«Bibliotime», anno XIII, numero 1 (marzo 2010)

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Riccardo Ridi

Bibliometria: una introduzione



La bibliometria è, per il Glossario [1] di Ferruccio Diozzi, la "disciplina dedicata alla valutazione quantitativa della produzione e dell'uso dei documenti" ovvero, secondo lo Harrod's [2], "l'applicazione di metodi matematici e statistici allo studio dell'uso dei libri e degli altri media fra e nei sistemi bibliotecari" consistente, secondo gli standard ISO [3], nei "metodi matematici e statistici applicati all'uso di documenti e ai modelli di pubblicazione".

Sebbene, in teoria, essa potrebbe spaziare su qualsiasi attività di produzione, distribuzione, organizzazione, conservazione e fruizione documentaria, essa si è storicamente orientata - fin dai primi studi pioneristici di fine Ottocento - soprattutto sulle pubblicazioni di ambito scientifico e accademico, concentrando la propria attenzione in particolar modo - a partire dagli anni Venti del Novecento - sul fitto reticolo di citazioni bibliografiche che le collegano fra loro. In quanto applicata ai prodotti della comunicazione scientifica la bibliometria viene anche denominata, più specificamente, "scientometria", e recentemente se n'è anche sviluppata una branca detta webmetrica (o cybermetrica), che applica strumenti, metodi e obiettivi bibliometrici all'analisi dei contenuti e dei flussi informativi e documentari (non necessariamente scientifici) del web e delle altre articolazioni di internet (posta elettronica, social network, reti peer to peer, ecc.). [4]

Si tratta di una disciplina poco studiata e poco applicata in Italia, tanto che la massiccia Guida classificata [5] diretta da Mauro Guerrini non le dedica nessuna delle sue 138 voci né delle sue 299 intestazioni di soggetto, e che nell'ultima edizione di BIB [6] solo 25 delle oltre 30.000 schede (relative a quasi 50.000 testi pubblicati dal 1971 al 2004) sono risultate direttamente riconducibili ad essa. [7]

Potrebbero non aver giovato alla fortuna della bibliometria nel nostro paese (dove, oltretutto, la maggioranza dei bibliotecari in servizio ha una formazione di stampo marcatamente umanista) due polemiche, in realtà entrambe basate su degli equivoci, l'una relativa alla natura delle leggi bibliometriche e l'altra all'uso di metodi scientometrici per la valutazione (ed il finanziamento) della ricerca scientifica.

Le principali leggi bibliometriche finora enunciate sono:

Tali affermazioni (e le formule matematiche che vi corrispondono) non sono in realtà (come del resto neppure quelle dell'evoluzione naturale, dell'economia e della biblioteconomia, fra le altre) delle vere e proprie leggi scientifiche né in senso logico (come quelle della matematica e della geometria) né in senso sperimentale (come quelle della fisica e della chimica), ma hanno un valore meramente probabilistico. Esse, in sostanza, rilevano empiricamente, nell'ambito documentario, una certa forma di regolarità riscontrabile anche in molti altri settori naturali e sociali dove il caso ha un ruolo predominante, ovvero la tendenza di una minoranza di cause a produrre una maggioranza di effetti.

Tale asimmetria, coinvolta anche nel fenomeno, recentemente assai popolare, della "lunga coda", [8] viene efficacemente descritta in termini matematici tramite delle "distribuzioni iperboliche", dette anche "leggi di potenza" o "distribuzioni paretiane", in onore dell'economista e sociologo italiano Vilfredo Pareto che fu (nel 1897) tra i primi a formularle, applicandole alla distribuzione dei redditi. Tale natura meramente probabilistica non rende (contrariamente a quanto talvolta viene contestato agli studiosi di bibliometria) questo tipo di leggi né inutili né illusorie, purché si comprenda che non si può pretendere da esse che determinino o prevedano quale sarà l'autore più prolifico, la rivista più citata, la parola più usata o il libro più consultato o venduto.

L'altra polemica, assai più accesa, riguarda certi possibili usi di quei potenti strumenti di ricerca bibliografica costituiti dagli indici di citazioni, teorizzati da Eugene Garfield nel 1955 e pubblicati dal suo Institute for scientific information (ISI) a partire dal 1964 (Science Citation Index), 1972 (Social Sciences Citation Index) e 1978 (Arts & Humanities Citation Index), approdati su web nel 1997 col nome Web of Science (WOS), [9] dopo che l'ISI era stato acquisito nel 1992 dal colosso editoriale Thomson.

