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Gruppo di studio sulle biblioteche d'autore

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027.1 Biblioteche d'autore
Giuliana Zagra

La formulazione biblioteche d'autore è relativamente recente ma diffusamente accreditata: indica una raccolta libraria privata e personale che, per le sue caratteristiche interne, tramite i singoli documenti e nell'insieme della collezione, sia in grado di testimoniare l'attività intellettuale, la rete di relazioni, il contesto storico culturale del suo possessore. Sebbene non ne siano definiti i confini cronologici, l'espressione è nata per identificare in particolare le raccolte di autori novecenteschi che negli ultimi anni sono confluite in gran numero nelle biblioteche e negli archivi pubblici. Nel convegno Conservare il Novecento tenuto a Ferrara nel marzo del 2000 – prima edizione di una serie ancora aperta di incontri – la sessione coordinata da Luigi Crocetti era significativamente intitolata Archivi e biblioteche d'autore. Le raccolte di autori del Novecento mostrano infatti una tale eloquente presenza di elementi paradigmatici, sia per il tipo di documento e di supporto, sia per le modalità in cui le raccolte sono organizzate, da poterle considerare una categoria specifica all'interno delle biblioteche personali e un'espressione significativa della società letteraria e intellettuale del ventesimo secolo. La biblioteca d'autore è pertanto definibile tramite due indicatori:

  1. provenienza, poiché si tratta di raccolte appartenute e prodotte da personalità che si sono distinte nella comunità culturale in ambiti diversi: scrittori, giornalisli, crìtici, artisti, architetti, scienziati, ecc.;
  2. la omogeneità della raccolta, dal momento che i documenti – nel loro insieme e organicamente – sono in grado di riflettere l'impegno costante, gli interessi, il contesto storico culturale di chi l'ha costituita.

Essa fornisce allo studioso uno strumento interpretativo e di conoscenza poiché documenta i percorsi di lettura, la formazione, il contesto culturale del suo possessore.

Le biblioteche private rappresentano una realtà complessa e originale: si tratta di raccolte ibride i cui documenti frequentemente si attestano su una linea di confine tra la tipologia biblioteconomica e quella archivistica. Sono ricorrenti infatti gli esemplari con note manoscritte: libri con dedica autografa del donatore (quasi sempre coincidente con l'autore dell'opera), postillati con note di possesso o di lettura, commenti ed elaborazioni originali, fino addirittura a quei testi a stampa che l'autore ha utilizzato come base per correzioni e riscritture autografe in previsione di un'edizione successiva. Anche nell'ambito delle edizioni di pregio o rare ampiamente presenti in questo genere di raccolte, si rintracciano numerose varietà di casi: libri d'artista, libri stampati in proprio, libri d'occasione {per matrimoni, compleanni), edizioni numerate, plaquettes, estratti, opuscoli, inviti, dépliants, manifesti, cataloghi di mostre e cataloghi editoriali, ecc. Nella biblioteca d'autore inoltre il libro ha spesso conservati integri quegli elementi di corredo paratestuale che sono andati perduti nelle biblioteche pubbliche: copertine e sopraccoperte originali, fascette editoriali, cedole di prenotazione, schede bio-bibliografi e segnalibri. La biblioteca viene inoltre frequentemente usata dall'autore come sistema di ordinamento e di conservazione dì alcune carte a carattere più strettamente archivistico; è così che tra le pagine dei libri vengono rinvenute lettere che a vario titolo hanno relazione con quei volumi, appunti di lavoro, stesure dattiloscritte, biglietti, ritagli di giornale.

È pertanto necessario elaborare forme di trattamento mirate, in grado dì gestire insieme ai libri altri tipi di documento, talora molto diversi tra loro: le carte, conservate tra le pagine dei volumi o in contiguità con essi, e una varietà di materiali documentari eterogenei come stampe, disegni e opere grafiche, audio e video cassette, dischi, floppy disc, ecc. Lo stretto e organico legame che unisce la biblioteca di un autore al suo archivio personale di cui spesso risulta essere parte integrante – secondo una contaminazione frequentissima e biunivoca – la rende difficilmente separabile da esso, e solo a prezzo di una perdita di informazioni; ciononostante ci sono casi in cui archivi e biblioteche di uno stesso autore vengono acquisiti da enti o istituti diversi, o casi in cui, all'interno di uno stesso istituto, i documenti di tipo archivistico sono scorporati dal fondo strettamente librario. Al di là del luogo fisico ove i diversi documenti vengono conservati è necessario, nel trattamento catalografico, dare conto di ogni legame e contiguità tra materiale primario (libro) e materiale accluso dal frontespizio: se si sceglie, per esempio, di estrapolare una lettera trovata in un libro è necessario segnalare il volume e la pagina in cui la lettera è stata trovata, e viceversa, nel volume, indicare l'esistenza della lettera rinvenuta. In questo modo è possibile conservare sul piano descrittivo quella organicità della raccolta che spesso, anche per ragioni pratiche e gestionali, è impossibile mantenere unita.

Sito web: Gruppo di studio AIB sulle biblioteche d'autore, <http://www.aib.it/aib/comm/gruppi/htm>

Per approfondire

Le biblioteche d'autore ; definizione, caratteristiche e specificità : alcuni appunti / Attilio Mauro Caproni. – p. 15-22. – In: Bibliotheca. A. 5, n. 1 (2004).

Biblioteche d'autore : pubblico, identità, istituzioni : atti del convegno nazionale, Roma, Bibliocom, 30 ottobre 2003 / a cura di Giuliana Zagra. – Roma : Associazione italiana biblioteche, 2004.

Le biblioteche d'autore dell'Archivio contemporaneo del Gabinetto Vìeusseux / Laura Desideri. – p. 58-73. – In: Conservare il Novecento : convegno nazionale, Ferrara, salone internazionale dell'arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali, 25 e 26 marzo 2000 / a cura di Maurizio Messina e Giuliana Zagra. – Roma : Associazione italiana biblioteche, 2001.


© AIB 2009-04-08, a cura di Stefania Gitto e della Redazione AIB-WEB ([MAIL:]  <AW-cg-tecn@aib.it>)
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