XLVIII Congresso nazionale AIB
AIB2001
Roma, Giovedì 4 ottobre 2001, ore 10-13
EUR, Palazzo dei congressi, Sala Campidoglio
Linee guida per la visualizzazione negli OPAC
Presentazione, discussioni correlate, confronto con alcuni OPAC italiani
Maurizio di Girolamo e Claudio Gnoli
Siamo stati incaricati di presentare le linee guida prodotte dall'IFLA riguardanti le forme di visualizzazione nei cataloghi in rete, per introdurre il dibattito sull'attuale situazione degli OPAC nel nostro paese. Il documento dell'IFLA [1] è stato pubblicato nel 1998 in una prima versione, curata da Martha Yee, ma attualmente è stato ritirato dal Web, in attesa di una nuova edizione prevista per i primi mesi del 2002. Questa situazione è sintomatica di un ripensamento complessivo della materia, influenzato probabilmente anche dal dibattito sviluppatosi in merito sulla letteratura professionale, di cui riferiremo più avanti.
L'indagine che ha portato all'elaborazione delle linee guida ha origine con un progetto di valutazione degli OPAC universitari, che nel 1994 prese in esame 12 cataloghi canadesi con interfaccia a carattere e 10 cataloghi canadesi e statunitensi con interfaccia web: il metodo consistette nel verificare, attraverso un questionario, la funzionalità di tali strumenti. I risultati dell'indagine furono poi pubblicati in un articolo di Joan Cherry [2], nel quale l'autrice evidenziava altresì una serie di punti critici per i quali i cataloghi esaminati si discostavano dalle raccomandazioni sulla funzionalità già disponibili in letteratura.
Nel frattempo, al proprio congresso del 1997 tenuto a Copenhagen, l'IFLA decise la costituzione di un gruppo di lavoro (task force) dedicato a questi problemi, comprendente esperti provenienti dalle sezioni di catalogazione, indicizzazione (controllo bibliografico) e tecnologie dell'informazione. Il primo risultato del gruppo di lavoro è stato appunto la redazione dell'edizione del 1998 delle linee guida.
La struttura del documento, del quale ha brevemente riferito già Scolari [3], si presenta articolata in una parte introduttiva, una serie di 30 principi, una serie di raccomandazioni di carattere generale ed altre raccomandazioni riguardanti aspetti specifici, ed è completata da un glossario che definisce alcuni dei termini tecnici utilizzati.
Le considerazioni presentate come premesse chiariscono che le linee guida:
Quest'ultima premessa suggerisce immediatamente alcune differenze fra la realtà anglosassone che informa le linee guida e quella italiana: nei nostri cataloghi, infatti, la ricerca per forma e genere è di fatto rara; analogamente, la raccomandazione che compare più avanti con il principio 16, di visualizzare le opere su un particolare autore o opera di seguito alle altre, oppure renderle raggiungibili con un collegamento ipertestuale, sembra risentire della diffusione del catalogo dizionario nelle biblioteche anglosassoni, mentre è raramente realizzata in Italia. La ricerca per soggetto nei nostri cataloghi è di solito offerta, ma molti archivi presentano gravi lacune di completezza, coerenza, rinvii sindetici: l'utente, che tende a riporre grande fiducia in questo campo, è così fuorviato e indotto a sottostimare il richiamo; la ricerca per classi, infine, è male sfruttata, in particolare mancando quasi sempre gli equivalenti in lingua naturale accanto ai codici delle classi [4, 5]. Sebbene, come è ricordato da Scolari [2], alcune indagini suggeriscano che gli utenti non amino la ricerca per classi, probabilmente il suo scarso utilizzo è dovuto, più che a limiti intrinseci, ai modi approssimativi con i quali viene spesso offerta : anche a livello internazionale, Hunter lamenta una scarsa attenzione verso questo strumento in rapporto alla sua potenziale utilità [6].
