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AIB-WEB
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saluto inauguraleLuca Bellingeri La mia presenza su questo palco, in questa occasione, testimonia
già da sola, almeno per chi è a conoscenza della struttura
di Bibliocom e delle piccole "ritualità" dei nostri congressi,
una situazione molto diversa dal passato e certamente inaspettata.
Ruolo eminentemente "tecnico", dunque, di mero "traghettatore" della
nostra Associazione verso acque più certe e meno insidiose delle
attuali.
Un sistema costituito, sulla base dei dati fornitici dall'Anagrafe delle biblioteche, da oltre 12 000 istituti, oltre un quinto dei quali, però, possiede un patrimonio inferiore ai 2 000 volumi e garantisce un'apertura settimanale inferiore alle 12 ore, mentre oltre un terzo non è in grado di erogare ai propri utenti servizi essenziali come le informazioni bibliografiche o il prestito. Un sistema che, come mostrano anche i recentissimi dati contenuti nel "Rapporto sulle biblioteche italiane 2004", promosso dalla nostra Associazione, mostra ancora una volta una vitalità ed un dinamismo per certi versi insospettabili e tali da rendere in molte situazioni i servizi erogati degni dei più elevati standard europei, ma anche un sistema che, come e più di molti altri settori della pubblica amministrazione, soffre di una costante contrazione nelle risorse ordinarie disponibili, in certi casi addirittura superiore al 25 %, solo in parte bilanciata dal sempre più diffuso ricorso a forme di finanziamento straordinario, certo essenziali per garantire il funzionamento di queste istituzioni, ma tali da rendere assai problematica, se non impossibile, qualunque forma di programmazione a medio e lungo termine. Un sistema che, per la prima volta nella sua lunga storia, può ormai contare sull'apporto di giovani appositamente formati per questa professione, attraverso i numerosissimi corsi di laurea in scienze archivistiche e librarie, le specifiche lauree specialistiche, i diversi master di varia tipologia e natura, ma che, al tempo stesso, registra ormai da anni, almeno per quanto riguarda determinati comparti, un blocco pressoché totale di ogni forma di turn-over del personale di ruolo, rendendo così inevitabile il ricorso alle più varie, e aggiungerei fantasiose, forme di lavoro a termine, precario, o "atipico" che dir si voglia. Forme di lavoro, che certamente hanno avuto il merito di creare una nuova categoria di "liberi professionisti", seri e preparati, precedentemente sconosciuti nel nostro mondo, ma che al tempo stesso hanno privato questi stessi lavoratori di molti dei diritti una volta considerati essenziali ed irrinunciabili ed hanno reso impossibile ogni forma di identificazione e fidelizzazione di questo personale con le istituzioni in cui si trova, solo temporaneamente, ad operare. Un sistema, il nostro, in cui il ruolo di regioni, province, comuni è divenuto negli anni sempre più essenziale ed insostituibile, come dimostrano anche le Linee di politica bibliotecaria per le autonomie, prodotte dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, UPI ed ANCI alla fine dello scorso anno, ma in cui ancora troppo spesso alcuni enti locali sembrano considerare la loro biblioteca come un'appendice di scarso valore e nessuna utilità, o peggio un peso di cui disfarsi volentieri. Un sistema interessato in questi ultimi mesi da una serie notevole di provvedimenti legislativi, quale non si registrava da molti decenni, come la riforma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il nuovo Codice dei beni culturali, la legge sul deposito legale, ma in cui spesso l'impressione che purtroppo si ricava è di una sostanziale marginalità dei nostri istituti rispetto alle altre istituzioni culturali o, peggio, di una assai scarsa conoscenza e comprensione dei veri problemi del nostro settore. Un sistema, infine, che a livello europeo, mentre vede affermato, nella Risoluzione del Parlamento Europeo sul ruolo delle biblioteche nella società moderna del 1998, il principio "dell'insostituibile ruolo da esse svolto nell'organizzazione dell'accesso alla conoscenza", o, nelle Linee guida del Consiglio d'Europa per la legislazione e le politiche in materia di biblioteche in Europa del 2000, viene considerato "elemento essenziale e insostituibile della infrastruttura culturale, educativa ed informativa della società", si trova poi a dover fare i conti con una procedura di infrazione ad una direttiva comunitaria, per un'interpretazione in materia di prestito ritenuta eccessivamente "liberale". Di tutto questo, e di molto altro ancora, l'Associazione italiana biblioteche, come sempre nella sua lunga storia, ha cercato di farsi carico con la sua costante presenza, le sue proposte, le sue iniziative e, perché no, i suoi errori. Di tutto questo e più in generale di tutto ciò che riguarda questo complesso e variegato mondo l'AIB continuerà a farsi carico per il futuro, purché tutti insieme si riesca a darle quell'autorevolezza e quel prestigio che i soci, i colleghi, la professione nel suo insieme si aspettano da un'associazione professionale come la nostra. Di tutto questo, e di molto altro ancora, Bibliocom intende, come
sempre è stato nel passato, essere ad un tempo specchio e luogo
di riflessione.
Un programma ricco e stimolante, dunque, ma soprattutto un'occasione unica in Italia di confronto, approfondimento, dibattito, dialogo fra quanti, bibliotecari e non, italiani e stranieri, sono impegnati nel mondo dell'informazione e della conoscenza e per idealismo, spirito di servizio, fede, ottimismo nel futuro, o semplice testardaggine continuano a credere nel ruolo fondamentale delle biblioteche, nei valori di questa professione, nella forza e vitalità, soprattutto in questi momenti, della nostra associazione professionale. Dichiaro dunque ufficialmente aperta la quinta edizione di Bibliocom ed il cinquantunesimo Congresso AIB ed auguro a tutti noi un buon lavoro. |
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