poter dimostrare con trasparenza la documentazione di tanta preparazione. Ritengo quindi che il nostro Albo sia una iniziativa eccellente ed anche bene avviata per essere, e ancor più per diventare nel tempo, anche un documento storico della nostra professione ed un archivio della nostra formazione, un archivio più importante e qualificato dei dizionari biografici dei bibliotecari a voi tutti ben noti (e per tale scopo ritengo molto efficace la insistenza della Commissione Albo nel richiedere ai candidati alla iscrizione, oltre al curriculum e alla documentazione, una relazione sulle attività pertinenti svolte, relazione indicata soltanto come facoltativa alla lettera d) dell'art. 10 del regolamento relativo alle domande di iscrizione). L'Albo potrebbe essere e diventare inoltre uno strumento sempre di maggiore efficace attrattiva della nostra Associazione, ma bisogna aderirvi e non snobbarlo, occorre che vi aderiscano tutti coloro che ne hanno i requisiti richiesti dal regolamento, specialmente quei soci con maggiori responsabilità direttive nella Associazione e formative verso i colleghi più giovani. Ciò potrebbe essere possibile se tutto l'apparato direttivo ed esecutivo dell'Associazione si mobilitasse per propagandare l'esistenza e la utilità dell'Albo, innanzi tutto all'interno stesso dell'Associazione: i comitati esecutivi regionali, le commissioni e i gruppi di lavoro e ovviamente il Comitato esecutivo nazionale e la Commissione Albo; e a proposito di questa Commissione riterrei, insieme con gli altri membri della stessa, che essa non debba avere soltanto la funzione notarile di decidere sull'ammissibilità o meno dei soci, ma anche quella di studiare e attuare, con la collaborazione delle altre componenti dell'AIB sopra indicate, piani di promozione dell'Albo e, per tale scopo, poter disporre di un minimo di risorse e di strumenti ad hoc. Prima di fare altre osservazioni è opportuno dare alcuni dati aggiornati dell'Albo. Gli iscritti risultano attualmente 809. Facendo riferimento al dato statistico pubblicato da Antonio Scolari al giugno 2003, 692, risulterebbe che si sono aggiunti da quella data 117 nuovi iscritti. Le domande respinte da giugno 2003 per mancanza dei requisiti previsti sono state 5. Sempre da giugno 2003 sono state richieste ulteriori precisazioni o integrazioni della documentazione trasmessa a 4 candidati. La nostra Associazione, stando alle ultime statistiche, raccoglie ben 2656 soci persone, iscritti per l'anno 2006 (con un aumento rispetto al 2005 di 186 nuove iscrizioni); non ho elementi per rendermi conto di quanti tra gli iscritti AIB avrebbero i requisiti per l'inserimento nell'Albo e ancor meno per considerare quanti bibliotecari, con i requisiti idonei, sono presenti sul territorio nazionale e non iscritti all'AIB e quindi neppure all'Albo, ma certamente la differenza tra il numero dei soci (2656) e il numero degli iscritti all'Albo (809), pari a 1847 unità, rivela che l'Albo nell'attuale stato di cose non attrae molto gli stessi soci. Penso anche che potrebbe essere utile fare una indagine sul numero dei bibliotecari presenti sul territorio nazionale e studiare se sia il caso di trovare il modo di accogliere nell'Albo anche quei bibliotecari che, avendone i requisiti, lo desiderassero pur se non iscritti all'Associazione; ho idea che ce ne possano essere e con risorse di preparazione e di esperienza anche direttiva e organizzativa del lavoro degli Istituti e che non dovrebbero sfuggire all'Albo dei bibliotecari inteso come accennavo poc'anzi. Ma non avrei dubbi che l'Albo sarebbe da propagandare anche fuori dell'Associazione e in tale impegno dovrebbero essere spese energie di tutte le componenti dell'Associazione a cominciare dalla Commissione Albo. Ed ora qualche osservazione in merito all'attuale situazione della Commissione e al regolamento approvato dall'Assemblea dei soci del 29 aprile 1998. Riterrei che la Commissione debba organizzarsi in modo tale che il presidente conservi la carica per un lungo periodo, almeno tre anni (se non tutti e quattro del suo mandato di membro della