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L'AIB per la tutela, lo sviluppo e il riconoscimento della professione di bibliotecario in Italia

Ad alcuni mesi di distanza dal 53. Congresso dell'Associazione Italiana Biblioteche (Le politiche delle biblioteche in Italia: la professione – Roma, 18-20 ottobre 2006) il Comitato Esecutivo Nazionale intende ribadire con forza l'impegno dell'associazione per la valorizzazione della professione di bibliotecario e la tutela dei suoi valori fondamentali messi in discussione soprattutto dalla precarizzazione del lavoro.

Nella riunione del 12-13 gennaio 2007, il CEN ha deliberato la fusione del "Gruppo lavoro discontinuo" e dell'"Osservatorio Lavoro", accogliendo una proposta nata dai gruppi stessi. Il nuovo organismo associativo si chiamerà "Osservatorio lavoro e professione" e conferma gli obiettivi del precedente "Osservatorio lavoro" (tutela e sviluppo della professione, assistenza ai soci, approfondimento di tematiche specifiche) unendoli a quelli del "Gruppo discontinui" (in particolare la promozione del riconoscimento dei diritti dei lavoratori atipici in biblioteca). Il nuovo gruppo dovrà favorire la prosecuzione e il rilancio dell'azione associativa su lavoro e professione, e a tal fine si ritiene necessaria una mobilitazione a ogni livello (quadri dirigenti nazionali e sezioni regionali in primis) per attivare collaborazione e impegno da parte di soci che con competenza, generosità, fantasia e lungimiranza siano disponibili ad affrontare queste tematiche complesse e difficili, ma vitali per la nostra professione.

Nella riunione del 16-17 febbraio 2007, il CEN ha approvato il Documento "L'AIB per la tutela, lo sviluppo e il riconoscimento della professione di bibliotecario in Italia", che riprende le tematiche del 53. Congresso. Il documento è rivolto a tutti quanti sono promotori delle politiche bibliotecarie in Italia, ai soci AIB, agli iscritti all'Albo, a tutti i bibliotecari italiani con particolare riguardo a coloro che rivestono posizioni di responsabilità nel campo dell'organizzazione dei servizi e del lavoro. Sarà pubblicato su AIB-WEB nella sezione "Comunicati AIB" e inviato a: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ANCI, UPI, Coordinamento delle Regioni, CRUI, Commissioni Cultura del Senato e della Camera, forze sindacali.

L'AIB per la tutela, lo sviluppo e il riconoscimento della professione di bibliotecario in Italia

Il 53. Congresso dell'AIB, svoltosi a Roma il 18-20 ottobre 2006, ha avuto per suo tema la professione: si è trattato del secondo momento di riflessione sulle "Politiche delle biblioteche in Italia", dopo aver affrontato nel 2005 "I servizi" e in attesa del Congresso 2007 (Firenze, 6-8 novembre) su "Il sistema bibliotecario nazionale". L'aver centrato un congresso dell'AIB su lavoro e professione ha voluto essere un segno di attenzione dell'Associazione su questi temi, in continuità con azioni che durano già da diversi anni, come l'approvazione del Codice deontologico (1997), l'istituzione dell'Albo (1998/99), la creazione e l'attività dell'Osservatorio lavoro (dal 1998), la costituzione del Gruppo Lavoro discontinuo (2004), la collaborazione con le forze sindacali, la partecipazione alle proposte politiche per il riconoscimento giuridico della professione tramite soprattutto l'adesione al CoLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali) e l'impegno nel comitato esecutivo nazionale di questo coordinamento. Il Congresso ha focalizzato i punti nodali della questione: l'organizzazione del lavoro di bibliotecario soprattutto alla luce delle problematiche delle esternalizzazioni e della precarietà; la definizione omogenea e precisa dei contenuti della professione; le modalità della formazione per l'accesso alla professione e il mantenimento di adeguati livelli di aggiornamento. Su queste tematiche l'AIB intende riaffermare il suo impegno secondo precise priorità:

