[AIB] AIB. Sezione Toscana. Convegni

AIB-WEB | Sezioni regionali | Toscana | Seminario su FRBR


SEMINARIO SU FRBR (Functional requirements for bibliographic records) - Firenze, 27-28 gennaio 2000

FRBR E NUOVE TECNOLOGIE

di Giovanni Bergamin

L'ultimo libro di Bill Gates affronta - tra le altre cose - le problematiche di knowledge management. E' un'espressione che come molte altre nel libro non viene tradotta in italiano. In realtà - ci spiega l'autore - "knowledge management è un termine elaborato che nasconde un'idea semplice: significa gestire dati, documenti e impegno umano(1)" e "qualsiasi soluzione di knowledge management deve includere la possibilità per gli utenti di ricercare facilmente le informazioni, che si tratti di dati numerici, di tutti i documenti e i file correlati a un progetto o a un argomento specifico o, ancora, di un'ampia gamma di informazioni sul World Wide Web(2)".

Non si parla di cose molto lontane dal knowledge management quando - parlando del ruolo degli standard di catalogazione - si intravede "la possibilità per gli utenti di muoversi attraverso il mondo, attraverso Internet naturalmente, e di trovare quello che stanno cercando trattato in maniera simile in ciascun catalogo.(3)". Le radici di questa aspirazione sono da ricercare sia nel programma del controllo bibliografico universale nato negli anni 70, sia nei tentativi - risalenti al secolo precedente - di guardare al di la del proprio catalogo con l'obiettivo di condividere l'informazione attraverso la standardizzazione: "Questa standardizzazione dell'informazione, oltre che a costituire un beneficio per l'utente, faciliterebbe lo scambio dei dati bibliografici anche con vantaggi economici (4).

La situazione di oggi (non parlo tanto dei cataloghi, quanto della conoscenza che richiede di essere "gestita" o meglio "mediata" ) non è certamente quella del 1839 ovvero quella alle quale erano rivolte le 91 regole del Panizzi per il British Museum.

Non voglio ricordare qui tutte le sfide (o gli incubi) che le biblioteche hanno oggi di fronte. Se - come ricorda Ingrid Parent - Internet è per le biblioteche, tra le altre cose, la possibilità di pubblicare i propri cataloghi facilitando la cooperazione e la standardizzazione, la stessa rete è portatrice di nuove forme con le quali la conoscenza viene trasmessa: i bibliotecari non avevamo ancora fatto a tempo a fare i conti con i Computer files che già si presentavano le Electronic resources.

Per far fronte a questo, il programma a medio termine dell'IFLA prevede tra l'altro:

1) la valorizzazione dei catalogatori come esperti e consulenti nello sviluppo di sistemi e strumenti finalizzati a organizzare il caos delle risorse online(5);

2) la promozione di FRBR(6) e di tutte le iniziative conseguenti al fine di sviluppare nuovi standard descrittivi, nuovi standard per i punti di accesso e un nuovo approccio all'universo bibliografico;(7)

3) lo sviluppo di linee guida per l'organizzazione delle risorse digitali prendendo in considerazione - tra l'altro - il ruolo degli editori e degli autori nella creazione dei metadati e del ruolo dell'IFLA stesso nell'approvare standard per gli elementi bibliografici essenziali da prevedere su tutte le pubblicazioni. (8)

In un recente articolo FRBR è annoverato tra i tools - altro termine che viene raramente tradotto - in compagnia di RDF e XML(9). Si tratta certamente di una svista o di una eccessiva semplificazione visto che nel seguito dell'articolo l'autore dimostra di non ignorare il livello della proposta FRBR. In generale si può tuttavia notare che sigle come XML, RDF o nomi come Dublin core o metadata sono talvolta indicati nella nostra (ma non solo nostra) letteratura professionale come soluzioni pronte (o quasi pronte) per l'uso senza precisare cosa essi possono e cosa essi non possono - per loro natura - risolvere.

A proposito di XML è interessante riprendere ancora qualche passo dal lavoro citato di Bill Gates: "Il linguaggio XML risolve contemporaneamente sia il problema di ricercare le informazioni attraverso meccanismi di memorizzazione diversi, sia quello di integrare le applicazioni sui sistemi distribuiti. La sua flessibilità genera, per contro, il rischio di incompatibilità, a causa di una diversa descrizione dei dati da parte degli utenti. Formalmente Bill Gates è un nome o un cliente? Il pericolo di definizioni incompatibili è il motivo per cui stiamo lavorando con i principali solution provider di settori quali la vendita al dettaglio, della finanza e della sanità per raggiungere una ampio accordo sulle definizione degli identificatori(10)". Tra parentesi si può notare la mancanza delle biblioteche tra i possibili solution provider.

In ogni caso il richiamo di Gates a XML contiene almeno tre livelli di messaggio. Il primo che potremmo definire di tipo pubblicitario (XML risolve tutti i problemi di indicizzazione dei contenuti); il secondo che riconosce che XML può risolvere solo un problema di sintassi (di contenitori) e che la parte più critica resta sempre quella di identificare i contenuti da includere con coerenza in quella sintassi; il terzo infine basato sulla rassicurazione (stiamo lavorando con chi queste cose le sa).

