[AIB] AIB. Gruppo di studio sulle biblioteche multiculturali
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Contributi



Il centro di documentazione interculturale:
laboratorio di formazione, informazione e partecipazione (*)

Milena Patuelli, Sanaa Elorch, Hayat El Youssoufi;
con la collaborazione Simonetta de Fazi

Il contesto
Trama di terre, prima ancora che un centro interculturale, è un'associazione di volontariato di donne, native e migranti, nata nel 1997 al termine di un corso di formazione professionale finanziato dal Fondo Sociale Europeo e finalizzato a favorire la costituzione di imprese sociali.
La riflessione che scaturisce dall'incontro di queste donne di diversa provenienza prende atto della necessità di agire nella città (Imola) in modo da combattere le discriminazioni di cui sono vittime, come donne e come straniere, promuovendo all'interno di una società in via di cambiamento spazi di partecipazione delle donne migranti, visibilità e valorizzazione dei propri saperi.
Partendo da considerazioni di questa natura l'associazione Trama di terre progetta di realizzare un luogo nella città dove mettere in pratica relazioni di scambio fra donne native e migranti. Nasce così nel 2000 il centro interculturale Trama di terre, un luogo vivo e aperto alle iniziative proposte dalle donne native e dalle nuove cittadine, dove realizzare incontri culturali, progettare percorsi formativi, creare le competenze necessarie per la società multiculturale.
Le attività di Trama di terre sono molteplici perché molteplici sono le sollecitazioni che provengono dal complesso e articolato fenomeno dell'immigrazione. Realizza percorsi lavorativi, promozionali, culturali e sociali che sostengono l'inserimento delle donne migranti a diversi livelli della vita sociale. Promuove momenti di incontro e di scambi di conoscenza fra le donne, corsi di formazione, alfabetizzazione, incontri formativi in collaborazione con altri enti del territorio, tutela legale e sanitaria.
Centrale è l'attività della mediazione interculturale, in ambito sanitario, familiare e scolastico, interpretata dall'associazione non come un servizio in cui alla mediatrice viene delegato in toto la risoluzione dei problemi che sorgono nella migrazione, ma il cui lavoro si affianca a quella dell'operatore o dell'operatrice italiana, lo sostiene in un'ottica di valorizzazione della persona accolta e di formazione dell'operatore stesso. A questo scopo Trama di terre ha proposto tavoli territoriali di confronto fra mediatrici e operatrici delle istituzioni, su questioni centrali come l'educazione scolastica e i servizi sanitari.
Trama di terre organizza inoltre laboratori interculturali nelle scuole, incontri a tema, promuove convegni e campagne, partecipa a studi e ricerche sul tema dell'immigrazione, anche a livello europeo. Promuove attività produttive gestite dalle donne straniere (recentemente le mediatrici cresciute all'interno dell'associazione hanno costituito la cooperativa Agave, che rende indipendente dall'associazione il lavoro di queste donne), spazi ed occasioni a donne che desiderino organizzarsi in modo autonomo.
Trama di terre fa parte del coordinamento regionale dei Centri interculturali: si tratta di uno strumento tecnico-operativo di sostegno alle politiche interculturali in ambito regionale ed è aperto agli organismi pubblici e privati, operanti senza scopo di lucro, impegnati nella costruzione di percorsi fra cittadini italiani e stranieri. Il coordinamento dei Centri promuove e crea opportunità di incontro, scambio e confronto fra diverse realtà; programma obiettivi, contenuti e modalità di realizzazione di eventuali campagne di sensibilizzazione culturale sui temi della cittadinanza attiva, sullŽantirazzismo e le pratiche antidiscriminatorie. Promuove il censimento, la documentazione e la valorizzazione delle attività dei singoli Centri interculturali operanti sul territorio dellŽEmilia-Romagna.