Per quanto riguarda le quattro tipiche modalità di ricerca considerate dalle linee guida: per parole nell'intestazione, per inizio esatto della stringa di intestazione, per sequenza di parole (phrase), per parole nell'intera registrazione, si può notare che gli OPAC italiani, a differenza dei grandi cataloghi stranieri, presentano frequentemente come predefinita una maschera per la ricerca in più campi diversi, cosa che induce l'utente inesperto a richiedere troppe condizioni contemporaneamente, diminuendo in tal modo le possibilità di richiamo.
Come abbiamo già accennato, la preparazione delle linee guida e la loro pubblicazione è stata accompagnata da diverse polemiche, riguardanti sia la loro impostazione che il valore stesso dell'individuazione di standard per questo tipo di strumenti: le discussioni si sono sviluppate soprattutto sulla rivista "Information technologies and libraries (ITAL)". Walt Crawford, in particolare, ha contestato l'uso di questionari per la valutazione degli OPAC [7]: il loro uso determinerebbe infatti il frazionamento del giudizio in troppi aspetti, a volte in contrasto tra loro, rendendo inutile il risultato complessivo. In effetti, per stessa ammissione della Cherry, mancando riferimenti ufficiali i quesiti utilizzati erano stati tratti da diverse fonti della letteratura professionale, spesso incoerenti. Secondo Crawford, gli OPAC possiedono caratteristiche esclusive che ne fanno una categoria particolare di sistemi informativi, e anche il Web accentua le loro caratteristiche distintive. La vis polemica di Crawford esplode poi in una digressione sulle linee guida, che si trasforma rapidamente nell'elemento centrale del suo intervento: sostanzialmente, l'OPAC ideale non esisterebbe, e la ricerca di modelli di visualizzazione universalmente validi sarebbe solo uno sterile esercizio accademico.
A tali critiche, la redattrice delle linee guida insorge per difendere il prodotto del proprio lavoro [8], accusando Crawford di non fornire documenti rigorosi a supporto delle sue affermazioni. La risposta di Crawford non si fa attendere [9] ed è altrettanto pungente: ma fra le righe della polemica si individuano contenuti di valore generale. Ad esempio, rispetto al principio 7 che raccomanda di mostrare i rinvii di tipo "vedi" e "vedi anche" nella stessa sequenza alfabetica delle altre intestazioni, Crawford osserva che esso non corrisponde alle reali esigenze degli utenti, costringendoli a troppi passaggi per raggiungere i risultati cercati. Il principio 11, raccomandando di offrire visualizzazioni sintetiche compatte, sarebbe contrario agli elementari principi di usabilità e amichevolezza. Anche il principio 25, che raccomanda l'uso del formato ISBD per demarcare gli elementi delle registrazioni, rappresenta per Crawford un pericoloso segnale di distacco dagli utenti. Si ripropone così la contrapposizione tra la terminologia tecnica dei bibliotecari e le esigenze pratiche degli utenti, che secondo Crawford sono insofferenti di regole e convenzioni, mentre secondo Yee sono in grado di imparare la corretta sintassi del catalogo, della quale potranno così servirsi anche nelle ricerche successive: la letteratura professionale confermerebbe l'avversione e lo smarrimento degli utenti nei confronti dei formati che tentano di semplificare la sintassi ISBD attraverso l'uso di tabelle ed etichette. Il dibattito fra queste due figure, come si vede, rappresenta bene anche la contrapposizione fra l'approccio pragmatico di chi è a contatto diretto con l'utenza e quello accademico di chi considera invece imprescindibile l'applicazione metodica di studi specialistici e circostanziati; anche nella nostra realtà è possibile individuare questi due tipi professionali, i cui ruoli sono naturalmente complementari nella ricerca di un servizio efficiente.
Altre due voci [10, 11] muovono alle linee guida critiche più "accademiche" e analitiche:
La serie dei 30 principi si apre con un esplicito richiamo agli oggetti di possibile ricerca nel catalogo, come vengono definiti dai principi di Parigi: un particolare libro (definito da un autore, o un titolo, o un sostituto adeguato del titolo), le opere di un particolare autore, le edizioni di una particolare opera. I rimanenti principi danno invece indicazioni su specifici aspetti della visualizzazione dei risultati delle ricerche. Tra questi, ne abbiamo scelto alcuni che ci è sembrato particolarmente significativo confrontare con la realtà dei cataloghi in rete italiani.
