AIB Notizie 10-11/2002
C’è qualcosa di nuovo in biblioteca, anzi di antico:
le collezioni storiche dall’analisi al servizio
Riccardo Mazza
Nell’ambito del convegno promosso dall’AIB il 17 ottobre scorso, si sono tenute sei relazioni. Quella di Luigi Crocetti, Una cultura di servizio per le biblioteche storiche? , sostiene una soluzione coraggiosamente “integrazionista” della questione del rapporto tra le biblioteche storiche, appunto, e le biblioteche pubbliche, ossia il superamento dell’anacronistica contrapposizione di museo e mercato dell’informazione. Volano della realizzazione di un servizio finalmente unitario potrebbe essere la tecnologia informatica applicata senza discriminazioni aprioristiche alla tutela/studio dei documenti (facce di una stessa medaglia) così come alla messa a disposizione dell’utente delle informazioni le più ampie, nel segno di un’etica dell’approccio al compito di diffusione e valorizzazione del patrimonio culturale (e qui si è toccata la questione delle riproduzioni), per cui il rispetto al quale in una biblioteca ha diritto, poniamo, il documento Il nome della rosa di Eco – provoca Crocetti – non sia inferiore a quello riservato a una cinquecentina,
Le collezioni storiche e la biblioteca pubblica di Lorenzo Baldacchini integra ed insieme esplicita la moderna “missione” del bibliotecario di cui parlava Crocetti, propugnando una rigorosa fondazione dell’autenticità dell’esperienza del sapere – nella quale trova posto così l’educazione dell’utente all’uso delle raccolte da parte delle biblioteche pubbliche, come da parte di quelle storiche l’individuazione nel tempo di materiale da acquisire e conservare integrandolo con oculatezza col proprio patrimonio tradizionale – da contrapporre al rischio della sua manipolazione tecnologica. Ciò sarebbe possibile unificando funzione pubblica e storica delle biblioteche, senza passare sotto silenzio, tuttavia, la problematicità dello stesso concetto di patrimonio storico, o di quello di “valore intrinseco” di un documento (problema dell’istituto della réserve: le “collezioni speciali”). A tutto ciò è poi connesso tutto l’aspetto socio-culturale dell’accesso al sapere, con le sue implicazioni deontologiche e giuridiche.
Indaga e prospetta i risultati pratici finora conseguiti dalla rivoluzione tecnologica che ha investito il mondo delle biblioteche l’intervento di Luisa Buson, L’accesso attraverso i metaOPAC, dove come dice il titolo stesso si appunta l’attenzione sul sistema di accesso più potente e utile finora messo a disposizione di chi è interessato al libro antico, qual è quel “catalogo dei cataloghi” che è rappresentato da Karlsruhe, non prima di aver sottolineato ancora una volta l’opportunità da parte delle istituzioni bibliotecarie di salvaguardare un certo equilibrio tra le immense potenzialità di accesso alle informazioni a disposizione degli utenti e la necessità di conservare al meglio i documenti, mai prima resi tanto “visibili” e appetibili attraverso record bibliografici e documenti digitali disponibili attraverso OPAC “puri” e “allargati”, “tematici”, multi-OPAC e accessi a pagamento.
L’eccellente banca dati francese per lo studio della miniatura medievale sui manoscritti denominata “Enluminures” ha poi illustrato Ilaria Andreoli nella relazione Strumenti digitalizzati per lo studio della miniatura medievale in Francia: la banca dati Initiale (poi: “ … Enluminures”), offrendo una puntuale disamina di uno strumento (sito del Ministero della Cultura: enluminures.culture.fr) che censisce e descrive tutti i manoscritti conservati nelle biblioteche pubbliche municipali. Caratterizza inoltre l’impresa – che mette a disposizione più di 16.000 immagini – l’alta qualità scientifica delle schede catalografiche a corredo delle immagini. Le notizie iconografiche sono interrogabili per soggetto, attribuzione, contesto delle raffigurazioni. È prevista una versione in CD-ROM.
Hanno infine illustrato i progetti realizzati e da realizzare dell’ICCU Claudia Leoncini e Massimo Menna. La prima ha posto in risalto gli obbiettivi congiunti di informazione e accesso quali espressione della politica dell’Istituto – tra quelli conseguiti come il portale SBN (consultabile dalla primavera 2000) e l’OPAC Edit 16 (da implementare con notizie di cinquecentine derivate da cataloghi a stampa di biblioteche non partecipanti a SBN), e quelli previsti come la digitalizzazione dei cataloghi bibliografici su microfiche, la base dati delle risorse digitali, un authority-control di tipografi e autori intellettuali. Massimo Menna, parlando dei progetti relativi ai manoscritti, ha anche lui dato il polso della situazione. All’attivo figurano i software “Bibman” – bibliografia – e “Manus” – strumento per la catalogazione – che si affiancano a “Codex”, altro software italiano dedicato al censimento dei manoscritti datati. Il primo archivio è ora visibile in Internet. Il secondo, giunto alla terza versione, più potente e ricca, è apprezzabile per la versatilità di impiego (è infatti applicabile a diverse tipologie di materiale manoscritto), e tratta anche altri alfabeti oltre al latino. Fino ad oggi ha immagazzinato circa 5000 descrizioni e 4000 immagini di manoscritti. Anche “Manus” è presente in rete. Per il futuro esiste un progetto europeo denominato “Rinascimento virtuale” dedicato ai palinsesti greci.
MAZZA, Riccardo. C’è qualcosa di nuovo in biblioteca, anzi di antico: le collezioni storiche dall’analisi al servizio. «AIB Notizie», 14 (2002), n. 10-11, p. VIII-IX.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2002-25-12 a cura di Franco Nasella
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