Giorgio Lotto

La biblioteca come agente dello sviluppo locale

Abstract

Coniugare il termine locale con il termine biblioteca porta inevitabilmente a riferirsi alla biblioteca pubblica definita dal manifesto IFLA-Unesco del 1994 “via di accesso locale alla conoscenza”. Non vi può essere dubbio, almeno sulla carta, che nella società dell'informazione o dell'immateriale, in cui si parla sempre più spesso di economia della conoscenza e di economia della cultura, una simile istituzione possa svolgere una fondamentale azione di sviluppo della comunità locale. E non vi dovrebbe essere dubbio che questo lo possa fare prima di tutto centrando gli obiettivi proposti dalla propria mission, conseguenti alla doppia anima di istituto della memoria e di istituto della comunicazione.
Malgrado le biblioteche producano anche beni tendenzialmente privati la public library è opportunamente considerata prioritariamente un soggetto produttore di beni tendenzialmente pubblici. La stessa definizione di istituto della democrazia la pone su questo piano e non a caso la sua gestione è a carico degli enti pubblici territoriali. Il recente dibattito sul pagamento dei diritti nell'attività di prestito ha permesso di sottolineare il valore ed il ruolo sociale della biblioteca rispetto al mercato editoriale, per esempio. Un meno recente, ma mai sopito, dibattito sulla possibile tariffazione dei servizi a domanda individuale nella biblioteca, ha peraltro dato risalto all'articolata gamma della sua offerta venuta ad ampliarsi con l'imporsi di nuovi strumenti tecnologici a supporto della comunicazione e con lo sviluppo di servizi informativi.
Al di là delle potenzialità intrinseche all'azione del servizio bibliotecario pubblico, la reale capacità di incidere positivamente sulla comunità locale ed in misura adeguata alle aspettative ed alla dimensione delle risorse impegnate dalla comunità stessa, deriva dalla qualità dell'offerta che le biblioteche stesse riescono a realizzare.
Misurare e valutare i benefici economici, sociali e culturali dei servizi bibliotecari sulla comunità locale relativamente ad una loro fruizione diretta o indiretta diventa un fatto di doverosa presa di coscienza da parte dei responsabili, politici e tecnici, dei servizi stessi oltre che un fatto di trasparenza dell'attività della pubblica amministrazione.
Gli strumenti fino ad oggi elaborati non rispondono peraltro adeguatamente a tale necessità. Da un lato le misurazioni di carattere biblioteconomico danno conto in modo non soddisfacente del reale influsso dell'azione della biblioteca nel contesto sociale in cui opera, dall'altro le tecniche elaborate dagli economisti tendenti a raffrontare la dimensione delle allocazioni con una monetizzazione dei benefici conseguenti, se pur non prive di significato, appaiono assai riduttive in quest'ambito. Ciò in particolare quando non si voglia limitarsi a considerare le biblioteche solo per la loro valenza di beni culturali e per gli aspetti turistici della valorizzazione di quest'ultimi.
I limiti dei metodi estimativi non devono peraltro sottrarci dal riflettere sui bassi indici di impatto dell'azione delle biblioteche finora mediamente registrati nel nostro Paese. Discutere su una sensata formulazione di bilanci sociali da parte degli istituti bibliotecari pubblici, di posizionamento sociale della biblioteca, di riconoscibilità della sua azione ha dunque senso. Lo avrà ancor di più, però, se tale riflessione porterà ad inserire la biblioteca stessa in una strategia di sviluppo locale basata su una stretta interconnessione tra l'insieme delle risorse e i servizi culturali presenti o fruibili nel territorio, pubblici o privati che siano, ed il sistema economico-sociale locale.