Associazione italiana biblioteche. XLVIII Congresso
XLVIII Congresso nazionale AIB
AIB2001
Roma, Giovedì 4 ottobre 2001
ore 10-13
EUR, Palazzo dei congressi
Sala Campidoglio
Seminario AIB-WEB-4
OPAC punto e a CAPO
Quali cataloghi per il recupero delle informazioni bibliografiche in linea
Antonella De Robbio
OPAC ricombinanti
tra nuovi assetti di mercato e cambiamenti tecnologici
2001-09-11
Tutto: ... il catalogo fedele della Biblioteca,
migliaia e migliaia di cataloghi falsi,
la dimostrazione della falsità di questi cataloghi,
la dimostrazione della falsità del catalogo autentico, ...
Qualcuno propose un metodo regressivo:
per localizzare il libro A, consultare previamente il libro B;
per localizzare il libro B, consultare previamente il libro C;
e così all'infinito ...
(Jorge Luis Borges. La Biblioteca di Babele)
Abstract
Il presente lavoro mette in rilievo i flussi di mercato internazionale dei cataloghi in linea, negli ultimi anni, in relazione ai movimenti generati da fusioni e alleanze e in rapporto alla nascita di nuovi modelli tecnologici.
Entrambi questi due fattori, economico e tecnologico, producono forti cambiamenti che si ripercuotono non solo sull'utenza ma hanno un impatto sicuramente notevole anche sulla nostra professione. Di questi due aspetti, che hanno già modificato il volto degli OPAC sulla scena internazionale, tratterò nel corso del presente lavoro.
Sono prese in esame indagini effettuate Oltreoceano, in particolare ARL e Library Journal, al fine di evidenziare le lacune nazionali, che si riconducono ad una mancanza di un'analisi seria sul mercato italiano degli OPAC.
I produttori di sistemi gestionali da tempo non sono più in grado di offrire prodotti all'avanguardia e a farne le spese, di riflesso, è il settore degli OPAC in cui l'innovazione è rimasta congelata all'epoca pre-web, soprattutto per gli aspetti correlati alla tecnologia IR (Information Retrieval).
Gli OPAC hanno subito una battuta d'arresto a causa dell'urgenza di convertirsi ai sistemi client/server, lasciando però indietro i gestionali ingessati nelle loro architetture vecchie ormai di 15/20 anni. In Italia la situazione, tranne qualche rara eccezione, è di questo tenore, mentre in altri Paesi numerose sono le soluzioni davvero innovative e i modelli tecnologici di nuova concezione per OPAC di nuova generazione integrati ai loro gestionali in modalità client/server, ma soprattutto in integrazione con gli altri strumenti di rete.
Gli strumenti di rete offrono funzionalità che attualmente non sono presenti nella maggior parte dei sistemi gestionali di automazione bibliotecaria di vecchia generazione e quindi gli OPAC faticano a rincorre la tecnologia che in altri settori avanza, ma vi è tutto un emergere di nuovi modelli tecnologici. Molte delle biblioteche in altri Paesi hanno effettuato migrazioni da un sistema vecchio stampo ad uno di più moderna concezione, adottando sistemi di seconda o, in molti casi, di terza generazione. Molte altre entro l'anno si convertiranno ai nuovi sistemi.
A livello internazionale vere soluzioni innovative, per OPAC a valore aggiunto, si sono avute in relazione a portalizzazioni degli OPAC per effetto trainante dei fornitori di contenuti digitali, quali librerie virtuali e produttori di testi digitali. In tale ambiente sono sorte nuove figure per nuovi processi legati alla disseminazione di contenuti, i "content syndicators", attraverso un meccanismo mutuato dal mondo del giornalismo, in emulazione dalle agenzie di stampa.
Nulla di tutto questo spunta tra gli OPAC italiani.
Nel filone socio-economico, ciò che ha fatto molto discutere la comunità internazionale dei bibliotecari e di cui si avranno di certo ripercussioni in Italia, è stata la recente acquisizione di Endeavor, società produttrice del sistema Voyager, sviluppato dal bibliotecari della Library Congress, da parte del colosso editoriale Elsevier. Su questo fronte l'investimento economico di Elsevier su un prodotto altamente flessibile e di nuova concezione come Voyager, lanciato solo alla fine del 1999 e già piazzato in oltre 800 realtà accademiche, va in direzione di un'integrazione dell'OPAC con i contenuti degli oltre 1200 e-journal prodotti da Esevier (oltre 1.200.000 articoli a testo pieno ad oggi). Voyager implementa già il modello OpenURL e questo aspetto deve far riflettere su fatto che un OPAC tecnologicamente avanzato venga ritagliato su standard proprietari e su contentuti propri di quel provider. Quale sarà la compatibilità per connessioni a riviste minori? Una discussione ampia, da parte dei bibliotcari, su questi movimenti di mercato che possono stravolgere lo scenario è quanto mai urgente e improrogabile. L'acquisizione da parte di content provider di sistemi gestionali avanzati dovrà garantire comunque piattaforme openlink basate su medatati standard secondo il concetto "openMetadata. Ciò per non giungere al paradosso di eventuali diritti di proprietà anche su metadati (metadata copyright) che impediscano lo scambio informativo su cui poggiano i modelli di "harvesting", ma soprattutto in funzione di link aperti. Su questi campi i bibliotecari dovranno scendere in arena.
L'integrazione di strumenti diversi, quali i contenitori di e-book con gli OPAC, è vista, da parte di alcuni segmenti di mercato, non tanto come opzione necessaria al fine di un miglioramento delle funzionalità degli OPAC, ma come requisito necessario al fine di un potenziamento del mercato dei volumi digitali. I ogni caso due le questioni tuttora problematiche da risolvere: la gestione e il controllo dei diritti che gravano sui contenuti e lo sviluppo cooperativo di tecnologia basata su standard.
Progressi e nuove metodologie capaci di influenzare sia il versante della library technology sia le dinamiche di mercato, generalmente giungono dal mondo bibliotecario stesso.
Gli ambienti accademici, soprattutto statunitensi, si sono dati un gran da fare nello sviluppo di software per la portalizzazione di tipo MyLibrary. Inoltre attraverso lo sviluppo di piattaforme e architetture "aperte" è sorto il modello building block alla cui filosofia di fondo si deve guardare con grande attenzione, soprattutto al fine di bilanciare il predominio dei fornitori di contenuto all'interno del mercato.
La parola chiave "integrazione" per poter funzionare e aprire le porte agli OPAC, deve essere abbinata ad altre chiavi di ricerca tra cui "metadati" e "openURL".
Anche in contesto OPAC, sempre di più, esiste divisione tra il mondo delle biblioteche che hanno a disposizione mezzi, risorse, tecnologia e il mondo delle biblioteche (anche di paesi sviluppati) che non hanno a disposizione nemmeno un server su cui collocare il catalogo ("have and have not"). Per questa ragione il nuovo modello ASP (Application Server Provider), applicato agli OPAC nel 1999, e giunto in Italia di recente, è anch'esso una risorsa a cui le istituzioni dovrebbero guardare con intelligenza. Il modello ASP, mutuato dal mondo degli aggregatori d database, è sicuramente un nuovo modello business nel mercato dell'industria dei sistemi di automazione di cui si prevede un impatto sul contesto bibliotecario di lunga durata. Tale modello è rivolto al segmento delle piccole e medie biblioteche e segna una svolta decisiva nel mercato dei servizi outsourcing.
E prevedibile una grossa sfida nei prossimi anni che coinvolgerà fornitori di contenuto e ambienti accademici, coi bibliotecari leader in prima linea, che avranno l'opportunità di entrare nell'arena aderendo all'architettura Open Archive Initative adottando modelli OpenMetada e building block.
Questo lavoro vuole quindi essere prima di tutto uno strumento di riflessione, una proposta su cui iniziare un dibattito serio e costruttivo sugli OPAC presenti nel nostro Paese.
OPAC ricombinanti di nuova generazione dove la O di Online diviene O di Open.
Siamo ad una svolta: OPAC punto a CAPO, e il nuovo OPAC OpenACcess muta le sue combinazioni e diviene Open Public Access Catalogues.
L'impatto dei flussi di mercato nei cambiamenti tecnologici in viaggio A/R
In qualche modo, anche nel corso del 2000, gli inevitabili cambiamenti nel mercato internazionale dei cataloghi in linea si possono paragonare a quelli degli ultimi cinque anni nei quali si è visto un grande movimento di fusioni e nuove alleanze tra venditori di sistemi e produttori di contenuti. L'acquisizione di interi sistemi o moduli particolari da parte di colossi del mercato dei sistemi di automazione e il sorgere di nuove identità corporative hanno dettato svolte non prevedibili di cui ancora non si riesce a percepire l'impatto in termini di cambiamenti tecnologici a medio e lungo termine.
Movimenti di mercato dovuti a fusioni tra varie figure dell'industria dell'informazione e tra aziende di software e/o ad alleanze tra attori differenti dell'editoria digitale, hanno già modificato il volto degli OPAC sulla scena internazionale, con mosse strategiche in cui anche i bibliotecari risultano in prima linea, anche se non in Italia purtroppo.
