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Cenni storici
"[La biblioteca Universitaria di Pisa], come ormai tutte o quasi
tutte le Universitarie, solo per tradizione ha il nome di universitaria,
ma in realtà è Biblioteca governativa, distinta dall'Università
e da questa indipendente ..." e ancora " Essa continua ad essere
Biblioteca di alta cultura ... ma è anche, ed aspira a divenirlo
sempre più, Biblioteca di cultura generale, a disposizione di tutti
...", così scriveva nel 1954 l'allora direttrice della Biblioteca
Cesarina Pacchi, testimoniando con le sue parole il progressivo affievolimento
del legame tra Università e biblioteche universitarie che da tempo
si andava maturando ed era stato sancito a livello legislativo dall'attivazione
all'interno del Ministero della Pubblica Istruzione della Direzione Generale
delle Accademie e Biblioteche con il R.D. 7 giugno 1926, n.944.
La Biblioteca Universitaria di Pisa, aperta al pubblico nel 1742, era invece,
per fondazione e per tradizione, biblioteca universitaria a tutti gli effetti.
Costituita sulla ricca biblioteca di un professore universitario di Diritto,
Giuseppe Averani, aveva visto crescere il suo patrimonio librario tramite
acquisizioni per acquisto o lascito da parte di altri insigni docenti dell'Ateneo
Pisano, fino a inglobare nelle sue raccolte i fondi appartenuti agli ex
collegi universitari di Sapienza e Ferdinando.
Nel 1823 a sancire anche fisicamente il legame tra l'Università e
la sua biblioteca, quest'ultima veniva ospitata all'interno della Sapienza,
sua attuale sede.
Per tutto l'Ottocento il legame tra le due Istituzioni era restato assai
saldo, facilitato dalla comune appartenenza al Ministero della Pubblica
Istruzione, come testimonia la relazione sullo stato della Biblioteca prodotta
nel 1872 dal prof. Ferrucci. La Biblioteca Universitaria è diretta
da un Professore-Bibliotecario il quale per la politica degli acquisti si
avvale della consulenza di alcuni professori che hanno la funzione di consiglieri,
così come previsto dal R.D. 24 settembre 1861.
A sancire ulteriolmente l'appartenenza delle biblioteche universitarie all'Università
provvederà successivamente il R.D. 28 ottobre 1885, n.3464 che per
primo diede un orientamento uniforme e un assetto definitivo alle biblioteche
governative.
Anche il successivo R.D. 24 ottobre 1907, n.733 conferma questa tendenza:
si mantiene la distinzione già presente nel precedente decreto tra
le biblioteche autonome e le biblioteche che servono di sostegno ad altri
istituti, come le universitarie.
Queste ultime hanno l'obbligo di:
a) porgere ai discenti il necessario sussidio per quegli studi che si compiono
nell'università stessa;
b) offrire agli insegnanti gli strumenti di ricerca propri delle scienze
che essi professano.
E' prevista una Commissione permanente presieduta dal Rettore dell'Università
con il compito di affiancare la Direzione della biblioteca nell'acquisto
dei libri, nella definizione degli orari, nel miglioramento della sede,
ecc.
Viene inoltre previsto che il - Capo della biblioteca - invii annualmente
la relazione sullo stato della biblioteca anche al Rettore.
Di innovativo rispetto alla legislazione precedente c'è l'attenzione
che le biblioteche governative devono al territorio in cui operano tant'è
che all'art.8 si dice che negli acquisti le biblioteche nazionali e universitarie
debbono privilegiare quella parte dello scibile della quale siano "deficienti"
le altre biblioteche locali.
A partire dai primi del '900 dunque si comincia a evidenziare quel ruolo
che le biblioteche universitarie in generale e la Biblioteca Universitaria
di Pisa in particolare andranno ad assumere negli anni successivi e cioè
di grande biblioteca pubblica non più rivolta esclusivamente a un
pubblico di studiosi, a cui facevano riferimento le parole della Pacchi.
