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(Carlo Poni e' professore ordinario di Storia Economica nella facolta'
di Scienze Politiche dell'Universita' di Bologna, Membro dell'Institute
for advanced study di Princeton e life memeber di Clare Hall, Cambridge;
Roberto Scazzieri e' professore ordinario di Analisi Economica nella facolta'
di Economia dell'Universita' di Bologna e Life member di Clare Hall, Cambridge.
Entrambri sono membri della Commissione Consultiva rettorale per la Biblioteca
Universitaria di Bologna)
1.Premessa
L'incontro che l'Associazione Italiana Biblioteche ha concepito e organizzato
in questi giorni a Bologna ha il grande merito di sollecitare, forse per
la prima volta in Italia, una riflessione e discussione di ampio respiro
sul tema delle grandi Biblioteche Universitarie.
Obiettivo di questa relazione è collocare la questione delle Biblioteche
Universitarie italiane nel contesto internazionale per individuare, appunto,
negli standard internazionali il quadro di riferimento indispensabile ad
orientare processi di innovazione istituzionale anche nel nostro paese.
2.Alcuni confronti attraverso il tempo
E' utile assumere, come punto di partenza, la situazione delle grandi biblioteche
universitarie in Europa e negli Stati Uniti agli inizi di questo secolo
e confrontarla con la situazione attuale delle stesse biblioteche.
Si è concentrata l'attenzione su alcune Biblioteche Universitarie
di grande tradizione storica e culturale, di fatto comparabili, se non sempre
nelle dimensioni, almeno per il prestigio delle collezioni e per le caratteristiche
del contesto accademico in cui sono inserite.
I confronti riguardano le Biblioteche Universitarie di Bologna, Cambridge,
Columbia University, Harvard University, Heidelberg, Leiden, Oxford, Padova.
La nostra analisi si limita ad alcuni indicatori di carattere aggregato
relativi al patrimonio posseduto, quali opere a stampa e manoscritti, numero
di pubblicazioni periodiche, opere a stampa di particolare pregio (rare
books).
Per agevolare la valutazione comparativa può essere utile considerare
la seguente tabella riassuntiva (Le fonti utilizzate sono le seguenti: Minerva
Jahrbuche der Gelehrten Welt, a cura di R. Kakula e k. Trubner, Strassburg,
Trubner, 1891 e seguenti; The world of learning, forty seventh ed., London,
Europa, 1997):
NB: Nel caso di Bologna, sarebbe opportuno integrare i dati relativi alla
Biblioteca Universitaria con quelli riguardanti la Biblioteca dell'Archiginnasio
(nel 1997: 797.497 opere a stampa, 12.000 manoscritti, 500.000 lettere,
2.500 incunaboli).
Opere a stampa | Periodici | Manoscritti | Incunaboli | ||||
Biblioteca Universitaria di Bologna 1900-1901 1997 |
255.000 1.100.509 |
8.000 |
5.000 7.624 |
800 1.022 | |||
Cambridge University Library 1900-1901 1997 |
500.000 5.850.000 |
|
140.000 |
||||
Columbia University Library 1900-1901 1997 |
300.000 6.600.000 |
20.000 ca. |
|||||
Harvard University Library 1900-1901 1997 |
938.649 12.605.537 |
16.706 ca. |
4.000 circa | ||||
Universitatsbibliothek Heidelberg 1900-1901 1997 |
400.000 2.687.400 |
6.730 6.855 |
1.000 1.702
| ||||
Bibliotheek der Rijksuniversiteit Leiden 1900-1901 1997 |
190.000 2.200.000 |
6.400 19.000 |
|||||
Bodleian Library (Oxford) 1900-1901 1997 |
500.000 6.100.000 |
30.000 150.700 |
|||||
Biblioteca Universitaria di Padova 1900-1901 1997
|
200.900 606.584 |
2.326 2.698 |
1.280 |
Questa tabella suggerisce alcune considerazioni:
(i) all'inizio di questo secolo, le grandi Biblioteche Universitarie italiane
risultano, in generale, di dimensioni più ridotte rispetto alla media
internazionale; tuttavia il divario non appare incolmabile e i 'centri di
eccellenza' italiani mantengono una precisa visibilità a livello
internazionale.
