Sommario
2 : La struttura di una citazione
2.1 : Autori o curatori
2.2 : Data
2.3 : Titolo
2.4 : Edizione
2.5 : Pubblicazione
2.6 : Numeri delle pagine
3 : Distinguere i tipi di pubblicazioni
3.1 : Le monografie
3.2 : Gli articoli contenuti in monografie
3.3 : Gli articoli contenuti in periodici
3.4 : Gli atti di congressi
3.5 : La letteratura grigia
3.6 : I documenti in rete
Le citazioni bibliografiche servono a indicare i documenti (interi volumi, singoli articoli o altri testi) a cui si fa riferimento in un altro documento, come fonti di informazioni o come termini di confronto.
Le citazioni riportano le caratteristiche essenziali dei documenti (autori, titolo, data, ecc.), comprese alcune indicazioni utili a rintracciarli in una biblioteca o in una libreria. La funzione principale delle citazioni, dunque, non è quella di descrivere i documenti in modo completo e dettagliato. Le citazioni hanno perciò un formato differente dalle descrizioni bibliografiche che si trovano nei cataloghi o nelle bibliografie nazionali: queste ultime infatti riportano i vari elementi in un ordine diverso (ad esempio la data, e spesso anche gli autori, non si trovano all'inizio), e comprendono dettagli riguardanti l'edizione, la collana, le dimensioni fisiche del documento ed altro, che perlopiù nelle citazioni sono invece trascurati. Si confronti per esempio questa citazione:
GOULD, S.J. (1995). Quando i cavalli avevano le dita. 3. ed. Feltrinelli, Milano.
con questa più completa descrizione bibliografica dello stesso libro:
Quando i cavalli avevano le dita : misteri e stranezze della natura / Stephen Jay Gould. -- 3. ed. -- Milano : Feltrinelli, 1995. -- 415 p. : ill. ; 20 cm. -- (Universale Economica Feltrinelli ; 1087).
Le citazioni, infine, non danno nessuna informazione sulla disponibilità di copie dei documenti, cosa che è invece realizzata dai cataloghi di biblioteche o di case editrici. Una volta identificato un documento, quindi, per trovarne una copia bisognerà poi cercarla in appropriati cataloghi.
Spesso nel corso di un testo si fa riferimento alle citazioni attraverso un rimando a una nota a pie' di pagina, oppure a una bibliografia riportata al termine del testo. In quest'ultimo caso, il rimando può essere indicato, invece che da un semplice simbolo o numero progressivo, riportando l'autore (spesso scritto in maiuscolo o maiuscoletto) e l'anno di pubblicazione del documento a cui ci si riferisce. Ad esempio:
... Questo è essenzialmente il modello di linguaggio sviluppato in Hockett C. F. 1955, 02 ...
... se si esamina la cartografia del censimento ornitologico lombardo (FASOLA, 1990), che riguarda gli stessi anni considerati da PINOLI & NOVA (1987), ...
Osservando poi le citazioni bibliografiche riportate per esteso, si potrà notare che ognuna di esse è costituita da una serie di elementi, i quali si succedono in un ordine fisso e sono scritti in un determinato formato (in tondo, corsivo, maiuscoletto o maiuscolo; abbreviati o per esteso; ecc.).
A questo riguardo, in ogni pubblicazione viene adottato un determinato stile, che è mantenuto costante nel corso di tutta l'opera. Pubblicazioni diverse possono adottare stili anche molto diversi. Sebbene siano stati proposti standard internazionali di stile e siano disponibili in merito accurati manuali, purtroppo nella realtà ci si imbatte in forme svariate e spesso incoerenti. Ad esempio, gli usi delle pubblicazioni scientifiche e linguistiche, da cui sono tratti molti degli esempi di questa guida, sono un po' differenti da quelli delle pubblicazioni umanistiche e letterarie.
Certe regole di base, tuttavia, rimangono quasi sempre costanti, e permettono a chiunque, analizzandola in dettaglio, di interpretare correttamente una citazione anche senza conoscere in anticipo lo stile adottato in quella pubblicazione. È soprattutto di queste regole generali che ci occuperemo nei prossimi paragrafi.