I movimenti economici tra queste figure giocano un ruolo fondamentale per gli sviluppi tecnologici degli OPAC.
Di ritorno, i nuovi sviluppi tecnologici segnano nuove mete per i giocatori nell'arena del mercato dei sistemi OPAC e di quanti girano attorno ad essi.
I due fattori, economico e tecnologico, risultano strettamente connessi. Di questi due aspetti tratterò nel corso del presente lavoro.
In tutto questo trambusto di mercato pochi sono stati i cambiamenti tecnologici provenienti dal settore dei venditori di cataloghi in linea. Nuovi prodotti sviluppati da parte dei produttori di sistemi si riconducono a soluzioni innovative per la personalizzazione degli OPAC o per la spedizione di contenuti all'utenza (push technologies). Quest'ultima soluzione risulta allettante per i produttori, per la questione della vendita di copie elettroniche attraverso una gestione redditizia dei diritti di proprietà intellettuale sui contenuti inviati all'utenza.
E' importante andare a guardare i dati offerti da indagini effettuate Oltreoceano, in particolare quelle condotte da ARL, Association of Research Libraries 1 e i report annuali di Library Journal 2, al fine di renderci conto di quali prodotti effettivamente hanno preso una posizione dominante rispetto ad altri, per determinati contesti.
Questa mia elaborazione non vuole analizzare le peculiarità tecniche di un sistema rispetto ad un altro, sebbene un'indagine puntuale su questo fronte sarebbe necessaria e si dovrà certamente fare, anche al fine di un confronto con quanto presente nel mercato italiano che risulta assai povero dal punto di vista tecnologico.
Il presente lavoro vuole piuttosto mettere in rilievo i flussi di mercato in relazione ai movimenti generati da fusioni e alleanze e in rapporto alla nascita di nuovi modelli tecnologici. Entrambi questi due fattori producono forti cambiamenti che si ripercuotono non solo sull'utenza ma hanno un impatto sicuramente notevole anche sulla nostra professione.
Il quadro socio economico nel mercato internazionale degli OPAC
A grandi linee nel mercato internazionale le grosse notizie tra il 1999 e il 2001 ricomprendono un paio di nuove corporazioni, tra le quali epixtech (Ameritech Library Services) che, al posto del vecchio sistema su mainframe NOTIS, propone Horizon, sistema adatto a varie tipologie amministrative di biblioteca, con vendite che hanno toccato quasi le 700 installazioni, oltre alla presenza di Dynix che arriva quasi a 2500 installazioni. La seconda notizia riguarda Sagebrush Technologies (ex Nichols Advanced Technologies) che acquisendo il prodotto di Winnebago Software Company, Winnebago Spectrum, arriva, assieme ad Athena, a oltre 20.000 installazioni, accaparrandosi il segmento di mercato delle biblioteche scolastiche. Anche a questo specifico segmento di mercato degli OPAC scolastici, dovremo guardare in Italia con particolare attenzione.
Inmagic acquisisce Comstow Information Services e si prende il segmento di mercato delle biblioteche speciali.
L'anno 1999 vede inoltre Ex Libris 3 con Aleph, emergere come uno dei produttori più forti inseriti nel mercato accademico in competizione con Sirsi 4, produttore del nuovo Unicorn, ben piazzato anche nelle biblioteche pubbliche per le caratteristiche di integrazione con altri strumenti di rete.
Sirsi peraltro si è dotato di un nuovo presidente 5 non certo nuovo al mondo dell'industria di contenuto, infatti da gennaio alla guida di Sirsi vi è l'ex presidente della Dialog Corporation.
Ciò che probabilmente ha sorpreso certi ambienti è stata l'acquisizione di CARL 6, avvenuta nel giugno del 2000, da parte di TCL The Library Corporation di Singapore, produttore di Library Solution 7, sistema adatto a molteplici applicazioni con oltre 360 installazioni, ma in netta ascesa soprattutto nel mercato statunitense delle biblioteche pubbliche.
Il 1999 è anche l'anno che segna la nascita, a livello internazionale, del nuovo modello cosiddetto ASP "Application Service Provider", sicuramente nuovo modello business nel mercato dell'industria dei sistemi di automazione di cui si prevede un impatto sul contesto bibliotecario di lunga durata. Il modello ASP, di cui parlerò in seguito, nel mercato italiano arriva, per certe realizzazioni, alla fine del 2000, legato anche in Italia come nel resto del mondo, soprattutto al mercato delle biblioteche scolastiche.
Per le grosse potenzialità correlate alle modalità del servizio offerto da sistemi ASP il modello è rivolto al segmento delle piccole e medie biblioteche e segna una svolta decisiva nel mercato dei servizi outsourcing.
Tutto ciò si riferisce al mondo estero, quello che avviene in Italia non è parimenti documentato e tanto meno valutabile, in quanto le fonti sono scarse, assai frammentarie e il quadro generale risulta incompleto e impossibile farne una lettura interpretativa.
Restando nel filone socio-economico, ciò che ha fatto molto discutere la comunità internazionale dei bibliotecari e di cui si avranno di certo ripercussioni in Italia, è stata la recente acquisizione di Endeavor 8, società produttrice del sistema Voyager, da parte del colosso editoriale Elsevier.
Voyager conta ad oggi oltre 800 installazioni in tutto il mondo -quasi il doppio rispetto ad Aleph 9 che esiste nel mercato da decenni- un numero altissimo tenendo conto che è nato solo nel settembre 1999.
La carta vincente di Voyager è costituita dal fatto di essere un prodotto molto versatile dal punto di vista gestionale, oltre ad essere innovativo sotto molti punti di vista, adatto a grosse realtà in quanto sviluppato in collaborazione con i bibliotecari della Library of Congress, ma anche perfettamente collocabile in biblioteche di medie dimensioni. 10
Voyager è dotato di strumenti IR 11che lo rendono simile ai motori di ricerca (relevance ranking), infatti dai non addetti ai lavori è scambiato spesso per un motore di ricerca.
Pur essendo stato sviluppato in seno LC 12, si tratta di un sistema collocato prevalentemente in biblioteche accademiche, anzi attualmente a livello internazionale, Voyager è il software più venduto alle biblioteche accademiche e di ricerca, dopo Aleph, seguito a ruota da Innopac Millenium di Innovative 13 e da Circ/Cat Plus di Follett. 14 Per queste ragioni Elsevier, che detiene un'enorme fetta del mercato dei periodici elettronici, ha fatto bene i suoi conti orientando la sua scelta sul prodotto Voyager.
In altre parole, laddove i produttori di sistemi gestionali non sono in grado di proporre soluzioni adeguate e aperte per connettere i record catalografici a contenitori informativi differenti ecco che i produttori di contenuto acquisiscono i sistemi sviluppati dai bibliotecari e li modellano secondo le loro esigenze e secondo standard proprietari.
Questo, a mio avviso, se da una parte sana una forte carenza tecnologica che da anni ha lasciato indietro di quattro passi gli OPAC rispetto ad altri strumenti di ricerca, dall'altra può essere assai pericoloso per gli ovvii motivi che si possono immaginare.
Se forti investimenti sul versante OPAC possono senza dubbio migliorare la qualità di tali strumenti, portandoli in breve tempo a generazioni future, tali investimenti sono anche dimensionati sulla base dei contenuti offerti da quel provider. Inoltre gli standard adottati non è detto si adeguino a formati internazionali indispensabili allo scambio di metadati i quali dovrebbero essere un bene collettivo condivisibile. Identificatori, risolutori di nomi e algoritmi per URN entro OPAC aperti, in realtà potrebbero divenire "informazioni di dominio chiuso".
Si potrebbe arrivare al paradosso, per nulla lontano in questi casi, che anche sui metadati catalografici vi possano gravare diritti di proprietà da parte dei content provider (metadata copyright). 15 Per non parlare dei contenuti stessi di OPAC preconfezionati ritagliati su contenuti stabiliti dagli stessi content provider, incompatibili a connessioni "non riconosciute" dal sistema.
C'è da dire, a vantaggio, che l'infusione monetaria di Elsevier a Endeavor ha già consentito il raddoppio dello staff per lo sviluppo delle procedure di connessione ai contenuti a testo pieno degli oltre 1200 e-journal di Elsevier. E forse c'è anche da aspettarsi che se altri content provider entreranno nell'arena dei sistemi OPAC allora vi potrebbe essere un certo ri-equilibrio. Al fine di un bilanciamento tra le parti, se nell'arena vi sarà la presenza dei grossi colossi che detengono il mercato dell'informazione di contenuto, si potrà parlare si vero equilibrio solo nel momento in cui anche le istituzioni accademiche entreranno nell'arena con assetti organizzativi stabili basati sul modello distribuito di e-print server proposto da architetture come OAI Open Archive Initiative, la quale incarna già in modello building block (di cui parlerò nel seguito).
Parola chiave dei prossimi anni: Open Archive.
