Nella splendida cornice del castello di Donnafugata, a pochi chilometri da Ragusa, immersi nel cuore della campagna siciliana, si è svolta il 26 maggio scorso la IV giornata delle biblioteche siciliane sul tema "Biblioteche e informazione nell’era digitale". La scelta del luogo e del tema si sono rivelati vincenti: una dimensione atemporale che sottende a quella tipica del tempo e dello spazio nell’era digitale, un "qui e ora" virtuale dislocato in un luogo, anch’esso immaginario e inconsistente per certi versi, proprio come lo spazio della rete. Quasi un ossimoro a denotare come l’avvento di Internet renda sempre meno improbabili i luoghi del fare cultura e informazione e gli elementi ritenuti di debolezza strutturale possono divenire punti di forza per una strategia assolutamente nuova di gestione dei saperi.
Non vi può essere modello sostenibile di sviluppo e crescita culturale senza pensare alle biblioteche - siano esse tradizionali o digitali - come luoghi organizzati per l’accesso libero e universale alla conoscenza. L’occasione siciliana per riflettere su cosa rappresentano la biblioteca e l’informazione nell’era digitale ha dunque portato i relatori, ciascuno per il proprio ambito disciplinare, ad affermare il concetto fondamentale che anche con l’avvento delle nuove tecnologie siamo di fronte a una struttura che si connota anzitutto come insieme organizzato di collezioni e/o risorse, consultabili grazie a nuovi media. La facilità di accesso ai contenuti della rete richiede una lettura, una stratificazione logica, semantica e ontologica dalla quale nessuna epoca produttrice di storia e cultura può esentarsi. "Siamo nani sulle spalle di giganti", ribadisce Paola Gargiulo nel suo intervento, citando una frase di Bernard de Chartres del XII secolo.
In soldoni: non vi può essere confusione tra i sempre più diffusi motori di ricerca, interrogati dalla comunità virtuale per assolvere al proprio bisogno informativo, e la biblioteca digitale, poiché nel primo caso ci troviamo di fronte a una babele di informazioni, ridondanza che rischia di concretizzarsi in assenza di informazione, nel secondo in un luogo dove la conoscenza e la sua organizzazione rappresentano il valore aggiunto.
Numerosi i relatori e gli ospiti della giornata, organizzata dalla Sezione Sicilia dell’AIB, con il patrocinio della Regione siciliana, Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Ragusa, in collaborazione con la Provincia regionale e il Comune di Ragusa.
Dopo i saluti iniziali delle autorità intervenute, la parola è passata al Presidente regionale Alida Emma, che ha esposto per sommi capi le motivazioni sulla scelta del tema, legate in parte alla sua straordinaria attualità, ma anche tese a sollecitare le strutture bibliotecarie isolane e gli enti preposti a rispondere agli stimoli del cambiamento.
Il Presidente nazionale dell’AIB Mauro Guerrini ha introdotto i lavori e coordinato la prima parte della giornata, ponendo l’attenzione sul ruolo che le biblioteche devono assumere nel cambiamento epocale determinato dall’avvento di Internet, cambiamento che passa dalla individuazione delle nuove tipologie di collezioni, agli standard e ai modelli di consultazione. Si tratta di una sfida che ci deve trovare preparati e pronti a svolgere quel ruolo di intermediari dell’informazione che da sempre ha contraddistinto il compito del bibliotecario.
Il primo intervento in programma è stato dedicato all’esposizione del progetto per la biblioteca digitale in Sicilia, nell’ambito dei finanziamenti di Agenda 2000, brillantemente illustrato da Renato Meli, direttore del Sistema bibliotecario provinciale di Ragusa. Il progetto, già approvato e in corso di affidamento, prevede una joint venture tra la Provincia regionale di Ragusa, e le Università di Pavia, Urbino e Catania.
Dopo una disamina delle carenze strutturali che caratterizzano i servizi informativi basati sull’uso delle nuove tecnologie nelle biblioteche siciliane, e la constatazione che i gap culturali possono essere abbattuti anche grazie a interventi mirati a offrire nuovi servizi agli utenti (formazione a distanza, presenza di sezioni multilingue, valorizzazione delle fonti prevalentemente di area mediterranea), Meli ha indicato molto sinteticamente le linee guida del progetto, che passerà anche dalla creazione di una repository per l’editoria siciliana e da un censimento delle opere digitalizzate, nell’ottica della cooperazione con altri progetti di biblioteche digitali.
