I presupposti
Il rapporto con gli altri, la comunicazione intesa come 'visibilità' e 'riconoscibilità' è una delle componenti fondamentali del fenomeno Internet. Il diffondersi della posta elettronica, dei newsgroups, delle liste di discussione testimoniano del desiderio di esserci, di comunicare, di farsi conoscere e riconoscere.
La diffusione di Internet ha posto le biblioteche e i bibliotecari di fronte a nuove esigenze. Personalmente mi sembra che le potenzialità offerte dalla rete si inquadrino in un processo che ormai ha radici lontane e che ha coinvolto tutti i settori della vita della biblioteca. Se un tempo l'automazione veniva vista come l'obbiettivo da porsi per gestire in maniera più efficiente la biblioteca, oggi è diventata, grazie appunto a Internet, il presupposto per inserire la biblioteca in un circuito informativo più vasto, capace di rispondere meglio ai nuovi bisogni dell'utenza.
In questo contesto, 'monitorare' i Web delle biblioteche biomediche italiane ha significato cercare di capire in che modo queste biblioteche hanno utilizzato o stanno tentando di utilizzare questo strumento. Ci tengo, inoltre, subito a precisare che il monitoraggio volutamente esclude giudizi di valore: quello su cui cercheremo di riflettere assieme sono i contenuti informativi delle pagine Web, il loro impatto comunicativo e funzionale, l' eventuale offerta di servizi.
Il punto di partenza
Il punto di partenza di questa indagine non potevano non essere dei repertori. Riccardo Ridi ha usato la metafora di Internet come una grande biblioteca a scaffale aperto (1). Come in ogni buona biblioteca, allora, mi sono riferito a dei repertori disponibili in rete (Appendice).
Si tratta ovviamente di repertori abbastanza recenti, anche se quello dell'Istituto Dermosifilopatico dell'Immacolata (IDI) ha, purtroppo, degli evidenti problemi di aggiornamento. Essendo la volatilità o la instabilità delle risorse disponibili uno dei maggiori problemi di Internet dovrebbe essere buona abitudine quella di indicare sempre la data di creazione o di ultimo aggiornamento della singola pagina o del sito: non sempre questo accade, ma specie in repertori del genere questo elemento informativo mi sembra fondamentale.
Ovviamente nessuno di questi repertori pretende di essere esaustivo, ma si tratta comunque di importanti punti di partenza specializzati.
Ho, inoltre, tenuto conto della lista degli OPAC italiani curata da Riccardo Ridi e della Lista dei periodici italiani curata da Giuseppe Merlo, ospitati nel Web dell'Associazione Italiana Biblioteche.
Si è anche consultata la pagina Biblioteche italiane a cura del Politecnico di Torino, concedendosi anche qualche incursione all'estero, ma devo segnalare che nella pagina Medical Libraries di MedWeb non compare nessuna biblioteca italiana, mentre nel repertorio Medical/Health Science Libraries on the Web, curato da Eric Rumsey della Iowa University compare, con la dicitura Italian only, la Biblioteca centrale della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Sezione clinica dell'Università di Modena.
Diamo i numeri
La prima domanda che sembra scontato porsi è quante siano le biblioteche biomediche italiane presenti in Internet. Prima, però, di rispondere a questa domanda dobbiamo stabilire cosa vuol dire esserci in Internet.
Va allora precisato che essere presente in Internet può sintetizzarsi in due modi: essere ospitati in siti più generali; avere delle pagine web proprie.
Il primo caso, per esempio, può essere tipico di biblioteche di cui si forniscono solo informazioni generali all'interno di pagine complessive, magari di una facoltà universitaria. Il secondo caso riguarda le biblioteche che, indipendentemente dalle modalità con le quali siano presenti, hanno una serie di pagine strutturate.
Veniamo allora ai numeri. Il nostro parametro di riferimento può essere la Guida alle biblioteche biomediche italiane (2), pubblicata nel 1993 a cura del Gruppo di lavoro biomedicina dell'AIB, in cui sono censite 798 tra biblioteche e centri di documentazione (di cui a dire il vero solo 300 avevano risposto direttamente al questionario inviato per redigere la Guida, mentre le altre notizie sono desunte da fonti indirette).