A questo scopo abbiamo considerato quattro OPAC rappresentativi dei sistemi più utilizzati nel nostro paese: l'accesso web dell'Indice SBN [17], l'interfaccia EasyWeb e l'interfaccia Sebina che (per una scelta di temporanea sperimentazione) interrogano lo stesso archivio dell'Università di Roma "La Sapienza" [18], e il catalogo ALEPH 500 dell'Università di Genova [19]. Le prove effettuate sul comportamento di questi cataloghi non miravano a dare una valutazione complessiva né di questi particolari archivi né dei loro software -- obiettivo per il quale sarebbe stata necessaria un'indagine ben più accurata, anche in considerazione del fatto che le funzioni dei software variano nei diversi cataloghi a seconda di come ciascuna particolare struttura sceglie di configurarle per le proprie esigenze. I risultati emersi vanno quindi presi soltanto come spunto per uno sguardo generale alla situazione attuale delle prestazioni di visualizzazione dei cataloghi italiani.
Il principio 2 riguarda le intestazioni, indicando che un particolare autore, opera o soggetto sono meglio rappresentati da una lista di intestazioni che da un'immediata visualizzazione delle registrazioni corrispondenti, in modo che compaiano anche eventuali intestazioni pertinenti adiacenti. In tutti i quattro cataloghi considerati, questo principio è realizzato nella ricerca per inizio esatto della stringa di intestazione, con la quale viene inizialmente visualizzato un tratto della lista alfabetica delle intestazioni, che è poi possibile selezionare per visualizzare le registrazioni corrispondenti; nella ricerca per parole nell'intestazione, invece, vengono visualizzate subito le registrazioni che rispondono alla richiesta. La scelta fra le due modalità, spesso chiamate "per liste" e "per campi", è offerta da SBN e Sebina a partire dalla stessa maschera di interrogazione, mentre da EasyWeb e ALEPH in una pagina esterna alla maschera.
Il principio 3 raccomanda di prevedere un grande recupero, e quindi essere in grado di gestire efficacemente grandi quantità di registrazioni in risposta a una ricerca. Crawford contesta che il principio non corrisponde alla realtà "sul campo", come sarebbe dimostrato da ricerche sull'OPAC dell'RLG; anche in OPAC di grandissime dimensioni, come quello della Library of Congress, non è la norma trovare molti risultati (molti libri di uno stesso autore, molte edizioni di una stessa opera); e in genere gli utenti non vogliono trovare tutto, ma solo qualcosa. In risposta, Yee cita il progetto inglese BOPAC2 [20], che fronteggia la gestione di grandi quantità di dati bibliografici comportata dalla metainterrogazione di più OPAC attraverso lo standard Z39.50.
Ma, paradossalmente, sono gli stessi artefici di BOPAC2 a contestare su un piano ancora più generale l'impianto delle linee guida [21], in quanto redatte basandosi sulle applicazioni commerciali più diffuse attualmente senza tener conto dei rapidi sviluppi tecnologici, e pertanto obsolete fin dal loro apparire. Nella realtà, ad esempio, Z39.50 permette metainterrogazioni di OPAC aggregando i risultati in gruppi (clumps) manipolabili dall'utente; e l'uso del linguaggio Java consente agevolazioni nella ricerca e nella visualizzazione dei risultati. I vantaggi sono evidenti: velocità nella manipolazione di grandi masse di dati ed estrema personalizzazione da parte dell'utente. Le linee guida spesso si riferiscono a visualizzazioni a schermo pieno, con uso delle barre laterali: ma i futuri OPAC permetteranno di selezionare i risultati pertinenti attraverso evidenziazione dei termini e raffinamento dei risultati. Ancora, gli OPAC attuali basano le visualizzazioni dei risultati sui rigidi formati MARC e AACR2: ma con l'evoluzione delle tecniche di recupero e della struttura delle informazioni stesse, essi cambieranno.