Tendenze di mercato per i sistemi di automazione nelle indagini ARL e Library Journal in relazione alla situazione italiana
L'indagine condotta da ARL 16 sugli attuali sistemi di automazione utilizzati dalle biblioteche accademiche e di ricerca, riflette la tendenza generale in cui ci si sta muovendo in relazione all'andamento tecnologico e in rapporto ai futuri sviluppi del mondo dei cataloghi in linea.
Questo perché le biblioteche ARL rappresentano comunque una buona fetta del mercato statunitense che ruota attorno ai sistemi d'automazione per biblioteche.
Del resto un sistema d'automazione adatto a biblioteche accademiche e di ricerca, come bene sappiamo anche in Italia, deve includere funzionalità potenziate rispetto a sistemi disegnati per altri contesti, con modularità e flessibilità maggiori rispetto per esempio ad un sistema gestionale adatto a biblioteche a carattere generale o a biblioteche di piccole e medie dimensioni.
La tipologia amministrativa degli OPAC è questione su cui dovremmo porre attenzione, anche in relazione agli sviluppi tecnologici della banca dati del MAI 17 curata dallo staff di OPAC italiani di AIB-WEB da me coordinato, banca dati che registra tutti gli OPAC presenti in Italia.
I movimenti economici correlati ai sistemi di automazione per biblioteca, all'interno del mercato internazionale sono ben descritti nei report che annualmente vengono pubblicati su Library Journal.
Tali report guardano ai cataloghi in linea all'interno di un mercato fluido e in continua evoluzione sia a livello socio-economico sia a livello tecnologico.
Questa mia relazione si basa principalmente sull'analisi di queste due indagini, cercando di evidenziare quali sono le lacune a livello nazionale, lacune che si riconducono in prima battuta ad una mancanza totale di un'analisi di mercato seria sui prodotti d'automazione per biblioteca, sui venditori di tali prodotti e di conseguenza sul mercato italiano degli OPAC.
La mancanza di dati ci porta ad una altrettanto seria difficoltà di riflessione sui prodotti ad oggi disponibili sul mercato italiano.
L'unica fonte di cui disponiamo oggi per indagare su quali sono le tipologie dei sistemi gestionali di biblioteca presenti sul territorio nazionale, è la banca dati del MAI che censisce e registra attualmente 422 OPAC italiani di cui 144 connessi alla MetaInterfaccia. 18
Come è noto lo strumento MAI nasce con scopi e peculiarità diverse e non adatte ad un'analisi di mercato, essendo uno strumento basato sulla gestione delle applicazioni orientate alle interfacce OPAC e quindi ai loro programmi applicativi e non alla tipologia dei sistemi gestionali in sé.
Da una lettura seppur sommaria dei dati desunti dalla banca dati del MAI, va comunque detto, in quanto evidente, come i sistemi gestionali e qui includo anche gli OPAC ad essi correlati, siano in Italia, a parte qualche eccezione, strumenti assai obsoleti, datati come impianto concettuale e strutturale nel migliore dei casi agli anni ottanta.
Pur in mancanza di un'analisi seria pare tuttavia che vi sia una certa "ingessatura" nel mercato italiano dei cataloghi in linea, condizione forse anche dovuta al fatto della presenza da una parte di SBN che ha monopolizzato una buona parte del mercato condizionando il sorgere di soluzioni diverse, dall'altra del sistema Aleph, l'unico dei prodotti stranieri che è riuscito a sfondare nel mercato italiano.
E' noto come un buon sistema di automazione per biblioteche deve svilupparsi in relazione a tre coordinate:
- il dimensionamento del software il quale deve necessariamente essere in relazione al contesto. Un sistema incardinato in un contesto ampio deve essere in grado di identificare e trattare grosse collezioni di dati in vari formati: è il caso per esempio delle biblioteche accademiche, solitamente unite in sistemi di Ateneo. Il fattore dimensionamento deve necessariamente prevedere un alto carico di rete con un notevole volume di dati in movimento e in flussi con apici che possono raggiungere livelli molto alti di interrogazioni da parte anche di molti utenti in contemporanea.
- livello tecnico del sistema il quale ha duplice valenza:
- deve essere costruito in modo da fornire una serie di moduli applicativi comunicanti. L'integrazione tra moduli deve tenere conto non solo di tutti gli aspetti gestionali, sui quali comunque andrebbe posta una revisione ogni cinque/sei anni, ma di programmi applicativi che consentano configurazioni sofisticate in aderenza agli standard internazionali di biblioteca. E' soprattutto all'integrazione verso gli altri strumenti di rete che un OPAC tecnologicamente avanzato deve guardare, tenendo conto di quello che avviene nel mondo dei content provider o fornitori di contenuti: mondo degli e-book, degli e-journal e e-print server
- deve implementare una tecnologia IR (Information Retrieval) di tipo avanzato.
- personalizzazione: un buon OPAC deve consentire personalizzazioni all'interno dei profili utenti, ma anche all'interno di portali ritagliati a misura di utente. Questo in relazione soprattutto al primo punto, cioè al dimensionamento.
Tabella n. 1
: La tabella mostra quale tipologia di sistema di automazione è correntemente utilizzato dalle biblioteche afferenti ad ARL. Molte delle biblioteche o degli insiemi di biblioteche segnalati hanno in corso un processo di transizione verso un sistema più moderno, e molte altre acnora hanno già annunciato che per il 2002 prevedono la migrazione.
Sistema: tipologia |
Numero* |
Biblioteche o insiemi/reti di biblioteche (ARL) |
Innopac |
34 |
Arizona, Arizona State, Boston University, Brown, CISTI, University of California - Irvine, University of California - Riverside, University of California - San Diego, Case Western, CRL, Colorado, Cincinnati, Colorado State, Dartmouth, Georgetown, Houston, Howard, Kent State, Massachusetts, Miami, Michigan State, Missouri--Columbia, Nebraska, New Mexico, New York Pubic Library, Ohio State, Ohio University, Oregon, Saskatchewan, Temple, Washington, Western Ontario, Washington State, Washington University -- St. Louis. |
Voyager |
30 |
Alabama, Auburn, Connecticut, Cornell, Library of Congress, George Washington, Georgia, Georgia Tech, Guelph, Hawaii, Illinois -- Chicago, Illinois--Urbana-Champaign, Kansas, Kentucky, National Library of Medicine, Northwestern, Oklahoma State, Pittsburgh, Princeton, Purdue, Pennsylvania, Queen's, Rochester, Southern Illinois , Syracuse, Texas A&M, Tulane, Waterloo, Wisconsin, Yale. |
Unicorn |
14 |
Brigham Young, Emory, Indiana, New York, Oklahoma, Penn State, Rice, Louisiana State, Rutgers, Stanford, Southern California, Virginia, Vanderbilt, York. |
ALEPH |
13 |
Boston College, Harvard, Iowa, Maryland, McGill, Minnesota, MIT, Notre Dame, State University of New York -- Albany, State University of New York at Buffalo, State University of New York -- Stony Brook. University of California - Davis, University of California - Santa Barbara, |
DRA |
9 |
Boston Public, British Columbia, Duke University, North Carolina State, Texas Tech, University of Alberta, Manitoba, North Carolina -- Chapel Hill, Toronto. |
NOTIS |
6 |
Columbia, Delaware, Florida, Florida State, Michigan, South Carolina, |
Horizon |
9 |
Chicago, Iowa State, Johns Hopkins, Linda Hall, McMaster, Smithsonian Institution, Tennessee, Utah, Wayne State. |
Locally Developed |
2 |
University of California - Berkeley,University of Texas -- Austin. |
VTLS |
2 |
National Agriculture Library, Virginia Tech. |
Taos |
1 |
University of California - Los Angeles. |
Advance |
1 |
New York. |
Amicus |
1 |
National Library of Canada |
MultiLIS |
1 |
Universite Laval |
|
122 |
.TOTALE |
* di insiemi/reti che adottano quel sistema |
Dalla tabella, relativa all'indagine ARL, emerge che all'inizio del 2001 molte delle biblioteche hanno effettuato migrazioni da un sistema vecchio stampo ad uno di più moderna concezione, adottando sistemi di seconda o, in molti casi, di terza generazione.
Tutte quelle realtà bibliotecarie che implementavano sistemi basati su mainframe sono migrate a sistemi client/server o vi stanno migrando in questi mesi.
Negli Stati Uniti molte erano le versioni esistenti su mainframe, sorte attorno agli anni '80-'90. NOTIS 19 e GLIS di GEAC in testa erano i sistemi preferiti dalle biblioteche ARL ed erano presenti in ben 52 realtà rappresentando oltre il 40% delle applicazioni.
Dal 1999 il processo di migrazione verso sistemi client server ha segnato l'abbandono delle versioni mainframe, in favore di prodotti considerati più innovativi [vedi grafico n.1].
La distinzione tra piattaforma server-based, microcomputer o su mainframe è questione quanto mai di difficile comprensione per un pubblico non tecnico. Questo soprattutto in Italia ove le cose si complicano laddove le funzioni dell'OPAC poggiano su strutture DBMS 20 relazionali server-based, per far fronte alle carenze dei sistemi gestionali che stanno dietro ai moduli OPAC e che spesso sono ancora su mainframe.