Nei casi più comuni, la successione degli elementi è questa:
Autori, titolo, eventuale numero di edizione, titolo del periodico oppure editore e luogo, data, eventuali numeri di pagine.
Quando è utilizzata per distinguere una serie di documenti dello stesso autore, la data viene anticipata prima del titolo.
Il sistema più diffuso per ordinare le citazioni è quello in base al cognome degli autori. Per questo, gli autori del documento sono riportati all'inizio della citazione; frequentemente sono anche evidenziati scrivendoli in caratteri maiuscoletti o tutti maiuscoli. Per porre in maggiore risalto il cognome, questo viene di solito fatto precedere al nome, separandoli con una virgola che indica l'inversione; il nome molto spesso è abbreviato con le sole iniziali:
Arnold, E.N.
Se gli autori sono più di uno, essi vengono riportati uno di seguito all'altro, nello stesso ordine in cui si trovano sul documento originario. I diversi autori sono separati da virgole, tranne gli ultimi due, che possono essere separati dalla congiunzione e, scritta nella lingua della pubblicazione che contiene le citazioni oppure con il simbolo internazionale di origine latina &:
Comincini, M., Martinoli, A. & Oriani, A.
Arnold, E.N. & Burton, J.A.
Talvolta l'inversione di nome e cognome viene attuata solo per il primo autore, mentre degli altri sono riportate prima le iniziali dei nomi e poi i cognomi:
Comincini, M., A. Martinoli & A. Oriani
Quando gli autori sono molto numerosi, ad esempio più di tre, possono essere riassunti riportando solo il primo seguito dall'espressione et al. (generalmente in corsivo), che sta per il latino et alii ("e altri"):
Biancardi, C.M., Gnoli, C., Rinetti, L., Aristarchi, C., Dell'Acqua, F., Speranza, A., Aquilini, L., Canu, G. & Viganò, A.
oppure
Biancardi, C.M. et al.
L'espressione AA.VV., che sta per "autori vari", un tempo molto diffusa, oggi non deve più essere utilizzata. Tutti i cataloghi e le bibliografie che si attengono agli standard internazionali, infatti, elencano le opere di più autori (che sono molto numerose) sotto il cognome del primo autore, oppure, in particolare se gli autori sono pił di tre, sotto il titolo: quindi l'espressione AA.VV. non è di alcun aiuto nel trovare il documento che si sta cercando!
Alcuni documenti, frutto del lavoro collettivo di più persone, non riportano in evidenza nessun autore, ma piuttosto uno o più curatori dell'opera, ossia persone che hanno raccolto e organizzato i diversi contributi. In questo caso, la citazione può cominciare con i nomi dei curatori, anziché degli autori; i loro nomi sono di solito seguiti, perlopiù fra parentesi o in corsivo, da un'espressione come a cura di, cur., o dai loro corrispondenti nelle altre lingue: ed. (plurale eds., dall'inglese editor, che significa "curatore" e non "editore"!), Hrsg. (tedesco Herausgeber), ecc.:
Sebeok, T.A. (ed.)
Talvolta la responsabilità di un documento è attribuita, invece che a singole persone, ad enti come associazioni o istituzioni pubbliche.
Quando, infine, non è identificabile nessun autore né curatore né altro ente responsabile, il documento può essere citato direttamente a partire dal titolo. Nei cataloghi, il documento si dovrebbe trovare elencato sotto il suo titolo in tutti i casi in cui non esistono autori veri e propri.
Nelle descrizioni bibliografiche tradizionali, la data di pubblicazione del documento si trova in fondo alla citazione, insieme al luogo e al nome dell'editore:
Padova : Muzzio, 1985
Spesso invece la data viene messa in evidenza, anticipandola subito dopo gli autori:
Arnold, E.N. & Burton, J.A. 1985.
Talvolta, ma non sempre, è scritta fra parentesi:
Arnold, E.N. & Burton, J.A. (1985)
In questo modo, un documento viene identificato innanzitutto dagli autori e dalla data. Questi elementi sono anche quelli più frequentemente richiamati quando ci si riferisce ad una citazione nel corso del testo:
... Questo è essenzialmente il modello di linguaggio sviluppato in Hockett C. F. 1955, 02 ...
