Venerdì 29 ottobre 2004
ore 16,30-19,00
Roma EUR, Palazzo dei congressi
Sala Viminale
Cinzia Fortuzzi ha già provveduto esaurientemente a riferire sulle circostanze che hanno condotto alla Tavola rotonda odierna.
Non è la prima volta che si affronta il tema del ruolo e delle funzioni delle biblioteche delle pubbliche amministrazioni. Ci si incontra in occasioni ufficiali nel corso delle quali gli intervenuti sottolineano con forza il valore delle biblioteche amministrative, ne ricordano la storia e lanciano proposte sui futuri sviluppi. Ma gli scenari immaginati, spesso, sono destinati a scontrarsi con una dura realtà fatta di dotazioni finanziarie sempre drammaticamente esigue e di altrettanto esigue risorse umane, addirittura non professionali.
A dispetto di questo quadro poco confortante, il gruppo di bibliotecari riuniti attorno a questo tavolo ha continuato con tenacia a pensare le funzioni di queste biblioteche, certamente per proporre il tema alle rispettive Amministrazioni, ma anche per acquistare visibilità presso la comunità più vasta dei bibliotecari.
Per queste esigenze di comunicazione, tra le iniziative avviate dal Gruppo di lavoro nato sotto l'egida della Scuola speciale per Archivisti e bibliotecari, si segnala l'indagine in corso sull'utenza (interna ed esterna).
La questione dell'utenza in una biblioteca appartenente all'amministrazione centrale dello Stato è al centro della riflessione anche all'interno della Biblioteca centrale giuridica del Ministero della Giustizia che, fino ad oggi, ha occupato un posto del tutto particolare fra le biblioteche di
Ministeri e di altre istituzioni.
La particolarità della Biblioteca centrale giuridica deriva, com'è noto, dalle disposizioni sul deposito obbligatorio degli stampati (circolare del 30 gen. 1880, poi l. n. 374/1939 e successive modificazioni), che prevedevano l'obbligo della trasmissione alla BCG di quanto depositato dai tipografi presso le Procure della Regno e poi Repubblica, ovvero di una copia di tutto ciò che si stampava sul territorio nazionale. Di questa massa di materiale, solo quanto ritenuto omogeneo alla specializzazione delle raccolte – cioè all'ambito del diritto – è stato trattenuto, mentre il resto è stato donato (ed ancora donato) ad un gran numero di altre biblioteche (oggi circa 60).
Nel contesto delle note difficoltà di altre biblioteche amministrative, la normativa sopra menzionata ha rivestito un ruolo di vitale importanza per l'istituzione, determinando il costante incremento delle sue raccolte. Il patrimonio documentale che si è consolidato in tal modo nel corso di più di un secolo, costituisce dunque il fondamento del prestigio e della considerazione di cui gode l'istituzione presso la comunità degli studiosi e degli operatori del diritto, realizzando nei fatti un archivio specializzato della produzione giuridica italiana.
Le raccolte sono state inoltre arricchite, fin dalle origini, di opere di legislazione e dottrina straniera appositamente acquistate.
Così, la valutazione odierna del patrimonio è stimata in circa 250.000 volumi; i periodici ammontano a circa 5.000 testate, delle quali 1.800 correnti; circa 2.500 sono le opere collocabili cronologicamente tra il 1473 e il 1830.
L’incremento annuo si aggira intorno ai 5.000 titoli, ai quali vanno anche aggiunte le principali banche dati giuridiche italiane su CD-rom.
Una così importante e così specializzata dotazione ha indotto l’Amministrazione alla ricerca di spazi adeguati sia per le raccolte che per gli utenti: nel 1996, al termine dei lavori cominciati nel 1989, è stata inaugurata la nuova sede della Biblioteca Centrale Giuridica ospitata all’interno del Palazzo di Giustizia di Piazza Cavour. Contemporaneamente, il Ministero della Giustizia ha
provveduto al reclutamento di bibliotecari professionalmente preparati mediante pubblico concorso: il personale attualmente in servizio ammonta a 39 unità , 13 delle quali sono bibliotecari di ruolo.
