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Seminario CAMILE
Quality performance management and decision support systems in libraries
Gestione della qualità e sistemi di supporto alle decisioni nelle biblioteche
Venezia, 9 novembre 1998


Gli strumenti per valutare: il lavoro di traduzione del manuale Measuring Quality dell'IFLA / Gabriele Mazzitelli

Perché questa traduzione

Nella sua prima riunione la Commissione nazionale università ricerca dell'AIB, insediatasi nel gennaio di quest'anno, ha accettato la mia proposta di curare la versione italiana del volume Measuring Quality, pubblicato nel 1996 da un gruppo di lavoro dell'IFLA. Il sottotitolo di questo volume: International Guidelines for Performance Measurement in Academic Libraries spiega da solo le ragioni che mi avevano indotto ad avanzare la proposta, ma devo dire che l'idea era nata anche dalla lettura della recensione al volume apparsa sul n. 3/1997 del «Bollettino AIB» 1 che, per l'appunto, si concludeva con questo invito: «Sarebbe auspicabile [...] che di questa pubblicazione venisse prontamente realizzata una traduzione italiana, in modo tale da consentirne la più ampia diffusione e utilizzazione nelle nostre biblioteche» (p. 363). Per altro proprio lo stesso numero del «Bollettino AIB» ospitava un importante articolo di Elisabetta Pilia dal titolo La misurazione dei servizi delle biblioteche delle università 2, in cui si sottolineava che, sebbene il tema della valutazione e della misurazione dei servizi sia presente nella letteratura professionale almeno da venti anni, la sua fortuna in Italia sia abbastanza recente e in particolare per le biblioteche universitarie: «gli studi e le applicazioni sulla misurazione sono ancora pochi e poco documentati» 3 .
Partendo da queste premesse, dunque, ci è sembrato naturale che la Cnur, che come Commissione AIB ha soprattutto dei compiti scientifici, operasse al fine di fornire ai bibliotecari universitari italiani uno strumento di lavoro nel campo della misurazione dei servizi bibliotecari. Alberto Petrucciani, nella sua qualità di responsabile dell'editoria dell'AIB, ha subito appoggiato questa nostra iniziativa e in tempi molto rapidi l'IFLA ha concesso l'autorizzazione alla traduzione.
Il primo problema che ci siamo posti, riflettendo sull'impresa che stavamo per intraprendere, è stato quello della 'traducibilità' di un testo come questo. Con 'traducibilità' non voglio intendere solamente la ricerca di equivalenti linguistici, per altro particolarmente delicata in un lavoro del genere dove enorme importanza assume, come notato anche dalla Pilia, la terminologia 4, ma intendo parlare della traducibilità nel nostro ambito culturale di Linee guida che fanno riferimento a realtà senz'altro più avanzate della nostra dal punto di vista della fornitura di servizi bibliotecari.
Ispirandoci proprio al primo indicatore esaminato nelle Guidelines, ci siamo posti il problema di quella che viene definita come la 'penetrazione sul mercato', vale a dire dell'impatto che questo volume dell'IFLA può avere sui potenziali lettori italiani. Pur sapendo di correre qualche rischio non abbiamo avuto dubbi: favorire la diffusione di un testo che propone dei criteri standard di misurazione dei servizi bibliotecari ci sembra molto importante, proprio per muoverci nella direzione di superare quel problema di 'traducibilità' cui accennavo.
E' ovvio che nessuno vuole nascondersi come la realtà specifica di tante biblioteche universitarie italiane renda spesso difficilmente proponibile l'adozione di simili criteri. Ciononostante ci è sembrato che la traduzione possa comunque servire se non per un'applicazione immediatamente pratica, almeno per illustrare un possibile modello, per indicare una via sulla quale noi auspichiamo si possano a poco a poco indirizzare tutte le biblioteche universitarie italiane.
L'altro elemento fondamentale che ci ha convinti a procedere è l'idea dell'ineludibile centralità dell'utente che anima queste Linee guida. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una difficoltà: se da un lato ormai nella nostra coscienza professionale questo concetto è fortemente penetrato (e credo che nessuno possa negare quanto l'AIB si sia adoperata in questo senso), dall'altro ostacoli oggettivi si frappongono in molte nostre biblioteche alla soddisfazione dei bisogni anche più elementari dell'utenza, spesso in una situazione che è di estremo disagio anche per il bibliotecario.
Fatte salve queste premesse, ha inoltre prevalso in noi la certezza che sia necessario per una professione che voglia davvero essere tale, imparare a utilizzare anche ferri del mestiere come queste Linee guida. Si veda ancora quanto afferma la Pilia: «L'esperienza italiana dell'uso di indicatori di performance è molto povera e ancora scarsamente rilevante, né è sostenuta, purtroppo, da una letteratura originale» 5. Delle difficoltà del contesto italiano abbiamo già detto e non credo sia il caso di elencare i tanti problemi delle biblioteche universitarie. La Cnur guarda con molta attenzione all'attività dell'Osservatorio del MURST e del Gruppo di Lavoro sul Sistema bibliotecario delle Università, perché pensiamo che sia necessario non confondere l'autonomia con l'anarchia e quanto si fa per favorire il coordinamento è a tutto vantaggio delle biblioteche e dei bibliotecari universitarie. Certo oggi un Sistema bibliotecario delle Università, propriamente detto, non esiste ma si potrebbe auspicare che nascesse nel più ampio quadro di un sistema bibliotecario nazionale, armonicamente realizzato nelle sue diverse articolazioni. Lo so: ne parliamo da decenni, ciononostante quanto si muove in questa direzione non può non essere accolto con favore.
C'è, però, un altro problema pure da non sottovalutare ed è un problema di mentalità. Anche in questo caso l'elenco delle mille ragioni che hanno condizionato lo sviluppo del nostro contesto culturale potrebbe essere lungo. Quello che qui ci interessa sottolineare è che Linee guida come queste dell'IFLA possono servire a ampliare i nostri orizzonti, a passare dallo sfogo alla riflessione scientifica, abbandonando lo stadio infantile per muoverci verso una maturità che deve essere necessariamente fatta di esperienza e di confronto con gli altri.