Un'altra critica globale [22] riguarda il rispetto del controllo di autorità negli OPAC; la struttura precoordinata dei cataloghi spesso non si armonizza con le strategie di ricerca dell'utente, per loro natura postcoordinate. Ma proprio questi aspetti, che farebbero propendere per soluzioni del tipo di BOPAC2 basate sulla ricchezza di Z39.50, non devono far sottovalutare le difficoltà incontrate dai metaOPAC a causa delle diversità di regole e standard nei vari OPAC. L'applicazione di Z39.50 a contesti più ampi e meno strutturati degli OPAC, come il Web, dovrà tener conto di tali difficoltà, pena l'inefficacia della ricerca.
Il principio 5 raccomanda di evidenziare l'autore, opera o soggetto cercato nella visualizzazione risultante. Il principio vale per le ricerche per autore, opera o soggetto: in altri casi, se seguito contrasterebbe con altri principi (25) e raccomandazioni (8, 10). La prova effettuata, che ha senso per la modalità di ricerca per inizio della stringa di intestazione, ha mostrato che soltanto gli OPAC SBN e EasyWeb evidenziano l'intestazione cercata, mentre Sebina e ALEPH si limitano a porla in prima posizione nell'elenco.
Con il principio 15 si passa dal modo condizionale all'imperativo, prescrivendo di non troncare le intestazioni nel visualizzarle in risposta a una ricerca. Il test, effettuato richiedendo nel campo autore un'espressione molto lunga ("Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche"), ha dato esito positivo in tutti i cataloghi esaminati.
Il principio 18 raccomanda di visualizzare le variazioni di titolo dei periodici, evidenziando le relazioni cronologiche. I titoli precedenti e successivi a "Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana. Parte prima. Serie generale" sono visualizzati variamente nei cataloghi esaminati: SBN e ALEPH 500 soddisfano pienamente il requisito; EasyWeb visualizza i collegamenti ma non permette di selezionare l'altro titolo anche quando è posseduto; Sebina non li visualizza affatto, nonostante si possa verificare che l'informazione è presente nei dati registrati in formato UNIMARC. Tutti e quattro i cataloghi soddisfano invece il principio 22, relativo alla visualizzazione della relazione gerarchica fra un'opera e le sue parti.
Infine il principio 26, che raccomanda di adottare come predefinita per la visualizzazione di una singola registrazione quella completa, è anch'esso sempre soddisfatto dai cataloghi esaminati. Questo principio appare particolarmente adatto per le monografie, piuttosto che per le risorse elettroniche o i periodici, ai quali possono trovarsi associate moltissime localizzazioni che renderebbero la pagina poco maneggevole: infatti nel catalogo nazionale di periodici ACNP la visualizzazione delle localizzazioni è separata dalla scheda che descrive il periodico.
Le 14 raccomandazioni generali riprendono vari aspetti della visualizzazione formulando indicazioni complementari a quelle dei principi: a questo proposito, la scansione degli argomenti nelle linee guida appare piuttosto irregolare e frammentaria. Infine, vengono formulate raccomandazioni specifiche riguardanti i nomi, le opere, i soggetti, le opere su un autore e gli esempi di genere o forma, la classificazione, le ricerche per titolo, le ricerche per parola in tutti i campi e per sequenze di parole.
Questa breve rassegna dovrebbe essere sufficiente per far comprendere la complessità del tema "visualizzazione dei risultati" nei nostri OPAC, a torto giudicato "di nicchia" nel panorama della letteratura professionale corrente, pieno di biblioteche ibride, servizi a distanza, portalizzazione, etc. Troppo spesso scelte poco avvedute in fatto di presentazione, in OPAC come in siti web in generale, possono incidere fortemente, in senso negativo, sull'efficacia di strumenti di ricerca estremamente raffinati e potenti.
Ci auguriamo che la prossima uscita delle linee guida IFLA aggiornate consentirà anche in Italia un esame approfondito della loro applicabilità nei nostri OPAC e contribuirà al miglioramento di questi ultimi in termini di usabilità ed efficacia informativa. La CNUR dell'AIB si candida fin da ora all'approfondimento di questi temi.
[1] Guidelines for OPAC displays / prepared for the IFLA task force on guidelines for OPAC displays by Martha M. Yee. November 24, 1998.