In questa fine di secolo la situazione, in termini comparativi, risulta
nettamente e quasi drammaticamente deteriorata: il "peso" (cioè
la dimensione relativa) delle grandi Biblioteche Universitarie italiane
si è fortemente ridotto, al punto da offuscare in modo assai grave
la loro visibilità complessiva nel panorama internazionale delle
University Libraries.
(ii) Le Biblioteche Universitarie dei paesi anglosassoni acquistano, nel
corso di questo secolo, una netta "supremazia" rispetto alla principali
Biblioteche Universitarie dell'Europa Continentale, soprattutto per quanto
riguarda il patrimonio complessivo di opere a stampa e periodici.
(iii) Le Biblioteche Universitarie italiane mantengono una posizione di
rilievo, anche in termini comparativi, per quanto riguarda manoscritti e
rare books.
Il quadro appena delineato richiede tuttavia di essere completato mediante
la considerazione dei processi di costituzione e sviluppo delle Biblioteche
di Istituto, Facoltà, Dipartimento, Centro di Ricerca; processi che
hanno interessato, sia pure secondo modelli differenziati, tutte le principali
Università europee e statunitensi nel corso di questo secolo. Questi
processi pongono in primo piano l'esigenza di considerare lo sviluppo di
patrimoni bibliografici esterni alle grandi Biblioteche Universitarie ma
interni al sistema delle biblioteche accademiche in senso lato. E' quindi
necessario passare dalle grandi University Libraries ai sistemi bibliotecari
all'interno dei quali esse sono inserite.
3.Modelli continentali e modelli anglosassoni
La considerazione dei sistemi bibliotecari accademici suggerisce alcune
'correzioni' rispetto al quadro comparativo illustrato nella tabella precedente.
Infatti, molte Università dell'Europa Continentale hanno integrato
le raccolte delle loro grandi (ma talora stagnanti) Biblioteche Universitarie
con accessioni piuttosto intense nelle biblioteche specializzate.
Sotto questo profilo, il quadro presentato dalle grandi Università
anglosassoni rimane molto diverso. In questo caso, infatti, la crescita
delle biblioteche specializzate è, in termini relativi, più
contenuta, mentre risulta confermato (e talora consolidato) il ruolo delle
University Libraries come 'nodo centrale' dei sistemi bibliotecari nelle
rispettive Università. Il 'modello continentale' appare invece, nei
fatti, privo di coerenza interna e sostanzialmente rinunciatario per quanto
riguarda il ruolo del 'polo centrale' all'interno di un sistema articolato
di biblioteche accademiche. Questa rinuncia, almeno nel nostro paese, è
andata di pari passo con la separazione amministrativa e culturale delle
grandi Biblioteche Universitarie dalle Università, separazione avviata
nel primo decennio del secolo e confermata al momento della costituzione
del Ministero per i Beni Culturali.
Per le ragioni appena viste, è di particolare interesse prendere
in considerazione esempi di articolazione interna dei sistemi bibliotecari
in alcune fra le principali Università della Gran Bretagna e degli
Stati Uniti d'America. Infatti, e' soprattutto in quelle Università
che si configura con chiarezza uno standard di eccellenza di cui è
indispensabile tenere conto anche nel nostro paese e nelle nostre Università.
4. Il 'sistema tripartito' di Cambridge e Oxford
I sistemi bibliotecari delle Università di Cambridge e Oxford presentano
due varianti di uno stesso 'modello tripartito' costituito da Biblioteche
specializzate (di Istituto, Dipartimento o Facoltà) e Biblioteche
generali a orientamento soprattutto didattico (Biblioteche di College) organizzate
attorno ad un polo centrale costituito da una grande University Library
(rispettivamente la Cambridge University Library e la Bodleian Library).
Sia a Cambridge come a Oxford il sistema delle biblioteche accademiche ha
preso forma seguendo il criterio della specializzazione di funzioni all'interno
di una struttura caratterizzata da confini flessibili fra le unità
componenti.
