Se siamo tutti d’accordo nel sostenere che i bassi indici di lettura nel nostro Paese sono una delle piaghe culturali più evidenti, sono sorpreso nel constatare che alla presentazione del "Centro per il libro e la lettura", accanto agli esponenti del Governo, degli editori e dei librai siano mancati i rappresentanti delle biblioteche, che quotidianamente lavorano per avvicinare i libri ai cittadini.
In nessun paese avanzato le strategie pubbliche per conquistare nuovi lettori potrebbero prescindere dal coinvolgimento delle biblioteche, che rappresentano il presidio più diffuso sul territorio nella promozione alla lettura, seppur molto spesso prive di mezzi e operanti fra infinite difficoltà.
In nessun luogo del mondo un obiettivo così ambizioso si potrebbe concepire senza investimenti: si sollecitano gli italiani disposti a diventare soci del "Centro" con l'acquisto di una cartella del valore di 10.000 euro, oppure si pensa a regalare libri – quali e scelti da chi? – alle realtà più sfortunate. Non si ipotizza invece nessun piano strategico di investimenti in infrastrutture per valorizzare, soprattutto al Sud, la rete delle biblioteche e delle librerie. Né si pensa di avviare collaborazioni con le autonomie locali che annualmente investono in promozione della lettura una somma superiore al bilancio del "Centro per il libro".
Il "Centro per il libro" che – come ha ricordato la scorsa domenica Giuseppe Laterza – ha finalità pubbliche, se non riesce a mobilitare tutte le energie del Paese per migliorare il prestigio sociale della lettura, rischia di ridursi a una sorta di Circolo Pickwick degli editori e dei librai, senza possibilità di incidere sulla realtà.
A Gian Arturo Ferrari, chiamato alla guida del "Centro per il libro", suggeriamo di valorizzare innanzitutto le finalità pubbliche del "Centro", che deve promuovere la lettura piuttosto che incrementare il fatturato degli editori. Le biblioteche e i bibliotecari italiani sosterranno con convinzione ogni progetto che valorizzi il libro e la trasmissione della conoscenza, in forma cartacea e digitale.
Vorremmo proporre una sfida: visto che gli unici fondi certi a disposizione del "Centro" sono rappresentati dal milione e seicentomila euro che gli editori hanno ricevuto grazie alla legge che ha istituito il "diritto di prestito", perché non investire sulle biblioteche seriamente, magari partendo dalle città più martoriate socialmente, dotandole di risorse adeguate e di personale? Perché non sostenere la nascita di nuove librerie e il rafforzamento di quelle storiche? Perché non promuovere progetti di avviamento alla lettura nelle scuole per l'infanzia e nelle scuole primarie? Facciamolo insieme e per un tempo sufficiente a consolidare l'abitudine a leggere. E invece di invitare gli italiani a regalare un libro a una persona cara, diamo a tutti biblioteche ben fornite e ben arredate, da vivere come luogo d'incontro sociale e di crescita culturale e civile. Ne guadagneremo tutti, ne guadagnerà il paese.
Pubblicato nell'inserto domenicale del Sole 24 Ore del 7 marzo 2010, pag. 2