A livello di mercato internazionale la distinzione è sull'ordine di una presenza di software gestionali che girano su micro per un 17% rispetto al totale, di cui però oltre la metà dispone anche di piattaforma server-based. Tali piattaforme client/server sono equamente distribuite tra modello per Windows NT e modello UNIX il quale continua ad essere la piattaforma d'elezione per installazioni di grosso calibro.
Se guardiamo al mercato internazionale estendendo l'indagine oltre le biblioteche ARL, i report di Library Journal sostanzialmente non si discostano molto da quanto già evidenziato, sia per il 1999 sia per il 2000 essi riferiscono su aspetti assai interessati con letture che vanno al di là della semplice analisi numerica.
Oltre a offrire una panoramica sui produttori dei software di automazione con tanto di schede dettagliate su produttore e sui prodotti (che possono essere differenti), molte sono le tabelle a corredo le quali delineano la situazione di mercato in rapporto a distribuzione dei prodotti per tipologia amministrativa, al numero di installazioni presenti (negli Stati Uniti e nel mondo), all'acquisto dei grandi sistemi da parti di grossi consorzi. A corredo di questo lavoro allego la tabella n. 2 relativa al mercato internazionale degli OPAC che elenca la presenza dei prodotti suddividi per produttore.
Bibliotecari in prima linea di comando
Durante la decade che si è appena conclusa, il lavoro dei bibliotecari addetti ai sistemi gestionali è drammaticamente cambiato. Attualmente il bibliotecario-sistemista spende gran parte del suo tempo cercando di integrare gli strumenti di rete all'interno della gamma di servizi che circondano l'OPAC, piuttosto che lavorare all'interno di un sistema davvero integrato.
Gli strumenti di rete offrono funzionalità che attualmente non sono presenti nella maggior parte dei sistemi gestionali di automazione bibliotecaria e quindi gli OPAC faticano a rincorre la tecnologia che in altri settori avanza.
I produttori di sistemi gestionali -e questo accade a livello di mercato internazionale- da tempo non sono più in grado di offrire prodotti all'avanguardia e a farne le spese, di riflesso è il settore degli OPAC in cui l'innovazione è rimasta congelata all'epoca pre-web.
Progressi e nuove metodologie capaci di influenzare sia il versante della library technology sia le dinamiche di mercato, generalmente giungono dal mondo bibliotecario stesso.
Se da un lato abbiamo lo sviluppo di grossi software gestionali da parte di grandi biblioteche nazionali che poi vengono acquisiti dal mercato dei content provider -è il caso di Voyager sviluppato da LC-, dall'altro lato abbiamo prodotti altrettanto validi messi a punto dalle grosse biblioteche accademiche ove bibliotecari si distinguono a livello internazionale.
Mi riferisco in particolare alle esperienze in ambito Università della California o Università del Texas o ancor di più alle innovazioni provenienti dall'area Cornell University la quale si sta dotando dei migliori bibliotecari europei per infoltire il suo staff già eccellente, in un mixer tra informatici e bibliotecari provenienti dal mondo della ricerca (matematici, economisti, documentalisti...).
Molte di queste innovazioni sono concepite all'interno delle grandi realtà accademiche le quali dispongono di staff adeguato e professionalmente di alto livello e nascono al fine di potenziare procedure gestionali carenti in origine o di migliorare le funzionalità correlate all'offerta di servizi. Solitamente questi nuovi prototipi trovano consenso anche fuori dal loro contesto nativo e spesso vengono incorporati con successo entro le nuove versioni dei software dai produttori dei sistemi gestionali. E' il caso per esempio della piattaforma SFX 21 messa a punto dal bibliotecario-matematico Herbert van de Sompel 22, uno degli ideatori dell'architettura Open Archive 23, quando ancora si trovava in Belgio all'Università di Gent, ora direttore della sezione e-Strategy and Programmes della British Library, dopo qualche anno di lavoro con lo staff della Cornell University.
Molto spesso questi nuovi strumenti web sono basati su modelli cosiddetti "open source" i quali esigono come condizione che il software e il codice sorgente siano disponibili liberamente, anche se come è successo appunto nel caso SFX il software è stato ceduto ad un produttore, in questo caso ex-Libris, detentore dei diritti di distribuzione per SFX.
Anche qui va sottolineato come, bibliotecari pionieri, siano riusciti a piazzare loro prodotti sul mercato in alleanze -in questo caso con i produttori di sistemi- strategiche.
Ex-Libris con grande furbizia ha pensato bene di distribuire la piattaforma SFX sganciata dal suo prodotto Aleph, di modo da potersi inserire nei segmenti del mercato concorrente che in questo modo aggiungerebbero valore al proprio OPAC "statico".
Un esempio di OPAC assai flessibile e ben integrato con gli strumenti di rete e con i contenuti di banche dati bibliografiche e/o a testo pieno, periodici elettronici e server e-print, è l'OPAC WebLib del CERN di Ginevra che poggia su piattaforma SFX per le connessioni "esterne", attraverso un meccanismo che funziona tramite un algoritmo chiamato "link on-the-fly". 24
L'OPAC del CERN è dotato inoltre di numerose interfacce di accesso molto flessibili e personalizzabili, con gestione di scaffali virtuali utente. Tra le svariate possibilità di accesso tra cui ricerca per campi 25, la ricerca avanzata 26, funzionalità di browsing, help e FAQ a corredo, vi sono due interfacce molto gradite all'utenza di cui parlerò più in dettaglio nel paragrafo sulle portalizzazioni.
Molteplici sono le integrazioni ai preprint contenenti documenti a testo pieno e presenti nei server di tutto il mondo (SPIRES SLAC di Stanford, Los Alamos, ...) e quelle alle banche dati per la fisica e la matematica dove si raggiungono a partire dai metadati del catalogo le informazioni aggiuntive quali recensioni e/o connessioni a ulteriori contenuti.
L'integrazione avviene però principalmente con i contenuti a testo pieno presenti nel CDS CERN Document Server 27 che si riferiscono a 170.000 documenti a testo pieno accessibili e scaricabili liberamente da chiunque, anche in vari formati. L'integrazione è gestita e controllata dal un programma detto link-manager o gestore di Link-URL chiamato SetLink 28, il quale è preposto al controllo periodico delle connessioni agli URL dei materiali presenti a testo pieno sui numerosi server degli esperimenti del CERN.
Un'ulteriore interfaccia di accesso con un potente motore di ricerca 29 -sviluppato in casa CERN- è quella a Full-Text la quale ricerca nei testi pieni dei 170.000 documenti "posseduti virtualmente" al CERN, sottomessi dagli stessi autori con procedura automatica al CDS server. Da questa "zona di comando" numerose sono le funzionalità offerte, oltre al processo automatico di submission dei lavori, si trovano funzionalità per la conversione dei documenti da un formato all'altro (oltre venti previsti), gestione dell'agenda connessa a meeting, seminari e workshop, e altro ancora.
In questa panoramica di mercato, assai complessa, gli sviluppi tecnologici correlati al mondo dei cataloghi in linea appaiono quanto mai affascinanti, soprattutto se ci coinvolgono in prima linea.
Passerò a questo punto all'esplorazione, seppur in modo sommario il filone dei cambiamenti tecnologici che rendono lo strumento OPAC simile ad una molecola ricombinante nella sua evoluzione nello spazio. 30
Nuovi sviluppi tecnologici degli OPAC
I nuovi sviluppi tecnologici degli OPAC sono correlati a vari fattori e si esplicano in differenti forme o modelli.
Sviluppare modi per integrare contenuti addizionali ai metadati del catalogo è uno dei versanti in cui gli stessi venditori di sistemi d'automazione si stanno orientando.
L'offerta di funzionalità entro la ricerca negli OPAC che consentano di raggiungere i sommari e le recensioni di volumi messi a disposizione dalle librerie virtuali o di configurazioni personalizzate, costituiscono nuove tecnologie applicate agli OPAC che lo rendono strumento a valore aggiunto.
Nel primo caso abbiamo una tecnologia basata su un modello di business che sta tra l'outsourcing e l'ASP (Application Server Provider). Nel secondo caso abbiamo la realizzazione di mini-portali plasmati tra l'OPAC e il suo contesto di cui parlerò in un paragrafo più sotto.
Il primo venditore che ha lanciato la sfida su questo versante è stato Sirsi 31 con il prodotto iBistro il quale è ritagliato sulla falsariga in un portale Internet per gli utenti della biblioteca, ma con in più la capacità di integrare contenuti diversi all'interno di una interfaccia unificata attraverso funzionalità di ricerca simultanea e disseminata. Per esempio la ricerca in catalogo di Sirsi recupera non solo le informazioni sul posseduto di un certo titolo ricercato, ma anche tutte le informazioni di contesto presenti su siti come Amazon.com, quali sommari, ToC (Table of Contents), recensioni, sinossi, immagini e frontespizio virtuale del testo fisico, con possibilità per gli utenti di ordini diretti via credit card.
