AIB. Commissione nazionale università e ricerca | |
Perché questa traduzione
Nella sua prima riunione la Commissione nazionale università ricerca
dell'AIB, insediatasi nel gennaio di quest'anno, ha accettato la mia proposta
di curare la versione italiana del volume Measuring Quality, pubblicato
nel 1996 da un gruppo di lavoro dell'IFLA. Il sottotitolo di questo volume:
International Guidelines for Performance Measurement in Academic Libraries
spiega da solo le ragioni che mi avevano indotto ad avanzare la proposta,
ma devo dire che l'idea era nata anche dalla lettura della recensione al
volume apparsa sul n. 3/1997 del «Bollettino AIB» 1 che, per l'appunto, si concludeva con questo
invito: «Sarebbe auspicabile [...] che di questa pubblicazione venisse
prontamente realizzata una traduzione italiana, in modo tale da consentirne
la più ampia diffusione e utilizzazione nelle nostre biblioteche»
(p. 363). Per altro proprio lo stesso numero del «Bollettino AIB»
ospitava un importante articolo di Elisabetta Pilia dal titolo La misurazione
dei servizi delle biblioteche delle università 2, in cui si sottolineava che, sebbene il tema
della valutazione e della misurazione dei servizi sia presente nella letteratura
professionale almeno da venti anni, la sua fortuna in Italia sia abbastanza
recente e in particolare per le biblioteche universitarie: «gli studi
e le applicazioni sulla misurazione sono ancora pochi e poco documentati»
3 .
Partendo da queste premesse, dunque, ci è sembrato naturale che la
Cnur, che come Commissione AIB ha soprattutto dei compiti scientifici, operasse
al fine di fornire ai bibliotecari universitari italiani uno strumento di
lavoro nel campo della misurazione dei servizi bibliotecari. Alberto Petrucciani,
nella sua qualità di responsabile dell'editoria dell'AIB, ha subito
appoggiato questa nostra iniziativa e in tempi molto rapidi l'IFLA ha concesso
l'autorizzazione alla traduzione.
Il primo problema che ci siamo posti, riflettendo sull'impresa che stavamo
per intraprendere, è stato quello della 'traducibilità' di
un testo come questo. Con 'traducibilità' non voglio intendere solamente
la ricerca di equivalenti linguistici, per altro particolarmente delicata
in un lavoro del genere dove enorme importanza assume, come notato anche
dalla Pilia, la terminologia 4, ma intendo parlare
della traducibilità nel nostro ambito culturale di Linee guida
che fanno riferimento a realtà senz'altro più avanzate della
nostra dal punto di vista della fornitura di servizi bibliotecari.
Ispirandoci proprio al primo indicatore esaminato nelle Guidelines,
ci siamo posti il problema di quella che viene definita come la 'penetrazione
sul mercato', vale a dire dell'impatto che questo volume dell'IFLA può
avere sui potenziali lettori italiani. Pur sapendo di correre qualche rischio
non abbiamo avuto dubbi: favorire la diffusione di un testo che propone
dei criteri standard di misurazione dei servizi bibliotecari ci sembra molto
importante, proprio per muoverci nella direzione di superare quel problema
di 'traducibilità' cui accennavo.
E' ovvio che nessuno vuole nascondersi come la realtà specifica di
tante biblioteche universitarie italiane renda spesso difficilmente proponibile
l'adozione di simili criteri. Ciononostante ci è sembrato che la
traduzione possa comunque servire se non per un'applicazione immediatamente
pratica, almeno per illustrare un possibile modello, per indicare una via
sulla quale noi auspichiamo si possano a poco a poco indirizzare tutte le
biblioteche universitarie italiane.
L'altro elemento fondamentale che ci ha convinti a procedere è l'idea
dell'ineludibile centralità dell'utente che anima queste Linee
guida. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una difficoltà:
se da un lato ormai nella nostra coscienza professionale questo concetto
è fortemente penetrato (e credo che nessuno possa negare quanto l'AIB
si sia adoperata in questo senso), dall'altro ostacoli oggettivi si frappongono
in molte nostre biblioteche alla soddisfazione dei bisogni anche più
elementari dell'utenza, spesso in una situazione che è di estremo
disagio anche per il bibliotecario.
Fatte salve queste premesse, ha inoltre prevalso in noi la certezza che
sia necessario per una professione che voglia davvero essere tale, imparare
a utilizzare anche ferri del mestiere come queste Linee guida. Si
veda ancora quanto afferma la Pilia: «L'esperienza italiana dell'uso
di indicatori di performance è molto povera e ancora scarsamente
rilevante, né è sostenuta, purtroppo, da una letteratura originale»
5. Delle difficoltà del contesto italiano abbiamo
già detto e non credo sia il caso di elencare i tanti problemi delle
biblioteche universitarie. La Cnur guarda con molta attenzione all'attività
dell'Osservatorio del MURST e del Gruppo di Lavoro sul Sistema bibliotecario
delle Università, perché pensiamo che sia necessario non confondere
l'autonomia con l'anarchia e quanto si fa per favorire il coordinamento
è a tutto vantaggio delle biblioteche e dei bibliotecari universitarie.