Se consideriamo l'area romana, delle 86 biblioteche censite nella Guida (di cui 37 avevano risposto direttamente al questionario) una cinquantina sono presenti anche in Internet (nel frattempo ci può anche essere stato qualche cambio di denominazione). Tra queste 8 mettono a disposizione la consultazione del catalogo e, in linea di massima, hanno anche delle pagine proprie. E' difficile fornire un dato numerico nazionale, ma più o meno possiamo dire che circa 150 biblioteche biomediche sono a vario titolo, presenti.
Cosa troviamo
Per illustrare i risultati di questo monitoraggio ho selezionato tre tipologie che mi sembra possano rappresentare le caratteristiche dei siti visitati:
Quali servizi?
La differenza fondamentale tra le prime due tipologie e la terza è che nei primi due casi Internet è usato come 'semplice' veicolo d'informazione, nel terzo Internet è usato come come veicolo di servizi.
Fermo restando che personalmente ritengo già positivo il primo utilizzo, diciamo che in questo caso l'informazione elettronica è una sorta di riproduzione dell'informazione tradizionale, diffusa su carta o magari per telefono. Nel caso della Biblioteca dell'Istituto Superiore di Sanità la possibilità di inviare un messaggio di posta elettronica sfrutta già una possibilità nuova di interazione con l'utente. Nel terzo caso ci troviamo di fronte a un'estensione dei servizi tradizionali offerti dalla biblioteca.
Questa estensione del servizio ha una sua specificità legata a Internet, vale a dire a uno strumento tecnologico che consente un'organizzazione nuova, molto concreta e in cui la virtualità non va intesa come assenza, bensì come potenziamento della presenza, dell'esserci, della presenza della biblioteca nel contesto informativo mondiale e dei servizi all'utenza.
In realtà cambia la soglia di quanto noi consideriamo come servizio minimo da fornire; per esemplicare: prima era l'OPAC in biblioteca, poi l'OPAC in rete locale, ora l'OPAC in Internet. A questo punto l'utenza della biblioteca non è più solo quella locale, ma può diventare un'intera comunità scientifica internazionale.
Il mutamento è radicale, più invasivo ed efficace di quanto ci possa sembrare. Capisco che questa idea di un’estensione addirittura planetaria del nostro servizio possa anche spaventare, specie nelle condizioni spesso difficili in cui si trovano ad operare tante biblioteche. Ma a parte che i bibliotecari biomedici sono tra i più allenati alla collaborazione, Internet può essere uno strumento da utilizzare anche per uscire dall'isolamento a cui ci si poteva magari sentire condannati.
Ne deriva la necessità di esserci progettando nuovi servizi o riprogettando servizi già forniti. Per fare degli esempi:
Conclusioni
Internet può servirci a migliorare la qualità della nostra cooperazione. Nessuno può nascondersi le difficoltà, ma anche possedere un indirizzo di posta elettronica ci può consentire di ampliare la nostra interazione col mondo. Sappiamo quanto sia prezioso il bene della reciproca conoscenza. Senza lasciarsi vincere da facili entusiasmi, ma partendo da quanto già oggi è disponibile, mi sembra di poter dire che l'esserci in rete significa contare di più e poter contare di più sugli altri. Se riusciamo a migliore la qualità della nostra cooperazione saremo in grado di fornire servizi migliori ai nostri utenti, che lungi dal poter fare da soli, avranno ancor più bisogno dei bibliotecari per orientarsi nella rete.
Si ringrazia Andreas Zanzoni per la consulenza tecnica.
Riferimenti bibliografici
(1) Riccardo Ridi. Internet in biblioteca. Milano: Editrice Bibliografica, 1996, p. 166.
(2) Associazione italiana biblioteche. Commissione nazionale Università ricerca. Gruppo di lavoro Biomedicina. Guida alle biblioteche biomediche italiane, a cura di D.R. Cichi, C. Bruscolotti, G. Cognetti, M.G. Corsi, R. Ferrara, G. Poppi, M. Sciuto, I. Sorcini. Milano: Vita e pensiero, 1993.