Sirsi ha terminato a fine agosto 2001 l'acquisizione di Data Research Associates (DRA) 32
La tecnologia che sottende il modello iBistro rappresenta un elemento di forte rottura rispetto a modelli tradizionali in quanto è orientata verso sviluppi nel campo dell'automazione di biblioteca assai differenti da quelli a cui siamo stati abituati fino ad oggi. E con questo mi riferisco sia in termini di business sia in relazione aspetti puramente tecnici.
Questo perché mentre i metadati sono conservati sui server locali delle biblioteche, i contenuti addizionali sono mantenuti su un server centralizzato -messo a disposizione del provider che effettua il servizio, in questo caso Sirsi- piuttosto che in onerosi link sui metadati individuali dell'OPAC. Gli utenti in ricerca vengono automaticamente dirottati sul server che sta fuori la biblioteca. Il risultato è una combinazione tra le informazioni sul posseduto e le informazioni che provengono dal server centrale in modo perfettamente integrato all'interno di una visualizzazione unitaria.
Va detto che tale soluzione avrà un impatto anche a livello di nuovi modelli economici in quanto le biblioteche pagano tali servizi a valore aggiunto in forme di outsourcing o di abbonamenti annuali, mentre il provider che offre il servizio mantiene sul suo server le informazioni "acquisite in licenza o convezione" con altre figure del mercato di contenuti. 33
Di converso ogni biblioteca è sollevata da negoziazioni con le varie librerie virtuali con guadagni in termini di economie di scala sui tempi di gestione.
Una nuova tendenza del mercato delle librerie virtuali in integrazione con gli OPAC è il meccanismo noto come "content syndication" o vendita di contenuti attraverso agenzie, nuove figure dell'industria di contenuto che fungono da "syndicator" o "syndicater" interni di contenuti esterni. 34 I produttori di contenuto e le librerie virtuali sanno bene come sia molto difficile per un sito arrivare ad essere un portale di successo in un mare di portali. Per questa ragione il meccanismo prevede il dirottamento dei contenuti di un sito ad una varietà di siti riceventi attraverso "agenzie" che funzionano come "agenzie di stampa" di modo che per esempio le recensioni di Amazon.com e Barnesandnoble.com vengono automaticamente incorporate in più siti. In questo modo dall'OPAC l'utente è connesso in modo a lui trasparente ad una serie di informazioni a valore aggiunto, che stanno presso il "content syndicater", senza dover ripetere la ricerca più volte entro numerosi contenitori differenti.
OPAC e mini portali ovvero personalizziamo l'OPAC
Personalizzare un OPAC dotandolo di un miniportale ritagliato sulle preferenze dell'utente è un'innovazione tecnologica mutuata dal canale dell'e-commerce.
Non dobbiamo però confondere i vari contesti in cui possiamo applicare portalizzazioni in biblioteca. Ora non mi dilungherò su questi aspetti che richiederebbero assai più tempo e lavori indipendenti, ma sostanzialmente possiamo individuare tre livelli di portalizzazione all'interno di una biblioteca o di un sistema bibliotecario, livelli o ambiti completamente differenti l'uno dall'altro in relazione al servizio che essi propongono.
Esistono, all'interno delle biblioteche digitali, i portali per la catalogazione di risorse elettroniche remote, o meglio strumenti che consentono la descrizione e la gestione delle risorse elettroniche all'interno di portali disciplinari. Questi database o cataloghi di sole risorse elettroniche remote sono indipendenti dagli OPAC. E' qui che la parola chiave integrazione gioca il suo ruolo più importante ai fini dell'apertura dell'OPAC. Non parlerò di questi portali in questa sede né degli strumenti per la loro creazione, strumenti utilizzati per la costruzione di biblioteche digitali, messi a punto peraltro nell'ambito di alcuni progetti europei. Parlare di questi portali come strumenti d'elezione per una gestione di oggetti digitali, si riconduce ad una necessità di un discorso più ampio che si origina dalla definizione di risorsa elettronica e alla ridefinizione di ambiti e confini dell'oggetto catalogo, tematiche a cui mi sono dedicata, ma che esulano dal presente elaborato.
Gli altri due livelli di portalizzazione coinvolgono l'OPAC più o meno in modo diretto.
Di per sé L'OPAC è già il portale di accesso al alla banca dati catalografica, ma una sua vera portalizzazione sui modelli dei portali a cui l'utenza è ormai abituata, è cosa assai diversa.
Qui abbiamo dei modelli di riferimento quali Yahoo! o Google che hanno abituato l'utente a ricercare l'informazione in un certo modo. Applicare tali modelli al catalogo della biblioteca affiancandoli alle altre interfacce di accesso può risultare vincente.
E' il caso del già citato Weblib del CERN dove vi sono due interfacce di accesso che fungono da veri e propri portali:
- la prima chiamata " Search by Catalogue" 35 è un portale costruito secondo il modello Yahoo! e parametrizzato sugli schemi della biblioteca del CERN. La struttura è gerarchica ad albero e ricalca sia graficamente sia concettualmente la struttura del portale Yahoo. Il primo livello è caratterizzato dalla suddivisione ad archivi, numerosi e che formano i cataloghi del CERN, ma che sono percepiti e vengono visti in modo trasparente dall'utenza. Un secondo livello si basa sulla natura dei materiali e corrisponde alle collezioni della biblioteca, al quale si applica il terzo livello che poggia su uno schema classificatorio con ampie categorie di semplice approccio
- la seconda, attiva dal febbraio 2001, è un'interfaccia sul modello Google 36 che consente la ricerca sugli oltre 430.000 record bibliografici e funziona in modo molto simile ad un motore di ricerca. In questo senso è vicina anche all'OPAC Voyager
Ve detto che l'interfaccia simil Yahoo è la preferita di gran lunga dagli utenti CERN, i quali sono certo utenti qualsiasi, ma studiosi all'avanguardia grandi conoscitori di strumenti di ricerca.
Un approccio al catalogo di questo tipo non cambia la natura dell'universo mondo a cui si accede, ma cambia l'organizzazione dell'informazione nel catalogo che vengono proposte all'utente in modo diverso rispetto a schemi ormai superati.
Il terzo livello di portalizzazione è quello cosiddetto di personalizzazione dell'OPAC, nota in contesto bibliotecario col nome di MyLibrary. Operativa anche in contesto accademico in numerose università americane, per esempio alla Cornell University, in Italia da pochissimo, è implementata nell'OPAC LIUC 37 della biblioteca "Mario Rostoni" della Libera Università della Castellanza.
Il software Mylibrary 38 consente la realizzazione di portali web centrati sull'utente. E' stato sviluppato nell'ambito di un progetto della NCSU North Carolina State University) e pertanto è distribuito gratuitamente.
Per la sua installazione è necessario un server con sistema operativo Unix, server web, e un database MySQL dove sono catalogate le risorse informative che si vogliono rendere accessibili attraverso il portale.
Con una portalizzazione dell'OPAC su questo modello è possibile offrire agli utenti lo strumento adatto alla creazione di ambienti ritagliati sulle sue necessità informative, consentendogli di avere "sotto mano" tutti gli strumenti di lavoro in integrazione con l'OPAC.
I mini portali vanno tuttavia plasmati e modellati non solo "davanti" al catalogo o sostituendosi all'interfaccia di accesso, ma attorno e al di la' dell'OPAC stesso.
Può essere considerato una specie di "banco di lavoro virtuale" per l'utente finale, comprendente il motore di ricerca preferito, le banche dati più utilizzate (a cui si ha accesso), la selezione dei siti preferiti subito pronti sotto mano, la selezione delle pagine web della biblioteca o della struttura in cui la biblioteca è incardinata, maggiormente utilizzate e sistemate nell'ordine che si preferisce, i periodici elettronici in uno scaffalino virtuale per una rapida e costante consultazione, i numeri di "pronto soccorso" help-desk per ottenere informazioni ...
Oltre a questo vi è anche l'accesso all'OPAC che consiste in una "memorizzazione" di sessioni di ricerca preconfezionate (sul modello dei ben noti sistemi IR su piattaforma database networking) e inserite sul "desk" o portalino, che consente il recupero delle informazioni bibliografiche dall'OPAC attraverso un semplice click.
Un altro esempio di portalizzazione è offerto da iLibrary 39 il mini portale OPAC costruito da epixtech in collaborazione con Indianapolis-Marion County Public Library, assieme a Marion County Internet Library e alla rete INSPIRE dello Stato di Indiana, diverso come impianto rispetto a MyLibrary in quanto si propone come strumento di integrazione tra contenitori diversi agevolmente raggiungibili.
Certamente forse è più una questione d'effetto che di sofisticata tecnologia, sebbene molti utenti -meno esperti navigatori- amino molto questi mini-portali forse perché richiamano ai motori di ricerca o ad ambienti più noti e familiari come MyYahoo! e MyExcite o forse perché essendo abituati a quello modello già implementato nelle librerie virtuali, si aspettano di ritrovare simili funzionalità anche negli OPAC.
In effetti le funzionalità di Amazon.com sono assai gradite all'utente al quale vengono proposti automaticamente liste titoli basati sulle sue precedenti strategie di ricerca e/o sugli acquisti effettuati.