I diversi documenti opera di uno stesso autore sono così identificati e ordinati facilmente in base al loro anno di pubblicazione; ad esempio:
BIANCARDI, C.M., 1992. Analisi della alimentazione del Tasso (Meles meles L.) nell'Alto Luinese (Varese). Tesi di laurea in Scienze Biologiche. Università degli studi di Milano.
BIANCARDI, C.M., 1998. Distribuzione delle fasi di colore nello Scoiattolo (Sciurus vulgaris L., 1758) in Lombardia. Poster al II Convegno Italiano di Teriologia: Varese, 28-30 ottobre 1998.
Nel caso che di uno stesso autore si debbano citare più opere pubblicate nello stesso anno, si usa spesso distinguerle per mezzo di lettere minuscole successive, scritte di seguito all'anno; ad esempio:
BIANCARDI, C.M., 1998a. Distribuzione delle fasi di colore nello Scoiattolo (Sciurus vulgaris L., 1758) in Lombardia. ...
BIANCARDI, C.M., 1998b. Indagine sulla presenza dello Scoiattolo (Sciurus vulgaris L., 1758) in Lombardia in relazione alle fasi di colore. ...
In tal modo, le diverse opere potranno essere distinte anche nel corso del testo:
... (BIANCARDI, 1998a) ...
Nel caso che sul documento non si trovi nessuna data di pubblicazione, questa può essere sostituita dalla data di copyright (es.: c.1998) o da quella di stampa, di solito coincidenti.
Il titolo del documento si riporta generalmente per intero; nel caso che si tratti di un articolo incluso in una rivista, talvolta viene invece omesso del tutto, bastando per l'identificazione del documento il titolo della rivista e i numeri del fascicolo e delle pagine; tuttavia, riportare comunque il titolo dell'articolo è utile per dare un'idea del suo contenuto. Spesso il titolo è scritto in corsivo.
Eventuali sottotitoli possono essere omessi, soprattutto se lunghi, oppure riportati dopo il titolo, separati con punto o due punti.
Può essere importante distinguere fra edizioni successive di una stessa opera. L'indicazione dell'edizione si scrive di solito solo quando non è la prima, dopo il titolo:
Lorenz, Konrad. L'anello di Re Salomone. 2. ed. Milano: Adelphi, 1967.
L'abbreviazione della parola "edizione" può essere scritta nella lingua originale del testo: éd. (da édition) in francese, ed. (da edition) in inglese, Aufl. (da Auflage) in tedesco, ecc.
Talvolta il numero di edizione si esprime invece come un esponente di seguito all'anno di pubblicazione. Ad esempio:
Lorenz, Konrad. L'anello di Re Salomone. Milano: Adelphi, 19672.
significa la stessa cosa cosa dell'esempio precedente, ossia: seconda edizione, pubblicata nel 1967.
Infine si trovano generalmente le indicazioni del luogo in cui l'opera è stata pubblicata e del nome dell'editore. Questi due elementi possono essere collegati l'uno all'altro in diversi modi. Volendo attenersi al formato ISBD, utilizzato dai bibliotecari di tutto il mondo, si dovrebbe porre prima il luogo e poi l'editore, separandoli con il segno di due punti:
Padova: Muzzio.
Molto spesso, invece, il nome dell'editore si trova prima, e i due elementi sono separati da una virgola:
Muzzio, Padova.
I numeri delle pagine possono essere aggiunti in fondo alla citazione. Nel caso delle monografie servono solo a dare un'idea delle dimensioni del documento; nel caso di articoli contenuti in monografie o in periodici, invece, sono essenziali per localizzare esattamente il documento, e vengono quindi sempre riportati:
... In: Krebs, J. R. & Davies, N. B. (eds.) (1978). Behavioural ecology. Blackwell, Oxford: p. 282-309.
Considerando una citazione, è fondamentale riconoscere che tipo di pubblicazione indichi: se cioè si ha a che fare con una monografia o con un periodico, se ci si riferisce all'opera nel suo complesso o a una sua parte -- ad esempio ad un articolo in essa contenuto --, se si tratta degli atti di un congresso, o ancora di un documento accessibile in rete. Chi voglia recuperare una copia di quel documento, infatti, dovrà seguire strade molto diverse proprio a seconda della sua tipologia.