Prima dell'invenzione degli indici citazionali esistevano sostanzialmente due sole tipologie di ricerca bibliografica: quella basata sui metadati (autore, titolo, soggetto, parole chiave, data, fonte, ecc.) effettuata nei cataloghi e nelle bibliografie (intese come repertori o banche dati a carattere bibliografico), e quella che partiva dalla bibliografia (intesa come elenco di opere citate) di un documento rilevante iniziale che fungeva da "detonatore" per proseguire poi la ricerca verso altri documenti dotati a loro volta di bibliografie che conducevano ad ulteriori documenti e così via.

Grazie a Garfield e ai suoi epigoni è diventato possibile un terzo metodo, consistente nel recuperare, partendo da un determinato articolo, una buona parte degli articoli successivamente pubblicati che lo hanno citato e, sulla base di questa intuizione e della rete dei riferimenti reciproci fotografata e resa facilmente navigabile dalle versioni web degli indici citazionali, anche gli articoli che hanno una maggiore sovrapposizione dei rispettivi riferimenti bibliografici (e quindi, si presuppone, dei rispettivi campi semantici).

La rivoluzionaria possibilità di percorrere anche in senso inverso - verso il futuro costituito dagli articoli che citeranno il documento di partenza - quel percorso citazionale che fino ad allora era inevitabilmente rivolto esclusivamente verso il passato formato dai testi citati nello stesso documento, non solo ha permesso di individuare i testi di riferimento nei vari settori, di mettere meglio a fuoco la mappa delle influenze culturali e di tracciare percorsi di ricerca trasversali rispetto alle canoniche distinzioni fra le discipline e le relative riviste, ma più in generale ha stretto le maglie del docuverso accademico, rendendolo più compatto, più integrato e più ipertestuale.

L'enorme rilevanza degli indici citazionali per la ricerca bibliografica e per la "cartografia della scienza" rischia però ultimamente di venire oscurata dalle polemiche relative a quello che, tutto sommato, è solo uno dei tanti indicatori bibliometrici da essi ricavabili, [10] cioè il "fattore di impatto" (impact factor, IF), che misura la frequenza con cui gli articoli pubblicati in una certa rivista vengono citati, in un determinato anno successivo, da tutti gli altri articoli pubblicati sia nella stessa che in qualsiasi altra rivista inclusa nel WOS.

Tale indicatore, sviluppato originariamente da Garfield sulla scorta di una variante della legge di Bradford per guidare l'espansione quantitativa dei tre Citation Index aggiungendovi man mano le riviste maggiormente citate da quelle già incluse nei repertori stessi, è stato poi indebitamente applicato anche ai singoli articoli (che invece potrebbero aver ricevuto un numero di citazioni maggiore o minore rispetto a quello medio della testata) e, addirittura, ai loro autori e ai rispettivi enti di afferenza.

L'impact factor, così arditamente interpretato, è diventato - soprattutto in certe discipine - un popolare metodo per la valutazione ed il confronto dei ricercatori e degli enti di ricerca, guidando da una parte l'assegnazione di finanziamenti e la progressione in carriera, ma attirandosi anche, dall'altra, le critiche di chi ritiene ingiustamente escluse o comunque scarsamente rappresentate nei Citation Index talune discipline, lingue, paesi o riviste. [11]

Per chi si fosse incuriosito e volesse approfondire la conoscenza dei metodi e delle applicazioni bibliometriche, inserendole in più ampio contesto storico, filosofico e biblioteconomico ma senza dover affrontare troppe formule matematiche, è ora disponibile un ottimo manuale introduttivo, [12] scritto in inglese da un bibliotecario italiano formatosi come storico della scienza. Esso costituisce la versione estesa, perfezionata e aggiornata, del testo in italiano che vinse il premio bandito nel 2005 dall'Editrice Bibliografica in occasione del ventesimo anniversario del primo numero di "Biblioteche Oggi", tuttora disponibile sul sito della rivista. [13]

Il libro di De Bellis, la cui lettura non presuppone particolari conoscenze matematiche o statistiche, inizia con una panoramica storica sui pionieri della bibliometria, le leggi da loro individuate e gli strumenti da loro sviluppati, con una particolare e giustificata attenzione per i Citation Index di Garfield, per proseguire con una analisi delle varie possibili applicazioni della scientometria nell'ambito della sociologia della scienza, della valutazione della produttività scientifica e della biblioteconomia e concludersi con le nuove prospettive aperte alla disciplina da internet e dall'open access. La lettura (o anche la semplice consultazione occasionale, grazie all'eccellente apparato bibliografico e indicale), interessante ed accessibile per qualsiasi bibliotecario, ricercatore e studente interessato alle dinamiche della comunicazione scientifico-accademica, risulterà particolarmente proficua, dal punto di vista professionale, per i bibliotecari universitari che si occupano di reference e di sviluppo delle collezioni.