In estrema sintesi: (i) la ricerca fondamentale ha come luogo privilegiato
le grandi University Libraries e, soprattutto in ambito scientifico, le
Biblioteche di alcuni Istituti o Dipartimenti; (ii) l'insegnamento di base
fa riferimento soprattutto alle Biblioteche di College, Facoltà e
Dipartimento; (iii) la didattica avanzata (a livello di Master o Ph.D) si
concentra nelle University Libraries e nelle biblioteche di Dipartimento
o Istituto; (iv) infine, la conservazione e lo studio di materiale raro
e di pregio hanno collocazione privilegiata nelle University Libraries e
in sezioni speciali di alcune importanti Biblioteche di College (come il
Trinity College a Cambridge o il Corpus Christi College a Oxford).
Il modello tripartito è comune alle Università di Cambridge
e Oxford, benchè esistano alcune importanti differenze soprattutto
per quanto riguarda l'organizzazione interna della University Library centrale.
Infatti, nella Cambridge University Library prevale il modello organizzativo
della 'biblioteca unitaria' con alcune 'biblioteche annesse' (ma fisicamente
separate) che dipendono da essa (la Law Library e la Scientific Periodicals
Library). Nella Bodleian Library di Oxford, invece, prevale uno schema organizzativo
di carattere 'federale' ,con un polo centrale (la Biblioteca umanistica
con sede nelle Old Schools) e una costellazione di biblioteche specializzate
inserite nell'organizzazione della Bodleian Library ma fisicamente distinte
da essa (la Radcliffe Camera Library, la New Library, la Science Library,
la Rhodes House Library, la Indian Istitute Library).
Malgrado le differenze, sia a Cambridge come a Oxford la University Library
centrale è il cuore del sistema delle biblioteche accademiche e svolge
un ruolo essenziale nel rendere pienamente accessibili e 'visibili' le risorse
bibliografiche delle rispettive Università, sia nei confronti del
'pubblico interno' costituito dagli studiosi e studenti di quelle Università
sia nei confronti della comunità internazionale della ricerca.
5.Le University Libraries di Harvard e Columbia e lo schema a 'struttura
diffusa'
Negli Stati Uniti le grandi University Libraries seguono, in generale, un
modello diverso da Cambridge e Oxford. Infatti, esse sono caratterizzate,
insieme, dal carattere più 'diffuso' del polo centrale e dall'inserimento
delle biblioteche specializzate (di Istituto, Dipartimento, e simili) all'interno
della struttura organizzativa della University Library. Malgrado queste
differenze, anche le grandi University Libraries degli Stati Uniti sono
spesso caratterizzate dalla presenza, in posizione strategica al loro interno,
di un importante polo centrale di risorse bibliografiche (come la Widener
Library dell'Università di Harvard).
Significative sono anche le differenze fra i sistemi bibliotecari di Harvard
e della Columbia University.
Ad Harvard si osserva una struttura diffusa, costituita da un centinaio
di biblioteche generali oppure specializzate inserite nella University Library
come sistema 'federale'. Malgrado il carattere ' policentrico' della Biblioteca
Universitaria, si può individuare con chiarezza un polo centrale
costituito, appunto, dalla grande concentrazione di risorse bibliografiche
formata dalla Widener Library (scienze umane e sociali),Houghton Library
(libri rari e manoscritti), Pusey Library (Archivio dell'Università
e carte geografiche).
Nel sistema 'federale' delle Columbia University Libraries si osserva una
minore dispersione delle risorse bibliografiche: il 'polo centrale' è
concentrato in un unico edificio, dove sono collocate le collezioni di opere
a stampa, la sezione dei manoscritti e libri rari, la biblioteca della School
of Librarianship. Esistono, anche alla Columbia University, biblioteche
specialistiche distinte fisicamente dal polo centrale (come la biblioteca
della School of Business),tuttavia la Biblioteca centrale ha, diversamente
da Harvard, un carattere accentuatamente unitario e multidisciplinare.