È possibile identificare a quale tipologia un documento appartenga osservando attentamente alcune caratteristiche della citazione; le citazioni infatti avranno forme diverse a seconda che indichino:
Le monografie sono le opere singole su un argomento determinato, pubblicate in uno o più volumi e concluse in sé stesse (possono appartenere a una collana, ma anche in questo caso restano indipendenti dalle altre monografie della stessa collana).
Come esempio di citazione di una monografia consideriamo l'esempio già utilizzato sopra:
GOULD, S.J. (1995). Quando i cavalli avevano le dita. 3. ed. Feltrinelli, Milano. 415 p.
È possibile riconoscere che si tratta di una monografia dal fatto che è citato solo un titolo, indicante un'opera che si esaurisce in sé stessa ed è pubblicata tutta insieme ad una determinata data.
Si noti che, a differenza del caso dei periodici, vengono generalmente indicati il nome dell'editore e il luogo di pubblicazione. Talvolta, per dare un'idea delle dimensioni dell'opera, è riportato anche il numero di pagine che la costituiscono: in tal caso si osserva che si tratta di una numerazione completa (come "415 p.", ovvero "P. 1-415", o simili) e non di un intervallo limitato di pagine (come "p. 38-65").
Alcune monografie, anziché presentarsi come un testo unico, sono suddivise in una serie di articoli, spesso opera di molti autori diversi: i vari articoli contribuiscono nel loro insieme a trattare vari aspetti di un tema generale, che è l'oggetto della monografia. Queste opere possono quindi avere un grande numero di autori, mentre la raccolta e l'organizzazione dei vari articoli sono curati da uno o pochi curatori.
Citando l'opera nel suo complesso, verranno allora nominati soltanto i suoi curatori; ad esempio:
KREBS, J.R. & DAVIES, N.B. (eds) (1978). Behavioural ecology. Blackwell, Oxford.
Citando invece un singolo articolo contenuto in questa monografia, verranno riportati innanzitutto gli autori e il titolo dell'articolo. Di seguito a questi, si troverà poi il riferimento alla monografia nel suo complesso e ai curatori di questa, contraddistinti da un'espressione come "ed.", "cur.", ecc. Si avrà perciò a che fare con due titoli, uno contenuto dentro l'altro, talvolta separati dall'espressione In:
DAWKINS, R. & KREBS, J.R. (1978). Animal signals: information or manipulation? In: Krebs, J.R. & Davies, N.B. (eds.) Behavioural ecology. Blackwell, Oxford: p. 282-309.
Anche in questo caso, si può notare che la monografia contenente l'articolo è un'opera singola, pubblicata tutta in una volta, della quale sono indicati luogo di pubblicazione ed editore. A questi fa seguito l'intervallo di pagine nel quale si trova il particolare articolo in questione.
Chi voglia trovare questo particolare articolo, consultando i cataloghi di una biblioteca o una libreria, non dovrà cercarvi l'autore o il titolo del singolo articolo (nel nostro esempio "Dawkins, R." oppure "Animal signals"), bensì l'autore o il titolo dell'intera pubblicazione ("Krebs, J.R." oppure "Behavioural ecology ...")! È molto raro, infatti, che i cataloghi comprendano i riferimenti (detti spogli) di tutti i singoli articoli che sono contenuti in una pubblicazione più generale. Solo una volta che si sia localizzata la monografia e se ne sia venuti in possesso, si potranno trovare al suo interno le pagine su cui si trova l'articolo desiderato.
A differenza delle monografie, i periodici (come giornali, riviste, annuari ecc.) vengono pubblicati con una certa cadenza, suddivisi in volumi o fascicoli, senza che ne sia prevista fin dall'inizio una conclusione. Ogni fascicolo o volume contiene uno o più articoli, ciascuno riguardante un argomento diverso, nell'ambito della disciplina di cui il periodico si occupa.