Measuring Quality

Molto brevemente vi dirò che il volume dell'IFLA consta di una parte introduttiva in cui si danno indicazioni generali sulla struttura del testo, seguita dall'elenco di 17 indicatori, suddivisi in diverse sezioni: a) Uso generale della biblioteca e servizi; b) Qualità della collezione; c) Qualità del catalogo; d) Disponibilità dei documenti nella collezione; e) Consultazione; f) Utilizzo remoto; g) Soddisfazione dell'utente.
Ogni indicatore è identificato da un nome. Viene, quindi, fornita una sua definizione, se ne illustrano gli obbiettivi, si descrive la metodologia da seguire per la raccolta dei dati, si discutono i risultati del suo possibile uso e si suggeriscono gli eventuali correttivi per ottenere il massimo dell'efficacia possibile. Per ogni indicatore vengono anche consigliate delle letture di approfondimento, mentre il volume è corredato da una ricca bibliografia.
Per quanto concerne le modalità operative che stiamo seguendo, abbiamo deciso che la traduzione debba essere il risultato di un lavoro collettivo (così come per altro è il volume stesso) e, pertanto, abbiamo stabilito di suddividere il testo in parti uguali, che ciascuno ha tradotto separatamente. Una volta terminata questa fase, un membro della Commissione si è assunto l'incarico di assemblare il materiale e di operare una prima revisione del testo che ha lo scopo di rendere la traduzione il più possibile omogenea. Se da un lato, infatti, questo lavoro a più mani dà l'opportunità di un confronto, utilissimo proprio per risolvere alcune asperità linguistiche e terminologiche, dall'altro nasconde anche l'insidia di una troppo evidente varietà di stili, che va in ogni caso evitata. Finito questo primo editing, ci sarà, comunque, una rilettura complessiva del testo da parte di tutti per valutare assieme la bontà di questo lavoro di omogeneizzazione linguistica. Abbiamo, poi, chiesto a Giovanni Solimine e a Elisabetta Pilia di leggere la versione definitiva della traduzione per darci eventuali preziosi suggerimenti.
Come potete capire si tratta di un lavoro di gruppo che richiede del tempo, ma proprio per definire una scadenza abbiamo già concordato che il volume verrà presentato a fine marzo del 1999 all'Università di Salerno. Ed è ovviamente un appuntamento che vogliamo rispettare.
Per concludere: è quasi scontato dire che per chi si è impegnato nella traduzione, questo lavoro è stata ed è un'occasione per imparare. Credo, però, che l'aspetto più importante di questa iniziativa della Commissione nazionale università ricerca dell'AIB sia la volontà di testimoniare la necessità che si imponga una metodologia nuova del lavorare assieme. Dobbiamo essere più capaci di ascoltare. Abbiamo ripetuto molto spesso quanto sia importante cooperare per fornire ai nostri utenti dei servizi sempre migliori: ecco, strumenti come queste Linee guide dell'IFLA ci danno dei suggerimenti concreti su come agire nelle nostre realtà, pur nei diversi contesti dati, per rispondere a una domanda informativa che, nel momento in cui diventa sempre più globale, pone anche noi bibliotecari di fronte a delle nuove responsabilità di cui dobbiamo avere piena coscienza se davvero vogliamo essere all'altezza di quanto ci richiedono i nostri utenti.


[Note]

1La recensione, a firma Anna Galluzzi, è apparsa sul «Bollettino AIB», 37 (1997), n. 3, p. 360-363.
2 Elisabetta Pilia. La misurazione dei servizi delle biblioteche delle università. In «Bollettino AIB», 37 (1997), n. 3, p. 281-324.
3 Ibidem, p. 282.
4 Ibidem, p. 285.
5 Ibidem.


Copyright AIB 1998-11-27, a cura di Serafina Spinelli
URL: http://www.aib.it/aib/commiss/cnur/vemazzi.htm

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