Venerdì 29 ottobre 2004
ore 10,30-13,00
Roma EUR, Palazzo dei congressi
Sala Campidoglio
Non voglio certo in questo mio intervento riproporre la discussione sull'adeguatezza della formazione che le università italiane offrono ai futuri bibliotecari o a chi aspira a diventarlo. Su questo tema sono intervenuti con ricerche e contributi specifici molti ed autorevoli colleghi sia del mondo bibliotecario che di quello accademico (ultimamente Giovanni Solimine) [1] e - come del resto è naturale - le opinioni sono spesso anche molto distanti. Del resto, sia le indagini di Franz Berger, [2] sia quelle pubblicate da Alberto Petrucciani e Simona Turbanti [3] e poi in sostanza confluite nei rapporti annuali dell'Aib, [4] hanno già fornito una documentazione esauriente e materia abbondante per successive discussioni.
In questo breve contributo voglio invece affrontare proprio lo specifico tema della formazione che l'università italiana offre a chi opera o intende operare in uno staff multietnico in biblioteca. E qui naturalmente non posso non dichiararmi d'accordo con chi ha sostenuto e sostiene che ormai lo staff di qualunque biblioteca (e non solo di quella pubblica) in qualunque parte del mondo deve essere preparato ad affrontare la dimensione multietnica della odierna realtà ed i problemi che essa pone. Il corollario che ne segue sarebbe poi che qualunque servizio pubblico oggi dovrebbe essere attrezzato per affrontare tale realtà. Tuttavia accettare questa premessa non solo non risolve il problema, ma anzi ne allarga oltremodo i confini. Ed io voglio rimanere con i piedi ben piantati nello specifico.
All'inizio del mio percorso mi sono posto in via preliminare alcune domande. La più banale forse, ma a mio avviso ineludibile, è : "In cosa consiste la dimensione multietnica nel bagaglio professionale di un bibliotecario?" Cosa si deve studiare per diventare "bibliotecari multietnici?". E poi: "È meglio concentrare questa caratteristica in uno dei due percorsi successivi nei quali ormai si divide ogni curriculum universitario (la laurea di primo livello e quella specialistica), oppure è più opportuno che scorra parallela a quella tecnica delle discipline biblioteconomiche? E nel primo caso (cioè quello nel quale si debbano ipotizzare due percorsi diversamente caratterizzati) è preferibile che la preparazione multietnica preceda quella biblioteconomica o viceversa? Cioè è meglio formare un operatore della multiculturalità e poi farne un bibliotecario in sede di specializzazione o il percorso deve essere inverso? Mi pare di poter dire che, se accettiamo che una dimensione multiculturale riguarda ormai ogni tipo di biblioteca e non solo quelle pubbliche che ne sono certo investite in misura più massiccia, dobbiamo trarre la conclusione che sarebbe auspicabile che il percorso sia parallelo alla formazione biblioteconomica, anzi sia strettamente integrato con essa e quindi debba permeare entrambi i gradini della formazione universitaria, sia quello triennale che quello specialistico, anche se al momento questa appare la soluzione più difficile e comunque la meno presente nella realtà universitaria. Proviamo ad individuare i punti qualificanti di un tale percorso. Certamente un aspetto imprescindibile sono le conoscenze linguistiche, che consentono al bibliotecario di stabilire un rapporto comunicativo con chi viene da altre realtà. Queste conoscenze non dovrebbero limitarsi alle lingue più "commerciabili" (inglese, spagnolo, francese, tedesco), ma dovrebbero allargarsi - nei limiti del possibile - anche ad altre realtà (le lingue dell'est europeo o quelle dei continenti asiatico ed africano). Tale strumento comunicativo non è però sufficiente se si ignorano le basi elementari delle culture con le quali si viene a contatto. Saranno quindi indispensabili conoscenze di tipo socio-antropologico e geo-storico intorno a queste realtà. Non saranno infine inutili elementi relativi alle realtà giuridiche ed economiche del panorama internazionale. D'altra parte, essendo il bibliotecario un mediatore tra utenza e documenti, sembra importante anche segnalare che l'orizzonte multietnico dovrebbe comprendere anche certe specificità dei processi documentari propri di realtà lontane dalla nostra. Tanto per fare un esempio, nei nostri cosi si insegnano Storia delle biblioteche e Storia del libro, ma quasi sempre con un ottica euro-americocentrica. Invece biblioteche e libri fanno parte di altri orizzonti culturali, con specificità che può essere utile conoscere, almeno a grandi linee: si pensi a realtà come quelle indiana, cinese o di molti paesi dell'area mediorientale. La conoscenza - ad esempio - dell'impatto che la stampa (e gli altri media che fanno parte dell'offerta della biblioteca) ha avuto con queste realtà può essere un complemento importante per il nostro percorso formativo. Ma si tratta di un campo disciplinare che - almeno per l'Italia - pare quasi vergine di studi e quindi sembra tutto da costruire. A titolo di esempio, mi permetto di segnalare le motivazioni anche religiose della più rapida diffusione della litografia, a fronte di una lenta penetrazione della stampa a caratteri mobili in molti paesi islamici dell'impero ottomano. [5] Per quanto riguarda poi una storia delle biblioteche scritta da un sinologo e arabista, mi sembra utile ricordare il lavoro di Lucien X. Polastron, Livres en feu. [6].
