AIB. Sezione Toscana. Bibelot, n. 2 (2001)
L'ampliamento degli spazi e dei servizi alla "Fucini" di Empoli
di Maria Stella Rasetti
L' ampliamento di una biblioteca è sempre un momento di festa. Fatiche, preoccupazioni e ore piccole sono ormai alle spalle. Le truppe del Comune di Empoli hanno dato prova del proprio valore: tante le persone che hanno imbiancato le pareti, collegato i fili elettrici, attivato la rete telematica, testato i computer, trasferito migliaia di libri, sistemato la nuova segnaletica, spolverato gli scaffali, spazzato i pavimenti, lucidato i vetri, collocato ad arte le composizioni floreali. Supersonica la parte amministrativa: aste, appalti e carte tutte al loro posto, in tempi da primato. Quattrocento metri quadrati di nuovi servizi all'interno del cinquecentesco ex Convento di S. Stefano degli Agostiniani: un'area di conversazione arredata con cinque salottini, un'area studio con venti posti cablati; due sale computer con sei postazioni Internet e tre postazioni DVD; una sala riunioni ricavata nella cappella; cinque sale per i ragazzi e una "torre del racconto" per l'animazione. Impossibile non essere felici in momenti del genere. In un Paese che normale non è, per raggiungere un obiettivo del genere non è stato sufficiente un normale attaccamento al proprio lavoro: in molti hanno dovuto metterci del proprio, partecipando ad una vittoria collettiva con un contributo che ha saputo andare al di là delle declaratorie contrattuali.
Il 15 dicembre 2000, giorno dell'inaugurazione, potevamo fermarci qui: dopo il taglio del nastro, bastava lasciare la parola ai bignè. Invece "il cuore antico del futuro" (questo il nome dell'iniziativa) ha battuto per 5 giorni filati attorno ad una ricca serie di manifestazioni pubbliche, di cui alcune espressamente dedicate alla professione. In una di queste, "La biblioteca plurale", abbiamo provato a riflettere sul significato di un ampliamento del genere, chiedendo ad alcuni colleghi di dire la loro sulle dinamiche di sviluppo della biblioteca pubblica. A fronte di domande sempre più differenziate, la biblioteca è chiamata a moltiplicare l'offerta, o deve attestarsi su funzioni che attengono alla propria identità d'istituto, rinunciando a coprire bisogni legittimi ma "impropri"? Al di là dei limiti di budget, è tenuta a rincorrere le esigenze espresse dal pubblico, o deve disciplinare la propria azione, vincolandosi alle funzioni proprie di servizio informativo di base? Una biblioteca che si amplia e che differenzia i propri servizi, avviandosi a diventare "plurale" (libri+video+Cd musicali+Cd-rom+DVD+Internet...), rischia prima o poi di esplodere, a fronte delle nuove esigenze che ha suscitato nei suoi utenti? Domande da un milione di dollari che, nella giornata di apertura, Massimo Belotti ha girato a grossi calibri della biblioteconomia italiana: da Carlo Revelli a Elena Boretti, da Riccardo Ridi a Romano Vecchiet, da Antonella Agnoli a Meris Bellei. Può sembrare masochistico porsi domande del genere quando ormai si è deciso di mettere in gioco l'identità di istituto, e indietro non si torna più.
Ma mentre toglievamo il cellophane dalle poltroncine dedicate alla conversazione, sentivamo che la "nuova" biblioteca stava per cacciarsi in un bel guaio. E il guaio è successo giusto tre mesi dopo, quando appunto gli utenti hanno manifestato con un sit-in (non violento, per carità!) la loro insoddisfazione per una biblioteca che fornisce troppo poco: pochi computer (ma sei PC non sono forse più di zero?), poco spazio (ma prima non c'erano quattrocento metri quadrati in meno?), poche opportunità per stare insieme (e i cinque salottini?), neppure un bar interno per dissetarsi (vabbè, ma quando non c'era neppure la macchinetta del caffè?), una scelta troppo ristretta di DVD (eh no, i DVD no!!!). Centoventi visite guidate da gennaio a giugno, e le maestre insoddisfatte: poche visite; centinaia i libri nuovi per i bambini, e pianti a dirotto per l'assenza della trentesima copia di "Arcobaleno"; trecento cartoni animati in VHS, e mamme in crisi per l'ultimo "Pokemon" in prestito. L'uso massiccio della posta elettronica e il tutto esaurito per la visione pomeridiana di film in DVD hanno cominciato a modificare l'identità della biblioteca, da un lato arricchendola, dall'altro allontanandola dal proprio core business.
La scorta di video per il week-end fa impennare il dato sul prestito, ma non sembra incidere sulle abitudini di lettura; la visione dei film in sede ha modificato i comportamenti della fauna universitaria, ma non pare aver richiamato un pubblico nuovo. È ancora troppo presto per misurare gli effetti di ritorno della "pluralizzazione": si tratta di un fenomeno complesso, che va misurato sui tempi lunghi. Il guaio è appena cominciato.
Durante il mese di luglio i "Servizi informativi per la città" della biblioteca di Empoli sono rimasti aperti al pubblico anche il martedì e il giovedì dalle 21.30 alle 23.30, mettendo a disposizione 80 posti di lettura all'aperto, nuovi libri e videocassette per gli utenti più giovani, 100 nuovi DVD e un servizio gratuito di accesso a Internet. Sempre nei locali dell'ex-convento, inoltre, dal 2 luglio al 3 agosto ha avuto luogo la mostra documentaria Secoli di carta. L'iniziativa è scaturita dal recupero catalografico dei fondi storici e di pregio delle biblioteche aderenti alla rete REANET, che ha interessato quasi tutte le edizioni antiche di Empoli. La versione virtuale della mostra è visibile all'URL
http://www.comune.empoli.fi.it/biblioteca/iniziative/mostre/2001/secolicarta.htm.
Copyright AIB 2001-10-02,
ultimo aggiornamento 2001-10-11 a cura di Vanni Bertini
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/bibelot/0102/b0102j.htm