6.Alcune riflessioni
Il possibile inserimento delle Biblioteche Universitarie italiane nella
struttura delle Università di cui avevano a suo tempo fatto parte
(almeno per un certo periodo della loro storia) ha il merito di sollecitare
una riflessione esplicita sulla natura complessiva dei sistemi bibliotecari
accademici che si sono formati nel nostro paese attraverso le vicende dell'ultimo
secolo.
Questa riflessione, per essere utile, deve essere condotta facendo riferimento
alle dinamiche di altri paesi e agli standard internazionali che tali confronti
possono suggerire.
In sintesi, la discussione su ruolo e prospettive delle grandi Biblioteche
Universitarie italiane in questa fine di secolo potrebbe essere articolata
secondo tre livelli di analisi:
(i) identificazione e discussione approfondita degli standard internazionali
delle Biblioteche Universitarie e dei sistemi bibliotecari accademici;
(ii) identificazione dei cambiamenti necessari nei sistemi bibliotecari
accademici a struttura accentuatamente 'diffusa' (come quelli caratteristici
delle principali Università italiane) per consentire un inserimento
efficace al loro interno di un polo centrale (la University Library) attualmente
assente;
(iii) identificazione dei cambiamenti necessari nelle attuali Biblioteche
Universitarie del Ministero di Beni e delle Attività Culturali per
consentire ad esse di svolgere il complesso di funzioni suggerito dallo
standard internazionale delle University Libraries.
Le considerazioni svolte nelle precedenti sezioni di questa relazione ci
consentono di individuare alcuni punti critici, sui quali dovrebbe concentrarsi
la discussione nell'immediato futuro:
(i) l'analisi comparativa consente di individuare con sicurezza uno standard
per l'eccellenza che trova le sue espressioni migliori in alcune grandi
University Libraries della Gran Bretagna e degli Stati Uniti;
(ii) lo standard di quelle University Libraries suggerisce come indispensabile
l'esistenza di un polo centrale coordinato con le altre biblioteche dell'Università
(indipendentemente dal fatto che queste ultime siano considerate oppure
no elementi costitutivi della University Library);
(iii )lo standard internazionale delle grandi University Libraries indica
in esse il 'punto di coagulo' delle competenze in campo bibliografico e
biblioteconomico esistenti nelle Università di appartenenza. Questo
risultato è conseguito anche richiedendo ai Bibliotecari una preparazione
di livello assai elevato e scegliendo i Direttori (Head Librarians) delle
principali biblioteche in base al criterio delle collocazione scientifica
ai vertici della professione in ambito internazionale. A tale collocazione
corrisponde, di norma, uno status accademico non dissimile rispetto a quello
dei Full Professors oppure dei Chief Administrators dell'Università.
Puo' essere interessante richiamare che, nell'Universita' di Cambridge,
lo University librarian -cioe' il responsabile della Cambridge University
Library- appartiene allo 'starto' dei piu' alti University officiers (come
il Chancellor, il Vice Chancellor, lo Hight Stewart, i Proctors, il Registry
o responsabile principale della struttura amministrativa, il segretario
generale delle facolta', il Tesoriere, il Direttore del Fitzwilliam museum,
i Full professor) (si veda Statutes and Ordinances of the University of
Cambridge and passages from acts of parliament relating to the University.
Cambridge, Cambridge U.P, 1988, Statute D 'The University Officers' pp.
28-54). Secondo lo Statute C, lo University Librarian di Cambridge 'svolge
i compiti assegnati ad un direttore di dipartimento (Head of Departm 11ent)
e (come il Deputy Librarian e gli altri 'University officiers') 'ha l'obbligo
di risiedere nell'Universita' durante il term e per un periodo di quattro
settimane durante la long vacation' (Statutes and ordinances of the University
of Cambridge, cit., p. 741). Piu' in generale, gli statuti dell'Universita'
di Cambridge riconoscono il profilo accademico dei bibliotecari consentendo
al general board dell'Universita' (sentito il competente faculty Board)
di assegnare loro lo svolgimento di lezioni ed altri compiti didattici,
sia pure per non piu' di 20 ore all'anno (Statutes and Ordinaces of the
University of Cambridge, cit., p. 787).