[2] Bibliographic displays in OPACs and web catalogs: how well do they comply with display guidelines? / Joan M. Cherry, Information Technology and Libraries, 1998, 17 (3), p. 124-137.
[3] Efficacia vs facilità: linee di evoluzione degli OPAC / Antonio Scolari. In: Convegno La biblioteca amichevole, Milano, 11-12 marzo 1999. Pubbl. anche in: "Biblioteche oggi", 17 (1999), n. 5, p. 18-26.
[4] Intervento di Eugenio Gatto. In: Quali spazi per le classificazioni? Tavola rotonda organizzata dalla sezione Piemonte dell'AIB, Torino, 20 gennaio 2001. [Resoconto a <http://mate.unipv.it/biblio/isko/doc/spazi.htm>; vedere anche la successiva indagine nazionale "Opac semantici" <http://mate.unipv.it/biblio/sem/>, ispirata alla stessa prospettiva.]
[5] "Scaffali telematici": una rianimazione del catalogo classificato. In "Bibliotime", n. s., 4 (2001), n. 1. <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iv-1/gnoli.htm>.
[6] Do we still need classification? / Eric Hunter. In "The future of classification", ed. by Rita Marcella and Arthur Maltby. Aldershot: Gower, 2000.
[7] Webcats and checklists: some cautionary notes / Martha M. Yee, Information Technology and Libraries, 1999, 18 (2), p. 100-103.
[8] Response to "Webcats and checklists: some cautionary notes" / Martha M. Yee, Information Technology and Libraries, 1999, 18 (4), p. 225-226.
[9] Response to Martha Yee's Letter / Walt Crawford, Information Technology and Libraries, 1999, 18 (4), p. 226-227.
[10] General comments to "Guidelines for OPAC displays" / ALA task force on the review of the IFLA guidelines for OPAC Displays. Aprile 1999. <http://www.ala.org/alcts/organization/ccs/ccda/tf-opac2.html>.
[11] HYK/Linnea-palvelut / Liisa Sten. Finlandia, 1999.
[12] Linee guida per l'accessibilità ai contenuti del Web: raccomandazione del W3C del 5 maggio 1999 / redazione di Wendy Crisholm, Gregg Vanderheiden, Ian Jacobs; traduzione italiana di Vanni Bertini, Michelangelo Bottura, Annalisa Cichella, Maria Cristina Giavoni, Adelmo Taddei. <http://www.aib.it/aib/cwai/WAI-trad.htm>, AIB, 2000.
[13] Web-based OPACs: between tradition and innovation / Virginia Ortiz-Repiso, Purificación Moscoso, Information Technology and Libraries, 1999, 18 (2), p. 68-77.
[14] Human values in a technological age / Michael Gorman. "ITAL", marzo 2001. <http://www.ala.org/ala/mgrps/divs/lita/ital/vol20/number1/gorman.cfm>.
[15] The virtual union catalog: a comparative study / Karen Coyle. "D-lib magazine", marzo 2000, 6, n. 3. <http://www.dlib.org/dlib/march00/coyle/03coyle.html>.
[16] Delivering the goods: web OPACs and the expanding role of the cataloger / Norm Medeiros. "Issues in science and technology librarianship", spring 1998. <http://www.library.ucsb.edu/istl/98-spring/article3.html>.
[17] <http://opac.sbn.it/cgi-bin/IccuForm.pl?form=WebFrame>.
[18] <http://sbn.cics.uniroma1.it/CatalogoLoc/catalogo.htm>.
[19] <https://catalogo.sbi.genova.it/F>.
[20] Descritto in <http://www.bopac2.comp.brad.ac.uk/~bopac2/>
[21] Guidelines to OPAC display: a critical appraisal / Fred Ayres, Marc Ridley. Draft posting to Dorothy McGarry on Guidelines to OPAC display <http://www.bopac2.comp.brad.ac.uk/~bopac2/htdocs/Guidelines_OPAC_Display.html>.
[22] Practical clumping / Mick Ridley. "Ariadne", giugno 1999. <http://www.ariadne.ac.uk/issue20/bopac/>.