AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 1 (2003)
Confessioni di una bibliotecaria non pentita
di Maria Stella Rasetti
Riceviamo dalla direttrice della Biblioteca Comunale "Renato Fucini" di Empoli, questo pezzo che volentieri pubblichiamo, sui successi ottenuti dalla biblioteca. Siamo convinti che le biblioteche, come qualsiasi organizzazione, debbano essere valutate in base ai loro "successi" e "insuccessi", non per incensare qualcuno o colpevolizzare qualcun altro, ma per definire valutazioni oggettive e quantificabili con cui stabilire i risultati di un lavoro ancora troppo poco noto e riconosciuto; risultati che dovranno essere valutati anche dal punto di vista "qualitativo", stabilendo la soddisfazione di tutte le persone coinvolte: dagli operatori della biblioteca, agli utenti, agli stessi amministratori.
Il caso che presentiamo vuole essere una prima testimonianza di una serie di "casi" che vorremmo continuare a ospitare. Vorremmo, insomma, aprire uno spazio ai contributi di tutti i colleghi che vorranno raccontarci come hanno ottenuto i loro piccoli o grandi "successi" e come questi siano stati vissuti dalle persone coinvolte.
Ci sono momenti nella vita professionale in cui ti senti ripagato di tutto: dimentichi lo straordinario che non potrai mai recuperare, lo stipendio bloccato su una cifra ridicola, lo stress di quando le cose vanno storte. Uno di quei rari momenti mi è capitato agli inizi di dicembre, quando il contatore delle statistiche dei prestiti è scattato oltre il numero 50.000.
Cinquantamila prestiti: una cifra stratosferica per la biblioteca di Empoli, che negli ultimi vent'anni non si era avventurata troppo oltre quota diecimila. Poi il balzo in avanti: 34.000 prestiti nel 2001, 53.000 nel 2002. Il trucco c'è, e si vede: a fine 2000 la biblioteca amplia la sede, istituendo nuovi servizi, aprendo una bella sezione ragazzi e dando il via al prestito degli audiovisivi. A gennaio 2002 parte l'apertura del sabato.
Quali dinamiche si sono messe in moto? A quale punto della strada si sono incontrate la domanda del pubblico e l'offerta della biblioteca? E come si è svolto questo incontro? Si è trattato di una felice casualità o il risultato di una scommessa vincente? Domande non semplici, che richiedono il dispiegamento di cautele interpretative nel distinguere le cause dagli effetti. L'apertura del sabato ha influito; ma se i clienti richiamati dal nuovo orario si fossero trovati a scegliere proposte di lettura polverose, non sarebbero tornati. Il richiamo degli audiovisivi è stato potente, ma se il personale si fosse perso tra gusci pieni e gusci vuoti, le code d'attesa avrebbero dissuaso chiunque dal riprovarci. Il prestito interbibliotecario ha contribuito alla crescita del "fatturato"; ma se i colleghi del banco non lo avessero promosso, nessuno avrebbe potuto usufruirne.
Tutto si tiene, è vero. Ma ci sono tre cose che hanno fatto la differenza.
1. L'Amministrazione. Il Sindaco Vittorio Bugli ha permesso che le risorse destinate alla biblioteca crescessero notevolmente negli ultimi due anni: la gestione dei nuovi servizi e le aperture del sabato non si fanno con gli spiccioli. La Finanziaria non ci lascia indifferenti, ma continuiamo a permetterci gli atelier di pasta di sale, i laboratori di scrittura creativa, le vetrine con le lampade di Ingo Maurer, le bibliografie sfiziosette, e tante altre cose "inutili" che però fanno bene alla biblioteca come le vitamine ai bambini. Certo, non ci regala niente nessuno: se non salissimo su tutti i treni che conducono a qualche finanziamento, non ci potremmo permettere tanti voli pindarici. Ce la caviamo bene sia a trovare i soldi che a spenderli. Sarà anche per questo che il Ragioniere Capo del Comune si è fatto l'idea che con i soldi la biblioteca ci sappia fare; dice che siamo degli spendaccioni, però apprezza il nostro sforzo di trovare entrate aggiuntive, e quando c'è bisogno, il suo aiuto arriva sempre puntuale. Intendiamoci, non si nuota nell'oro: anzi, la stessa crescita dei servizi finisce col convogliare le risorse verso spese di manutenzione ordinaria (luce, riscaldamento, pulizie, telefono) che da sole superano il budget complessivo di una piccola biblioteca. Tolte le spese per la sopravvivenza, da sprecare non c'è nemmeno un euro. Ma saremmo davvero degli ingrati a dire di avere problemi di soldi.
