IL FUTURO DEI FORMATI BIBLIOGRAFICI
Susanna Peruginelli, Consulente automazione biblioteche
IL PRESENTE
Il futuro è legato al presente e la situazione attuale registra
da una parte una certa stabilità, con la larga diffusione dei formati
MARC (primo fra tutti USMARC) ed una discreta tendenza alla crescita nell'adozione
di UNIMARC, dall'altra un intenso fervore nella creazione di nuovi formati,
dovuto alla diffusione dei documenti elettronici. I nuovi formati peraltro
non sono previsti solo per la descrizione, rappresentazione e diffusione
delle risorse digitali, ma anche per tutti i record bibliografici, garantendo
la loro distribuzione in rete e gli opportuni collegamenti ad altre risorse
di informazione. La nascita dei formati per i c.d. 'metadata' nasce proprio
dall'esigenza di scambio e diffusione in rete di documenti e dall'idea
di poter sfruttare a livello della catalogazione e dell'accesso, il
legame che esiste fra i documenti opportunamente strutturati e la loro
descrizione.
Intanto i tradizionali formati hanno esteso il loro ambito fino a coprire authority files e dati gestionali dell'esemplare; inoltre, si parla ora anche di formati per le c.d. 'informazioni di comunità'.
Ancora le differenze fra formati creano sforzi di interpretazione e conversione che a volte neutralizzano o comunque limitano i benefici dello scambio e della catalogazione cooperativa e derivata. Le divergenze derivano dal diverso ruolo delle agenzie e biblioteche che producono ed utilizzano i record, da regole e pratiche di catalogazione differenti, addirittura dai prodotti che si vogliono ottenere creando e formattando un record. Tutto questo sta spingendo da una parte a sforzi di cooperazione ora effettivamente più concreti (progetto di armonizzazione dei formati fra UK, US, CAN MARC, progetto CHASE per i set di caratteri, progetto AUTHOR per la condivisione di record 'di autorità') dall'altra alla predisposizione di programmi di conversione generalizzati. Ne sono un esempio USEMARCON e MARC-CONV. Questo ultimo si configura come ulteriore funzionalità da usare nelle applicazioni Z39.50, a livello di client e di server.
I formati 'ultimi arrivati', in realtà ormai sulla scena da diversi anni, sono legati al diffondersi della produzione dei documenti (e della relativa descrizione) su supporto elettronico e dal loro scambio in rete: SGLM, HTML, Dublin Core ed ora anche XML. La famiglia dei linguaggi di marcatura SGML sta attraendo l'interesse delle biblioteche per la possibilità di applicare le regole e la sintassi SGML, usata per la codifica dei testi (e per i legami fra documenti con HTML) anche a particolari tipi di documenti, come ad esempio i record bibliografici strutturati in un certo formato. Sono state definite quindi DTD (Document Type Definition) per USMARC ed anche per UNIMARC (in elaborazione...). La conversione da MARC a SGML è risultata praticabile ed alcuni cataloghi sono già disponibili in questo formato. I vantaggi sono vari: la disponibilità di prodotti generalizzati per la creazione di prodotti (a stampa, elettronici) e per l'immissione e preparazione dei documenti, la trasparenza e facilità di lettura del sistema di codifica, la possibilità di controllare automaticamente la sintassi, la riusabilità dei dati in quanto una qualche derivazione degli elementi catalografici dal documento stesso sarebbe possibile.
Dublin Core, nato essenzialmente per la preparazione da parte di autori
e distributori di documenti e servizi di accesso-indicizzazione in rete,
presenta una griglia minima di dati (attualmente 15): oltre a quelli tradizionali
come autore e titolo ad esempio, esso prevede anche elementi come la relazione
(ad altri oggetti-documenti), la fonte (oggetti-documenti da cui l'oggetto-documento
è derivato), l'identificatore (stringa o numero usato per identificare
univocamente un oggetto-documento, ad es: ISBN o URL). La c.d. 'mappatura'
e conversione da Dublin Core a UNIMARC è già stata
predisposta. Non c'è però ancora stabilità né
ufficialità nella manutenzione di questo formato.