Quale che sia l'itinerario della formazione del bibliotecario "multietnico" mi pare di poter individuare le aree disciplinari necessariamente presenti nel percorso di formazione nelle seguenti:
CFU delle diverse aree disciplinari nei corsi universitari per bibliotecari | ||||
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Lauree triennali | A | B | C | D |
Agrigento - Beni archivistici e librari (Univ. di Palermo) | 12 | 3 | 6 | |
Arezzo - Scienze per i beni culturali (Univ. di Siena) | 10 | 10 | ||
Bari - Scienze dei beni culturali | 12 | 4 | 2 | |
Bologna - Lingue e letterature straniere (****) | ||||
Brescia - Scienze dei beni culturali (Milano Cattolica) | 10 | 5 | 5 | 5 |
Cagliari - Scienze dei beni culturali | 3+X | 5 | 5 | |
Fermo - Scienze dei beni archivistici e librari (Univ. di Macerata) | 10/11 | 14 | ||
Firenze - Operatore dei beni culturali | 12+6 | 6 | 6/18 | |
Firenze - indirizzo DemoEtnoAntropologico | 12+6 | 42 | 6 | |
Fisciano - Scienze dei beni culturali (Univ. di Salerno) | 8 | 6 | 6 | 2 |
Genova - Conservazione dei beni culturali | 15 | 10 | ||
Isernia - Scienze dei beni culturali e ambientali (Univ. del Molise) | 6 | 14 | 4 | 11 |
Lecce - Beni archivistici e librari | 6 | 12 | 6 | 6 |
Milano - Scienze dei beni culturali (Univ. Cattolica) | 10 | 5/10 | ||
Pavia - Scienze dei beni culturali | 10 | 5+5 | ||
Pisa - Scienze dei beni culturali | 10 | 5 | 10 | |
Ravenna - Beni archivistici e librari (Univ. di Bologna) | 19 | 5 | 10 | 5 |
Roma, La Sapienza - Scienze archivistiche e librarie | 4 | 4 | 8 | |
Sassari - Scienze dei beni culturali | 5 | 25 | 10 | |
Sassari - Teorie e tecniche dell'informazione | 20 | 15 | 10 | 5 |
Torino - Beni culturali archivistici e librari | 19 | 5 | 10 | |
Trento - Scienze dei beni culturali | 15 | 9 | ||
Trieste - Scienze dei beni culturali | 33 | 3 | 3 | |
Udine - Conservazione dei beni culturali | 6 | 1 | 6 | 4 |
Viterbo - Scienze della documentazione | 18 | 6 | 12 | 12 |
Laurea a distanza - Operatore dei beni culturali (Consorzio Nettuno) | 8 | 8 | ||
Lauree specialistiche | A | B | C | D |
Arezzo - Libro-testo-comunicazione (Univ. di Siena) | 10 | |||
Fermo - Archivistica e biblioteconomia (Univ. di Macerata) | 11 | 18 | ||
Firenze - Scienze archivistiche e librarie | 24 | 36 | ||
Genova - Archivistica e biblioteconomia | (*) | 10 | 20 | |
Pavia - Scienze archivistiche, documentarie e biblioteconomiche | (*) | 35 (**) | ||
Pisa - Scienze archivistiche e biblioteconomiche | 20 | |||
Ravenna - Cooperazione internazionale e tutela dei diritti e dei beni etno-culturali, piano alternativo archivista e bibliotecario della cooperazione internazionale (Univ. di Bologna) | 22 | 9 | 9 | 27 |
Roma, La Sapienza - Archivistica e biblioteconomia | 4 | 4 | 4 | |
Roma, Tor Vergata - Archivistica e biblioteconomia | (*) | 30 | ||
Trieste - Archivistica e biblioteconomia | (*) | 6 | 3 | |
Udine - Archivistica e biblioteconomia | 20 | |||
Urbino - Scienze dei beni culturali | (*) | 30 (***) | ||
Venezia - Archivistica e biblioteconomia | 8 | |||
Viterbo - Gestione e valorizzazione della documentazione scritta e multimediale | (*) | 42 (***) |
(*) Altre conoscenze linguistiche non precisate
(**) Comprende anche discipline sociologiche
(***) Sono compresi anche i crediti della triennale
(****) Non rilevabile al momento
Sarebbe non solo ingiusto, ma sbagliato voler trarre delle graduatorie da una tabella solo numerica come questa, che peraltro non è completa, sia perché in qualche caso l'URL relativa non ha risposto, sia perché ci sono situazioni (come quella di Lingue di Bologna) nelle quali i crediti delle singole discipline non sono scorporabili. Inoltre in alcune lauree specialistiche il conto dei crediti viene cumulato con quelli della triennale e quelli degli insegnamenti di lingue straniere sono conteggiati insieme alla prova finale, ad abilità informatiche ecc.
