Un problema molto sentito nelle biblioteche pubbliche è il sovraffollamento degli studenti, soprattutto universitari che, non sapendo dove andare a studiare, si recano anche in quelle biblioteche che nascono per rispondere a esigenze diverse. Tale "invasione" provoca talvolta lo snaturamento della funzione principale di una public library, che è quello di servire la comunità dei cittadini attraverso le proprie collezioni librarie. Proprio questo è uno degli aspetti sottolineati da chi guarda con sospetto l'eccessiva presenza di studenti: questi, infatti, nella maggioranza dei casi, vanno in biblioteca per trovare uno spazio confortevole dove studiare i propri testi e solo raramente utilizzano i libri o i servizi della biblioteca. Dall'altra parte è pur vero che anche gli studenti sono cittadini e membri della comunità che finanzia la biblioteca pubblica e quindi hanno gli stessi diritti degli altri utenti.
Un mail passato in AIB-CUR propone di organizzare spazi alternativi a quelli tradizionali della biblioteca dove permettere agli studenti di utilizzare i propri libri. In questi spazi sarebbe sufficiente allestire solo tavoli e sedie, qualche computer e magari la macchina del caffè.
La soluzione al problema del sovraffollamento e dello snaturamento della funzione delle diverse tipologie di biblioteche (il problema non riguarda solo le biblioteche pubbliche: si potrebbe infatti aprire il capitolo delle nazionali...) sarebbe probabilmente la riorganizzazione del sistema bibliotecario nel suo complesso, all'interno del quale siano evidenti le particolari funzioni da svolgere e le finalità da perseguire da parte di ciascuna biblioteca, in relazione alle caratteristiche specifiche della propria utenza.
All'interno di un sistema bibliotecario così strutturato risulterebbe naturale per gli studenti universitari trovare nella biblioteca della loro facoltà non solo un posto confortevole dove studiare, ma anche gli strumenti bibliografici più adatti al proprio studio, mentre ad esempio la biblioteca pubblica tornerebbe ad essere quella "biblioteca di tutti" che il manifesto dell'Unesco definisce come «il centro informativo locale che rende prontamente disponibile per i suoi utenti ogni genere di conoscenza e informazione».
Leggendo i vari messaggi si ha tuttavia l'impressione che in qualche caso le obiezioni alla presenza degli studenti che occupano "militarmente" le biblioteche pubbliche abbiano come fondamento un'immagine un po' sacrale della biblioteca, intesa in modo esclusivo come luogo di studio e di silenzio.
A questa visione si contrappone un messaggio che suggerisce di allestire sale di consultazione dotate di impianti per la diffusione di musica. Questo da una parte renderebbe più confortevole l'ambiente, dall'altra avrebbe l'importante funzione di combattere l'aura che ancora circonda le biblioteche e che spesso allontana i possibili utenti invece di incentivarli a utilizzare il patrimonio e i servizi della biblioteca, mettendo in discussione la falsa credenza della necessità del silenzio nelle sale di lettura. Si tratta certamente di una proposta controcorrente, che infatti ha subito suscitato alcune perplessità sia in relazione all'idea che la musica potrebbe disturbare alcuni utenti impedendo loro la concentrazione, sia per quanto riguarda la scelta dei generi musicali da proporre.