La citazione di un articolo contenuto in un periodico, dunque, comprenderà sia gli autori e il titolo del singolo articolo che, di seguito e generalmente senza l'espressione In:, il titolo del periodico in cui è contenuto:
MARLER, P. (1961). The logical analysis of animal communication. J. Theoret. Biol., 1: 295-317.
Se la data non è anticipata prima del titolo, può trovarsi fra parentesi di seguito al numero del volume del periodico:
MARLER, P. The logical analysis of animal communication. J. Theoret. Biol., 1(1961): 295-317.
Ai periodici moderni, come si può notare in questo esempio, non è associato nessun autore o curatore particolare: perciò nei cataloghi essi andranno sempre cercati a partire dal loro titolo.
Il titolo dell'articolo e il titolo del periodico sono di solito distinti graficamente in qualche modo; nel nostro esempio, come avviene spesso per la letteratura scientifica, il titolo dell'articolo è in tondo e il titolo del periodico è in corsivo; talvolta però avviene il contrario, oppure uno dei due titoli può essere racchiuso fra virgolette, in varie combinazioni. Ad esempio, lo stesso articolo di prima si potrebbe trovare citato in forma leggermente diversa così:
MARLER, P. The logical analysis of animal communication. "J. Theoret. Biol." 1(1961): 295-317.
In alcuni casi, per ottenere la massima brevità, il titolo dell'articolo è omesso:
MARLER, P. J. Theoret. Biol., 1(1961): 295-317.
I titoli dei periodici sono citati molto spesso in forma abbreviata. Non è difficile, in genere, risalire da questa alla forma estesa, in quanto le parole abbreviate sono quelle di uso più comune nei titoli di riviste. Esistono anche degli standard internazionali che stabiliscono la corrispondenza fra abbreviazioni e parole intere, ma anche senza conoscerli basta un po' di esperienza per ricostruire il probabile titolo esteso. Ecco alcune delle abbreviazioni più diffuse:
J. = Journal (inglese "rivista")
Rev. = Revue (francese "rivista"), Review (inglese
"rassegna")
Riv. = Rivista
Z., Zeit. = Zeitschrift (tedesco "rivista")
Zh., Zhur. = Zhurnal (russo "rivista")
Bull. = Bulletin (inglese e francese "bollettino")
Proc. = Proceedings (inglese "atti, rendiconti")
Ann. = Annals, Annual (inglese "annali, annuale")
Hist. = History, Historical
Soc. = Society, Social
Phys. = Physics, Physical
Chem. = Chemistry, Chemical
Biol. = Biology, Biological
Am., Amer. = America, American
Can., Canad. = Canada, Canadian
Brit. = British
It., Ital. = Italy, Italian
Anche nel caso del nostro esempio si potrà quindi risalire al titolo completo:
J. Theoret. Biol.
> Journal ... Theoretical ... Biology/-cal
> Journal of Theoretical Biology
Si noti che in molti cataloghi su carta, ai fini dell'ordinamento alfabetico, sono prese in considerazione anche le preposizioni: perciò può essere molto importante sapere che fra Journal e Theoretical si trova la preposizione of (poiché esistono moltissimi periodici il cui titolo inizia per Journal...). È dunque importante ricostruire correttamente le preposizioni che collegano le parole più significative, eventualmente facendo diversi tentativi di ricerca nel catalogo. In altri cataloghi, invece, le preposizioni e gli articoli sono trascurati ai fini dell'ordinamento alfabetico; anche nei moderni cataloghi in linea è possibile cercare un titolo a partire dalle sole parole più significative, omettendo preposizioni e articoli.
Nel caso dei periodici, il nome dell'editore e il luogo di pubblicazione non vengono di solito riportati, perché il periodico dovrebbe essere già noto internazionalmente a partire dal suo solo titolo. Tuttavia, nel caso di titoli piuttosto generici, che corrispondano a più di un periodico, o al contrario nel caso di riviste di interesse locale poco conosciute internazionalmente, è opportuno che venga riportato anche il luogo di pubblicazione. Ad esempio:
TEMBROCK, G. (1958). Probleme der Bio-Akustik. Wiss. Zeitschr. Humboldt-Univ. (Berlin), 59: 573-587.
