[AIB]  AIB. Pubblicazioni. DBBI20
AIB-WEB | Pubblicazioni AIB | DBBI20 Indice delle voci

Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari italiani del XX secolo

[Ritratto]

Mendogni, Antonio

(Parma 27 aprile 1910 – Bologna 8 aprile 1997)

Giovanissimo, entrò come fattorino alla Biblioteca Palatina di Parma nell'agosto 1926, affiancando al lavoro gli studi superiori da privatista e la frequentazione di un atelier di pittura. Nel gennaio 1929 partì volontario per il servizio militare in Cirenaica, che completò nel gennaio 1931.
Rientrato in Palatina come avventizio nel novembre 1931, l'anno successivo espose vari suoi quadri alla Prima Mostra Artistica allestita nel ridotto del Teatro Regio dal 14 al 28 febbraio (recensita sul «Corriere emiliano» del 24 febbraio) e vinse il concorso per la carriera esecutiva venendo destinato, dal 1º luglio 1932, alla Biblioteca universitaria di Pisa, come aiutante. Inizia da questa data una lunga carriera che lo porterà al pensionamento per anzianità, il 1º febbraio 1973, con la qualifica di dirigente generale.
Da Pisa riuscì però a tornare al principio del 1934 a Parma, anche per le pressioni della direzione della Palatina, dove il suo lavoro era stato sempre molto apprezzato.
Superato nel 1940 il concorso pubblico per la carriera di concetto, venne nominato ordinatore dal 1º luglio, restando alla Biblioteca Palatina, di cui teneva l'economato, la segreteria e l'amministrazione oltre a curare, per una parte dell'orario, la Sezione Musicale.
Laureato in Materie letterarie il 23 maggio 1941 all'Università di Milano, già da gennaio era stato richiamato alle armi, con il grado di tenente, e assegnato alla Divisione Legnano, che operò in Albania e in Francia. Promosso capitano, l'8 settembre 1943 fu colto in Abruzzo, dove si diede alla macchia con l'intenzione di passare il fronte per ricongiungersi al ricostituito esercito italiano a fianco degli alleati. Visti infruttuosi i suoi avventurosi tentativi e avuta conoscenza delle precarie condizioni economiche della madre e del fratello invalido, rientrò a Parma alla fine dell'inverno 1944 per riprendere il lavoro in Palatina. Dopo la fine del conflitto gli sarà conferita la croce di guerra per il servizio prestato in zona d'operazioni tra il 1940 e il 1943.