Appendice: riferimenti bibliografici relativi alla bibliometria e all'analisi citazionale estratti da BIB 5 (1971-2004) e ordinati cronologicamente [14]

Manfredo Gervasi, L'analisi delle citazioni come strumento di valutazione delle riviste. (Cronache e notizie), "Bollettino d'informazioni / AIB", 23 (1983) n. 1, p. 84-86. Pubblicato anche in "Poste e telecomunicazioni nello sviluppo della società", 50 (1982) n. 11/12, p. 29-30. Breve illustrazione del JCR (Journal citation report) e dello SCI (Science citation index).

Alfredo Serrai, Dai "loci communes" alla bibliometria, Roma, Bulzoni, 1984 [Il quarto capitolo si intitola La validità delle distribuzioni bibliometriche, p. 199-229].

Alfredo Serrai, Validità e utilità delle descrizioni bibliometriche: la regola di Trueswell. (Schegge; 21), "Il bibliotecario", n. 6 (dic. 1985), p. 95-99.

Silvio Stoppoloni - Giuseppina Sabato, Analisi delle citazioni: spunti metodologici, "Quaderni CNR-ISRDS", n. 17/18 (1986), p. 199-215. La ricerca "30 anni della Rivista trimestrale di diritto pubblico" ha lo scopo di analizzare l'evoluzione scientifica della rivista stessa; sono state utilizzate tecniche di documentazione per l'analisi del contenuto e delle citazioni presenti negli articoli.

Maria Cochetti, Citation indexes: uno strumento di informazione bibliografica e di valutazione bibliometrica, "Il bibliotecario", n. 15 (mar. 1988), p. 125-126.

Anna Maria Tammaro, Un'analisi bibliometrica dei periodici di biblioteconomia in lingua tedesca, in La professione rivista: i periodici italiani e stranieri di biblioteconomia / Associazione italiana biblioteche, Sezione Sardegna, a cura di Elisabetta Pilia, Milano, Editrice Bibliografica, 1991, p. 49-63.

Beatrice Bargagna, Controllo di qualità e rilevanza scientifica, "Biblioteche oggi", 11 (1993) n. 8, p. 24-27. [Ora anche a <http://www.bibliotecheoggi.it/1993/19930802401.pdf>]. L'utilizzazione di indici bibliometrici per la valutazione di una collezione di periodici nell'esperienza dell'Università di Pisa (Facoltà di medicina e chirurgia).

Rosa Di Cesare, The evaluation of grey literature impact using bibliometric indicators: the case of physical sciences, in Online information 94: 18th International Online Information Meeting proceedings, London 6-8 December 1994, edited by David I Raitt and Ben Jeapes, Oxford, Learned Information, 1994, p. 405-413.

Vilma Alberani, Diego Maltese e la letteratura professionale italiana: analisi delle citazioni, in Il linguaggio della biblioteca: scritti in onore di Diego Maltese raccolti da Mauro Guerrini [per conto del Dipartimento di storia e tutela dei beni culturali dell'Università di Udine], Firenze, Regione Toscana - Giunta regionale, 1994 (stampa 1995), 2 vol., p. 47-72. [Il saggio è presente anche nella seconda edizione dell'opera, pubblicata in un solo volume dall'Editrice Bibliografica nel 1996, a p. 68-92].

Valentina Comba - Vanna Pistotti, E tu, quante volte?: citazioni, indicatori di autorevolezza, "Tuttoscienze", n. 651 (18 gen. 1995), p. 3. Prima del titolo: Bibliografia scientifica. Vedi anche la nota di Mariateresa Pesenti, I limiti delle citazioni, "Biblioteche oggi", 13 (1995) n. 1, p. 84.

Carlo Revelli, La valutazione quantitativa delle citazioni bibliografiche. (Osservatorio internazionale), "Biblioteche oggi", 15 (1997) n. 6, p. 36-41. [Ora anche a <http://www.bibliotecheoggi.it/1997/19970603601.pdf>].