Il centro di documentazione di Trama di terre
Il centro interculturale Trama di terre ha iniziato e fatto accompagnare la propria attività parallelamente ad un lavoro di ricerca e documentazione, necessaria ovviamente per stimolare una sempre più approfondita discussione sulla questione dell'immigrazione, nello specifico l'immigrazione di genere. In seguito ad un aumento dell'attenzione sull'immigrazione, le sempre maggiori richieste da parti di enti pubblici, scuole, centri di formazioni di strumenti per potere relazionarsi con i nuovi cittadini, si è reso necessario l'allestimento ragionato e la messa a disposizione dei materiali già presenti e l'acquisizione mirati di nuovi testi, al fine di creare uno spazio di documentazione specializzato, con l'obiettivo di un suo potenziamento e di una sua valorizzazione come punto di riferimento per una corretta e ampia conoscenza dell'immigrazione. L'intenzione era quella di allargare la fruizione di questo tipo di materiale oltre ai semplici addetti ai lavori, di modo che esso servisse ad attuare azioni mirate a modificare (in senso positivo) la prospettiva con cui generalmente si inquadra l'immigrazione, l'intercultura, l'accoglienza degli stranieri nei diversi servizi.
Il centro di documentazione, denominato Scaffale Interculturale, è stato proposto alla città nel 2002.
Raccoglie oltre 2000 testi tra volumi (circa l'80%), materiale grigio e multimediale. L'ambito di intervento specifico di Trama di terre è l'immigrazione femminile. Di conseguenza anche la ricerca documentaria e la selezione di testi mira a privilegiare la componente femminile dell'immigrazione: lo scaffale delle donne, migranti e non, della letteratura al femminile costituisce una ricca sezione del patrimonio bibliotecario.
Vi è una consistente sezione dedicata alla narrativa migrante, cioè di autrici o autori nati in altri paesi e che hanno iniziato a scrivere in Italia nella lingua di accoglienza. Molti libri sono bilingui. Oltre ai libri sull'educazione interculturale, etnopsichiatria, narrativa contro il razzismo, letteratura del mondo, vi è anche una buona sezione di testi relativi a globalizzazione, cooperazione, ambiente, guerra, poiché ovviamente non si può considerare l'immigrazione come un fenomeno slegato dagli enormi sconvolgimenti che il mondo sta vivendo, e per averne una lettura completa è necessario documentarsi anche su questo.
Il materiale viene acquisito durante convegni, viaggi all'estero o nel paese di origine delle mediatrici, tramite fornitori, presentazioni, ricerche su determinati argomenti, riviste e letteratura specializzata, rapporti con determinate case editrici, rapporti con ricercatori e operatori che collaborano con l'associazione. È cura dello Scaffale ampliare la proposta di libri in lingua originale o bilingui, i testi sull'alfabetizzazione (facendo noi corsi di alfabetizzazione, siamo specializzati in questo materiale e abbiamo spesso dato consigli a scuole, enti di formazione, anche biblioteche pubbliche sul tipo di materiale migliore da acquistare).
È forte tra le persone che usufruiscono delle risorse del centro per motivi professionali (insegnanti, operatori sociali) la convinzione che il centro di documentazione sia il luogo privilegiato per la conoscenza e la reperibilità di materiali relativi all'immigrazione. Questi utenti vengono cioè a cercare i materiali allo Scaffale come prima scelta, e non dopo avere provato in librerie o biblioteche generaliste. Questo è senz'altro dovuto anche agli ottimi rapporti di collaborazione instaurati dall'associazione nei suoi specifici ambiti di lavoro. Inoltre, gli scaffali (aperti) non si trovano fisicamente in uno spazio chiuso del centro, ma sono visibili non appena vi si entra. Questo a dire che i libri sono parte integrante, quasi si fondono con il resto del centro. Chi entra a Trama di terre per un qualsiasi motivo (anche per motivi assolutamente lontani dal desiderio di documentarsi) non può fare a meno di vedere gli scaffali, avvicinarsi, prendere e sfogliare liberamente un libro. Il posto si distingue in questo modo dalle biblioteche, incute anche meno timore di una biblioteca, e si indirizza quindi anche ad un'utenza che per svariati motivi non fruisce generalmente delle biblioteche o lo fa in un secondo momento, cioè quando ci si è lasciati alle spalle i problemi di prima necessità. I migranti, nello specifico, ne usufruiscono perché riscontrano maggiori difficoltà ad avere accesso alle biblioteche tradizionali o comunque si interessano al servizio di documentazione in quanto immediatamente collegato con gli altri servizi dell'associazione.