L’auspicio è che si possa fruire di ulteriori finanziamenti per dare continuità alle fasi di start up del progetto e, in ultima analisi, si individui nelle pieghe dell’universo digitale quegli elementi di responsabilità e partecipazione attiva che fanno dell’utente virtuale un cittadino democratico e consapevole.
La parola è poi passata ad Alberto Salarelli (Università di Parma), secondo cui occorre ripensare i fondamenti ontologici della biblioteconomia contemporanea, aspetto sempre più al centro anche dalla riflessione scientifica nazionale, rifuggendo l’ansia di definire come assolutamente nuovo e difforme dalla tradizionale pratica bibliotecaria la dimensione digitale della biblioteca.
Non è così, e lo studioso ha individuato, in alcuni elementi biblioteconomici cardine, i presupposti per stabilire una perfetta continuità tra le finalità tradizionalmente perseguite dalla biblioteconomia e le funzioni che essa è chiamata a rivestire nell’era digitale. Esse possono sintetizzarsi in: selettività, contestualità, identità e responsabilità, interoperabilità, accessibilità.
La mattinata si conclude con il lucido intervento di Paul Gabriele Weston (Università di Pavia) sul ruolo del catalogo elettronico alla luce dei nuovi servizi di interrogazione offerti dalla rete. Se il catalogo sembra essere in declino, per difficoltà e/o complessità nell’interrogarlo, è pur vero che esso rappresenta, e rappresenterà ancora per molto, il punto di accesso privilegiato alle raccolte bibliografiche. Tuttavia, sostiene Weston, una rigidità di fondo, dettata dai protocolli che li sottendono, e i cospicui investimenti necessari per perfezionarli hanno reso gli OPAC strumenti troppo rigidi e incapaci di assimilare rapidamente i modelli più colloquiali proposti dai motori di ricerca. Ciò induce a riflettere sul nuovo modello di catalogo, che deve sempre più orientarsi verso una dimensione semantica e, sulle indicazioni di un’indagine di OCLC condotta nel 2005, potenziare l’aspetto della selettività che costituisce il valore aggiunto di un simile modello di interrogazione.
Esemplare, in tal senso, il sistema bibliotecario californiano basato su:
1) potenziamento della ricerca e dell’accesso,
2) arricchimento degli OPAC,
3) utilizzazioni di nuovi strumenti catalografici.
La struttura su cui il modello di query è stata impostata è quella di FRBR, in cui è possibile aggregare tutte le informazioni che passano sulla rete in merito alla notizia documentaria richiesta. L’esempio riportato è stato quello dei sonetti di Shakespeare, in cui i filtri determinavano in sintesi la possibilità di individuare l’opera di riferimento, a cui poi venivano associate tutte le informazioni che potevano riguardare la notizia (le sue varie manifestazioni), inclusa la possibilità da parte dell’utente di poter provvedere all’acquisto della stessa.
La seconda parte della giornata, moderata da Domenico Ciccarello, ha approfondito i temi dei servizi e dei modelli di conoscenza, che vanno tuttavia ripensati nell’economia della biblioteca digitale, per tutte le possibilità che essa implica e per le modalità con cui chi vi opera è chiamato a rapportarsi.
La sfida dell’universo digitale passa anche, e soprattutto, dai nuovi servizi che vi si prospettano. Non da ultimo, il reference in modalità remota tramite forme di comunicazione interattiva: asincrona, come nel caso della posta elettronica, in cui l’utente invia una richiesta informativa al bibliotecario, connesso a Internet in tempo reale o in un tempo prestabilito dal servizio stesso, oppure sincrona, con lo strumento della chat line.