Moreno Curti, La valutazione dell'attività di ricerca mediante l'uso di strumenti bibliometrici, in 5° Convegno nazionale AIDA: Documentazione: professione trasversale, Fermo, Palazzo dei Priori, 23-25 ottobre 1996, a cura di Carla Basili, Roma, CNR, ISRDS, 1998, p. 181-183. Abstract pubblicato in "AIDA informazioni", 14 (1996) n. 4.

Enrica Gasperini, Saggio di analisi bibliometrica della "Bibliografia storica nazionale", dalla nascita (1939) al 1990, "Culture del testo", n. 12 (set.-dic. 1998), p. 25-34.

Vilma Alberani - Paola De Castro - Elisabetta Poltronieri, Biblioteconomia e scienza dell'informazione: studi bibliometrici, in Angela Vinay e le biblioteche: scritti e testimonianze, Roma, ICCU - AIB, 2000, p. 35-56.

Alessandro Figà-Talamanca, L'"impact factor" nella valutazione della ricerca, 28 giugno 2000, <http://www.iue.it/LIB/SISSCO/attivita/sem-giu-2000-talamanca.html>, poi <http://www.sissco.it/attivita/sem-giu-2000-testi/sem-giu-2000-talamanca.html> [e ora <http://www.sissco.it//index.php?id=730>]. Versione provvisoria dell'intervento al convegno "La valutazione della ricerca", Bologna, 27 giugno 2000.

Maria Grazia Balestri – Silvana Mangiaracina – Dario Nobili, Bibliometric S & T indicators to comply with users' needs, "Research evaluation", 10 (2001) n. 1, p. 5-12. Indicatori scientometrici ricavati dalla base dati Current contents. Anche in "E-LIS", <http://eprints.rclis.org/archive/108/>.

Anna Maria Tammaro, Qualità della comunicazione scientifica.  (Biblioteca digitale), 1: Gli inganni dell'impact factor e l'alternativa della biblioteca digitale, "Biblioteche oggi", 19 (2001) n. 7, p. 104-107, [ora anche a <http://www.bibliotecheoggi.it/2001/20010710401.pdf>]; 2: L'alternativa all'impact factor.  "Biblioteche oggi", 19 (2001) n. 8, p. 74-78, con la scheda La situazione della comunicazione scientifica italiana, p. 76, [ora anche a <http://www.bibliotecheoggi.it/2001/20010807401.pdf>].

Mario De Marchi – Maurizio Rocchi, Le politiche editoriali delle riviste scientifiche: come valutarle. Test statistici di un modello dell'impact factor, "Biblioteche oggi", 19 (2001) n. 10, p. 30-34. [Ora anche a <http://www.bibliotecheoggi.it/2001/200110030001.pdf>]. Già pubblicato con il titolo The editorial policies of scientific journals: testing an impact factor model. "Scientometrics", 51 (2001) n. 2, p. 395-404.

Moreno Curti - Vanna Pistotti - Gabriella Gabutti - Andrea Zeccato - Carmine Tinelli - Catherine Klersy, The electronic edition of scientific journals may influence the determination of their impact factors?, in EAHIL Workshop: 2001 Cyberspace Odyssey, Alghero, June 7-9, 2001, <http://medicina.unica.it/alghero2001/028.htm> [ora <http://www.eahil.net/conferences/alghero_2001/028.htm>].

Vittorio Ponzani, Valutare la qualità della ricerca scientifica: quale alternativa all'impact factor?  (AIB-CUR tam tam),  "AIB notizie", 14 (2002) n. 3, p. 18. Un argomento trattato di recente nella lista di discussione dei bibliotecari italiani.  Anche a <https://www.aib.it/aib/editoria/n14/02-03ponzani.htm>.

Elena Breno - Giovanni A. Fava - Vincenzo Guardabasso - Mario Stefanelli. La ricerca scientifica nelle università italiane: una prima analisi delle citazioni della banca dati ISI, Luglio 2002, (CRUI, Conferenza dei rettori delle università italiane. Pubblicazioni), <http://www.crui.it/pubblicazioni/ISI/ISI_imp.pdf> [ora a <http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1051#>]. Il risultato dell'attività di analisi, elaborazione e revisione effettuata da alcune università sui dati della banca dati Italian National Citation Report dell'ISI (Institute for Scientific Information).

