AIB. Commissione nazionale università e ricerca | |
Non vi nascondo che sono davvero molto contento di partecipare a questa
presentazione, qui a Salerno, ospite dell'Università, dell'amico
Giovanni Di Domenico e della Sezione AIB della Campania. La mia, credetemi,
è una gioia priva di qualsiasi enfasi o retorica, ma vuole semplicemente
essere il modo di manifestarvi la soddisfazione di tutta Commissione nazionale
Università ricerca dell'AIB per avere concluso questo lavoro che
oggi vi presentiamo, per essere riusciti a raggiungere questo obbiettivo
che corona un anno di attività.
Parlando della semplicità, Boris Pasternak ha scritto che «più
di ogni cosa è necessaria agli uomini, ma essi intendono meglio tutto
ciò che è complesso». Vorrei dire che, forse il primo
motivo che ci ha spinto a impegnarci in questa traduzione è stato
il desiderio di contribuire a semplificare il nostro lavoro, fornendo uno
strumento, come queste Linee guida, capace di analizzare la complessità
di un organismo vivente, quale è una biblioteca.
Nel nostro caso specifico una biblioteca universitaria, ed è bene
sottolinearlo subito, perché l'aspetto tipologico è fondamentale
in un lavoro del genere, anche se, come spesso capita, alcune delle valutazioni
e delle indicazioni presenti in queste Linee guida possono senz'altro
assumere il valore di riflessioni generali, valide per tutti.
Come abbiamo spiegato nell'introduzione, questo libro è il risultato
di un lavoro di équipe che ha visto impegnata l'intera Commissione.
Il volume è stato diviso in sette parti uguali e ciascuno di noi
ha dilingentemente tradotto la sua parte. Quindi, anche a seguito di alcuni
incontri di lavoro, ma soprattutto grazie a un fitto scambio epistolare
per posta elettronica, si è passati alla fase di editing che
è consistita nell'omogeneizzare da un punto di vista linguistico
e terminologico i diversi contributi. Al termine di questa operazione il
testo è stato sottoposto al vaglio di Giovanni Solimine e di Elisabetta
Pilia. Forti dei loro consigli, si è provveduto a far tesoro delle
loro indicazioni e a rendere più scorrevole la traduzione. Un'ultima
verifica è venuta anche dalla lettura di Alberto Petrucciani.
Voglio sottolineare che si è fatto il possibile per offrire una traduzione
'leggibile'. Fermo restando la fedeltà all'originale, abbiamo cercato
di far in modo che questo libro fosse 'scritto in italiano': speriamo di
esserci riusciti, ma è una valutazione che ovviamente altri dovranno
dare.
Già da questa rapida descrizione potete capire come in sostanza si
sia trattato di un lavoro 'cooperativo', e l'essere riusciti, in tempi abbastanza
brevi, a portarlo a compimento, è già di per sé un
motivo di grande soddisfazione. Consentitemi di sottolineare questo aspetto
cooperativo, anche perché per me si tratta anche del portato più
importante che mi sta regalando l'esperienza nella redazione di AIB-WEB.
Per quanto possibile ho cercato di trasferire quel modello di lavoro anche
all'interno della Commissione che ho il piacere di coordinare. E non v'è
dubbio che moderne 'diavolerie', quali la posta elettronica (e, quindi la
rete, Internet) ci consentano oggi una rapidità di comunicazione
fino a ieri impensabile.
La traduzione
Queste Linee guida sono state pubblicate nel 1996 e sono il frutto
dell'opera di un gruppo di lavoro della Sezione biblioteche universitarie
e altre biblioteche di ricerca generale dell'IFLA. Scopo del volume è
quello di presentare una serie di indicatori, atti a valutare le prestazioni
delle biblioteche universitarie. Il libro è diviso in due parti:
un'introduzione generale e la descrizione analitica di diciassette indicatori.
La parte introduttiva, oltre a spiegare le ragioni che hanno spinto il gruppo
di lavoro dell'IFLA a intraprendere questa iniziativa, si sofferma sull'attività
di misurazione, esaminandone le caratteristiche principali. Un capitolo
è dedicato anche all'analisi del rapporto costo/efficacia, anche
se gli autori sottolineano come questo aspetto non è volutamente
approfondito.
La seconda parte del volume è dedicata alla presentazione e all'analisi
dei diciassette indicatori. A ciascuno di essi è attribuito un nome,
se ne fornisce una definizione, se ne esplicitano gli scopi, si illustra
il metodo da seguire per metterli in pratica, si offre un'interpretazione
dei dati suggerendo degli interventi possibili per migliorare le prestazioni
della biblioteca, si danno dei riferimenti bibliografici per chi voglia
approfondirne lo studio.
