[AIB-WEB] Associazione italiana biblioteche. 49. Congresso

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49. Congresso nazionale AIB

AIB2002

Mercoledì 16 ottobre 2002: ore 9,30-13,00
Roma EUR, Palazzo dei congressi
Sala Campidoglio

Per un indice delle risorse digitali: un'estensione del Servizio bibliotecario nazionale


Anna Maria Mandillo

Il deposito legale delle risorse digitali

Il dibattito in Europa sul deposito delle pubblicazioni elettroniche è in pieno sviluppo ed è di ghrande rilievo. La materia complessa, da esaminare sotto diversi aspetti, non consente ancora di costruire linee di comportamento comuni per i paesi dell'UE. I punti di osservazione a livello comunitario sono molteplici e indirizzati ancora, mi sembra, a ben delimitare il campo d'azione prima di offrire soluzioni stabili e di agevole applicazione nelle diverse realtà.
In Italia ci troviamo in una situazione difficile. A differenza di altre nazioni che hanno nel corso degli anni ( da circa trenta anni) trattato gradualmente i temi e i problemi del deposito legale in relazione allo sviluppo e ai cambiamenti della produzione editoriale e sono andate, quindi, di pari passo a rinnovare le normative a riguardo, noi non siamo riusciti ad apportate alcuna modifica alla legge del 1939, pur se ,a partire dagli anni settanta, in tutte le legislature che si sono succedute fino all'attuale, la XIV, diversi disegni di legge sono stati presentati allo scopo di rinnovare la legge del deposito legale.

Sono stati promossi da diverse forze politiche, dal Ministero per i beni culturali, dall'AIB e da altre associazioni professionali, ma non hanno mai compiuto in Parlamento il cammino completo per diventare legge. In generale, per una strana sorte, quando l'iter parlamentare sembrava concludersi, l'atteso momento dell'approvazione finiva sempre col coincidere con la caduta della legislatura anzitempo e si doveva ricominciare da capo nella legislatura successiva.
Se pensiamo a quante legislature sono passate invano,non possiamo far altro che rammaricarci per l'inesorabile scorrere del tempo e riflettere sul tiepido e la non approfondita conoscenza delle caratteristiche del deposito che finora sono stati mostrati dal Parlamento. Al deposito legale sembra siano appassionati solo i bibliotecari.

È vero che gli argomenti che la sostanziano non potranno animare grandi battaglie politiche, ma hanno tuttavia uno spessore culturale tale che dovranno al momento giusto ( forse non questo attuale) attirare l'attenzione dei legislatori.
Le leggi sul deposito legale sono chiaramente indirizzate a salvaguardare un interesse generale nazionale poiché assicurano la conservazione , la documentazione e l'accesso dei cittadini alle opere pubblicate nel Paese.
La collezione nazionale che si costituisce con il deposito legale gioca indubbiamente un ruolo fondamentale in una politica nazionale di libertà d'espressione e di accesso alla conoscenza.

Al momento attuale , è vero, ci si presentano tutti insieme i problemi non risolti nel tempo e la strada che abbiamo davanti appare decisamente in salita.
Una descrizione dello stato dell'arte potete leggerla in una mia relazione pubblicata su AIB notizie del mese di marzo scorso. La vicenda del deposito legale è sintetizzata fino ad arrivare alla presentazione degli ultimi disegni di legge al Senato alla fine del 2001: uno governativo (AS894), l'altro del gruppo DS-Ulivo (AS 1057).

Qui ricordo soltanto che alla base di questi disegni di legge c'è una proposta dell'AIB dell'estate 2001, nata dall'esigenza di rivedere ed aggiornare il testo presentato nella precedente legislatura, introducendovi quelle esigenze di novità messe in luce dal dibattito internazionale e tenendo conto dei cambiamenti rilevanti nel settore dell'editoria. Nell'art. 3 l'obbligo della consegna è stato esteso ai documenti diffusi su supporto informatico ed ai documenti diffusi tramite rete informatica. Ai criteri di scelta e alle modalità di deposito dovrà provvedere una commissione appositamente costituita.

La Direzione generale per i beni librari ha accolto la proposta dell'AIB ed ha avviato il lavoro regolamentare proponendola di nuovo al Ministro per i beni culturali e agli uffici competenti a curarne la stesura definitiva prima della presentazione al Parlamento come disegno di legge governativo.
La proposta è stata anche presentataa parlamentari di diversa appartenenza politica ed il gruppo DS -Ulivo ha ritenuto opportuno accoglierla e presentarla nella sua interezza.
Il testo del ddl governativo,rispetto alla proposta predisposta dall'AIB ( proposta che potete vedere sul sito dell'Associazione), è stato molto ridotto: sono stati eliminati dal ddl gli articoli significativi, a nostro parere, che indicavano i depositanti, i depositari, il numero degli esemplari da consegnare e le tipologie di materiali.
Tutta questa materia è stata rinviata ad un regolamento successivo ( da emanarsi ai sensi dell'art.17, comma 1 della legge n.400 del 1988 entro sei mesi ).

