Gruppo di studio sulle biblioteche d'autore |
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Il Gruppo biblioteche d'Autore, costituitosi nel gennaio di questo anno, si propone di lavorare concretamente su un settore a cui già da tempo l'Associazione ha rivolto la propria attenzione, le Biblioteche delle personalità della cultura del Novecento. Proprio nei giorni in cui si è svolto Bibliocom 2004 hanno visto la luce gli atti, curati da Giuliana Zagra, del convegno «Biblioteche d'autore: pubblico, identità, istituzioni», tenutosi all'interno dello scorso congresso, che ha rappresentato l'antecedente e il riferimento da cui ha preso avvio l'iniziativa del Gruppo: tra i suoi obiettivi, per citare il programma enunciato in AIB-WEB, quello di «dare una risposta a quanto emerso dal recente convegno [...] circa la necessità da parte dei conservatori di questo tipo di fondi di creare delle forme di coordinamento e un terreno comune di confronto». Ma le radici di questa iniziativa affondano in un momento di riflessione teorica ancora precedente, ossia nelle problematiche affrontate nella sessione Archivi e Biblioteche d'Autore, coordinata da Luigi Crocetti nel primo convegno di Conservare il Novecento (Ferrara, 25 e 26 marzo 2000).
Il primo problema che il Gruppo di studio si è trovato ad affrontare nell'intraprendere il suo percorso, è stato quello di definire concretamente il terreno su cui muoversi e, conseguentemente, chiarire il significato di Biblioteca d'Autore, individuarne e descriverne gli elementi costitutivi e peculiari, confrontandosi anche con gli specifici contributi dedicati all'argomento da studiosi come Attilio Mauro Caproni e Luigi Crocetti.
L'analisi dell'utilizzo del termine «Biblioteca d'Autore» nella letteratura dedicata all'argomento rivela un quadro abbastanza complesso per cui, se da un lato è assente una definizione vera e propria, dall'altro si oscilla tra una interpretazione limitativa, a livello di esemplificazioni, che tende a identificare la biblioteca d'autore con quella del letterato di fama, e una interpretazione estensiva, almeno a livello di fraseologia che, usando come sinonimi l'espressione «biblioteche private» o «biblioteche personali», ne amplia fortemente i confini.
Se il primo elemento identificativo di una biblioteca d'autore, rientrando essa nelle categorie delle biblioteche personali, sarà chiaramente legato a un criterio esterno ossia l'appartenenza a un soggetto che ha operato in maniera significativa nel mondo della cultura del Novecento intessendo relazioni con la comunità intellettuale, di cui i suoi libri portano traccia, è chiaro che concentrare l'attenzione sulla individuazione di cosa si intenda per «autore» non è sufficiente. Limitarsi a definire le categorie di provenienza del nucleo rischia di banalizzare ogni tentativo di definizione in schemi precostituiti, impedendo di fatto la comprensione dell'essenza del concetto stesso di biblioteca d'autore, legata senza dubbio più a un giudizio di «autorevolezza» che di «autorialità». Il primo passo da compiere resta senza dubbio quello di una interpretazione di 'autore' di significato più estensivo, ossia non limitato solo al letterato ma, per usare una espressione biblioteconomica, ad un concetto più ampio di responsabile di un'opera, per cui saranno potenziali titolari di una raccolta d'autore gli scrittori, i poeti, i critici, i giornalisti, ma anche i pittori, i musicisti, i registi, gli attori, gli scienziati, gli architetti e chiunque abbia ricoperto un ruolo significativo nella società contemporanea.
Ai fini di una corretta individuazione della tipologia, risulta determinante l'impiego di un criterio di giudizio interno alla biblioteca stessa, che tenga conto del valore che da tale provenienza unitaria e autorevole la raccolta deriva, ossia del fatto che la raccolta deve documentare gli interessi e le relazioni del proprietario nel contesto storico e culturale in cui ha operato. Tale tentativo di definire la raccolta in base alle sue caratteristiche, più che al suo possessore, porta ad avventurarsi in valutazioni di natura storica e culturali, determinate dalla capacità della collezione di rispecchiare i gusti, gli interessi e le relazioni del proprietario e dell'epoca in cui ha vissuto. Con ciò non si può prescindere dalla considerazione di fatti obiettivi, ratione materiae, inerenti la natura stessa dei materiali conservati in una biblioteca (particolarità degli esemplari, presenza di materiale antico, ecc.) e la completezza del suo insieme.
Nel tentativo di cogliere le linee distintive di una raccolta d'autore rispetto alla più ampia categoria di biblioteca personale, si propone l'individuazione delle seguenti caratteristiche identificativi:
Sulla base di quanto sin qui detto, è possibile suggerire la seguente definizione di Biblioteca d'Autore:
Raccolta di libri accorpati in maniera funzionale alla propria attività da un soggetto significativo per la comunità culturale. I documenti sono legati da un vincolo che li caratterizza in quanto insieme e tali da restituire sia il profilo del soggetto produttore che momenti della nostra storia culturale.