L'importanza della Biblioteca Universitaria all'interno del sistema bibliotecario
pisano viene riconfermata nel 1975, nella Conferenza Culturale Cittadina
organizzata per discutere di beni culturali alla luce della costituzione
del nuovo Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. Nello stesso anno proprio
in virtù della riconosciuta centralità della Biblioteca all'interno
del sistema bibliotecario cittadino le vengono assegnati da parte del Comune
dei locali da poter utilizzare quali magazzini, dato gli enormi problemi
creatisi con la crescita delle raccolte, in modo da far fronte all'annoso
problema degli spazi che ancora oggi non ha trovato una soluzione.
Ma in realtà, seppure attenuato, il legame tra la Biblioteca e l'Università
continua a resistere: è del 1932 l'accordo con la Facoltà
di Lettere in base al quale la Biblioteca acquista su fondi messi a disposizione
dall'Università pubblicazioni per quella Facoltà e questa
prassi proseguirà per cinquant'anni fino al 1982.
La situazione non muta neppure con il nuovo Regolamento organico delle biblioteche
DPR 5 settembre 1967, n.1501, tant'è vero che la Commissione permanente
prevista nel dettato legislativo che allarga i suoi compiti rispetto al
decreto del 1907 con la possibilità di promuovere "convenzioni
tra l'Università e la biblioteca sulla costituzione di cataloghi
collettivi, sulla distribuzione delle opere pervenute per cambio e su ogni
altra forma di cooperazione" , viene convocata a Pisa assai raramente.
L'unica forma di collaborazione che ha una sua continuità è
quella con la Facoltà di Lettere già citata.
Sarà proprio invece la istituzione del Ministero dei Beni Culturali
e Ambientali, che accoglie nel suo ambito la Direzione generale delle Accademie
e Biblioteche, a accrescere ulteriolmente il distacco fra Università
e biblioteche universitarie, sancendo la separazione anche a livello di
appartenenza di Ministero tra le due Istituzioni.La non appartenenza allo
stesso Ministero dunque da un lato e dall'altro la "crescita"
delle biblioteche dell'Università, coinvolte in un processo di ripensamento
su organizzazione e compiti, segna il momento di massimo distacco tra Biblioteca
Universitaria e sistema bibliotecario di Ateneo, ma la Biblioteca rimane
per collocazione fisica, per tipologia di utenza e di patrimonio librario
punto di riferimento ineludibile, tanto è vero che nel
1990 la Commissione di studio dell'Università di Pisa per le biblioteche,
presieduta dalla prof.ssa Fasano Guarini, nella relazione conclusiva dei
propri lavori prende atto della necessità di un maggiore collegamento
con la Biblioteca Universitaria.
Essa propone pertanto il ripristino della funzionalità della Commissione
Permanente in quanto ravvisa in esso lo strumento adeguato " a comunicare
alla Direzione della Biblioteca le esigenze e le preoccupazioni dell'Università,
in uno spirito di fattiva e vigile collaborazione", ma in realtà
tale suggerimento trova scarsa accoglienza.
A conclusione di questo breve excursus, alcune parole sull'ultimo, in ordine
di tempo, provvedimento legislativo che si è occupato dell'organizzazione
delle biblioteche pubbliche statali e cioè il DPR 417/1995, che ,
a nostro avviso, già prefigurava nel suo impianto un nuovo assetto
delle biblioteche statali appunto, col concorso alla gestione di più
soggetti istituzionali, a seconda dei compiti che esse dovevano svolgere
.
Il riferimento alle biblioteche universitarie è vago: esse "
attuano il coordinamento con le Università nelle forme ritenute più
idonee sul piano dei servizi e delle acquisizioni", mentre scompare
la Commissione permanente.
L'approfondimento delle funzioni da svolgere poteva essere demandato al
Regolamento interno previsto dalla legge (art.16).
E' il caso della Biblioteca Universitaria che, nel definire i principi generali
del suo ordinamento, si riconosceva il ruolo precipuo di biblioteca rivolta
agli studi universitari: "La Biblioteca Universitaria di Pisa ha il
compito primario di soddisfare le necessità bibliografiche di ricerca
e di didattica dei docenti e degli studenti dell'Università degli
Studi ...".