E` vero che un regolamento è strumento più agile, che può essere adeguato più facilmente ai cambiamenti dei quali abbiamo parlato, ma queste modifiche generano molte perplessità. Con queste modifiche,infatti, si rinvia al decreto successivo (art. 3) la regolamentazione dei depositi di primaria importanza ( le biblioteche nazionali ,la biblioteca territoriale , gli istituti specializzati responsabili a livello nazionale della conservazione di specifiche tipologie di documenti) e si lasciano invece nel testo(art.4 le altre fattispecie di deposito, cioè il deposito delle pubblicazioni ufficiali per le biblioteche della Camera , del Senato e del Ministero della giustizia, il deposito a richiesta per le stesse biblioteche delle altre opere edite dagli organi dello stato, delle regioni, degli enti locali ed enti pubblici ed il deposito a richiesta anche per la biblioteca centrale del CNR delle opere inerenti alle aree della scienza e della tecnica. Ci troviamo quindi per il momento di fronte ad una situazione che privilegia le altre fattispecie di deposito che saranno esaminate in Parlamento ed avranno valore di legge, e che penalizza invece i depositi primari, quelli per i quali soprattutto è richiesta e si giustifica la nuova legge ,stabilendo per questi la trattazione in una norma di secondo livello.

Una volta avviato il dibattito sono venute alla luce queste contraddizioni nel confronto tra i due ddl. e nella presentazione di diversi emendamenti. Le divergenze determinatesi tra maggioranza ed opposizione non hanno consentito di continuare la discussione in commissione in sede deliberante ed il provvedimento è stato rimesso il 29.5.2002 all'assemblea. Sarà perciò discusso in aula in tempi più lunghi. Per il momento è difficile fare previsioni.
Ci auguriamo perciò che nel confronto in Parlamento tra i diversi disegni di legge questa situazione sia esaminata con la necessaria attenzione e che alla conclusione del dibattito il testo definitivo ne esca migliorato.
Ma il tempo dell'attesa potrebbe essere utilmente impiegato anche in Italia per chiarire i problemi legati soprattutto al deposito delle pubblicazioni digitali.

Utili alla riflessione sono alcuni documenti e progetti che accompagnano il dibattito internazionale.
Nelle Guidelines for legal deposit legislation di Jules Larivière ( direttore della Biblioteca di diritto dell'Università di Ottawa), che aggiornano le precedenti del 1981 sono messi bene in luce i problemi che si trovano di fronte coloro che devono aggiornare le leggi.
Lo studio è stato promosso dall'UNESCO e dall'IFLA ed è facilmente reperibile nelle lingue inglese francese e spagnolo sul sito dell'Unesco (www.unesco.org/webworld/index)
Di particolare interesse è il capitolo dedicato alle pubblicazioni digitali.

È un problema rilevante oggi in tutte le biblioteche depositarie di non venir meno ai propri compiti mancando l'acquisizione delle opere digitali tra quelle raccolte mediante il deposito legale. Non potrà il grande sviluppo tecnologico cambiare gli obiettivi primari del deposito legale.
È una sfida della società dell'informazione alla quale non possiamo sottrarci. Vorrei quindi sintetizzare gli aspetti più importanti.
Prima di tutto, quando parliamo di pubblicazioni elettroniche in rapporto al deposito, devono essere considerate non solo le pubblicazioni off line, ossia quelle che sono diffuse su un supporto ( cd -rom, dischetti,e ogni altro supporto fisico) denominate autonome nello studio, ma anche le pubblicazioni diffuse on line . C'è da osservare infatti che la distribuzione in rete di tipologie diverse di documenti ( testi, immagini, musica) è in continuo crescita.

Già da tempo soprattutto le pubblicazioni periodiche non hanno più all'origine un supporto fisico e sono disponibili solo in rete.
Se le pubblicazioni elettroniche autonome, cioè su un supporto fisico, sono più facilmente assimilabili alle pubblicazioni a stampa, occorre tuttavia considerare che, richiedendone il deposito, bisogna anche garantire la loro conservazione e l'utilizzo nel tempo regolandone contestualmente l'accesso da parte degli utenti e stabilendo a tal fine accordi con chi ha i diritti su tali opere secondo le norme del diritto d'autore. Le pubblicazioni on line infine costituiscono la parte più complessa in una legge del deposito, sia per quanto riguarda le modalità di acquisizione da parte delle biblioteche e gli altri istituti depositari, sia per i problemi dell'utilizzo pubblico.
Per le prime, tra le soluzioni possibili, sembra essere preferito il trasferimento dei siti web, mediante una periodica raccolta (harversting), operata da parte delle biblioteche in idonei depositi (repositories )approntati dalle stesse biblioteche per garantire con adeguate risorse, economiche e tecnologiche, l'autenticità delle opere e la loro conservazione nel tempo.