La BCG, inoltre, fa parte fin dagli anni ’90 del Polo giuridico del Servizio Bibliotecario Nazionale, assieme alle biblioteche del Consiglio di Stato, del Ministero dell’Interno e delle Corti di Appello.
Gli ingenti investimenti dell’Amministrazione sono la testimonianza della consapevolezza che i vantaggi derivanti dalla normativa sul deposito obbligatorio degli stampati non sono mai stati percepiti come un “privilegio”, ma come un’assunzione di responsabilità. Responsabilità diretta non solo verso l'Amministrazione, ma in generale verso il mondo della giustizia (cioè tutti gli Uffici giudiziari sul territorio), verso università, enti locali ed altre istituzioni dello Stato, persino verso la generalità dei cittadini, cui non è mai stato rifiutato un accesso in Biblioteca. In sintesi, e si perdoni la locuzione un po’ desueta, verso l'intera collettivita nazionale.
"Servizi all'utenza" ha voluto dire nella pratica quotidiana un gran numero di attività: ricerche bibliografiche di supporto ai bisogni dell’amministrazione; fornitura di documenti agli uffici giudiziari remoti; assistenza agli utenti ed in particolare addestramento alle strategie di ricerca degli studenti universitari normalmente privi di formazione anche generica sull'uso tanto delle biblioteche quanto degli strumenti bibliografici; prestito interbibliotecario; opac su Web;
recupero mirato dei più antichi fondi del patrimonio documentale ; preparazione di bibliografie pubblicate sul sito web su argomenti sia storico-giuridici, che di attualità normativa.
Questo complesso di iniziative ha dato i suoi frutti: il numero delle presenze risulta in costante crescita, come pure quello dei prestiti interbibliotecari, tanto verso biblioteche unriversitarie che verso quelle comunali e/o provinciali, a significare che il patrimonio incrementato per il tramite della cosiddetta "copia d'obbligo" è messo a disposizione di una vasta comunità.
Lo scenario fin qui delineato nei suoi aspetti essenziali ha recentemente subito uno scossone con l'approvazione della Legge n. 106 del 2004 ("Norme relative al deposito legale dei documenti di interesse culturale destinati all'uso pubblico").
Questa norma, nel riformare profondamente la legislazione precedente, esclude dal novero dei soggetti destinatari la Biblioteca centrale giuridica, seppur demandando al regolamento d'attuazione l’individuazione di altri soggetti depositari e del numero complessivo di copie da depositare.
Pur concordando con la necessità di revisione di un istituto ormai obsoleto, proprio per quegli elementi peculiari già messi in evidenza, non possiamo che esprime l’apprensione di chi opera in questa realtà per i danni che cagionerebbe una defintiva esclusione dellA Biblioteca Centrale Giuridica dal circuito del deposito legale. Non ci è noto un altro caso in Europa di una Biblioteca che gode da 125 anni dei benefici del deposito legale, che si è sempre aperta al pubblico fino alle 40.000 presenze annue odierne e che vi viene improvvisamente privata delle sue fonti di approvvigionamento di materiale documentale. In un momento in cui i tagli ai diversi Ministeri sono non solo una prassi auspicata ma un obbligo di legge previsto e contabilizzato dalla Legge Finanziaria, questo vorrebbe dire condannare la Biblioteca Centrale Giuridica ad una morte annunciata.
Il 40% dei 12.863 utenti iscritti in Biblioteca ha tra 20 e 30 anni. Vogliamo riferirci solo a questo dato. Nostra precisa responsabilità è che i processi di formazione e il lavoro di questi studenti, dottorandi, avvocati e uditori giudiziari non siano ostacolati da una normativa dissennata e solo maldestramente riparata dietro presunti standard normativi europei. Noi faremo comunque
sempre il massimo per soddisfare questi giovani utenti (e gli altri, ovviamente), come fanno i colleghi delle Biblioteche dell’Amministrazione Centrale dello Stato, abituati a lavorare in condizioni molto più svantaggiate delle nostre.
Per questo, innanzi tutto ai colleghi bibliotecari chiediamo solidarietà nella difesa della Biblioteca Centrale Giuridica e, soprattutto, dei suoi attuali livelli di efficienza.