Nel dopoguerra vinse il concorso di gruppo A e venne nominato vicebibliotecario dal 1º luglio 1951, conseguendo poi le promozioni a bibliotecario di 2ª (luglio 1952) e di 1ª classe (febbraio 1954).
Quando già da alcuni anni svolgeva le funzioni di vicedirettore della Biblioteca Palatina, il 1º agosto 1961 venne trasferito, a seguito di promozione, alla Biblioteca universitaria di Pisa con l'incarico della direzione, che tenne solo fino al 30 settembre. Il 1º ottobre 1961, infatti, fu nominato Soprintendente bibliografico per Bologna, la Romagna e le Marche, con sede presso la Biblioteca universitaria di Bologna.
Con il passaggio delle Soprintendenze bibliografiche alle regioni (1º aprile 1972) preferì rimanere nei ruoli dell'amministrazione statale e, dopo un periodo di assegnazione alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, il 1º novembre 1972 assunse l'incarico di direttore della Biblioteca Marucelliana di Firenze, che mantenne fino al momento del pensionamento, il 1º febbraio 1973.
Il 27 dicembre 1973 fu nominato Commendatore della Repubblica italiana.
Sebbene colto e dotato di notevoli capacità di analisi e di linguaggio, il temperamento e le circostanze lo indussero a privilegiare, rispetto alle attività di studio erudito e di saggistica, quelle di organizzazione delle strutture bibliotecarie, da migliorare sempre a favore del pubblico, e di conservazione del patrimonio librario.
Della sua lunga permanenza alla Biblioteca Palatina di Parma sono particolarmente significativi il recupero, non esente da rischi, di volumi e di interi fondi dalle macerie della biblioteca, bombardata nel 1944, e «da scaffali rimasti appesi a muri pericolanti» ed i conseguenti lavori, da lui diretti, «di spostamento e riordino di raccolte librarie; lavori, questi, resisi frequenti ed indispensabili dopo le distruzioni belliche», come egli stesso scrisse; attività che continuarono almeno fino al 1955. Va ricordato, inoltre, l'allestimento, nei locali della Palatina, della Mostra di codici miniati, edizioni principe, edizioni bodoniane ed incisioni nel 1957 e della Mostra bodoniana nel 1958, eventi ampiamente recensiti sulla «Gazzetta di Parma» (10 luglio 1957 e 18 novembre 1958).
Nella sua più che decennale esperienza di Soprintendente provvide, nei primi anni Sessanta, alla riorganizzazione del servizio di pubblica lettura e di prestito librario della provincia di Ravenna, i cui volumi dovettero, per un certo periodo, transitare nei nuovi e spaziosi locali della Soprintendenza bibliografica, la cui sede fu da lui trasferita da quella originale all'interno della Biblioteca universitaria di Bologna, divenuta angusta, nel pregevole edificio quattrocentesco di piazza Minghetti 1, al centro della città.
Nel 1962 partecipò a un viaggio di studio, ideato e gestito dal Comune di Bologna, negli Stati Uniti e nel Nord Europa, finalizzato a conoscere l'organizzazione e le strutture bibliotecarie di quei paesi, in vista della creazione del polo bibliotecario bolognese. Al viaggio parteciparono Renato Zangheri, allora assessore alla cultura e successivamente sindaco della città, e Gino Nenzioni, direttore della Biblioteca comunale dell'Archiginnasio.
Dal novembre 1966 e per buona parte del 1967, pur trovandosi in una situazione familiare estremamente difficile (era morta improvvisamente la moglie quattro mesi prima ed era rimasto con un figlio neppure adolescente), si adoperò con sagacia ed accanimento a salvare il salvabile del patrimonio librario della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, colpita dall'alluvione del 4 novembre 1966. Poiché la Soprintendenza bibliografica della Toscana era parimenti annichilita né, allora, esisteva la Protezione civile, si trattò, da più parti, di inventare e rendere immediatamente operativa tutta la logistica dell'immane catena: dall'organizzare il trasporto dei libri impastati di fango putrido, allo studiare e sperimentare le tecniche che permettessero dapprima di bloccarne il degrado e poi di recuperarne la leggibilità. Chi ha vissuto quei momenti dal versante bolognese può percepire distintamente ancora i fari sciabolanti nella notte di camion sotto la neve sui passi dell'Appennino; il calore di fornaci romagnole e degli essiccatoi della Manifattura Tabacchi di Bologna, dove un numero impressionante di libri, liberati dal grosso della mota e con fogli di carta assorbente interposti pazientemente fra pagina e pagina, era posto ad asciugare; il sudore degli impiegati della Soprintendenza tenaci ed esausti; la trepidazione dei monaci dell'Abbazia del Monte di Cesena, curvi su pregevoli tomi sfigurati, non per miniarli, come i loro medievali confratelli, ma per farne risorgere lo splendore.
Nel primo anniversario del disastro, per il rilevante ruolo da lui svolto, gli fu conferita dal ministro della pubblica istruzione, Luigi Gui, una specifica attestazione corredata da medaglia d'argento.
Il 27 maggio 1969 fu nominato socio benemerito dell'Accademia scientifico letteraria degli Incamminati di Modigliana ed il 15 novembre 1973 socio benemerito della Società Torricelliana di scienze e lettere di Faenza.
Costantemente, durante il decennio da soprintendente, Mendogni si adoperò per l'istituzione di nuove biblioteche, quali le comunali di Civitanova Marche, Porto San Giorgio, Pergola, Novafeltria, Fermignano, Chiaravalle, Piandimeleto, e per il profondo rinnovamento di altre, fra le quali quelle di Ascoli Piceno, Ostra, Sassoferrato, Senigallia, Fermo, Jesi, Camerino, Cingoli, Macerata, Recanati, San Severino Marche, Tolentino, Cupramontana, Fano, Fossombrone, Urbania, Pesaro (Oliveriana).
Prova significativa della sua azione sono le numerose lettere - conservate dalla famiglia - inviategli da bibliotecari, sindaci ed assessori della sua circoscrizione in occasione del trasferimento a Firenze. Nella quasi totalità di esse appare, al di là delle frasi di circostanza, un elevato apprezzamento per il lavoro svolto e, in non poche, il timore per le probabili conseguenze della sua partenza.
L'attività erudita in senso stretto si è risolta nella partecipazione a comitati d'onore ed esecutivi di mostre artistiche e bibliografiche (tra le quali la Mostra di Aldo Manuzio, Ancona 1962; Plantin-Rubens: arte grafica e tipografia, Bologna 1965; L'incisione europea dal XV al XX secolo, Torino 1968) e congressi (come quello su "Federico II", Jesi 1966, e "Stendhal e Bologna", Bologna 1972) e ad interventi in convegni organizzati dalla Deputazione di storia patria delle Romagne, da quella delle Marche e dall'Associazione italiana biblioteche, della quale fu socio al 1936 e poi dal 1964 al 1971 presidente del comitato regionale della Sezione di Bologna, Romagna e Marche.

Elisa Di Renzo. Una biblioteca, un'alluvione: il 4 novembre 1966 alla Nazionale di Firenze: storia di un'emergenza. Roma: Associazione italiana biblioteche, 2009, p. 199-200, 206.

Gli archivi delle soprintendenze bibliografiche per l'Emilia Romagna: inventario. Bologna: Compositori, 2010, all'indice.

Andrea De Pasquale. Antonio Mendogni. In: Dizionario biografico dei soprintendenti bibliografici (1919-1972). Bologna: Bononia University Press, 2011, p. 401-402.



Copyright AIB 2011-01-06, ultimo aggiornamento 2020-05-09, a cura di Simonetta Buttò e Alberto Petrucciani
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/dbbi20/mendogni.htm

AIB-WEB | Pubblicazioni AIB | DBBI20 Indice delle voci