Certo oggi un Sistema bibliotecario delle Università, propriamente
detto, non esiste ma si potrebbe auspicare che nascesse nel più ampio
quadro di un sistema bibliotecario nazionale, armonicamente realizzato nelle
sue diverse articolazioni. Lo so: ne parliamo da decenni, ciononostante
quanto si muove in questa direzione non può non essere accolto con
favore.
C'è, però, un altro problema pure da non sottovalutare ed
è un problema di mentalità. Anche in questo caso l'elenco
delle mille ragioni che hanno condizionato lo sviluppo del nostro contesto
culturale potrebbe essere lungo. Quello che qui ci interessa sottolineare
è che Linee guida come queste dell'IFLA possono servire a
ampliare i nostri orizzonti, a passare dallo sfogo alla riflessione scientifica,
abbandonando lo stadio infantile per muoverci verso una maturità
che deve essere necessariamente fatta di esperienza e di confronto con gli
altri.
Measuring Quality
Molto brevemente vi dirò che il volume dell'IFLA consta di una parte
introduttiva in cui si danno indicazioni generali sulla struttura del testo,
seguita dall'elenco di 17 indicatori, suddivisi in diverse sezioni: a) Uso
generale della biblioteca e servizi; b) Qualità della collezione;
c) Qualità del catalogo; d) Disponibilità dei documenti nella
collezione; e) Consultazione; f) Utilizzo remoto; g) Soddisfazione dell'utente.
Ogni indicatore è identificato da un nome. Viene, quindi, fornita
una sua definizione, se ne illustrano gli obbiettivi, si descrive la metodologia
da seguire per la raccolta dei dati, si discutono i risultati del suo possibile
uso e si suggeriscono gli eventuali correttivi per ottenere il massimo dell'efficacia
possibile. Per ogni indicatore vengono anche consigliate delle letture di
approfondimento, mentre il volume è corredato da una ricca bibliografia.
Per quanto concerne le modalità operative che stiamo seguendo, abbiamo
deciso che la traduzione debba essere il risultato di un lavoro collettivo
(così come per altro è il volume stesso) e, pertanto, abbiamo
stabilito di suddividere il testo in parti uguali, che ciascuno ha tradotto
separatamente. Una volta terminata questa fase, un membro della Commissione
si è assunto l'incarico di assemblare il materiale e di operare una
prima revisione del testo che ha lo scopo di rendere la traduzione il più
possibile omogenea. Se da un lato, infatti, questo lavoro a più mani
dà l'opportunità di un confronto, utilissimo proprio per risolvere
alcune asperità linguistiche e terminologiche, dall'altro nasconde
anche l'insidia di una troppo evidente varietà di stili, che va in
ogni caso evitata. Finito questo primo editing, ci sarà, comunque,
una rilettura complessiva del testo da parte di tutti per valutare assieme
la bontà di questo lavoro di omogeneizzazione linguistica. Abbiamo,
poi, chiesto a Giovanni Solimine e a Elisabetta Pilia di leggere la versione
definitiva della traduzione per darci eventuali preziosi suggerimenti.
Come potete capire si tratta di un lavoro di gruppo che richiede del tempo,
ma proprio per definire una scadenza abbiamo già concordato che il
volume verrà presentato a fine marzo del 1999 all'Università
di Salerno. Ed è ovviamente un appuntamento che vogliamo rispettare.
Per concludere: è quasi scontato dire che per chi si è impegnato
nella traduzione, questo lavoro è stata ed è un'occasione
per imparare. Credo, però, che l'aspetto più importante di
questa iniziativa della Commissione nazionale università ricerca
dell'AIB sia la volontà di testimoniare la necessità che si
imponga una metodologia nuova del lavorare assieme. Dobbiamo essere più
capaci di ascoltare. Abbiamo ripetuto molto spesso quanto sia importante
cooperare per fornire ai nostri utenti dei servizi sempre migliori: ecco,
strumenti come queste Linee guide dell'IFLA ci danno dei suggerimenti
concreti su come agire nelle nostre realtà, pur nei diversi contesti
dati, per rispondere a una domanda informativa che, nel momento in cui diventa
sempre più globale, pone anche noi bibliotecari di fronte a delle
nuove responsabilità di cui dobbiamo avere piena coscienza se davvero
vogliamo essere all'altezza di quanto ci richiedono i nostri utenti.