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Sono particolarmente lieto di porgere il mio saluto in occasione del convegno che l'Associazione Italiana Biblioteche ha inteso dedicare alla questione del trasferimento di biblioteche statali universitarie presso gli atenei, in una città che non solo è la prima sede interessata a tale passaggio ma dove è presente un articolato tessuto bibliotecario .
Nel quadro degli obiettivi della riforma della Pubblica Amministrazione, il decreto legislativo 112 del 31 marzo 1998 ha previsto, con l'art. 151, la possibilità di trasferimento di biblioteche pubbliche statali connesse alle Università.
Tale dettato legislativo si inserisce in un ampio quadro di riforma basata su due principi : sussidiarietà e cooperazione tra Stato e Regioni ; principi che hanno da sempre improntato la politica dell'Ufficio Centrale.
In questo senso, va evidenziato che nel settore bibliotecario , da oltre 10 anni, ed in anticipo sui tempi, si è instaurato un rapporto di collaborazione, un agire sinergico tra tutti gli enti e le istituzioni, pubbliche e private, su progetti condivisi, che hanno messo a fattore comune risorse umane e finanziarie e superato ogni logica basata sulla competenza.
E proprio il coinvolgimento e il dialogo tra Stato, Regioni, enti locali, università, istituzioni culturali, volontariato e il privato sono stati i principi unificanti in favore del mondo del libro, i presupposti per lo sviluppo di indirizzi e progetti unitari, di piani di intervento mirati e coordinati, soprattutto nell'applicazione delle nuove tecnologie , che hanno permesso, al di là della divisione geografica o tipologica, di formare e sviluppare un sistema Biblioteca-Italia.
A fronte di tali considerazioni , è legittimo ribadire, oggi, alcuni motivi di perplessità in quanto il provvedimento coinvolge un settore interessato, fin dal 1972, dal trasferimento alle regioni di molte competenze statali, in particolare delle soprintendenze bibliografiche, con una oggettiva limitazione dell'azione dello Stato; settore peraltro attualmente connotato da un intenso sforzo in favore dell'integrazione delle risorse.
In quest'ottica, le conseguenze dell'art.151 , che di fatto rischiano di reintrodurre elementi di discontinuità nella gestione del patrimonio bibliografico, risultano, in prospettiva, meno negative.
Tuttavia è necessario provvedere ad una definizione dei termini entro i quali configurare il trasferimento di competenze, pervenendo alla compilazione di un modello operativo, utile non solo per il passaggio dell'Universitaria di Bologna ma applicabile eventualmente ad altre istituzioni bibliotecarie.
Ho ritenuto pertanto opportuno, al fine di determinare criteri e modalità del trasferimento, coinvolgere tutti i soggetti interessati e costituire una Commissione paritetica composta da rappresentanti dei Ministeri per i Beni e le Attività Culturali, dell'Università e della Ricerca Scientifica e della Regione Emilia e Romagna, al fine di formulare proposte da recepire nel testo della convenzione, che dovrà affrontare tutti gli aspetti inerenti al trasferimento quali la definizione del progetto, le situazioni del personale, del patrimonio, dei locali; convenzione che sarà sottoposta al parere del Consiglio Nazionale del Ministero e del Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica.
A tal fine, è importante sottolineare, e sottoporre alla discussione, l'importanza di alcuni punti chiave, che dovranno necessariamente essere oggetto di approfondimento:
in primo luogo, un motivo di ordine metodologico generale: l'art.151 si riferisce al fatto che possono richiedere il trasferimento di biblioteche pubbliche statali "università ed esse collegate", intendendo, come presupposto operativo, una contiguità di carattere fisico e non nominale o astratto.
In questo senso, se la situazione della Biblioteca Statale di Bologna risponde pienamente a tale requisito, non è applicabile, ad esempio, ad istituti quali la Nazionale Universitaria di Torino che non rientra nella categoria in quanto struttura autonoma rispetto all'Università.
In secondo luogo, particolarmente importante appare la questione relativa all'individuazione del patrimonio da destinare all'Università o da riservare al demanio dello Stato, ferma restando l'esigenza di tutelare l'unitarietà delle raccolte, a prescindere dalla loro appartenenza patrimoniale: considerata la rilevanza dei fondi delle nostre biblioteche, sarà infatti difficile scindere o studiare metodologie di assegnazione.
In tal senso, la soluzione più lineare sembrerebbe essere quella che tutto il patrimonio in forza agli istituti fino alla data del passaggio di competenze resti al demanio dello Stato.
In terzo luogo, si dovranno assicurare gli standard dei servizi attualmente garantiti dalla biblioteca .
In analogia a quanto previsto all'art. 150 per il trasferimento della gestione dei beni dello Stato alle Regioni, vanno considerati , in particolare, il comma 5, riguardante
"l'organizzazione, il funzionamento, la disciplina del personale, i servizi aggiuntivi le riproduzioni e le concessioni d'uso dei beni",
e il comma 6, centrato sui
"criteri tecnico scientifici e gli standard minimi da osservare nell'esercizio delle attività trasferite , in modo da garantire la fruizione , la sicurezza e la prevenzione dei rischi".
Partendo da questo secondo punto si tratterà, ovviamente, di ribadire l'impegno al fine di mantenere:
1) standard ottimali nell'erogazione dei servizi bibliografici;
2) standard qualitativi e quantitativi nell'ambito dei servizi al pubblico, lasciando inalterata la destinazione della biblioteca per non renderla esclusivamente funzionale all'Università: quindi un accesso allargato dell'utenza, una piena fruizione dei beni anche attraverso il servizio di prestito;
3) standard aggiornati nell'ambito della sicurezza e della tutela del patrimonio.
A tali aspetti si aggiunge la questione concernente il trasferimento dei fondi finanziari, ambito nel quale la parte relativa alla spesa per la gestione ordinaria per il personale dovrà necessariamente essere a carico dell'Ateneo, che riceverà dal Bilancio dello Stato i relativi fondi presenti, oggi, nel bilancio del Ministero per i Beni e le Attività culturali.
Resta da definire l'aspetto essenziale, e particolarmente articolato, riguardante la situazione del personale, al quale dovrà essere garantito innanzitutto il diritto all'informazione, cioè un costante aggiornamento sulla situazione in atto, funzionale, tra l'altro, alla possibilità degli interessati di poter scegliere l'Amministrazione di riferimento.
Sarà altresì necessario mantenere gli stessi livelli di retribuzione economica, assicurare la regolare progressione in carriera e rendere l 'insieme della materia oggetto di concertazione e di confronto con le organizzazioni sindacali.
Fermi restando tali punti e mantenendo integra l'identità dell'istituto, la biblioteca potrà naturalmente integrarsi al sistema bibliotecario dell'Ateneo attraverso nuovi servizi bibliotecari e documentari, validi sia per l'utente accademico che per la comunità locale, facilitando il coordinamento fra le biblioteche di istituto e del territorio, sulla base di protocolli di lavoro condivisi.
Ho prospettato in estrema sintesi il senso e la portata delle problematiche conseguenti al decreto legislativo n.112, fiducioso che l'odierno confronto possa apportare
nuovi ed utili elementi per rendere il passaggio della biblioteca universitaria di Bologna all' Ateneo un positivo momento evolutivo nella politica culturale del Paese.
Copyright AIB 1999-03-13, a cura di Elena Boretti
URL: http://www.aib/it/aib/commiss/cnsbnt/sicilia.htm