Commissione), eventualmente da compiere anche oltre il quadriennio; nel corso della mia esperienza quadriennale di membro della Commissione, si sono succeduti, per scadenza del quadriennio, tre presidenti – Scolari, Baldacchini, Bellezza – io stesso sono decaduto come membro fin dal luglio 2006 e quindi anche come presidente e sono pertanto in attesa di sostituzione. Occorre notare che la Commissione, a norma dell'art. 9 del regolamento, se non è completa nella sua costituzione di cinque membri non può deliberare e quindi ammettere o respingere coloro che chiedono l'iscrizione e neppure eleggere nel suo seno il presidente; e attualmente è in attesa di integrazione, essendo al momento costituita da soli tre membri Alberto Petrucciani, Maurizio Caminito e Graziano Ruffini ed essendo scaduto il quadriennio per il sottoscritto e anche per Maria Luisa Ricciardi fin dal luglio 2006. Inoltre, a seguito di un vuoto di segreteria durato circa un anno, dal luglio 2005 al maggio 2006 per motivi amministrativi, si era determinato un arretrato di solleciti di rinnovo a quei soci iscritti all'Albo che, non avendo rinnovato per tempo, si trovavano nella situazione di "sospesi" e dovevano o essere reintegrati sulla base della documentazione di rinnovo o essere cancellati dall'albo alla scadenza dei due anni di sospensione. L'arretrato dei solleciti al rinnovo è stato colmato grazie all'impegno della nuova segretaria Giovanna Frigimelica, ma è ancora in corso il controllo per la sospensione di taluni soci e la definitiva cancellazione di altri, pertanto il dato su esposto del numero degli iscritti attuali dovrà, a controlli compiuti, essere ridimensionato di parecchie unità. Occorre segnalare che il lavoro della Commissione è notevole. La segreteria deve provvedere a:
I Commissari devono provvedere a studiare ciascuna richiesta e relativa documentazione (a tale proposito c'è da notare che sempre più spesso la documentazione dei servizi prestati si presenta estremamente frammentata a seguito del diffondersi del precariato), a riferirne in Commissione riunita e deliberare l'ammissione all'Albo, oppure la non ammissione dandone la motivazione, oppure richiedere un supplemento di documentazione o un colloquio con il candidato. In particolare il lavoro di segreteria è diventato più complesso da quando, scaduto il primo quinquennio di vita dell'Albo, sono iniziati i solleciti ai soci per ricordare loro di trasmettere la richiesta di rinnovo dell'iscrizione; in conseguenza di tale situazione riterrei opportuno aggiornare l'organizzazione del sistema informatico di gestione e di controllo degli iscritti e destinare alla segreteria dell'Albo tempi di lavoro più ampi. Per concludere, devo aggiungere che l'alternativa ad un impegnativo rilancio dell'Albo sarebbe a mio parere la sua estinzione, di cui però dobbiamo essere consapevoli delle conseguenze: la più grave, a mio avviso sarebbe, oltre al rischio di perdere una importante occasione, come è stato ricordato da Claudio Gamba, il pesante colpo all'Associazione e alla dignità della professione a seguito del fallimento della pur meritevole iniziativa; altra conseguenza più pratica sarebbe la difficoltà di tener fede agli impegni ormai assunti dall'AIB nei riguardi dei soci iscritti all'Albo per la prima volta o rinnovati per altri cinque anni pagando le relative quote di ammissione. Nel corso dell'ultimo quadriennio la Commissione ha lavorato sempre in buona armonia riunendosi sistematicamente ogni semestre ma saltando la riunione del dicembre 2005 per incompletezza della Commissione (Lorenzo Baldacchini era ufficialmente fuori della Commissione dal novembre 2005 e non sostituito) e assenza della segreteria. La Commissione ha condiviso sempre all'unanimità l'accoglimento o meno delle richieste di ammissione all'Albo pur se l'art. 11 c. 3 del regolamento consente il voto a maggioranza di quattro quinti e pur nell'alternarsi dei presidenti e dei componenti di essa. |
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2006-12-11,
a cura
della Redazione AIB-WEB.
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