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Questa comunicazione nasce dalle riflessioni condotte dallo staff della Sala di Consultazione della Biblioteca dell'Archiginnasio per offrire una soluzione concreta e motivata ad un problema realmente esistente. All'interno del più esteso discorso sulla politica di gestione delle collezioni, che si verrà dipanando durante il convegno, la nostra attenzione sarà quindi specificamente rivolta alle peculiari caratteristiche che devono rivestire le collezioni messe a disposizione del pubblico all'interno della Sala di Consultazione di una biblioteca dalla storia bisecolare.
Il problema verte, evidentemente, sul livello di aggiornamento - e di conseguenza, sulla utilizzabilità pratica - dei materiali offerti a scaffale aperto. Prima di entrare nel dettaglio, però sarà opportuno aprire una piccola parentesi sulla storia della Biblioteca dell'Archiginnasio, poiché essa ha influito in modo determinante sulla natura delle raccolte e quindi, inevitabilmente, su quella che oggi chiamiamo la mission dell'istituto.
Istituita nel 1801 con l'intento di rendere disponibile alla cittadinanza il patrimonio bibliografico confiscato alle congregazioni religiose durante le campagne napoleoniche, la Biblioteca incrementò progressivamente i propri fondi attraverso donazioni, lasciti e acquisti di librerie private. Si può quindi sostenere, come ha scritto il nostro direttore nel 1997, che "la raccolta libraria dell'Archiginnasio si è […] venuta a formare non tanto, e comunque non solo, sulle basi di una congruente e consapevole politica degli acquisti, quanto a seguito di un continuo sedimentarsi e sovrapporsi di intere biblioteche" [1]. Nonostante la "carenza di una politica degli acquisti che potesse compensare l'accrescimento non […] preordinato dei doni e dei lasciti" [2], come scriveva all'inizio degli anni '80 la commissione di esperti chiamata ad interrogarsi intorno ai problemi dell'Archiginnasio, il parallelo sviluppo delle altre istituzioni cittadine indirizzò l'Archiginnasio verso la specializzazione nei campi storico, letterario, accademico e di erudizione locale. Sin dal 1909, infatti, l'attività di Pubblica Lettura veniva concentrata in una sezione distaccata con il nome di Biblioteca Popolare. Negli anni '60-'70 l'istituzione della Biblioteca Centrale di pubblica lettura e delle prime biblioteche di quartiere liberò definitivamente la biblioteca dai vincoli imposti dall'attività di pubblica lettura, mentre la Biblioteca Universitaria, erede della Biblioteca dell'Istituto delle Scienze, assumeva implicitamente l'incarico di seguire l'aspetto scientifico della produzione libraria. Infine, l'odierna Sala Borsa si qualifica come il centro preminente di documentazione sulla cultura contemporanea, con grande attenzione agli aspetti multiculturali e multimediali. Sulla base di queste vicende, si può convenire con quanto scrisse la stessa commissione appena citata, quando individuò nelle "storia locale e italiana, letteratura italiana con particolare riguardo agli autori bolognesi" gli argomenti di pertinenza prevalente per la biblioteca.
In questo panorama, la Sala di Consultazione dell'Archiginnasio fa la sua comparsa nel 1958. Motivazioni ideali e dettagli sulle scelte di ordine pratico si possono trovare nell'articolo che l'allora direttore della Biblioteca, Alberto Serra-Zanetti, pubblicò sul bollettino de "L'Archiginnasio" nel 1956. In particolare, vi leggiamo che la sala era destinata "a servire l'alta cultura e gli studi specializzati" [3]. La ripartizione dei materiali secondo la Classificazione Decimale Dewey fu scartata perché - dice ancora Serra-Zanetti - "questi sistemi stranieri, fondati su princìpi rigidamente scientifici, non s'attagliano al nostro abito mentale, agli indirizzi della nostra cultura e sopra tutto alla peculiare natura del materiale bibliografico posseduto dalle nostre biblioteche pubbliche" [4]. Vari interventi e rimaneggiamenti, che pure vi sono stati, nel corso degli anni non hanno radicalmente modificato l'impianto della sala: ancora oggi abbiamo una divisione in sezioni che ricalca la distribuzione operata ai tempi di Serra-Zanetti.