La documentazione come partecipazione
Lo Scaffale interculturale agisce nel senso della costruzione di una società più democratica, in cui pari opportunità significhi anche pari dignità e valorizzazione delle diverse culture e pari possibilità di accedere alla conoscenze di queste culture.
L'esperienza di Trama di terre insegna che non è possibile svolgere delle azioni efficaci nel mondo dell'immigrazione senza coinvolgere, sembra scontato ma in realtà non lo è, l'utenza immigrata. Come ben ci dicono le nostre socie migranti, non è sufficiente appagare un bisogno degli immigrati, occorre prima di tutto interrogarli su questi bisogni e coinvolgerli nella loro risoluzione. Per farlo occorre sapere individuare i propri interlocutori; quante amministrazioni, quante redazioni di stampa locale commettono l'errore di fare riferimento ad un gruppo di immigrati o ad una persona sola in base ad una lettura etnocentrica della rappresentanza, che mai saprà dare un quadro completo, esaustivo dell'immigrazione nel territorio (consideriamo poi quanto questo modo di riferirsi alla cittadinanza immigrata comporti un'esclusione della componente femminile). Il contatto quotidiano con le donne immigrati, il loro coinvolgimento nelle iniziative, discussioni, confronti permettono di avere il polso della situazione migratoria nella città, cosa che permette l'elaborazione di un'efficace progettazione.
Quanto è valso per l'esperienza di Trama di terre, vale anche per la creazione del suo spazio di documentazione.
Questo, come si è detto, era nato principalmente con lo scopo di attuare verso la cittadinanza nativa un cambiamento della percezione collettiva della migrazione.
Dopo questo primo passo si è fatto prioritaria l'esigenza di fare sì che questo servizio possa maggiormente favorire le necessità dell'utenza immigrata, che è, in termini generali, pressata da preoccupazioni materiali e contingenti molto forti. Tuttavia, la dimensione culturale rappresenta una possibilità importante per le migranti di non rimanere costrette nell'identità asfittica di "donne di servizio" o di donne senza risorse e identità. Questo convincimento ha già trovato conferma in quelle iniziative che hanno messo al centro le donne immigrate come produttrici - e non solo "portatrici passive" - di cultura, e le hanno sostenute nell'espressione di sé.
Esempi di come le due necessità possano fondersi si trovano tra l'altro già nel lavoro della cooperativa sociale Sinnos editrice. Nei volumi, bilingui, da loro pubblicati, accanto alle storie di migrazione, vi è anche un'ampia e ragionata raccolta di indirizzi e indicazioni per i migranti che devono orientarsi nella burocrazia italiana.
Per sviluppare un servizio di questo tipo, capace di venire incontro alla necessità primarie così come ai "bisogni dell'anima", per dirla alla Simone Weil, occorre avviare un'attività di ri-pensamento, che ridefinisca i ruoli e i servizi dello Scaffale ricostruendolo collettivamente in base alla sollecitazione delle utenti, di enti del territorio rappresentativo (sia per i migranti che per i nativi), ridefinendo anche il concetto etnocentrico di bisogno. Un possibile percorso in questo senso prevede:

  1. l'individuazione e utilizzazione di strumenti di rilevazione e valutazione attraverso i quali raggiungere in primo luogo l'utenza dell'associazione e del centro.
    È possibile pensare a più strumenti: dalla semplice scheda di valutazione, da far compilare a chi viene in sede, a interviste da realizzare a "testimoni privilegiati" - persone significativamente scelte all'interno di tipologie diverse di possibili interlocutori, dal livello istituzionale a quello associativo, dalle associazioni di migranti al mondo della scuola a quello del lavoro - a questionari brevi da inviare per mail a chi richiede consulenza al servizio o ad un indirizzario selezionato. Questa iniziativa può essere preceduta e accompagnata da una sorta di piccola "campagna pubblicitaria" che ne esprima il senso, con ciò contribuendo a far conoscere il centro e a rendere esplicito il percorso di miglioramento intrapreso.
  2. individuare le fonti di informazione prioritarie per quanto riguarda le esigenze informative dell'utenza e per l'incremento del fondo documentario:

Soffermiamoci su questo secondo punto per analizzare una proposta di servizio aggiuntivo da attivare nel centro di documentazione.