A proposito della bibliografia va subito detto, anche per giustificare il
fatto che presentiamo non una traduzione italiana, ma un'edizione
italiana, che per motivi editoriali si è preferito non riportare
la ricchissima bibliografia generale presente in calce al volume, ma fornire
una bibliografia ragionata in italiano, fermo restando, però, che
tutti i riferimenti bibliografici relativi ai singoli indicatori non solo
sono stati fedelmente riportati, ma anche controllati uno per uno e integrati
laddove necessario.
Nell'originale è presente anche un glossario in cinque lingue, che,
invece, si è deciso di tradurre, senza la pretesa, è ovvio,
di fornire una terminologia 'certa', ma con l'intento di offrire almeno
una bussola a chi voglia orientarsi nel testo.
Come e perché
Ho già di detto della metodologia che abbiamo seguito per affrontare
la traduzione del testo. Mi è già capitato di sottolineare
a Venezia nel novembre scorso che da subito ci siamo domandati quale potesse
essere la traducibilità nel nostro contesto di indicatori
del genere, vale a dire se è relamente pensabile che ci siano delle
biblioteche universitarie italiane che abbiano la possibilità e la
capacità di utilizzarli e metterli in pratica. Ma la risposta che ci
siamo dati è stata immediata e, se volete, scontata. Questi indicatori
non sono da considerarsi come le 'tavole della legge', anzi gli stessi autori
mettono in guardia da un'adozione troppo pedissequa e suggeriscono di operare
tutti gli adattamenti necessari ai singoli contesti. Eppure questi indicatori
ci suggeriscono una strada da seguire, non necessariamente oggi, forse domani,
ma comunque possibile. E vorrei dire che non la surriscono solo ai bibliotecari,
la suggeriscono a tutti coloro nei confronti della biblioteca possano avere
degli interessi. Se mi consentite un paradosso, vorrei dire, che sarei davvero
molto contento se scoprissi che questa traduzione venisse letta da quanti
qui vengono definiti come 'utenti istituzionali'. Mi piacerebbe che fossero
soprattutto docenti, studenti, direttori amministrativi a leggere questo
libro e per questo ho subito condiviso pienamente la scelta di Giovanni
Di Domenico di invitare a questa presentazione dei docenti e uno studente.
E mi piacerebbe che ne potessero discutere così come faremo oggi,
con noi, che naturalmente siamo i destinatari principali di un lavoro del
genere.
Ma da questo testo emerge chiaramente come la biblioteca universitaria sia
una struttura complessa, inserita in un contesto ormai globale che ne fa,
al tempo stesso, il punto di arrivo e il punto di partenza di un flusso
informativo continuo che richiede personale specializzato e professionalmente
preparato, in grado di rispondere in tempi sempre più brevi alle
sempre crescenti richieste dell'utenza.
La centralità dell'utente non è che l'altra faccia della centralità
della biblioteca, materiale o virtuale che sia, intesa come il fulcro attorno
al quale ruota la conoscenza. In questo senso quella che potremmo definire
come l'attenzione a meccanismi tipici del mercato non deve assolutamente
spaventarci, ma semmai spingerci a nuove riflessioni sulla vitalità
della nostra professione e certo anche sull'inadeguatezza degli attuali
profili professionali e dei mansionari. E qui veniamo a un altro perché,
a un'altra delle motivazioni che ci hanno spinto a impegnarci nella traduzione:
queste Linee guida testimoniano di cambiamenti con i quali anche
noi dovremo fare i conti. Ognuno può legittimamente avere idee diverse
al proposito, ma è un fatto che certe problematiche sono ormai presenti
nelle nostre realtà: possiamo accettarle o combatterle, ma sarebbe
un errore ignorarle.
Per concludere
Sono convinto che l'idea di questa traduzione sia stata giusta. Una Commissione
come la nostra ha dei compiti scientifici e, credo, che non ci sia modo
migliore di assolverli se non offrendo alla comunità scientifica
universitaria strumenti come questo. Proprio il lavoro di traduzione ci
ha aiutato a comprendere quali possano essere le difficoltà nel redigere
degli indicatori che siano davvero coerenti e accettabili per tutti, ma
rendersi conto di alcuni limiti non fa che confermare la complessità
della materia trattata, a fronte del desiderio di fornire degli standard
di riferimento. E gli standard sono comunque perfettibili: anzi, conoscerli
serve non solo a accettarli, ma se possibile a migliorarli. Dunque, diciamo
che questa nostra traduzione vuole essere, se possibile, un piccolo contributo
alla conoscenza. Un piccolo contributo a quella semplicità che è
così necessaria a ciascuno di noi, ormai irrimediabilmente abituati
a intendere meglio tutto ciò è complesso.