2. Il personale. Nessuno di noi è Superman o Wonderwoman; se fossimo stati volpi di intelligenza, avremmo svolto mestieri più remunerativi e accreditati. Siamo persone normali, con i nostri giorni storti. Ma qualcosa di speciale ce lo dobbiamo avere, perché la biblioteca è bruttina. L'eleganza della nuova ala aperta nel 2000 mette in risalto l'inadeguatezza della vecchia struttura: al primo piano il pavimento è scrostato; al piano terra gli scaffali sono adatti a Watussi cresciuti, anziché a empolesi normali; la reception è collocata in uno spazio angusto e non c'è un posto dove sedersi a leggere il giornale in pace. Insomma, l'edificio vecchio è rimasto quello di una biblioteca che non ha intenzione di farsi amare. Ecco che allora debbono essere le persone a fare la differenza. L'appalto dei nuovi servizi ha consentito il raddoppio del personale, con l'arrivo di una dozzina di ragazzi e ragazze bravi, preparati, allegri e pieni di vita, che il personale dipendente ha integrato senza conflitti, con la serena consapevolezza di non rischiare di esserne surclassati. Ci vuole intelligenza e maturità per questo, sapete. I dipendenti comunali hanno reagito positivamente alla nuova situazione, diventando a propria volta protagonisti del cambiamento. Hanno promosso le innovazioni, quando altri le avrebbero subìte o osteggiate, e ci hanno preso gusto: si sono fatti in quattro per far fronte alla crescita dell'utenza, ponendosi problemi di razionalizzazione, di comunicazione interna, di "strategie". Hanno cominciato a lavorare di sabato senza brontolare e senza chiedere niente in cambio. Vivono la cooperazione come la dimensione naturale del servizio: sanno di non essere da soli, e fanno del rapporto con le altre biblioteche un punto di forza straordinaria nei confronti del pubblico, sia nel dare che nell'avere. Se non fosse stato per loro, il prestito interbibliotecario non sarebbe mai decollato; ormai è una questione di principio: se un utente chiede un libro che non fa parte della collezione, cominciano la scalata a REANET, "Libri in rete", SBN, British Library, e state certi che quell'utente non esce dalla biblioteca finché il libro non è stato trovato. Mai come in questi due anni li ho sentiti parlare di aggiornamento professionale: alla formazione ci tengono moltissimo, e guai a me dimenticarla. Leggono gli articoli di "Biblioteche oggi" e hanno uno spiccato senso della professione. Lo staff direttivo è fatto di persone col turbo sempre inserito: esprimono la potenza di fuoco di un battaglione, ma sono solo in due. La loro abilità nel multitasking è talmente sviluppata da far invidia alla dea Kalì dalle sette braccia. E se non ce la fanno a finire tutto in ufficio, si portano il lavoro a casa senza farlo pesare. Insomma, siamo una bella squadra: lavoriamo bene insieme, e si vede. Siamo orgogliosi dei risultati che abbiamo ottenuto; lo spirito empolese (proattivo, infaticabile e presuntuoso) ha contagiato anche quelli di noi che a Empoli passano solo le ore di servizio: abbiamo lavorato per la serie A non solo con la squadra di pallone, ma anche con la biblioteca. Chi ci è venuto a trovare ci ha detto di avere notato un bel clima, una bella energia. Dev'essere questo il segreto: l'energia generata dal gioco di squadra, alimentato dalla stima reciproca, e dall'apprezzamento personale e professionale.
3. La gente. Anche Sua Maestà il Cittadino Empolese ha la sua parte di merito nella vicenda. Perché è lui che decide di venirci a trovare, preferendo la biblioteca ad un giro in centro o alla tv. Ad esser convinti che sia meglio la biblioteca sono in più di dodicimila, tutti esigenti, qualcuno anche un po' pretenzioso; hanno una coscienza fin troppo spiccata dei propri diritti, e non ci fanno sconti. Vorrebbero tutti un trattamento d'eccezione, affermando che il loro caso è "veramente particolare"; ogni tanto fanno i furbi e danno sempre la colpa a qualcun altro quando vengono colti in fallo. Tutto ciò che viene loro proposto non è mai abbastanza: spendiamo 10 mila euro l'anno di videocassette, e a sentir loro non c'è mai niente. Partecipano in gran numero agli incontri con gli autori, ma la prima cosa che dicono è che dovremmo farne di più. Sono loro il nostro vero e grande patrimonio, più prezioso delle Cinquecentine che conserviamo con cura, perché danno valore al nostro lavoro. Sono maestri insuperati del passaparola, grazie al quale hanno stabilmente accreditato la biblioteca come il salotto buono della città, dove è di moda farsi trovare. È grazie a questo contagio che le speciali proposte di lettura a tema offerte ogni mese in una particolare zona espositiva prendono il largo in quattro e quattr'otto. È così che i primi cinesi hanno richiamato altri connazionali, al punto da fare dell'area multiculturale una delle zone più frequentate. Grazie ai contatti personali i giovani genitori si ritrovano da noi ogni mercoledì per fare due chiacchiere, mentre i bimbi sono all'ora del racconto, o utenti più deboli richiamati dalla gratuità del prestito VHS hanno scoperto che da noi potevano trovare di tutto, persino i libri. I nostri signori e padroni sono tanti, e hanno un appetito insaziabile: più aumentiamo l'offerta, più la loro fame cresce.
Empoli non è un paradiso; ma sicuramente lo spirito di questa straordinaria città sa fare la differenza, creando quella particolare alchimia tra amministratori, bibliotecari e cittadini che ha portato la biblioteca a ottenere un risultato così importante nel 2002, e che la proietta oggi su obiettivi ancora più ambiziosi (i prestiti del primo quadrimestre sono stati più di ventimila).
Nel cuore del cuore della Toscana, gli empolesi ricorrono di frequente ad una toscanissima espressione per spiegare il perché del successo delle loro imprese sportive e industriali: "Non si frigge mica con l'acqua", dicono. Con l'acqua non frigge nemmeno la biblioteca: non a caso tutti i suoi operatori - dico tutti - sono iscritti all'AIB: vorrà dire qualcosa, no?
Copyright AIB 2003-05-25, ultimo aggiornamento 2003-06-02 a cura di Vanni Bertini
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0301/b0301g.htm