Questo livello di portalizzazione, a mio parere, non è ancora la soluzione che aggiunge davvero valore all'OPAC. Personalmente ho quasi l'impressione che si tratti di tentativi che restano in superficie, in quanto agevolano la creazione di percorsi, prima delegati a onerose scritture in codice HTML di pagine Web statiche, si pongono ad un livello meta tra le pagine, i repertori, l'OPAC e gli altri strumenti di ricerca e i contenuti stessi, ma non integrano davvero le risorse.
La parola chiave "integrazione" per poter funzionare e aprire le porte agli OPAC, deve essere abbinata ad altre chiavi di ricerca tra cui "metadati" e "openURL".
Integrazione tra OPAC e strumenti e-book
Sul versante del potenziale impatto degli e-book sul mondo degli OPAC, l'indagine di Library Journal ha visto risposte assai caute da parte dei venditori di OPAC.
L'indagine mirava a capire la reale portata dell'impatto dei volumi digitali sul mondo bibliotecario in generale -più che in relazione agli OPAC- nei prossimi cinque anni.
Di fatto come evidenziato da qualche produttore c'è una gran confusione in quanto rimangono ancora da risolvere le varie questioni legali, tecniche e procedurali correlate alla gestione e controllo dei diritti a vari livelli. Sempre dal versante Voyager, Endeavor ha messo in evidenza come, al fine di un'adozione davvero massiccia degli e-book all'interno delle biblioteche, vi siano almeno due questioni di grande rilievo con cui bisognerà fare i conti: soluzioni adeguate per la gestione dei diritti (ciò significa che non può esserci una soluzione unica) e sviluppo cooperativo tra venditori di sistemi e fornitori di contenuti di tipo e-book.
L'integrazione di strumenti diversi, quali i contenitori di e-book con gli OPAC, è vista, da parte di alcuni segmenti di mercato, non tanto come opzione necessaria al fine di un miglioramento delle funzionalità degli OPAC, ma come requisito necessario al fine di un potenziamento del mercato dei volumi digitali.
E' insomma il mondo dell'editoria elettronica di contenuto che preme per un'integrazione degli e-book agli strumenti OPAC e non il contrario come superficialmente sembrerebbe, sebbene sia innegabile che anche il mondo degli OPAC necessiti ormai di nuove applicazioni disegnate specificamente per interconnessioni verso strumenti diversi.
L'integrazione di OPAC con altri sistemi che fungono da centri di distribuzione per gli e-book può portare gli OPAC a divenire strumenti simili a delle reference room, cioè delle vere e proprie sale di consultazione virtuali contenenti materiale digitale disponibile e scaricabile attraverso e-book reader inseriti nei portali dell'OPAC stesso. Ciò sicuramente dovrà prevedere delle biblioteche in grado di gestire nel migliore dei modi le tutele legali e il controllo sulla distribuzione di materiale non di dominio pubblico. Per raggiungere questi obbiettivi, ci vorranno secondo certe stime, dai cinque ai dieci anni.
Contro queste previsioni assai caute esistono esperienze già collaudate di OPAC che prevedono, sin dal 2000, funzionalità di print-on-demand 40 attraverso alleanze con produttori di e-book e stampatori a richiesta.
Un'applicazione per l'integrazione al sistema Voyager a testi digitali è stata messa a punto all'Università di Auckland in Nuova Zelanda. Nell'applicazione OPAC vi è integrazione attraverso il sistema netLibrary per l'accesso ai testi pieni della biblioteca digitale del sistema, comprensivi di classici, manualistica, testi specialistici e testi per il reference scientifico. L'utente deve aprire un account personale sul sistema per poter visualizzare attraverso funzionalità browsing i testi disponibili. La visualizzazione in questa modalità rimane disponibile per circa quindici minuti. Qualora l'utente ritenga di recuperare il testo per un periodo maggiore, il sistema salva sul server per tre ore una copia del contenuto selezionato, parcheggiando il file sull'account personale dell'utente. E' possibile anche scaricare il testo scelto, in locale su PC dell'utente. In questo caso scatta la modalità "short loan collection" per un prestito all'utente che prevede una concessione di un testo per volta e che richiede comunque lo scarico del client netLibrary sulla macchina utente. Il client consente un controllo delle operazione di taglia e incolla sui testi scaricati in ottemperanza a eventuali diritti di proprietà che possono gravare su contenuti non di dominio pubblico.
In merito alla standardizzazione di e-book è doveroso segnalare l'iniziativa di Open E-Book Forum 41 organizzazione internazionale preposta come leader al fine di cercare di stabilire specifiche comuni all'interno dei sistemi per gli e-book. Sagebruch, che sovrasta sul mercato degli OPAC scolastici (come accennato sopra) è già dotato di funzionalità secondo le specifiche di Open E-Book Forum che consentono la gestione integrata di testi scolastici e manuali in connessione agli OPAC.
Il modello building block e l'architettura LinkSeeker
C'è un bisogno di continuità tra singoli contenitori informativi, all'interno di un ambiente in cui il catalogo non può più essere visto come oggetto monolitico, ma come sistema ricombinante composto da applicazioni che includono soluzioni differenziate.
E' questa la filosofia di fondo dell'architettura chiamata "building block", la quale dovrebbe consentire alle biblioteche di incorporare i progressi tecnologici in modo rapido ed efficiente, piuttosto che attendere anni che miglioramenti anche minimi al software vengano recepiti nel sistema in "nuove release" messe a punto dai produttori.
Personalmente amo paragonare l'architettura "building block" al gioco dei Lego, i "blocchetti di costruzioni" che si integrano e modellano nuove costruzioni personalizzate in connessione con altri edifici, tra ponti, strade entro città ideali. Tali blocchetti sono uniti l'uno all'altro attraverso i metadati.
L'OPAC visto in questa nuova dimensione plastica, assume un nuovo aspetto, laddove la sua O di Online viene facilmente intesa come Open.
Ciò che viene in gergo tecnico definito come sistema API (application programming interface) non è altro che una MetaInterfaccia che consente un'apertura verso altri strumenti informativi, una struttura ad ombrello che ricomprende applicazioni usate già oggi dai bibliotecari più all'avanguardia. Strumenti come questi hanno innumerevoli vantaggi, in quanto possono essere utilizzati nell'insegnamento a distanza, consentono la gestione integrata di formati multimediali, oltreché la gestione degli accessi per profili di utenza differenziati.
Nell'ambiente "building block" la gestione dei diritti di proprietà intellettuale viene gestita in modo da poter essere correlata sia alle versioni della risorsa raggiungibili dall'OPAC sia al profilo di utenza, attuando una serie di controlli impossibili in un sistema tradizionale.
Una soluzione di tipo building block è quella offerta per esempio da Innovative con il nuovo MAP Millennium Access Plus. 42 MAP è una soluzione integrata per la gestione degli accessi alle varie risorse informative che congloba una serie di strumenti di ricerca assai potenti entro l'OPAC Web. Dall'OPAC si raggiungono agevolmente i vari contenitori informativi entro o fuori la biblioteca, posti in differenti archivi, attraverso un'integrazione che avviene prima di tutto tra gli stessi strumenti per la ricerca. Con MAP il bibliotecario utilizza archivi differenti gestendo opportunamente le risorse in modo differenziato in rapporto al loro formato/supporto e/o a seconda del luogo ove risiedono fisicamente. Attraverso il meta livello di MAP, in modo perfettamente trasparente, l'utente raggiunge l'informazione desiderata, anche a testo pieno se disponibile e se abilitato. Da sottolineare che nel sistema MAP è possibile il controllo della gestione dei diritti che gravano sui contenuti da parte dei provider.
La piattaforma SFX in abbinamento al prodotto MetaLib offerti da exLibris vanno in questa direzione.
Originariamente chiamato SFX, l'architettura LinkSeeker fu sviluppata dalla ricerca sulle connessioni tra le risorse informative scientifiche comprendenti i documenti a testo pieno contenuti nei repositories accademici.
LinkSeeker è un nuovo strumento che consente connessioni context-sensitive tra risorse elettroniche entro contenitori differenti.
Il campo di azione su cui poggia l'architettura LinkSeeker comprende i sistemi e-print server, i servizi A&I (abstracting and indexing), i database citazionali, gli OPAC, le risorse web o, più in generale le RER e tutte le citazioni che compaiono entro i lavori di ricerca. Tale struttura permette una connessione tra risorse Web detta di tipo "contesto-sensitivo". Il target di un link "contesto-sensitivo", entro l'intera architettura, è individuato sulla base della collezione disponibile entro la biblioteca digitale, e sulla base dell'affiliazione all'istituzione di quel determinato utente che ha richiesto il link.
La completa presentazione di link disponibili è stabilita dalla biblioteca locale che presenta il servizio ed è costruita attraverso l'esame dei metadati disponibili entro un database che interviene nel momento in cui l'utente clicca sul bottone LinkSeeker.
Questa connessione è realizzata attraverso un meccanismo - chiamato "uncino" (hook) - il quale permette ad altri server di intervenire dinamicamente nella selezione di un link's target. L'uncino, hook, è l'OpenURL.