Al titolo del periodico segue il numero del volume, ed eventualmente il numero del fascicolo, nei quali l'articolo è stato pubblicato. Della maggior parte dei periodici accademici vengono pubblicati uno o pochi volumi all'anno. Ciascun volume può essere suddiviso in alcuni fascicoli; in tal caso, nella citazione, il numero del fascicolo segue quello del volume, fra parentesi o preceduto da una barra o contraddistinto in qualche altro modo. Compare infine il numero delle pagine, tipicamente preceduto da due punti. Ad esempio, la seguente citazione:
KANWAL, J.S., MATSUMURA, S., OHLEMILLER, K. & SUGA, N. (1994). Analysis of acoustic elements and syntax in communication sound emitted by mustached bats. J. Acoust. Soc. Am., 96(3): 1229-1254.
indica un articolo scritto da quattro autori e pubblicato sul volume 96, fascicolo 3, del Journal of the Acoustic Society of America, da pagina 1229 a pagina 1254. Spesso, come in questo caso, la numerazione delle pagine è continua a partire dal primo fascicolo di ogni volume: in questo caso, la specificazione del numero del fascicolo non è strettamente necessaria, perché esso può essere identificato già in base ai numeri delle pagine.
Un caso particolare delle tipologie descritte sopra è costuituito dagli atti di congressi. Essi sono formati da numerosi articoli, ciascuno opera di autori diversi e con un proprio titolo; i vari articoli sono raccolti e organizzati dai curatori degli atti.
Gli atti possono essere pubblicati come una monografia a sé stante. In tal caso si ricade nella tipologia degli articoli contenuti in monografie: chi stia cercando un articolo dovrà quindi reperire nei cataloghi quella monografia, a partire dal titolo o dai curatori di quest'ultima, o anche dal titolo del congresso se questo è diverso dal titolo della monografia. Il titolo della monografia infatti può coincidere o meno con il titolo del congresso; nel secondo caso, un'espressione come "Atti del 12. congresso..." costituisce frequentemente un sottotitolo della monografia.
TEMBROCK, G. (1967). Motivation und Information bei der Lautgebung von Säugetieren. In: Proc. 6th Int. Congress of Phonetic Sciences. Prag, p. 897-900.
In questo esempio, è dunque citato un articolo opera di G. Tembrock, che si trova alle pagine 897-900 dei Proceedings of the Sixth International Congress of Phonetic Sciences, pubblicati a Praga da un editore non specificato.
In altri casi, gli atti di congressi sono pubblicati all'interno di un volume di un periodico, di solito occupandolo interamente. Si ricade allora nella tipologia degli articoli contenuti in periodici. Ad esempio:
GRÉMILLET, X. (1995). Proposals for the conservation of otters Lutra lutra L. on Corfu island (Ionian Sea, Greece). In: Prigioni, C. (ed.), Proceedings II Italian Symposium on Carnivores, Pavia, 20-22 settembre 1993. Hystrix (n.s.), 7(1-2): 219-222.
indica un articolo scritto da X. Grémillet e pubblicato nel 1995 sul numero 7 del periodico Hystrix, nell'ambito degli atti di un congresso che si era tenuto a Pavia nel 1993 (si faccia attenzione a non confondere la data di svolgimento del congresso con quella di pubblicazione degli atti: ai fini delle ricerche bibliografiche, quella che serve è la seconda).
Con l'espressione letteratura grigia si indicano tutti i documenti che non sono stati pubblicati da un editore, e tuttavia possono costituire materiale di riferimento per studi pubblicati. Ricadono in questa categoria le relazioni e i rapporti interni ad un'azienda o un'istituzione pubblica, le tesi di laurea e di dottorato, e così via.
La citazione di un documento di letteratura grigia avrà una forma simile a quella di una monografia, mancando tuttavia dell'indicazione dell'editore. La natura del documento può essere specificata dopo il titolo. Ad esempio:
Biancardi, C.M. Analisi della alimentazione del Tasso (Meles meles L.) nell'Alto Luinese (Varese). Tesi di laurea in Scienze Biologiche, Università degli studi di Milano, a.a. 1991/92.
Alcuni documenti rilevanti ed autorevoli vengono ormai pubblicati direttamente in rete (su FTP o WWW), anche senza che ne esista una corrispondente versione a stampa. In questo caso può essere necessario citarli insieme al resto delle fonti bibliografiche.
