Nome italiano - cognome arabo. Nata in Italia da genitori marocchini, parlante dialetto marocchino come lingua di comunicazione familiare - lingua veicolare - e vacanze estive in Marocco. Scuola frequentata tutta in Italia ad eccezione di due anni di scuola media a Casablanca alla Scuola italiana (il suo livello di arabo standard, non dialettale, non le consentiva di frequentare la scuola statale arabofona né il suo livello di francese la scuola francese).
Sara (che ovviamente non si chiama Sara) non sapeva leggere l'arabo (ma ha chiaramente imparato in fretta) e non conosceva la grammatica araba (sulla quale suda quasi al pari dei suoi colleghi italiani). Sara perciò ha una conoscenza del suo paese d'origine e della cultura del suo paese d'origine per così dire esclusivamente "personale". Ogni suo sapere organizzato (scolastico) ha seguito i curricula scolastici italiani (e non mi dilungo sul poco spazio concesso al mondo periferico o esterno all'Occidente - queste sono cose note).
In breve: Sara ha atteso con impazienza di conseguire la licenza liceale per poter cominciare a studiare la sua cultura d'origine. Con parole sue: "per acquisire strumenti che mi consentano di difendere la mia cultura d'origine", con parole mie: "per poter dare pari dignità alla sua cultura d'origine nei confronti della sua cultura di vita. In somma sintesi per poter approdare a quella cultura delle differenze che permetterà a tutti noi di vivere in un mondo equo".
Vi ho raccontato la storia di Sara come paradigma del fatto che la realtà cambia più in fretta della teoria che faticosamente le stiamo cucendo attorno, e perciò abbisogna di strumenti diversi da quelli che ancora stiamo cercando di individuare.
Per quanto concerne le problematiche che interessano noi, oggi e qui, davanti a situazioni come quella di Sara - che non è stata, non è e soprattutto non sarà la sola a trovarsi in questa situazione - sorge spontanea una domanda:
A quali dei soggetti di questa storia deve rivolgersi una biblioteca?
A Sara? ai genitori di Sara? ai compagni di scuola e di vita di Sara?
E poiché oserei dire che la biblioteca dovrebbe rivolgersi a tutti e tre i soggetti: In che modo? offrendo cosa? acquisendo quali testi?
Quel che sto cercando di dire è che la sola acquisizione di testi nelle lingue di origine dei cittadini non italiani residenti su territorio italiano non soddisfa le esigenze di una utenza che va, sempre più, diversificandosi.
I libri in arabo, utili e talvolta indispensabili per i genitori di Sara, sono per Sara e per le persone con cui Sara vive "libri in lingua straniera".
L'editoria in lingua inglese e spagnola e soprattutto francese - vista la più lunga attività editoriale, ovviamente inerente ai temi in oggetto, in altri paesi - offre molte e diversificate possibilità. Perciò, l'acquisizione dei testi in queste lingue può risultare utile e indispensabile sia per i genitori di Sara che per Sara stessa, che per i suoi compagni di scuola e di vita, anche se chiaramente i testi in italiano restano di fondamentale importanza, nonostante i deficit della produzione editoriale italiana sull'argomento (anche qui non mi dilungo ma certamente converrete con me sul fatto che si pubblichino infinite varianti sullo stesso argomento e si eludano altri e ben più importanti campi).
Non vorrei che mi credeste più sprovveduta di quanto sono. Mi rendo perfettamente conto che quanto ho detto può essere riassunto in: "già è difficile procurarsi i libri in italiano - sapere quali sono i testi utili in materie che ci sono pressoché estranee; già è più che difficile riuscire a districarsi nel panorama editoriale europeo, figuriamoci per esempio nella produzione maghrebina - o libanese, o egiziana - in lingue occidentali; quelli di noi che ci hanno provato hanno toccato con mano quanto sia quasi impossibile acquisire testi in arabo... e adesso ci dicono che bisognerebbe lavorare sui tre fronti contemporaneamente".