La documentazione per l'orientamento
Viviamo nella società dell'informazione: rispetto al passato si fa un uso enormemente più ampio dell'informazione e questa viene trasmessa molto più velocemente. La necessità di reperire informazioni si è poi allargata ad molte realtà: aziende, enti pubblici e privati, istituzioni accademiche e di ricerca. Tale mutamento ha visto in primo piano biblioteche, centri di documentazione e strutture che, differenziandosi tra loro per entità, per tipo di utenza e per modalità operative, sono accomunate dallo svolgere un compito di intermediazione dell'informazione. Ormai da tempo le biblioteche hanno accentuato il proprio ruolo di servizio all'utenza, perdendo definitivamente quel connotato negativo che le relegava a luogo della conservazione, a deposito polveroso di materiale cartaceo spesso inutilizzato. Ad esse è stata così riconosciuta un'importante funzione di servizio per l'accesso alle fonti informative sui più diversi supporti, nella banche dati e sulle reti, da parte di un'utenza dai bisogni e dagli interessi definiti. I professionisti dell'informazione come per l'appunto i bibliotecari e i documentaristi sono abituati a trattare l'informazioni sui bisogni dell'utente, selezionando, valutando la qualità e riorganizzando le risorse sugli interessi della propria utenza.
Le biblioteche come luogo di accesso alle informazioni e alla conoscenza sono in primis chiamate a fare in modo che un'ingente diffusione dell'informazioni non comporti nuove disparità sociali, per quelle persone che non hanno gli strumenti necessari per muoversi all'interno di questo universo informativo.
Un centro di documentazione come lo Scaffale Interculturale, inserito dentro le attività di un'associazione interculturale che fa anche un grosso lavoro di accoglienza delle donne straniere e di ascolto delle loro esigenze (principalmente lavoro, alloggio, sanità), si propone come un luogo privilegiato per organizzare un servizio di informazione e orientamento in quegli ambiti necessari al fine di un più efficace inserimento lavorativo.
L'operatrice dello sportello della documentazione può svolgere un servizio ottimale di orientamento dell'utente, che di solito non è nella condizione di valutare le varie offerte, dentro la miriade di informazione relativa al lavoro, guide, diritti, possibilità occupazionali, possibilità formative, facilitazioni. Questa persona non deve essere tanto una mediatrice, già presente negli sportelli del lavoro come i centri per l'impiego, ma piuttosto una persona con competenze professionali e umane che le permettano di potere ascoltare le richieste dell'utenze, evitare di canalizzarle verso i soliti settori lavorativi (lavoro di cura, di servizio, pulizie), capirne le esigenze date anche in termini di particolari situazioni familiari, capire le pressioni che il personale percorso migratorio mette in atto (una donna che ha intenzione di accumulare il maggior reddito possibile per poi tornare nel paese di origine ha esigenze diverse rispetto ad una persona giunta in Italia con il ricongiungimento familiare).
Questa figura professionale ricorda per certi versi la figura del broker d'informazioni: si tratta di un ricercatore e gestore delle informazioni , con conoscenze tecniche che gli permettano di muoversi con disinvoltura nella rete, nelle banche dati, tra le svariate fonti di informazioni e sia capace di valutarne l'attendibilità. Questo operatore, considerato l'utenza specifica, deve però possedere anche una formazione in ambito interculturale e un'approfondita conoscenza del fenomeno dell'immigrazione e della sua conformazione sul suo territorio di competenza. Deve inoltre avere un quadro chiaro dei servizi già esistenti in modo da stimolare un maggiore coinvolgimento del territorio e quindi una maggiore efficacia nel rispondere alle esigenze degli utenti.
Lavorando in un ambito in continuo mutamento come è quello dell'immigrazione, è molto importante una costante attenzione alle novità e alle possibilità che nascono dal lavoro e dall'impegno dei diversi enti (istituzioni, ong e associazionismo). è importante quindi che il documentarista sia costantemente aggiornamento e che sia lui o lei stessa attiva nel riprodurre su diversi supporti (audiovisivi, cd rom, altro) e renderli facilmente fruibili a realtà analoghe i risultati di progetti finanziati nei settori sociale e inserimento occupazionale. Un lavoro congiunto in questo senso rende possibile (come proposto da Stefania Marzocchi del centro Cabral, in occasione del seminario sulla documentazione in ambito interculturale tenuto il 15/10/04) la creazione di una "biblioteca digitale" che documenti in modo sistematico e ragionato le svariate attività di questi enti e il loro impatto.
Oltre a svolgere un lavoro di raccolta e gestione delle informazioni già esistenti, è prioritario quindi che il documentarista diventi esso stesso "produttore dell'informazione". Questa è in particolare una prerogativa del centro di documentazione, che nasce come luogo di raccolta e riproposizione di materiali provenienti dalla vita quotidiana e non da ambiti scientifici definiti. Questi materiali hanno poi lo scopo di apportare un cambiamento all'immaginario collettivo rispetto a come si leggono situazioni di marginalizzazione e discriminazione.
Il servizio deve prevedere quindi momenti di diffusione ed analisi delle esperienze raccolte e monitorare eventuali casi di illegalità per tutelare i diritti.
La narrazione delle storie di lavoro, da proporre alla società che questo lavoro lo richiede, è un altro passo che può rendere la documentazione capace di combattere le discriminazioni. Quanto si è detto del lavoro delle donne, principalmente provenienti dall'est europeo, come assistenti familiari, ma ancora si risponde limitandosi quasi esclusivamente a fornire solo corsi di formazione professionale, utili alla fine alla famiglia italiana che si sente più garantita.
Un centro di documentazione interculturale, che già beneficia dell'esperienza dell'associazione che lo ha creato, è un luogo ottimale per la sperimentazione di questo servizio, a cui poi possono rifarsi anche le biblioteche tradizionali, a cominciare magari da quelle di quartiere o dei piccoli borghi (per le quali esiste una maggiore facilità di contattare e relazionarsi con l'utenza migrante), che vogliono essere maggiormente attente alle esigenze dei nuovi cittadini.

(*) Tesina finale del progetto Abside di Trama di Terre, novembre 2004.


Copyright AIB 2005-02-11, ultimo aggiornamento 2005-10-20, a cura di Domenico Ciccarello
URL: <http://www.aib.it/aib/commiss/mc/patmil01.htm>
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