Il concetto OpenURL
OpenURL è un protocollo basato su Web per il trasporto di metadati.
Il concetto di OpenURL nasce dalla ricerca condotta dal matematico Herbert Van de Sompel bibliotecario all'epoca bibliotecario alla centrale dell'Università di Gent in Belgio che, nel corso del 1999 ha descritto gli sviluppi della piattaforma SFX in una serie di tre articoli apparsi sull'autorevole rivista D-Lib Magazine 43 e, in successivi altri due più recenti, pubblicati sempre sulla stessa rivista nei primi mesi del 2001. 44 SFX Reference Linking Software Solution è il meccanismo messo a punto da Van de Sompel per l'implementazione di link, dagli OPAC, alle risorse elettroniche remote.
Sebbene il suo lavoro abbia ricevuto grande attenzione da parte della comunità accademica internazionale, il successo di SFX, raggiunge il massimo consenso nel momento in cui ExLibris annuncia l'acquisto -nel febbraio 2000- dei diritti di proprietà intellettuale che l'Università di Gent deteneva. ExLibris si pone nel mercato come venditore-neutrale di uno standard offerto attraverso un nuovo prodotto server-based il quale permette agli utenti di ricercare in un determinato database e, dai risultati di citazione ottenuti, di connettersi automaticamente ai record di altri database.
L'acquisto di SFX da parte di ExLibris ha fatto acquisire velocemente credibilità al concetto di OpenURL, a tal punto che ora il National Information Standards Organization (NISO) sta considerando di adottarlo come standard.
Attraverso la compatibilità al protocollo OpenURL un utente può essere messo in grado di effettuare una ricerca a partire da un OPAC ed essere automaticamente dirottato verso un risolutore OpenURL che gestisce le attività relative all'effettivo recupero dell'informazione (individuazione e localizzazione della risorsa). Contemporaneamente altri prodotti si stanno sviluppando sulla base dello standard OpenURL, uno di questi è Voyager che lo ha già implementato, un altro in dirittura d'arrivo è Millennium Access Plus di Innovative.
Il risolutore orienterà l'utente verso la risorsa più adeguata al suo profilo di utenza stabilito all'interno di quel sistema.
Risolutori OpenURL sono già operativi all'interno di alcuni cataloghi online sono:
- SFX di ex-Libris
- LinkSeeker di LANL, SFX resolver di Ukoln
- LinkFinderPlus di Endeavor
- 1CATE di Openly Informatics
- Outbound/inbound linking in FirstSearch di OCLC
La filosofia OpenURL poggia su un meccanismo che funziona in questo modo.
I link di default forniscono, attraverso connessioni chiuse, soluzioni agganciate a una risorsa informativa specifica, la quale può essere intesa come parte del metadato per il quale il link è offerto. Per link di default intendiamo i link intesi nel modo più classico, cioè i link entro il metadato che puntano direttamente alla risorsa remota (per esempio utilizzo di un etichetta di campo specifica per la gestione dell'informazione URL).
I link, in questo piano dimensionale, hanno un'azione di raggio limitata e tipicamente non sono sensibili al contesto utente. Inoltre, poiché ciascuna risorsa ha le sue proprie metodologie di connessione, l'utente non ha possibilità di interagire con la propria esperienza in termini di navigazione.
In questa prospettiva la gestione dei link diretti e chiusi entro il metadato, risulta oltremodo onerosa.
Attraverso la sconnessione in due fasi distinte, piano del metadato e piano dei servizi estesi, previsti dal protocollo OpenURL, si attua l'offerta del metadato da una parte e l'offerta del servizio di connessione dall'altra.
La dicotomia produce due piani distinti ove si consente all'utente di indicare una componente di servizio preferita, la quale gli proporrà dei link indipendentemente dalla risorsa dalla quale è partito. La generazione dei link è di tipo dinamico e non statico.
Tipicamente questa componente di servizio è gestita dalla biblioteca utente e può fornire all'utenza i link coerentemente alle collezioni offerte, ma in relazione al profilo utente.
L'OpenURL è l'uncino che connette le risorse collezionate entro il metadato con le componenti del servizio, le quali propongono servizi in modo appropriato alle richieste dell'utente. OpenURL è il meccanismo adeguato per connessioni aperte a partire dalle risorse descritte nei metadati.
Per questa ragione è fondamentale prestare attenzione allo standard di metadati e ai loro profili.
Il modello ASP: modello che unisce
Arrivati fin qui abbiamo visto che vi è tutto un mondo di biblioteche e bibliotecari professionisti che hanno a disposizione risorse e competenze, ovvero hanno le armi per fare la rivoluzione dei quali sono i condottieri.
Vi sono però anche realtà e sono assai numerose, soprattutto nel mondo delle biblioteche scolastiche, ma anche di piccole e medie biblioteche pubbliche, che non solo non hanno tali mezzi, ma non hanno nemmeno un server fisico ove collocare il catalogo. Non hanno il software, non hanno nemmeno la linea per connettersi alla rete e spesso non hanno manco il catalogo.
Allora, direte, che c'entrano con gli OPAC di nuova generazione?
Ebbene, dal quadro generale emerge sempre più chiaramente, anche in rapporto al mondo degli OPAC, che esiste una serie frattura, sempre più allarmante tra i cosiddetti "have and have not". E' una frattura che divide il mondo bibliotecario in due, tra chi ha le risorse e chi non le ha. E anche qui il mercato e la tecnologia offrono assieme una soluzione assai allettante per chi i mezzi non li ha: il nuovo modello ASP Application Service Provider.
Il modello ASP è basato su un sistema di servizio e supporto tecnico fornite in modalità di tipo outsourcing.
Molte delle biblioteche, soprattutto scolastiche, negli Stati Uniti, si stanno consorziando, in alleanze con venditori di OPAC, autoaggregandosi in server ASP.
Il modello ASP prevede il mantenimento di server e software per diversi clienti in un luogo centralizzato, modello mutuato dagli aggregatori di banche dati che negli ultimi dieci hanno proposto sistemi di database networking in extranet. Ancora oggi esistono server in rete ove sono posti decine e decine di banche dati che invece di essere caricati su server locali entro reti LAN, sono consultabili a distanza, nell'ottica di un servizio chiavi in mano.
Questo modello è stato intelligentemente trasposto nel mondo degli OPAC.
Ora le biblioteche di piccole e medie dimensioni sono costrette, soprattutto se non fanno parte di sistemi bibliotecari organizzati, a rivolgersi a venditori di software per l'automazione del loro catalogo. Oltre all'acquisto del sistema gestionale è necessario acquisire anche il modulo OPAC, un server web per la sua visibilità, insomma tutto l'hardware, oltreché il software necessari. E' necessario avere uno spazio di memoria su un server e una connessione. Per la manutenzione poi se non si vuole ricorrere al venditore anche per piccole questioni tecniche serve quanto meno qualcuno che sappia gestire il sistema.
Requisiti che sembrano scontati, tagliano invece fuori moltissime biblioteche, soprattutto quelle degli enti locali non inserite nei circuiti stabili dei sistemi, ma ancor di più le scolastiche.
Molti venditori di sistemi stanno proponendo questa soluzione chiavi in mano, per esempio Data Research Associates (DRA) and epixtech e nel mercato delle scolastiche CASPR Library Systems 45 implementa il modello LibraryCom 46 dove è possibile, una volta ottenuta la login sul server, creare lì il proprio catalogo pagando il servizio in relazione ai dati inseriti.
In Italia questo modello è arrivato con il servizio Bookmarkweb 47 e BiblioWin 48 soprattutto rivolto alle biblioteche scolastiche. Sono già presenti sul server ASP di Bookmarkweb ad oggi sei cataloghi collettivi di biblioteche scolastiche e numerosi altri di enti diversi. Bookmarkweb prevede anche una conversione dei dati dai formati più vari per cataloghi in formati standard, laddove per esempio la piccola biblioteca aveva già catalogato il suo patrimonio con mezzi di fortuna.
Sarebbe opportuno che anche le istituzioni preposte agli OPAC di biblioteche scolastiche si rendessero conto del terremoto in atto, proponendosi come server ASP piuttosto che dotare le migliaia di biblioteche scolastiche di software gratuiti sì, ma chiusi e non comunicanti i quali comunque richiedono interventi successivi per interfacce web o per il mantenimento di una tecnologia che muta in modo rapido.
Valutazione dello strumento OPAC
In questo scenario le biblioteche stanno ritornando al concetto cardine, che significa come aggiungere valore all'OPAC, lasciato da parte da tutti da quasi dieci anni, a causa degli sconvolgimenti avvenuti attorno alle nature complesse delle risorse elettroniche che pullulano il web.
Prima di comprendere come aggiungere valore allo strumento OPAC è necessario però chiedersi "quale" valore intendiamo aggiungere e ancor prima che cosa intendiamo per "valore aggiunto".
E ciò non è ancora abbastanza, perché dobbiamo prima domandarci che cosa significa OPAC oggi in rapporto agli strumenti che ormai esistono su web, ma soprattutto quale "valore" esso attualmente esprime per l'utenza rispetto agli altri strumenti informativi e di ricerca, più o meno noti all'utenza.