La Biblioteca Universitaria oggi
Con il suo patrimonio di 600.000 volumi circa la Biblioteca Universitaria
di Pisa si colloca tra le maggiori biblioteche toscane. Conserva preziosi
e cospicui fondi antichi, raccolte manoscritte, carteggi, importantissimi
fondi privati; ha una ricca raccolta di periodici sia umanistici che scientifici
antichi e moderni.
Grazie al diritto di stampa e ad una attenta politica di acquisizioni nel
settore delle pubblicazioni riguardanti Pisa e il suo territorio è
la più importante biblioteca cittadina per gli studi di storia locale,
oltre che testimone dell'editoria toscana in generale e pisana in particolare.
Con tale patrimonio rappresenta pertanto la memoria storica non solo dell'Università
ma anche della città di Pisa.
La doppia anima della Biblioteca, da una parte rivolta agli studi universitari
e dall'altra grande biblioteca pubblica è testimoniata dalla tipologia
dei suoi frequentatori in gran parte studenti e docenti dell'Università,
ma anche, se pure in minor misura, cittadini e studenti delle scuole secondarie.
Tale stato di fatto è sanzionato anche dal recente Regolamento interno
precedentemente citato là dove definisce le funzioni e il ruolo della
Biblioteca.
A partire dalla fine degli anni '80 la Biblioteca partecipa con le altre
biblioteche cittadine, soprattutto con la Biblioteca della Scuola Normale
e con le biblioteche dell'Università alle politiche di cooperazione
che si sono andate sviluppando sia a livello di erogazione di servizi sia
di cooperazione nella politica degli acquisti.
Ad oggi tale cooperazione ha cominciato a dare i primi frutti con un buon
coordinamento nel campo degli orari di apertura delle biblioteche e soprattutto
nella politica degli acquisti per quel che riguarda periodici e CDROM, mentre
si sta procedendo a intervenire anche sulle collezioni.
Il dover interagire all'interno di un sistema bibliotecario ha portato la
Biblioteca a riflettere sul suo ruolo e a individuare le proprie specificità.
Pertanto in questi ultimi anni si è prestata particolare attenzione
agli aspetti legati al servizio di consultazione e di reference, riconoscendone
la centralità come momento specifico e caratterizzante per la Biblioteca
Universitaria, che possiede un apparato bibliografico antico e moderno di
grande prestigio.
Si è ritenuto infatti che in un ottica di sistema una delle sue funzioni
debba sicuramente essere quella di centro di informazione per la città
tutta e, data la specificità dei suoi strumenti bibliografici, per
l'Università. Rientra in tale logica anche l'accrescimento della
ricca raccolta di periodici di carattere generale.
E' stato istituito un servizio al pubblico di Informazioni bibliografiche,
funzionante per tutto l'orario di apertura, con personale specializzato
in grado di fornire informazioni sia tramite gli strumenti di ricerca tradizionali,
sia tramite gli strumenti informatizzati.
Attualmente poi la Biblioteca sta attraversando un momento di trasformazione
grazie alla scelta di aderire al Servizio Bibliotecario Nazionale come Polo
di un sistema a cui afferiranno altre biblioteche appartenenti a Enti diversi.
A partire dagli anni '90 dunque inizia il ripensamento del ruolo della Biblioteca
e dei suoi rapporti con le altre biblioteche dell'Università per
lo più al di fuori del confronto istituzionale, creando le basi per
una collaborazione di fatto, basata su programmi specifici.
Nonostante tali aperture però se si dovesse classificare la Biblioteca
in base alle tipologie proposte dal recente documento del Gruppo di lavoro
del MURST su "Configurazioni istituzionali e assetto delle biblioteche
universitarie italiane" del gennaio 1998, sicuramente la Biblioteca
Universitaria si collocherebbe tra quelle che hanno sistemi aventi relazioni
deboli con l'Università.