Dalle Guidelines, che rispecchiano in modo documentato il dibattito internazionale, viene chiara l'indicazione condivisa da un gran numero di paesi secondo la quale, nonostante le varie difficoltà, le opere on line devono essere inserite nelle leggi sul deposito legale. Una volta affermato l'obbligo in nome degli obiettivi di fondo della legge, sarà indispensabile, anche se non subito, stabilire gradualmente modalità idonee alla conservazione ed alla fruizione di tali opere in modo che le biblioteche e gli altri istituti depositari possano continuare a svolgere il loro ruolo di mediazione tra le fonti della conoscenza e gli utenti.
Per le modalità di accesso da parte degli utenti devono essere stabiliti accordi (licenze) con gli aventi diritto.

Uno starting point per avviare un positivo dialogo con gli editori è il documento della Conferenza delle Biblioteche nazionali CENL e della Federazione degli editori europei FEP diffuso nel 2001 (che va sotto il nome di Statement on codes of practice for the voluntary deposit of electronics publications) che delinea un codice di comportamento per il deposito volontario delle opere elettroniche stabilendo alcune regole di fondo. Soprattutto interessanti sono quelle rivolte a regolamentare l'accesso alle opere da parte degli utenti delle biblioteche depositarie.
Come molte dichiarazioni di principio il rischio è che rimangano tali, e non calino nella realtà dei vari paesi. Teniamo presente che lo Statement è stato preparato da un comitato congiunto di rappresentanti delle associazioni degli editori e delle biblioteche nazionali europee. E' utile perché mette a fuoco i problemi, ma per diventare pratica quotidiana deve essere fatto conoscere più ampiamente tra gli editori e le biblioteche e trovare consensi.

Ma una maggiore presa di coscienza della realtà viene attualmente dall'azione intrapresa, a livello europeo, dal progetto TEL (The European Library), al quale partecipano otto paesi, tra i quali , l'Italia, con le Biblioteche nazionali centrali di Roma e di Firenze e con l'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche.
L'obiettivo di TEL è quello di creare nei trenta mesi di sviluppo del progetto (febbraio 2001-luglio2003), ora prorogati a gennaio 2004, un quadro di riferimento utile a consentire l'accesso alle maggiori collezioni nazionali, a partire da quelle dei paesi partecipanti.
Il tema del deposito legale è centrale nel progetto, soprattutto per le opere digitali, ed è stato oggetto di due indagini, condotte tra le biblioteche nazionali e tra gli editori per evidenziare i rispettivi punti di vista sulle delicate questioni della raccolta e della conservazione dei prodotti digitali. L'analisi dei risultati delle due indagini dovrà tradursi in un documento propositivo finale che offrirà linee di comportamento utili ad armonizzare i rapporti tra biblioteche ed editori ed a stabilire più solide condizioni di lavoro tra i due mondi.

In conclusione è bene che approfondiamo il dibattito anche in Italia su alcuni aspetti:

Un esempio di tali accordi è quello stabilito tra la c asa editrice ELSEVIER e la Biblioteca reale olandese per la raccolta e l'uso dei periodici elettronici.

Per raggiungere questi obiettivi è opportuno tenere aperto il dialogo tra gli editori, i produttori e le istituzioni depositarie, cercando soluzioni di mediazione tra le esigenze degli aventi diritto sulle opere e le esigenze degli utenti delle biblioteche di accedere alla collezione nazionale nella sua interezza, come è avvenuto finora per le pubblicazioni a stampa.
Sono state quindi messe in campo iniziative diverse,in questi ultimi anni, tradotte in progetti sperimentali ed in occasioni di confronto.
Ad esempio, tra i progetti ricordo NEDLIB –( Networked European Deposit Library), promosso nei Paesi Bassi che ha coinvolto dal 1998 al 2000 dodici istituzioni bibliotecarie europee, tra le quali la BNCF, per la sperimentazione dell'accesso, sia in sede che a distanza, alle pubblicazioni elettroniche costituendo le infrastrutture di rete necessarie per il deposito legale di queste pubblicazioni e per la loro conservazione nel tempo.

In Italia è stato fatto un tentativo in tale direzione con il progetto sperimentale promosso dalla Direzione generale per i beni librari. Il progetto, denominato EDEN, (editoria elettronica nella biblioteca nazionale di Firenze) è stato attuato in un anno o poco più e si è concluso a luglio del 2000.Tale progetto aveva il fine di sperimentare una forma di deposito volontario delle pubblicazioni elettroniche autonome da parte degli editori e la contestuale descrizione delle opere nella Bibliografia nazionale da parte della biblioteca che ha anche tentato la via dell'accordo con gli editori per offrire agli utenti, nella sede della biblioteca, un accesso controllato a tali pubblicazioni.
Credo che debbano essere riprese e sviluppate iniziative similari, utili a tenere desta l'attenzione sul problema e a rappresentare in modo adeguato alla mutata realtà della società dell'informazione le esigenze degli editori e delle biblioteche.


Copyright AIB 2002-12-12, ultimo aggiornamento 2002-12-12 a cura di Gabriele Mazzitelli
URL: http://www.aib.it/aib/congr/c49/mandillo.htm

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