I bibliotecari non stanno semplicemente a guardare: una parte di loro,
scelti dall'IFLA per affrontare i grossi problemi economici associati alla
catalogazione e all'accesso bibliografico su scala mondiale derivanti dalla
quantità e complessità dei documenti da gestire, ha formulato
un modello relazionale per i record bibliografici, suddividendo in una
struttura a 4 livelli entità separate come l'OPERA, l'ESPRESSIONE,
la MANIFESTAZIONE e l'ESEMPLARE, definendo per ciascuna entità gli
attributi pertinenti. (IFLA
Study on requirements of bibliographic records).
Si tratta di una riconcettualizzazione (o semplicemente la riproposta
di una concettualizzazione che molti codici di catalogazione hanno
in sé incorporata?) del record bibliografico che potrebbe avere
un impatto sulle regole di catalogazione, sulla distribuzione dei record,
sulla loro codifica, distribuzione e accesso.
IL FUTURO
Sembra che la stabilità del MARC sia sicura ancora per molti
anni. Gli argomenti a favore sono noti e sono di natura economica e di
generale opportunità: la presenza di circa 100.000.000 di record
bibliografici condivisibili, la salvaguardia di investimenti in termini
di programmi, esperienza, prodotti applicativi commerciali basati sul MARC.
La sua analicità è anche uno dei punti a favore.
La funzione del MARC come formato di scambio sembra destinata a conservarsi (anche se forse più per la sua codifica dettagliata che per la strutturazione in 'leader' e 'directory'). Il suo utilizzo come formato interno di gestione database e per la presentazione dei dati potrà diminuire o scomparire.
La convergenza in atto darà i suoi frutti e la conversione fra formati sarà sempre più parametrizzata, ma rimarrà quel certo conflitto, da gestire, fra la salvaguardia degli elementi linguistici e culturali e l'esigenza di condivisione. L'uso esteso e ancora più spinto di codici (con riduzione di informazione in chiaro nello scambio dei record bibliografici) che saranno opportunamente collegati, mediante l'uso di tabelle, ai valori descrittivi e concettuali in altre lingue e contesti catalografici, potrà aiutare nello scambio.
Probabilmente le biblioteche si apriranno sempre più a SGML per l'esigenza ormai imprescindibile di stretta cooperazione fra i diversi attori della catena documentaria e quindi fra bibliotecari e autori-produttori-distributori di documenti. Finora i bibliotecari hanno potuto attenersi quasi esclusivamente agli standard strettamente biblioteconomici, ma tutto fa pensare che non ce la faranno più ad evitare una stretta integrazione con gli strumenti di questa componente sempre meno esterna, quella commerciale e tecnologica.
L'errore di partenza di concepire e implementare il record MARC come
una 'versione elettronica' della scheda di catalogo, contenente più
o meno in sé organizzati tutti gli elementi bibliografici, è
difficilmente rimediabile, almeno nei prossimi 10-20 anni ...., nessuno
sa dirlo. L'unico rimedio è usarlo in modo innovativo, enfatizzando
i puntatori a record 'di autorità'e ad altri dati.
Un approccio orientato alla metodologia 'per oggetti' attrae ora l'interesse
di una fetta di bibliotecari che stanno muovendosi in modo ufficiale verso
l'IFLA perchè non si fermi alla pregevole analisi fatta nello Studio
citato e terminato pochi mesi fa, ma coordini l'implementazione di un modello
OO (Object Oriented) per il record bibliografico, basato sul rapporto opera-pubblicazione
e sulla suddivisione delle 4 entità analizzate (Opera-Espressione-Manifestazione-Esemplare).
Il record unitario MARC si spezzerebbe in diversi record (con opportuni
attributi), gestibili e aggiornabili in modo autonomo. Questo modello migliorerebbe
l'accesso, consentirebbe uno scambio più efficiente riducendo le
duplicazioni nella catalogazione, consentirebbe in modo adeguato la descrizione
e gestione dell'informazione elettronica; comporterebbe però la
riorganizzazione, se non la riformulazione delle regole di catalogazione,
la conversione dei cataloghi attuali e il ri-disegno dei sistemi di automazione
attuali....
Su questa linea, a noi tutti, specialmente ai nostri 'amministratori'...
molti auguri di buon lavoro.