La collocazione fisica, la tipologia di utenza e la specificità del
patrimonio bibliografico non sono infatti bastati a colmare un divario sempre
più ampio rispetto a un sistema bibliotecario universitario che si
andava consolidando in maniera autonoma e con risorse maggiori rispetto
a quelle della Biblioteca.
In una situazione come quella italiana nella quale, come giustamente affermava
Maurizio Messina in un suo intervento, l'approccio di tipo istituzionale
è sempre stato dominante al momento di riformare l'ordinamento delle
biblioteche, difficilmente la situazione poteva essere diversa.
E tutto questo è avvenuto però senza che la Biblioteca Universitaria
smettesse mai di sentirsi di fatto tale a tutti gli effetti.
La Legge "Bassanini"
Ancora una volta è con un provvedimento legislativo, in questo
caso il decreto 112/1998 attuativo della cosiddetta legge Bassanini sul
trasferimento di competenze dalla Stato alle Regioni e agli Enti Locali,
che si interviene sull'ordinamento delle biblioteche pubbliche statali.
L'Associazione Italiana Biblioteche ha già espresso in altre sedi
le proprie perplessità sulla legge e avanzato richieste di modifica
che non sono state per altro accolte nella redazione definitiva del succitato
decreto.
Il timore è quello che ancora una volta si vanifichi un'occasione
importante per intervenire in maniera positiva sull'ordinamento delle biblioteche
fin qui appartenute allo Stato e sull'intero sistema bibliotecario nazionale,
perseguendo logiche di spartizione più che di razionalizzazione.
Proprio l'art. 151 che recita " Le Università possono richiedere
il trasferimento delle biblioteche statali ad esse collegate" aveva
suscitato forti perplessità per l'eccessiva vaghezza della formulazione.
Il possibile ruolo della Biblioteca
Dare contenuti al dettato della legge è la sfida che vedrà
coinvolti la Biblioteca Universitaria da una parte e il sistema bibliotecario
d'Ateneo dall'altra.
Come si è già detto in precedenza non è la logica astratta
che deve prevalere ma il confronto costruttivo sul piano della definizione
dei ruoli, dei programmi di sviluppo dei servizi, sulla politica del personale,
proseguendo su una linea di azione che, come si è detto è
già stata intrappresa in via informale.
Sicuramente potrà fornire un valido contributo al riguardo la riflessione
avviata già da tempo all'interno dell'Università di Pisa su
compiti e funzioni delle biblioteche universitarie in un progetto globale
di ridefinizione del sistema.
Per quel che riguarda la Biblioteca Universitaria la prima esigenza da porre
con chiarezza è quella della non dispersione del patrimonio bibliografico
che anzi dovrà essere tutelato nella sua interezza. Un altro punto
preliminare è quello di mantenere per la Biblioteca anche il ruolo
di biblioteca pubblica: andranno pertanto garantite condizioni di accesso
e fruizione pubblica, ad esempio un servizio di prestito aperto a tutti.
Anche la politica degli acquisti dovrà tener conto di questa specificità
della Biblioteca specie nel settore della storia locale già così
ben testimoniato.
Mantenere dunque il proprio ruolo di archivio storico non solo dell'Università
ma della città tutta è il primo obiettivo, e accanto a questa
funzione la Biblioteca dovrà andare a individuare una sua propria
specificità all'interno del sistema bibliotecario d'Ateneo.
Si è già detto in precedenza dello sforzo compiuto dalla Biblioteca
in questi ultimi anni per ottemperare al compito di fornire, in quanto biblioteca
universitaria, supporto informativo soprattutto bibliografico per la didattica
e la ricerca. Una funzione che pertanto potrebbe esserle assegnata è
quella di grande biblioteca di consultazione e di reference in virtù
del ricco apparato bibliografico corrente e retrospettivo che possiede e
della professionalità acquisita dai propri bibliotecari in questa
specifica attività..
