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Care socie e cari soci,
come saprete ho deciso di presentare la mia candidatura per il Comitato esecutivo nazionale dell'Associazione. Dopo molti anni di presenza collaterale ho deciso, se con il vostro voto lo vorrete, di impegnarmi di nuovo attivamente, cercando di essere utile, grazie al tempo a disposizione e all'esperienza maturata, alla "causa", se vogliamo usare un termine decisamente desueto, dei bibliotecari in Italia.

La condizione della nostra professione non è mai stata esaltante nel nostro paese, poiché la funzione delle biblioteche, per usare un eufemismo, non è mai stata molto chiara, e compresa, tanto a livello politico quanto a quello di una non indifferente percentuale di opinione pubblica.

La situazione odierna, però, è decisamente peggiore rispetto a tempi in cui già si era convinti di avere raggiunto livelli al di sotto dei quali non si riteneva che si potesse ancora scendere.

Il blocco o la riduzione del turn over nella pubblica amministrazione colpisce anche i bibliotecari e, con l'avanzata naturale dell'invecchiamento, mancano le persone a cui trasmettere le conoscenze e le competenze acquisite nel corso della vita professionale.

La situazione finanziaria e internazionale, delle cui cause e storture non è il caso qui di discutere, si riverbera anche sul nostro settore che, essendo una parte, e non delle più forti, del mondo della cultura, deve sopportare tagli economici di una gravità così pesante da indurre a dubitare seriamente sulla sua possibilità e sulla sua capacità di operare già a medio termine.

Per portare un esempio del settore che conosco meglio, nel 2011 le biblioteche pubbliche statali avranno una riduzione trasversale delle dotazioni economiche del 30% delle dotazioni del 2010, che già scontavano riduzioni continue dal 2003, e ancor più per i libri. Biblioteche che nei secoli e nei decenni trascorsi hanno rappresentato centri culturali di indiscusso valore, eccellenza e prestigio, si vedono ridotti gli stanziamenti per l'acquisto dei libri, uno dei loro compiti primari, a cifre talmente ridicole (parliamo di poche decine di migliaia di euro) che il cosiddetto "uomo della strada", ma non solo, potrebbe essere indotto a domandarsi perché restino ancora aperte, se non per autoperpetuarsi. Ma anche negli altri settori, dagli enti locali all'università, la situazione non è migliore a causa delle implacabili riduzioni di bilancio a cui è sottoposta ogni branca della cultura.

Questo quadro, non proprio roseo, è la molla che deve fare scattare la nostra reazione e agire in tutte le sedi possibili, e con tutti gli alleati interessati, al fine di modificare la situazione.

L'Associazione Italiana Biblioteche deve difendere, promuovere e incrementare la qualità professionale dei bibliotecari, sensibilizzando il maggior numero di interlocutori politici, sociali, culturali e individuali a proposito della loro importanza nella società, quali elementi indispensabili per la crescita della conoscenza e della diffusione dell'informazione in quei luoghi chiamati biblioteche, dove la conoscenza viene conservata, elaborata e diffusa per i cittadini di tutte le età.

Deve anche sostenere, con forza, la necessità di una politica bibliotecaria nel nostro paese che sia finalmente capace di progettare (e poi di realizzare) un vero sistema organico di finalità, funzioni e compiti delle biblioteche italiane a centocinquant'anni dall'Unità, dall'evoluzione verso una vera biblioteca nazionale alla diffusione di esperienze simili agli Idea Store sul territorio; che sappia coniugare le conoscenze e le capacità relative al libro tradizionale con le sue nuove forme elettroniche, integrandole nel servizio delle biblioteche oggi in evoluzione.

Infine, ma la cosa non è certamente conclusiva delle azioni che può intraprendere l'AIB, essa deve continuare a intrattenere i più stretti rapporti tanto internazionali, a tutela delle biblioteche e dei bibliotecari, quanto nazionali, con la più vasta platea di forze culturali e professionali, per svolgere un'azione comune di sostegno all'esigenza di promuovere lo sviluppo culturale, che non deve essere considerato, come da troppe parti è, una spesa superflua comprimibile, ma un elemento strategico primario di sviluppo, di creazione di ricchezza e di promozione sociale in quello, che piaccia o meno, è diventato il mercato globale.

Un saluto di cuore a tutti
Milano, 7 febbraio 2011
Aurelio Aghemo


Copyright AIB 2011-01-20, , aggiornamento 2011-02-28 a cura della Redazione AIB-WEB.
URL: <http://www.aib.it/aib/cen/elez/prog_aghemo.htm>


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