Sono in grado di comprendere perfettamente. Negli anni ho visto - come molti di voi - molte frustrazioni smorzare meravigliosi entusiasmi, molte difficoltà mettere in crisi progetti appassionati/appassionanti, ho visto molto spesso soggetti diversi ripercorrere le stesse tappe incappando nelle stesse difficoltà, ho visto l'inutilità ai fini pratici di compilazioni bibliografiche che non tengono conto di giudizi critici sui testi indicati, ho visto compilare bibliografie che nulla avevano in comune con gli scopi cui dovevano servire. E sono giunta alla conclusione che nessuna biblioteca, da sola, abbia le risorse per creare da quasi zero un settore che ancora non c'è e che è in continua evoluzione. Credo però che le singole biblioteche possano identificare gli strumenti di cui hanno bisogno e che l'insieme delle biblioteche possa "commissionare" questi strumenti e che i suoi delegati siano in grado di saggiare la bontà del prodotto commissionato. Sto parlando della messa in comune delle risorse, ma anche di potere contrattuale.
Vi faccio un esempio inerente alla mia materia, la letteratura araba contemporanea.
Se io fossi un bibliotecario, di quali strumenti avrei bisogno per fare della mia biblioteca un centro specializzato in letteratura araba contemporanea? Oppure: di quale strumento avrei bisogno per poter serenamente decidere quale direzione dare alla mia biblioteca? Come posso definire quante - e quanto utili - risorse dedicare alla letteratura araba contemporanea per offrire un servizio utile e indispensabile alla mia utenza?
Se io fossi un bibliotecario, avrei bisogno di un testo di riferimento, un repertorio che mi elencasse i volumi usciti in lingua italiana, dandomi alcuni dati essenziali sul contenuto del testo e sul suo autore (non una lista di titoli, quindi, ma un percorso ragionato che mi permetta di valutare il testo); vorrei anche delle indicazioni sulla produzione dell'autore che non è reperibile in traduzione italiana: vorrei sapere cosa esiste in altre lingue occidentali e cosa invece è ancora in attesa di traduzione; vorrei avere i titoli in lingua originale e le indicazioni necessarie per risalire alla casa editrice originale e/o al modo di reperire i testi; in qualche caso particolare, vorrei anche una ricerca sull'area di mio interesse che mi desse informazioni sulle case editrici, sia italiane che straniere, e sulle possibilità di acquisirne i testi; dulcis in fundo, queste indicazioni le vorrei non aggiornate ad oggi, ma in aggiornamento continuo; e infine, nel caso in cui fossi un bibliotecario così fortunato da avere qualche fondo a disposizione, vorrei concrete proposte su eventi da organizzare: incontri con gli autori, presentazioni di libri, tavole rotonde, convegni.
Se possedessi questo strumento, io bibliotecario, potrei ragionare serenamente sull'impiego delle risorse a mia disposizione; potrei, ad esempio, decidere di dare priorità a un genere, a un paese, a un singolo autore; potrei identificare un numero di testi da presentare in versione originale affiancata dalla versione in traduzione; potrei decidere, partendo dalle mie acquisizioni, di organizzare un evento che le metta in luce; viceversa, potrei organizzare i miei acquisti partendo da un evento in programmazione.
Tutto ciò, chiaramente, si riferisce ad un solo segmento di sapere, la letteratura araba contemporanea, e dà per assodata la necessità del ricorso ad un "esperto". Gli "esperti", comunque, quando sono esperti davvero, sono esperti di piccole nicchie di sapere, quindi bisognerebbe rivolgersi ad un esperto per ogni segmento e di conseguenza ad un numero di esperti tale da non poter essere affrontato che dal sistema nel suo insieme. E a questo punto mi sembra quasi banale sottolineare il fatto che la ricerca ad ampio raggio commissionata all'esperto di un particolare segmento non può e non deve essere fatta e rifatta in ogni angolo d'Italia. E' dalla messa in comune di tutti i segmenti così analizzati che si può ottenere una visione d'insieme utile, quando non indispensabile. E' da questa ricerca complessiva che ogni singola biblioteca può attingere quanto ritiene utile per la sua utenza, quanto ritiene importante divulgare presso il suo pubblico.
Di qui la necessità di procedere per piccoli progetti, questa volta sì, affidati alle risorse locali. Piccoli ma ben articolati, ben seguiti e giudicati con cognizione di causa, forti della messa in comune delle risorse acquisite. Messi in rete per fornire a tutti gli spunti per partire e poi costruire, ognuno, il suo particolare percorso. In questo modo, e forse solo in questo modo, saremo utili alle mille Sara che frequenteranno le nostre biblioteche.