Esce dai limiti di questo intervento un esame dell'XML. Si tratta si un formato per gestire record basato su una sintassi flessibile e efficiente (per l'elaboratore) e di facile comprensione (per il progettista). Un potente strumento per rendere interoperabili applicazioni che si occupano di contenuti memorizzati su vari supporti (soprattutto per l'informazione in rete): la sua applicabilità e il suo successo dipendono necessariamente dalla definizione del ruolo e del significato dei dati trattati. E' su questo secondo versante che si colloca la proposta FRBR presentata con il fine di "delineare, con l'uso di termini chiaramente definiti, le funzioni svolte da un record bibliografico rispetto ai vari mezzi di comunicazione, le varie applicazioni e i vari bisogni dell'utente (11)". Potremmo dire che l'attenzione si sposta finalmente dai contenitori ai contenuti. Gli strumenti che oggi noi abbiamo a disposizione per trasmettere, archiviare e rendere disponibile l'informazione hanno raggiunto elevati livelli di standardizzazione. In qualche caso c'è solo l'imbarazzo della scelta e molte discussioni professionali si fermano al problema della scelta del contenitore e del relativo tool (o strumento).

A proposito di termini inglesi che non si traducono è singolare notare anche che talvolta altri termini vengono invece tradotti con il pericolo di ingenerare confusioni. Mi riferisco al termine relazione che ha come corrispettivo sia relation sia relationship.

In particolare nell'ambito della gestione informatizzata dei dati con relation si fa riferimento al modello relazionale che deriva sostanzialmente dalla teoria degli insiemi e che sta alla base dei moderni database dove per gestire l'archiviazione dei dati l'utente e il programmatore non si devono preoccupare di come i record siano disposti fisicamente nelle memorie di massa, ma tramite un opportuno linguaggio (SQL) è sufficiente fare riferimento al livello logico: "i dati descritti a livello logico sono poi realizzati per mezzo di opportune strutture fisiche, ma per accedere ai dati non è necessario conoscere le strutture fisiche stesse(12)".

Relationship viene invece usato all'interno del modello concettuale entity-relationship uno dei più diffusi modelli di progettazione concettuale che ha come scopo "quello di rappresentare le specifiche informali della realtà di interesse in termini di una descrizione formale e completa, ma indipendente dai criteri di rappresentazione utilizzati nei sistemi di gestione di basi di dati (13)". Il modello concettuale potrà quindi essere tradotto nella seconda fase (la progettazione logica) in un modello relazionale ricordando però che il modello relazionale è uno dei modelli logici (il più diffuso, ma non l'unico modello di database).

In maniera esplicita FRBR fa riferimento al modello entity-relationship e al livello di progettazione concettuale come punto di partenza per sviluppare un nuovo approccio all'universo bibliografico. Questa riflessione influenzerà certamente anche quella sui contenitori per l'archiviazione, la presentazione e lo scambio dei record bibliografici: nella premessa, tra le "aree di ulteriore sviluppo" vi è anche un invito esplicito alla sperimentazione "al fine di valutare l'efficacia e l'efficienza di una base dati strutturata secondo i requisiti del modello(14)".

Grazie a queste premesse il modello proposto da FRBR viene guardato con interesse sia da parte di chi si occupa di strumenti in grado di organizzare l'accesso alle risorse web, sia da parte di chi è impegnato in progetti di gestione dei diritti di proprietà intellettuale nel commercio elettronico. In quest'ultimo caso è ad esempio importante definire in maniera accurata il rapporto tra gli stati nei quali può trovarsi la risorsa informativa e i corrispondenti diritti di proprietà intellettuale: opera - I conceived it ; espressione - I did it; manifestazione - I made it (15). In questi ambienti il nuovo approccio all'universo bibliografico - partire dalla definizione dei contenuti e non dai contenitori - è visto come punto di partenza per un modello comune che faccia da supporto alla definizione di metadati interoperabili(16) pur con le diversità richieste dai vari contesti funzionali (ricerca bibliografica, gestione dei diritti di proprietà, indicizzazione delle risorse web, ecc.). In questo caso sembra insomma che vi sia qualche premessa perché le biblioteche possano essere considerate oggi, anche grazie a FRBR, dei solution provider.


1. Ivi, p. 245

2. Ivi, p. 244

3. Ingrid Parent, Building upon principles; building upon success [Intervento al Convegno International and national cataloguing rules: current situation and prospects for development, Mosca, 20-24 aprile 1999]. , in http://www.rsl.ru/NEWS_E/Per2_e.html (la traduzione è mia).

4. Ivi.

5. IFLA, Medium term programme 1998-2001 Goal 7, Action 7.1 in http://www.ifla.org/VII/s13/annual/med2001.html (la traduzione è mia)

6. Per la citazione di FRBR nel seguito farò riferimento all'edizione italiana: Requisiti funzionali per record bibliografici. - Roma : ICCU, 2000.

7. Ivi Goal 3

8. Ivi Goal 5

9. Jean Maree, The digital object identifier system, the Dublin Core community and the INDECS project., in http://www.saourg.org.za/conf99Maree.htm

10. Bill Gates, Business @lla velocità del pensiero. cit. , p. 244

11. Requisiti funzionali ... cit,, p. 10.

12. Paolo Atzeni ... [et al.], Basi di dati: concetti, linguaggi e architetture. - Milano : McGraw-Hill libri Italia, 1996, p. 16

13. Ivi, p. 168

14. Requisiti funzionali ... cit, p.15

15. David Bearman ... [et al.] A Common model to support interoperable metadata "D-Lib Magazin", Vol 5., n. 1 (Jan. 1999) in http://www.dlib.org/dlib/january99/bearman/01bearman.htm

16. Ivi.


Copyright AIB 2000-02-21, ultimo aggiornamento 2000-02-21 a cura di Vanni Bertini
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/conf/frbr/bergamin.htm


AIB-WEB | Sezioni regionali | Toscana | Seminario su FRBR