I mutamenti più rilevanti che hanno interessato la Sala di Consultazione, infatti, non riguardano in realtà la struttura fisica dell'ambiente e l'organizzazione delle sezioni, ma il piano - più sottile e al tempo stesso più ricco di conseguenze - dei servizi offerti. Parliamo in particolare dell'apertura di un servizio di reference, chiaramente individuato come tale, quindi con uno spazio apposito, apposite strutture e apposito personale, nell'anno 2001; e parliamo anche della soppressione della tessera di accesso: dal 1996, infatti, non è più richiesta alcuna formalità per accedere alla Sala. Queste trasformazioni hanno consentito di stabilire un rapporto più diretto con l'utenza e di raccogliere validi elementi conoscitivi in merito all'uso che viene fatto delle risorse disponibili. Un nuovo pubblico porta inevitabilmente con sé nuove esigenze, da armonizzare con quelle tradizionali.
L'irruzione sistematica delle tecnologie informatiche nel campo dell'organizzazione delle risorse informative (penso soprattutto all'afflusso, inizialmente moderato, poi quantitativamente irrefrenabile, di Cd-Rom di valore, però, non sempre uguale) ha poi provocato un ulteriore momento di rottura, al punto che oggi ci troviamo di fronte alla necessità di partire da una serie di possibili modelli di servizio, anche molto diversi tra loro (ricordo che anche la gestione dell'accesso pubblico a internet avviene in Sala), per ricomporre una visione organica della Sala di Consultazione e delle sue finalità complessive.
Un intervento ormai non più derogabile è, naturalmente, la revisione delle collezioni ospitate. La Sala di Consultazione dell'Archiginnasio intrattiene un rapporto dinamico con il patrimonio librario complessivo della biblioteca. I suoi circa 25000 volumi rappresentano la totalità dell'offerta a scaffale aperto dell'istituto, ma una minima parte del patrimonio. È doppiamente importante, quindi, che i materiali messi senza intermediazione a disposizione del pubblico siano aggiornati e sottoposti ad un costante processo di revisione programmata. Solimine, nel saggio Le raccolte delle biblioteche, ricorda che determinati e specifici avvenimenti nella storia di una biblioteca possono spingere ad un ripensamento della natura delle collezioni, così come, per ripetere l'esempio da lui citato, un trasloco ci mette davanti alla scelta di tenere qualcosa e lasciare indietro qualcos'altro [5]. Nel nostro caso, siamo prossimi a un traguardo di grande rilievo, in quanto presto sarà completata la catalogazione informatica delle raccolte librarie. Questo permetterà di avvalersi di strumenti più avanzati e più flessibili per svolgere analisi sul patrimonio collocato e consentirà di impostare un meglio supportato lavoro di "scarto" che, ripeto, nel nostro caso non significa un movimento dei libri verso l'esterno della biblioteca, ma - come auspicava Slote nel suo celebre e più volte ristampato Weeding library collections [6] - un trasferimento dalla zona a scaffale aperto ai depositi secondari, dai quali il materiale può comunque essere recuperato su richiesta dell'utente.
Tuttavia, da un'analisi anche approssimativa della letteratura specializzata, appare evidente che non tutti i materiali attualmente presenti in Sala di Consultazione possono essere sottoposti ai processi di désherbage così come vengono applicati nelle public libraries. La letteratura sulla revisione si occupa infatti prevalentemente di questa tipologia di biblioteche, alla quale una Sala di Consultazione come quella dell'Archiginnasio è paragonabile solo entro certi limiti ben definiti. La Sala, infatti, come si diceva all'inizio, riveste oggi un ruolo duplice: da una parte offre la "prima informazione", l'orientamento generale al lettore e dall'altra assiste lo specialista, per quanto è possibile, nelle ricerche ad alto grado di approfondimento. Questo duplice ruolo, che in altre biblioteche viene assolto da due sale distinte (e penso in particolare alla comunicazione che ha reso De Pasquale a Bibliocom nel 2002, relativamente alla Sala di Consultazione della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino [7]), si riflette sulla natura dei materiali ospitati. In sostanza, in Sala abbiamo una weedable part che può essere soggetta ai criteri di riordino adottati nelle public libraries anche in termini quantitativi; ma abbiamo anche una non-weedable part che, per la specifica natura dei materiali, prescinde da qualunque considerazione relativa all'utilizzo: si tratta di materiali che devono trovarsi in una Sala di Consultazione che voglia degnamente assolvere al secondo dei compiti che si sono elencati in precedenza. Come dimostra per esempio la nostra sezione di Geografia, la weedable part e la non-weedable part spesso convivono fianco a fianco, a volte all'interno dello stesso scaffale. Così, mentre in un palchetto un atlante mondiale generale che abbia più di 10 anni di età è sicuramente da trasferire alle sale di deposito, in quanto i velocissimi cambiamenti geopolitici lo hanno senza dubbio reso obsoleto, nel palchetto accanto è giustificata la presenza di una Corografia ottocentesca, in quanto una buona parte delle ricerche storico-geografiche non può prescindere dalla consultazione di quest'opera.