Trasmissione d'élite o accesso alle conoscenze?: percorsi e contesti della documentazione e comunicazione scientifica, a cura di Adriana Valente, Milano, Angeli, 2002. La seconda parte del volume, intitolata Indici di citazione e impact factor: questioni di documentazione scientifica, organizzazione delle conoscenze e valutazione, include: A. Valente, Gli indici di citazione nel circuito di organizzazione, selezione e comunicazione di conoscenza scientifica, p. 75-97; A. Baldazzi, La biblioteca ideale nel 2045: Garfield e l'impresa della comunicazione scientifica, p. 99-129; R. Di Cesare, Alcune riflessioni su bibliometria e analisi delle citazioni, p. 131-150.

Valutare la scienza, a cura di Riccardo Viale e Andrea Cerroni, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003. Contiene, oltre a: Arie Rip, Prefazione, p. 15-18; R. Viale - Loet Leydesdorff, Introduzione: qualità e quantità nella scientometria, p. 21-45; anche:

Valentina Comba, La valutazione delle pubblicazioni: dalla letteratura a stampa agli open archives, "Bollettino AIB", 43 (2003) n. 1, p. 65-75.

Marina Zuccoli, Il fattore d'impatto e le riviste astronomiche, "Bollettino AIB", 44 (2004) n. 3, p. 371-379.

Riccardo Ridi, Dipartimento di studi storici - Università Ca' Foscari, Venezia, e-mail: ridi@unive.it


Note

URL controllati per l'ultima volta il 20 febbraio 2010.

[1] Ferruccio Diozzi, Glossario di biblioteconomia e scienza dell'informazione, Milano, Editrice Bibliografica, 2003, p. 21-22.

[2] Harrod's librarians' glossary and reference book. A directory of over 10,200 terms, organizations, projects and acronyms in the areas of information management, library science, publishing and archive management, 10th ed., compiled by Ray Prytherch, Aldershot, Gower, 2005, p. 67, traduzione mia.

[3] ISO 5127. Information and documentation – Vocabulary, Geneva, International Organization for Standardization, 2001, 1.3.03. Traduzione tratta dal Manuale/dizionario della biblioteconomia e delle scienze dell'informazione. Parte I: indicizzazione e recupero semantico dell'informazione, a cura di Vilma Alberani con la collaborazione di Sofia Enrica Amicarella, Annarita Barbaro, Monica Zedda, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2008, p. 45.

[4] Per ulteriori definizioni, cenni storici, software, esempi di ricerche bibliometriche e l'indicazione di libri, articoli e siti di riferimento si possono consultare le pagine web dedicate alla bibliometria da Massimo Franceschet del Dipartimento di matematica e informatica dell'Università di Udine <http://users.dimi.uniud.it/~massimo.franceschet/bibliometrics/index.html>, e da Ruth A. Palmquist della Graduate school of library & information science della University of Texas at Austin <http://www.ischool.utexas.edu/~palmquis/courses/biblio.html>.

[5] Biblioteconomia: guida classificata, diretta da Mauro Guerrini, condirettore Gianfranco Crupi, a cura di Stefano Gambari, collaborazione di Vincenzo Fugaldi, presentazione di Luigi Crocetti, Milano, Editrice Bibliografica, 2007.

[6] Bibliografia italiana delle biblioteche, del libro e dell'informazione (BIB), a cura di Alberto Petrucciani, Vittorio Ponzani e Giulia Visintin, CD-ROM n. 5 (1971-2004), Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2005.