Tuttavia mi sembra che nelle Lauree di primo livello vada segnalata quella di Firenze (indirizzo DemoEtnoAntropologico) che raggiunge la cifra complessiva di 66 crediti, mentre nelle specialistiche emerge il piano alternativo "Archivista e bibliotecario delle cooperazione" nell'ambito della Laurea in Cooperazione internazionale e tutela dei diritti e dei beni etno-culturali di Ravenna, che peraltro è l'unica a non appartenere alla classe 5/S delle specialistiche, bensì all'88/S (Scienze per la cooperazione allo sviluppo). Questo piano alternativo (che è inserito in una laurea non dell'area Conservazione dei beni culturali, ma del gruppo di Scienze politiche), garantisce 67 crediti nelle quattro aree della tabella. Se invece affrontiamo i dati area per area, notiamo che nelle discipline linguistiche (dalle quali abbiamo escluso la lingua italiana), emergono Sassari nelle triennali (Teorie e tecniche dell'informazione) con 20 crediti e Ravenna nelle specialistiche con 33. Nell'area sociologico-antropologica c'è una supremazia di Firenze (42 crediti) nelle triennali e di Ravenna (9) per le specialistiche. Nel gruppo C (discipline storico-geografiche, dalle quali sono esclusi gli insegnamenti di storia moderna e/o contemporanea perché presenti in tutti gli ordinamenti) emerge Viterbo con 12 crediti nelle lauree triennali e Firenze con 24 nelle specialistiche. L'ultimo dato della tabella riguarda l'area giuridico-economica (che ho accorpato forse un po' arbitrariamente). Qui c'è ancora Firenze a primeggiare con 18 crediti per la triennale e 36 nella specialistica. Nella triennale di Firenze va segnalato però che i 18 crediti sono il massimo di una opzione che ha come soglia minima 6. Perciò sembra utile segnalare anche i 14 crediti di Fermo che invece sono un dato obbligatorio. Infine possiamo aggiungere, su cortese segnalazione del Prof. Paolo Traniello, che all'Università di Roma III è in cantiere un Corso di perfezionamento in Promozione e organizzazione della lettura e dell'informazione in ambiente multiculturale.
A fronte di una prima ricognizione, possiamo dire, che nel panorama dell'offerta universitaria di primo e secondo livello, la figura del bibliotecario "multietnico" non emerge come una specializzazione particolarmente visibile. Se questo poi sia un male o un bene (ripensando a quanto detto inizialmente) può essere ancora da stabilire. Certo che su questo terreno varrebbe la pena di lavorare, anche mettendo insieme le risorse di più facoltà, se non di più atenei, ma soprattutto mettendo in campo un confronto più articolato con la professione e con l'Aib in particolare. Se non ci fosse una certa inflazione dei master, verrebbe anche la voglia di suggerirne uno specifico, magari da gestire in cooperazione da una o più Università e dall'Associazione.
[1] Giovanni Solimine, Le culture della biblioteca, i saperi del bibliotecario, "Biblioteche oggi", 22, n. 4 (maggio 2004), pp. 17-26.
[2] Franz Berger, Europa ante portas: riflessioni sull'offerta formativa delle università italiane con l'avvento del sistema 3 +2, "Bollettino AIB", 41 (2001), 4, p. 481-492.
[3] Alberto Petrucciani - Simona Turbanti, I corsi universitari dopo la riforma: per un'analisi dei contenuti delle offerte didattiche, ivi, p. 493-500.
[4] Rapporto sulle biblioteche italiane 2001-2003, a cura di Vittorio Ponzani, direzione scientifica di Giovanni Solimine, presentazione di Miriam Scarabò. Roma: AIB, 2004; Rapporto sulle biblioteche italiane 2004 a cura di V. Ponzani, direzione scientifica di G. Solimine, presentazione di M. Scarabò. Roma: AIB, 2004.
[5] Cfr. Yves Porter, Quelques aspectes de l'histoire de l'imprimerie persane, "L'Afrique et l'Asie moderne", 146 (1985), p. 90-97. Né mancano interessanti liaisons con l'Italia. Cfr. ad esempio Changiz Davarpenah, Il primo giornale a stampa iraniano e l'Italia (1853-1856), "Rivista degli studi orientali", 70 (1996), p. 199-225.
[6] Lucien X. Polastron, Livres en feu. Histoire de la destruction sans fin des bibliothèques. Paris: Éd. Denoel, 2004. Si segnala la ricca bibliografia.
[7] Consultabile all'URL http://www.aib.it/aib/form/form.htm3. L'ultima consultazione in vista degli atti a stampa è del 31.1.2005.