È chiaro che in una realtà di questo tipo si pongono anche rilevanti problemi di conservazione. Tenere libri antichi su scaffali ad accesso diretto, infatti, è una scelta che implica in ogni caso uno sforzo di consapevole vigilanza. Ogniqualvolta sia possibile la sostituzione con ristampe anastatiche, essa viene disposta immediatamente. Allo stesso modo, quando una risorsa elettronica (online oppure locale) consente l'accesso a quell'opera, si provvede all'invio alle sale di deposito - anche se, in questo caso, come già rilevava De Pasquale, si pone un problema, che è quello di "formare" l'utenza all'uso di nuove tecnologie: può capitare che alla resistenza verso il nuovo in generale, si sommi il fastidio di dover apprendere una metodologia diversa (e non sempre amichevole) per consultare una risorsa utilizzata in modo tradizionale fino a poco tempo prima.
In conclusione, è chiaro che ci troviamo di fronte alla necessità di un profondo ripensamento della Sala di Consultazione, anche nella sua organizzazione materiale (porto solo l'esempio della sezione "Bibliografia", che nella sua omnicomprensività non è più rispondente alle esigenze per le quali è nata). Mantenendo una sostanziale fedeltà all'impianto a sezioni stabilito da Serra-Zanetti, che si vuole conservare, per non privare gli studiosi di una serie di consolidati punti di riferimento (penso alla sezione di "Scienze Ausiliarie della Storia", così eterogenea all'apparenza, eppure così gradita ad una vasta gamma di specialisti), sarà dunque opportuno dichiarare il livello di approfondimento e di aggiornamento che si vuole raggiungere in ciascuna ripartizione. Vogliamo arrivare ad uno schema, ad una specifica "Carta delle collezioni della Sala di Consultazione", nella quale siano dichiarati ed esplicitati in forma scritta i criteri con cui i libri e le altre risorse informative non cartacee entrano o escono dalla sala, abbandonando la prassi di survival weeding [8] adottata discontinuamente fino ad oggi; dovrà trovarvi posto anche l'enunciazione di che cosa intendiamo per weedable parts e per non-weedable parts, e in quale misura le prime possano essere soggette alle prassi consolidate di désherbage e quali criteri invece spettino alla conservazione delle seconde. Da ultimo, siamo impegnati nella ricerca di un nuovo modello di integrazione tra le risorse tradizionali e quelle nuove [9], che consenta allo stesso tempo la migliore conservazione di quelle e un più accurato sfruttamento di queste.
Grazie.
[1] P. Bellettini, Un'ipotesi di 'scarto' in una biblioteca di conservazione, relazione inedita nell'ambito del "Master in gestione e direzione delle biblioteche" - 4a edizione - Università Cattolica del Sacro Cuore, 1997.
[2] Relazione del gruppo di lavoro per lo studio dei problemi della Biblioteca dell'Archiginnasio, in Istituzioni e cultura. Proposte per un cantiere, Bologna, Comune di Bologna, 1982, pp. 36-52.
[3] A. Serra-Zanetti, La nuova sala di consultazione della Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, in "L'Archiginnasio", LI, 1956, pp. 52-85.
[4] La nuova sala di consultazione…, cit., pp. 67-68.
[5] G. Solimine, Le raccolte delle biblioteche, Milano, Editrice Bibliografica, 1999, con particolare riferimento alle pp. 209 e segg.
[6] S. J. Slote, Weeding Library Collections, Libraries Unlimited Inc., Littleton, Colo. 1975
[7] A. De Pasquale, L'integrazione tra risorse tradizionali e risorse elettroniche: come cambia la sala di consultazione di una Biblioteca Nazionale, abstract e lucidi dell'intervento pubblicati su internet all'indirizzo web http://www.aidaweb.it/reference/gargiulo-bibliocom2002.html
[8] La definizione di "survival weeding" viene da C. Carey, Survival weeding, in B.-C. Sellen - A. Curley, The collection building reader, Neal-Schuman Publishers, New York (1992), pp. 139-140.
[9] Cfr. ancora A. De Pasquale, L'integrazione tra risorse tradizionali e risorse elettroniche, cit.
N.B.: an English version is also available.
Copyright AIB 2005-03-04,
ultimo aggiornamento 2024-02-09 a cura di
Serafina Spinelli
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