  1. Occorre contrastare il fenomeno della precarizzazione del lavoro bibliotecario, che incide pesantemente sulle garanzie sociali di base, sulla qualità della vita delle persone, sulla dignità dei rapporti lavorativi, sulla qualità dei risultati prodotti dal lavoro stesso, sia che si tratti di espletamento di servizi, che di azioni di tutela. Ciò significa far sì che le esternalizzazioni non rappresentino una mera forma di risparmio, ma anzi siano messe in atto solo nel caso possano portare vantaggi economici e qualitativi agli enti appaltanti e ai cittadini fruitori dei servizi. In particolare è inaccettabile che gli affidamenti di servizi bibliotecari siano compiuti con il criterio del "maggior ribasso": visto che la normativa permette (e nel caso dei beni culturali addirittura prescrive) di utilizzare il criterio della "offerta economicamente più vantaggiosa", in cui si valutino con il dovuto peso la professionalità e competenza degli operatori, la loro preparazione ed esperienza, la capacità progettuale, la previsione di qualità dell'offerta, il rispetto dei diritti dei lavoratori. A queste voci dev'essere attribuita – nei processi di valutazione di appalti e affidamenti – l'assoluta maggioranza dei punteggi. È responsabilità tecnica dei bibliotecari – pur nel rispetto, non passivo, dei limiti a volte imposti da scelte politiche o organizzative di più alto livello – far sì che questa metodologia valutativa sia applicata in ogni caso di esternalizzazione. Ciò anche nel rispetto del codice deontologico che prescrive al bibliotecario di "onorare la professione". La legge finanziaria 2007 inoltre ha previsto – pur con meccanismi piuttosto complessi – la possibilità di stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari nelle pubbliche amministrazioni, oltre a interventi di natura tutelare e previdenziale per i lavoratori discontinui. L'associazione si impegna a far sì che tali misure siano – per quanto possibile e consentito dalla normativa – pienamente applicate anche nei riguardi dei bibliotecari in tale posizione lavorativa.
  2. Occorre che si lavori per una più precisa definizione dei contenuti della professione di bibliotecario, attraverso la formalizzazione di "profili professionali". A tal fine deve essere ridefinito – anche ai fini dell'ammissione all'Albo – un nucleo centrale di attività "tipiche" a cui si aggiungano, nei diversi contesti di operatività, competenze specifiche del settore e diversi livelli di approfondimento, senza eccessiva frammentazione. I profili professionali dovranno anche contenere linee guida per l'inquadramento funzionale ed economico dei bibliotecari, senz'altro definibili come professionisti dotati di preparazione di livello universitario e in grado di svolgere in modo autonomo mansioni complesse e specialistiche. Vanno incoraggiati e appoggiati i percorsi di definizione di profili professionali in atto presso amministrazioni pubbliche di diverso livello: in particolare va rilanciato il processo di definizione del profilo di "Bibliotecario" delle autonomie locali, previsto (ma non ancora approvato) dal documento "Linee di politica bibliotecaria per le autonomie"; inoltre e va difeso e rilanciato il ruolo del bibliotecario scolastico non più previsto dall'ordinamento del Ministero della Pubblica Istruzione e ormai a rischio di "estinzione".
  3. Occorre sostenere il percorso legislativo verso il riconoscimento della professione, attraverso l'appoggio alle attività del CoLAP per l'approvazione di una riforma liberale delle professioni in Italia. È ormai anacronistico e irrealistico pensare alla costituzione per legge di un ordine professionale, mentre è auspicabile un riconoscimento giuridico dell'associazione che permetta l'attestazione delle competenze dei suoi associati che la richiedano (tramite iscrizione all'Albo italiano dei bibliotecari): tale attestato non deve essere obbligatorio per lo svolgimento della professione, ma deve costituire titolo riconosciuto di valutazione nei processi di selezione e avanzamento del personale bibliotecario nonché titolo preferenziale nei processi di esternalizzazione dei servizi bibliotecari. In questa fase politica, è necessario sostenere e indirizzare l'azione legislativa promossa dal governo Prodi per la riforma delle professioni (disegno di legge "Mastella").
  4. Occorre gradualmente fare in modo che la formazione di accesso alla professione di bibliotecario, svolta in ambito universitario, sia più congruente con il mercato del lavoro: lungi da un passivo appiattimento sull'orizzonte della domanda formalizzata attuale (spesso "al ribasso", non tanto per l'eccedenza dell'offerta, quanto per l'assenza di un sistema adeguato di garanzie e tutele), le scuole di biblioteconomia dovrebbero soddisfare i bisogni di apprendimento sui contenuti, i metodi, gli sviluppi effettivi e potenziali delle biblioteche nei processi di trasferimento dell'informazione e della conoscenza. Ci sono competenze "da bibliotecari", non riconosciute o non definite dai datori di lavoro, eppure cruciali per la realizzazione degli obiettivi delle biblioteche e per il loro sviluppo; tali competenze sono richieste ormai anche oltre i confini delle biblioteche tradizionali e avvicinano la nostra professione ad altre, imponendo forme inusitate e stimolanti di "contaminazione" disciplinare. Questa dilatazione degli spazi di intervento del bibliotecario, dilatazione dovuta in buona parte allo sviluppo tecnologico e al suo impatto sulle economie e sulle organizzazioni, potrebbe corrispondere a maggiori opportunità lavorative. A tale scopo (affinché i titoli rilasciati abbiano un significato e un valore non solo nominale), è necessario un profondo ripensamento dei programmi, degli obiettivi formativi e dei meccanismi di verifica dei risultati, che attualmente presentano disomogeneità e dislivelli notevoli sul territorio nazionale. Analogo discorso è da farsi per l'aggiornamento professionale, che vede impegnate numerose agenzie, pubbliche e private, e che dovrebbe essere oggetto di investimenti adeguati e sistematici da parte delle pubbliche amministrazioni-datori di lavoro, nonché di controlli più efficaci da parte dei soggetti locali (regioni) e nazionali (osservatori vari) preposti alla valutazione. Occorre essere consapevoli che il riconoscimento del valore sociale della figura del bibliotecario dipende anche dall'introduzione di elementi di maggior chiarezza e rigore nel mercato della formazione dei bibliotecari. Per quanto riguarda l'azione diretta dell'AIB come soggetto formatore, questa è finalizzata ad almeno tre obiettivi:
    1. approfondire, diffondere la conoscenza su temi rilevanti per le biblioteche e i bibliotecari;
    2. contribuire alla crescita culturale e professionale dei Soci;
    3. sperimentare e promuovere un modello formativo accurato e di qualità, orientato alla trasparenza, all'auto-valutazione e all'adeguamento delle strategie in relazione ai fabbisogni.

Associazione Italiana Biblioteche
Comitato Esecutivo Nazionale

Roma, febbraio 2007.



Copyright AIB 2007-03, ultimo aggiornamento 2007-03-01 a cura della Redazione AIB-WEB
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