Un altro settore tradizionalmente poco curato anche a livello nazionale
e che invece riveste grande importanza, che la Biblioteca potrebbe coprire
è quello della formazione degli utenti e della guida all'uso della
biblioteca. In ambedue i settori, naturalmente, opererà in maniera
coordinata con le altre biblioteche universitarie, rispettandone le funzioni
più specialistche.
Non ci pare comunque questa la sede per entrare nel dettaglio della discussione
sulle soluzioni operative, le proposte potranno essere anche altre e andranno
discusse nelle sedi più appropriate.
Una volta fissati alcuni punti cardine, si dovrà procedere in base
a soluzioni di "fusione su progetti strategici"che potranno essere
formulati a mano a mano che avviene l'integrazione della Biblioteca all'interno
del Sistema bibliotecario di Ateneo, secondo la convincente proposta avanzata
dal Gruppo di lavoro del MURST nel documento già citato in precedenza.
Su questi temi la Sezione Toscana dell'Associazione Italiana Biblioteche
si dichiara fin da ora disponibile a portare il proprio contributo di riflessione
e di esperienza.
La politica del personale
Definire i rispettivi ruoli all'interno del sistema bibliotecario universitario
e programmare i servizi da offrire all'utenza secondo logiche di efficienza
sono, si è già detto, traguardi primari da raggiungere in
un'ottica di razionalizzazione, ma non sono i soli.
L'aspetto più delicato da affrontare nel caso che l'ipotesi di accorpamento
della Biblioteca Universitaria di Pisa da parte dell'Università si
realizzi sarà comunque sicuramente quello dell'integrazione del personale
che attualmente opera all'interno della biblioteca nel sistema bibliotecario
d'Ateneo.
Se è senz'altro vero che "un po' di incroci fra le culture professionali
dei bibliotecari statali e dei bibliotecari universitari" non guasta
è però altrettanto vero che non sarà facile conciliare
livelli professionali con contenuti non corrispondenti.
Pensiamo ad esempio alle differenze tra noni livelli dell'Università
e dello Stato, senza entrare più di tanto nel merito del problema
che sicuramente avrà altri tavoli di trattativa in cui essere dibattuto.
Si tratterà di conciliare figure professionali con percorsi differenti
di formazione e di carriera, accomunati, e questo è comunque un valido
punto di partenza, dal fatto che il bagaglio culturale di chi.lavora nelle
biblioteche è il medesimo al di là delle strutture in cui
si opera, come giustamente osserva A. Petrucciani.
La linea guida che ci sentiamo di proporre come associazione professionale
è quella della salvaguardia delle professionalità acquisite
attraverso un'attenta disanima delle reciproche tipologie e questo perchè
il rischio di marginalizzazione del personale che proviene dall'amministrazione
statale non è a nostro avviso da sottovalutare, considerando quel
tanto di conflittualità latente che l'aver proceduto per vie diverse
ha prodotto nelle due Istituzioni.
In mancanza di un quadro normativo di riferimento e di esperienze che ci
possano venire in aiuto, siamo certi che , dal momento che esistono professionalità
forti in entrambi i comparti, un reciproco scambio di competenze e di conoscenze
non potrà che essere di vantaggio reciproco nella consapevolezza
che una cattiva politica del personale porterebbe alla lunga a chiusure
controproducenti da ambedue le parti.
La proposta AIB
Considerata l'importanza dei temi in discussione, la Sezione Toscana dell'AIB, nel quadro di una politica di contatti tra istituzioni già avviata, si farà promotrice, nei prossimi mesi, di una iniziativa finalizzata a mettere intorno a un tavolo di discussione tutti gli interlocutori coinvolti in Toscana su questa vicenda (Ministero per i Beni e le Attività culturali, Università di Pisa, Comune e Provincia di Pisa, Regione Toscana), in modo da creare le condizioni più favorevoli per arrivare a definire il ruolo che dovrà avere la "nuova Universitaria" di Pisa, ma anche le risorse sulle quali potrà contare (personale, finanziamenti, attrezzature, spazi, ecc.) per poter assolvere in modo efficace i compiti che le verranno assegnati.
Copyright AIB 1999-03-20, a cura di Elena Boretti
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