[7] Di tali schede, 23 sono state recuperate cercando le descrizioni che contenessero (in qualsiasi campo) almeno una parola che iniziasse con le radici "bibliometr*" o "scientometr*" oppure il termine "impact factor" oppure ancora che, contenendo la parola "citazioni", risultassero poi ad un esame diretto semanticamente riconducibili all'analisi quantitativa delle citazioni bibliografiche. Per un tanto rapido quanto approssimativo confronto, la radice "catalog*" è presente invece in 4003 schede di BIB 5, quella "restaur*" in 419 e quella "codicol*" in 29. Un analogo confronto fra le classi semantiche utilizzate da BIB non è possibile, perché solo 4 delle 23 schede individuate sono incluse nella classe 3E - Citazione bibliografica, formata complessivamente da 27 schede e dedicata non solo alle "utilizzazioni delle citazioni per la valutazione della ricerca" ma anche a "norme e metodi per la citazione e i riferimenti bibliografici [e a] studi sulle citazioni e le pratiche di citazione", come spiegano Alberto Petrucciani e Vittorio Ponzani a p. 73 della Guida allo schema di classificazione contenuta nel volume a stampa allegato a BIB 5. Le altre 19 schede relative all'analisi bibliometrica e citazionale risultano invece inserite nelle classi 18A - Informazione e comunicazione scientifica (8), 3D - Repertori bibliografici (2), 13C - Periodici (1), 13D - Materiale minore e letteratura grigia (1), 1C - Periodici e continuazioni di biblioteconomia (1), 16 - Indicizzazione (1) oppure disperse nelle classi più generali in cui sono state collocate le opere miscellanee di cui le corrispondenti pubblicazioni fanno parte (5). Analizzando poi una ad una, per scrupolo, sia le 27 schede della classe 3E che le 78 schede della classe che si è rivelata più promettente, ovvero la 18A (collegata peraltro alla 3E da un rinvio reciproco nella già citata Guida di BIB 5), sono emersi solo due ulteriori documenti pienamente pertinenti, entrambi provenienti dal secondo gruppo, che sono stati aggiunti (casualmente proprio come ultimi anche nella sequenza cronologica) a quelli descritti nelle altre 23 schede per formare la piccola bibliografia qui posta in appendice.

[8] Cfr. ad esempio, in questa stessa rivista, gli articoli di Maurizio Zani, Su e giù per la lunga coda, "Bibliotime", 10 (2007), n. 2, <http://didattica.spbo.unibo.it/aiber/bibtime/num-x-2/zani.htm> e di Virginia Gentilini, La legge del Chinotto. Qualche riflessione sulla "lunga coda", "Bibliotime", 10 (2007), n. 3, <http://didattica.spbo.unibo.it/bibliotime/num-x-3/gentilin.htm>.

[9] Le banche dati bibliografiche del WOS sono attualmente accessibili, a pagamento, a partire da <http://thomsonreuters.com/products_services/science/science_products/a-z/web_of_science>. Dopo essere stati per vari decenni un prodotto unico nel loro genere, dal 2004 gli indici citazionali di Garfield hanno trovato in Scopus <http://info.scopus.com>, della Elsevier, un agguerrito concorrente commerciale (cfr. Ezio Tarantino, Troppo o troppo poco? Web of science, Scopus, Google scholar: tre database a confronto (un caso di studio), "Bollettino AIB", 46 (2006), n. 1/2, p. 23-32 oppure <https://www.aib.it/aib/boll/2006/0601023.htm>) e in vari analoghi progetti nell'ambito dell'open access (cfr. Antonella De Robbio, Analisi citazionale e indicatori bibliometrici nel modello Open Access, "Bollettino AIB", 47 (2007), n. 3, p. 257-287 oppure in "E-LIS", <http://eprints.rclis.org/11999/>) altrettante sfide al loro monopolio.

[10] Fra cui, ad esempio, quelli illustrati da Rossana Morriello, L'indice di Hirsch (h-index) e altri indici citazionali dopo l'impact factor: uso nella valutazione della ricerca scientifica e nelle politiche documentarie delle biblioteche, "Biblioteche oggi", 25 (2007), n. 1, p. 23-32, oppure <http://www.bibliotecheoggi.it/2007/20070102301.pdf>.

[11] Per ulteriori critiche, apologie e considerazioni sull'impact factor e su altri metodi bibliometrici di valutazione delle pubblicazioni scientifiche si possono vedere gran parte delle pubblicazioni citate nell'appendice bibliografica e, inoltre, il volume miscellaneo Partecipare la scienza, a cura di Adriana Valente e Daniela Luzi, Roma, Biblink, 2004. Da notare come le critiche rivolte all'IF da parte di professori e ricercatori talvolta rischino di trascendere l'ambito delle motivate obiezioni ad un particolare metodo di valutazione, rivelando una più generale e meno giustificata insofferenza verso ogni genere di valutazione del proprio lavoro.

[12] Nicola De Bellis, Bibliometrics and citation analysis: from the Science Citation Index to cybermetrics, Lanham-Toronto-Plymouth, The Scarecrow Press, 2009.

[13] Nicola De Bellis, La citazione bibliografica nell'epoca della sua riproducibilità tecnica: bibliometria e analisi delle citazioni dallo Science Citation Index alla Cybermetrica, ultima revisione 31/05/2005, <http://www.bibliotecheoggi.it/content/CITAZIONE.pdf>.

[14] Cfr. nota 7.




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