Lo stile delle citazioni di documenti in rete è ancora lontano dall'essere standardizzato; tuttavia si possono identificare alcuni criteri che dovrebbero venire adottati nel citare questo tipo di risorse.
Non esistendo un editore nel senso tradizionale, e tantomeno un luogo fisico di pubblicazione, le corrispondenti indicazioni possono essere sostituite dall'indirizzo di rete al quale la risorsa è accessibile (URL); è d'uso racchiudere questo, come gli altri indirizzi di rete, fra parentesi uncinate.
Particolarmente delicata è l'indicazione della data di pubblicazione, poiché le risorse di rete possono essere aggiornate e modificate con grande facilità, rendendo spesso difficile identificare edizioni (o almeno versioni) successive; occorre quindi distinguere fra la data in cui per la prima volta il documento è comparso in rete e la data dell'ultimo aggiornamento. Una terza data che può essere utile specificare (eventualmente all'esterno della citazione vera e propria) è quella in cui gli indirizzi di rete citati sono stati visitati per l'ultima volta: è infatti possibile che, successivamente a quella data, alcuni documenti siano stati spostati o eliminati, e quindi non siano più accessibili a quell'indirizzo. Ecco un esempio di citazione di un documento presente in rete, secondo uno stile omogeneo a quello di tradizionali documenti a stampa:
Harrison, Richard K. Bibliography of planned languages (excluding Esperanto). <http://www.vor.nu/langlab/bibliog.html>, 1992, agg. 1997.
Per un'impostazione generale del problema di citare documenti in rete si può
vedere:
- Ridi, Riccardo. Citare Internet. "Bollettino AIB", 35(1995), 2:
211-220, anche a
<https://www.aib.it/aib/boll/1995/95-2-211.htm>;
per una rassegna sull'argomento si può inoltre consultare:
- Corsi,
Alessandro & Manzi, Stefania. Citare Internet: un repertorio di risorse in rete. Vers. 2.0.
In ESB Forum.
<http://www.burioni.it/forum/citare.htm>,
1997-10-01.
Nell'ambito delle citazioni bibliografiche sono spesso utilizzate alcune espressioni abbreviate, che permettono di evitare la ripetizione di autori, titoli o altre informazioni già citati in precedenza o sostituiscono informazioni mancanti. Spesso, specialmente nelle discipline umanistiche ma non soltanto, sono utilizzati termini latini.
Queste abbreviazioni vanno riconosciute e interpretate correttamente, per evitare di scambiarle per nomi di persone o per titoli di opere! Ecco alcune delle più frequenti:
Id. = idem, "lo stesso": sta per il nome
dell'ultimo autore che è stato citato in precedenza.
Ibid. = ibidem, "nello stesso luogo",
oppure Op. cit. = opera citata: stanno per l'ultima fonte
(ad es. un articolo o una monografia) che è stata citata in precedenza.
S.d. = sine data, "senza data", oppure N.d.: possono
comparire al posto di una data nei casi in cui questa non sia specificata.
S.l. = sine loco, "senza luogo": può
comparire al posto di un luogo di pubblicazione nei casi in cui questo
non sia specificato.
S.n. = sine nomine, "senza nome": può
comparire al posto del nome dell'editore nei casi in cui questo non sia
specificato.
AA.VV. = autori vari: può comparire al posto
degli autori nei casi in cui questi siano numerosi oppure non specificati.
Tuttavia, come detto sopra, è un'espressione obsoleta che non andrebbe
più utilizzata: le opere di autori non specificati dovrebbero infatti
essere descritte e catalogate a partire dal loro titolo.
... et al. = ... et alii, "e altri":
può comparire dopo il primo di una serie di tre o più autori,
al posto del loro elenco completo.
Anon. = anonymous, anonimo: può comparire
al posto degli autori nei casi in cui nell'opera non sia specificato alcun
autore. Tuttavia è un'espressione obsoleta che non andrebbe più
utilizzata: le opere di autori non specificati dovrebbero infatti essere
descritte e catalogate a partire dal loro titolo.