(iv) lo standard internazionale è compatibile con una grande varietà
di forme organizzative, tutte riconducibili ad una struttura a rete ma con
indici anche molto diversi di concentrazione delle risorse bibliografiche
e di 'controllo' sulle unità componenti.
(v) le grandi University Libraries sono elemento costitutivo essenziale
della comunità accademica, accolgono spesso al loro interno alcuni
fra i maggiori studiosi ed esperti di problemi bibliografici in ambito internazionale,
e conferiscono senso di direzione e di significato al complesso dei sistemi
bibliotecari di cui fanno parte.
Queste promesse debbono guidare i processi volti a raggiungere un più
accentuato inserimento delle Biblioteche Universitarie del nostro paese
all'interno della comunità accademica. In particolare, tali premesse
suggeriscono che la soluzione adottata per l'inserimento di una Biblioteca
Universitaria nel sistema bibliotecario della rispettiva universita' dovrebbe
dipendere dalla configurazione che si vuole assegnare a questo stesso sistema.
D'altra parte , la struttura del sistema biblioteche accademiche non puo'
essere considerata indipendente dalle caratteristiche specifiche della Biblioteca
Universitaria 'centrale' (caratteristiche che possono variare in modo rilevante
da una Biblioteca Universitaria all'altra).
Per avere successo, l'inserimento delle Biblioteche Universitarie italiane
nella struttura delle rispettive universita' richiede, al tempo stesso:
i) conoscenza approfondita degli standard internazionali; ii) attenzione
alle caratteristiche specifiche delle situazioni locali; iii) grande flessibilita'
amministrativa e istituzionale.
E' indispensabile mettere a fuoco un 'punto di arrivo' che dipende (si potrebbe
dire in egual misura) sia dallo standard internazionale sia dalla storia
passata di ciascuna biblioteca , un punto d'arrivo che, per essere raggiunto,
potrebbe richiedere processi di bricolage istituzionale (cioe' l'impiego
di 'vecchi mattoni ' per una costruzione nuova e di piu' ampio respiro).
A questo riguardo, un problema particolare si pone nelle città' universitarie
in cui esistono importanti biblioteche di ricerca distinte dalle biblioteche
universitarie ed esterne rispetto al sistema accademico. Un esempio assai
significativo e fondamentale nel sistema delle biblioteche di ricerca a
Bologna e' costituito dalla Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio. Anche
per essa occorre pensare, secondo forme da studiare con cura, ad un'integrazione
nel sistema bolognese delle biblioteche accademiche. Infatti sia la Biblioteca
dell'Archiginnasio come la Biblioteca Universitaria hanno ampiamente attinto
ai patrimoni bibliografici che si sono costituiti nel nostro Studio attraverso
la sua storia secolare: pensiamo, ad esempio, al ruolo delle grandi biblioteche
conventuali nel processo di formazione della Biblioteca Universitaria e
della Biblioteca dell'Archiginnasio. Ma, e su questo punto e' bene insistere,
lo standard internazionale deve essere la 'stella polare' delle possibili
innovazioni istituzionali di cui stiamo parlando. Esso e' infatti condizione
necessaria per una valutazione realistica delle risorse straordinarie (sotto
il profilo materiale, intellettuale e finanziario) affinche' sia possibile
la costituzione anche nelle Universita' italiane di centri di eccellenza
nel settore delle grandi biblioteche. Di questo si deve aggiungere la piena
consapevolezza sia sul piano delle singole Universita' sia a livello complessivo
di governo dell'istruzione superiore e della ricerca nel nostro paese. Infatti,
non e' pensabile che una grande Universita' italiana (come sono molte delle
antiche Universita' italiane, com'e' l'Universita' di Bologna) possa mantenere
elevata visibilita' internazionale in assenza di una University library
ricca di risorse bibliografiche e di spazi fisici, di competenze professionali
e di strumenti di ricerca che la pongano finalmente sullo stesso piano delle
grandi Biblioteche Universitarie di cui abbiamo parlato.
Copyright AIB 1999-08-15, a cura di Elena Boretti
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