Il reference online, illustrato in tutti i suoi aspetti innovativi da Paola Gargiulo (Caspur), è a tutti gli effetti un servizio tradizionale che si avvale delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, sempre più evolute, e che attraverso programmi di collaborazione (si veda l’esempio della rete delle biblioteche toscane) offre servizi innovativi che, se ben sfruttati, costituiscono il valore aggiunto della dimensione bibliotecaria oggi. Alla rigidità del catalogo e del suo grado di interrogabilità bisogna dunque saper rispondere in maniera assolutamente flessibile e dinamica, pensando di volta in volta informazioni "su misura" per ogni utente e non costringendo quest’ultimo alla fissità di uno strumento bibliografico rigido e preconfezionato.
Su questo aspetto si innesta l’intervento di Domenico Bogliolo, del settore Servizi, applicazioni e tecnologie informatiche (SATIS) dell’Università "La Sapienza" di Roma, che si è soffermato sul knowledge management. Da funzionale (il modello indicato, in modo abbastanza colorito ma efficace, è quello della "carota", ovvero di un sistema chiuso piegato a un meccanismo procedurale di tipo top-down), il nuovo tipo di conoscenza richiesto nell’era digitale propende per un modello relazionale (come il corimbo del finocchio, ovvero un sistema aperto che accoglie nella sua crescita elementi caotici ma proprio per questo capace di arricchimenti inaspettati).
Nella gestione della conoscenza, il bibliotecario aggrega comunità di prassi, organizza il flusso documentale e cognitivo con intenzioni sempre diverse, in cui l’attenzione per il documento ha sempre l’utente al centro dell’attenzione. In quest’ottica, per il bibliotecario/documentalista che gestisce la conoscenza il documento importa più per le sue aspettative che non per la sua progettualità, ed è indicizzabile diversamente per ogni nuova esigenza.
A conclusione di un ciclo di interventi che era partito dalla Sicilia, i due relatori dell’Università di Messina, Benedetta Alosi e Nunzio Femminò, ci riportano nell’isola con un resoconto sui sistemi di misurazione e valutazione d’uso delle risorse elettroniche, curati dal Sistema bibliotecario dell’ateneo messinese. I software utilizzati, tutti open source (MySQL su piattaforma Linux, tra gli altri) consentono di conoscere i dati relativi agli accessi ai periodici elettronici posseduti dalla struttura, i tempi e i titoli maggiormente consultati.
Come ha chiaramente indicato Benedetta Alosi, verificare il grado di attenzione dell’utenza universitaria messinese era un obiettivo che lo SBA si era prefissato, dopo avere provveduto, con fatica e grande entusiasmo, a convertire il servizio offerto in passato da semplice centro raccolta dei cataloghi via via elaborati dalle varie biblioteche afferenti a biblioteca digitale vera e propria con tutta una serie di servizi e potenzialità che tale scelta ha implicato. L’alleanza con strutture nazionali di tipo consortile quale il Ciber, l’incontro con una comunità scientifica adeguata e la creazione di una rete di relazioni istituzionali, ma anche umane, ha consentito al SBA di Messina di uscire dal proprio guscio e di mettersi in gioco, grazie a un team di lavoro consolidato che accoglie, oltre ai due relatori, un secondo informatico (Nunzio Femminò è il primo), Dario Orselli, nonché studenti part-time, tesisti e tirocinanti.
Una giornata ricca di spunti e riflessioni, e vista la cornice favorevole, non poteva che concludersi con "gustose" letture a tema, a cura di Alberto Salarelli, componente del gruppo bibliotecari gourmand "Olindo Guerrini", in omaggio al luogo e ai suoi sapori.
Vi riportiamo i riferimenti bibliografici: Il timballo di maccheroni, da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo, cap. II; Capitolo in lode del formaggio da Ercole Bentivoglio, Opere poetiche, Parigi, 1719, p. 112-113 (riportato in Nuovo convivio, a cura di Massimo Montanari, Roma-Bari: Laterza, 1991, p. 42-43); U brillanti di l'Eterno Patri da Mario Soldati, Da leccarsi i baffi, Roma: DeriveApprodi, 2005, p. 245-252, sul vino e le sue virtù.
Non ci resta che auguravi buona lettura e un arrivederci alla prossima giornata siciliana 2007.
antoninadomenica.saja@tin.it