Questo implica una valutazione dello strumento OPAC in termini comparativi con quello che esiste oggi nel mercato del web. Dobbiamo pertanto scardinare non tanto il catalogo, nella sua essenza che rispecchia una realtà fisica oggettiva, ma la nostra architettura mentale in relazione a quello che oggi deve essere inteso come catalogo. 49
Gli OPAC hanno subito una battuta d'arresto a causa dell'urgenza di convertirsi ai sistemi client/server, lasciando però indietro i gestionali ingessati nelle loro architetture vecchie ormai di 15/20 anni. In Italia la situazione, tranne qualche rara eccezione è di questo tenore, mentre in altri Paesi numerose sono le soluzioni davvero innovative e i modelli tecnologici di nuova concezione per OPAC di nuova generazione integrati ai loro gestionali in modalità client/server, ma soprattutto in integrazione con gli altri strumenti di rete.
Sono convinta che una valutazione dell'OPAC oggi, quale strumento di ricerca, soprattutto in Italia, non possa avvenire in modo indolore. Prima di tutto perché dobbiamo riuscire a riguadagnare il terreno perduto a causa delle "distrazioni da web", riconquistando spazi, strumenti, tecnologia e competenze dentro al web, soprattutto nel versante dell'Information Retrieval.
Tale passaggio richiede necessariamente una valutazione anche in termini di mercato, relativamente a che cosa gli OPAC oggi, come essi vengono percepiti dall'utente e con quali modalità vengono posti dai produttori nel nostro Paese.
Per far ciò, in assenza di un quadro economico serio, dobbiamo guardare a cosa avviene fuori. 50
Repertori internazionali che descrivono i sistemi gestionali disponibili e i loro produttori si trovano in rete, sebbene spesso siano fermi ad aggiornamenti non troppo puntuali ad eccezione di Library Journal dove annualmente la rassegna, focalizzata sui sistemi presenti nell'indagine annuale, viene puntualmente aggiornata. 51 Tali rassegne non comprendano in alcun modo il nostro Paese.
La rivoluzione è cominciata
Abbiamo visto fino ad ora come i cambiamenti tecnologici e soluzioni innovative, nati principalmente come conseguenza dello spostamento di flussi di interessi all'interno dei movimenti di mercato, siano stati portati avanti da "ambienti" diversi con interessi differenti, ma convergenti verso un miglioramento dei servizi all'utenza che muove dentro al web.
Gli stessi produttori di software, fermi a prodotti gestionali obsoleti hanno investito sul versante OPAC in modo da adeguarsi all'ambiente web, ma, di fatto, tutta la sfera correlata alle tecniche del recupero dell'informazione (IR) è rimasta congelata a dieci anni fa.
Solo da due o tre anni, i gestionali stanno migrando verso cataloghi integrati di nuova concezione di tipo client/server.
In Italia, duole dirlo, con SBN al centro, la situazione dei gestionali è stagnante e le future evoluzioni vanno a passo assai più lento rispetto ai cambiamenti tecnologici con effetto frenante sullo sviluppo di OPAC adeguati a servizi di qualità.
A livello internazionale vere soluzioni innovative, per OPAC a valore aggiunto, si sono avute, di fatto, in relazione a portalizzazioni degli OPAC per effetto trainante dei fornitori di contenuti digitali, quali librerie virtuali e produttori di testi digitali. Da questi modelli tecnologici, e attraverso un meccanismo mutuato dal mondo del giornalismo, sono sorte nuove figure di mercato per nuovi processi legati alla disseminazione di contenuti, i "content syndicator". Nulla di tutto questo spunta tra gli OPAC italiani.
La vera rivoluzione è arrivata dal fronte accademico internazionale, bibliotecari compresi.
Da una parte Voyager di Library Congress in alleanza con i fornitori di contenuto, al fine di colmare la lacuna dei cataloghi in relazione alle funzionalità di integrazione per periodici elettronici, è entrata nell'arena innescando un meccanismo a catena che farà discutere per un pezzo e il cui impatto è già prevedibile, anche in Italia.
Dall'altra parte gli ambienti accademici soprattutto statunitensi si sono dati un gran da fare nello sviluppo di software per la portalizzazione, e di piattaforme e architetture "aperte" dando vita al modello building block cui si deve guardare con grande attenzione e qui mi rivolgo in particolare alle nostre università italiane che necessitano di strumenti adeguati.
Il nuovo modello ASP è anch'esso una risorsa a cui le istituzioni dovrebbero guardare con intelligenza in termini di offerte di servizio al fine di una razionalizzazione delle risorse tecnologiche e finanziarie e mi riferisco soprattutto al segmento di mercato delle biblioteche scolastiche e a chi è preposto come ente di riferimento.
E prevedibile una grossa sfida nei prossimi anni che coinvolgerà fornitori di contenuto e ambienti accademici, coi bibliotecari leader in prima linea, che avranno l'opportunità di entrare nell'arena aderendo all'architettura Open Archive Initative adottando modelli OpenMetada.
Da che parte staranno i venditori e produttori di OPAC?
Sarà un partita a scacchi in arena tutta ancora da giocare e, da parte nostra da veri professionisti dell'informazione, dobbiamo accedere alla scacchiera con la "corteccia fronto-parietale" 52 accesa, da veri strateghi.
Questo lavoro vuole essere prima di tutto uno strumento di riflessione, una proposta su cui iniziare un dibattito serio e costruttivo sugli OPAC presenti nel nostro Paese.
Siamo ad una svolta: OPAC punto a CAPO, e il nuovo OPAC OPenACcess muta le sue combinazioni e diviene Open Public Access Catalogues.
OPAC ricombinanti di nuova generazione dove la O di Online diviene O di Open.
Una collaborazione attiva tra produttori di sistemi sempre a caccia di finanziamenti, bibliotecari professionisti d'avanguardia e industria di contenuto forse potrebbe accelerare i tempi verso una reale attuazione di servizi davvero efficienti. Servizi che consentano di connettere in modo "stabile" le collezioni locali, descritte coi metadati nei cataloghi aperti, con i contenuti informativi nelle svariate versioni e formati in cui le risorse elettroniche remote si presentano, prendono forma e vita.
Note
1) <http://www.arl.org/>
2) Una versione elettronica del prestigioso periodico Library Journal nato nel 1876 e che esce a stampa 20 volte l'anno, si trova a
<http://libraryjournal.reviewsnews.com/>
3) <http://www.exlibris-usa.com>
4) <http://www.sirsi.com>
5) Patrick C. Sommers già presidente anche di D'un & Braserete Information Resource
6) Colorado Alliance of Research Libraries, uno dei più grossi consorzi di biblioteche nel mondo, costituito con sede a Denver, attorno agli anni '70
<http://www.tlccarl.com/tlccarl/index.asp>
7) CARLsolution
<http://www.tlccarl.com/tlccarl/products/ils/cs.asp>
Librarysolution
<http://www.tlccarl.com/tlccarl/products/ils/ls.asp>
8) <http://www.endinfosys.com/>
9) Il prodotto di Ex-Libris
10) Per esempio la Biblioteca dell'ONU Organizzazione Nazioni Unite di Ginevra lo utilizza in una versione personalizzata assai flessibile. Colgo l'occasione per ringraziare tutto lo staff della biblioteca dell'ONU, in particolare Cristina Giordano e l'amministratrice del sistema María José Lloret, che mi hanno dato l'opportunità di vedere direttamente le applicazioni Voyager nelle varie fasi di lavoro durante l'estate dello scorso 2000
11) Information retrieval
12) Cfr. Antonella De Robbio. Lancio Web di Voyager nel cyberspazio: il nuovo catalogo online della Library of Congress. In: «Bollettino AIB», 40 (2000), n. 1, p. 45-57.
Abstract disponibile a:
<https://www.aib.it/aib/boll/2000/00-1-045.htm>
13) <http://www.iii.com/>
14) <http://www.fsc.follett.com/>
15) Querelle Open Metadata Framework versus Copyrighted Content Framework
16) Library Automation Trends: ARL Libraries
<http://staffweb.library.vanderbilt.edu/breeding/arl-systems.html>
17) MetaOPAC Azalai Italiano
18) Al 9 settembre 2001
19) Prodotto da epitech
<http://www.epixtech.com>
20) Data base management systems
21) Vedi sito SFX
<http://www.sfxit.com/>
22) Nota biografica a:
<http://www.dlib.org/dlib/july01/authors/07authors.html#VANDESOMPEL>
23) <http://www.openarchives.org/>
24) McGlashan, David, Le Meur, Jean-Yves. SetLink: the CERN Document Server Link Manager. In: «High Energy Physics Libraries Webzine», 2000, 1:
<http://library.cern.ch/HEPLW/1/papers/1/>
25) = ricerca semplice
<http://weblib.cern.ch/simple.php>
26) <http://weblib.cern.ch/advanced.php>
27) <http://cds.cern.ch/>
28) Cfr. nota 24
29) <http://weblib.cern.ch//index.php>
30) In uno dei miei lavori datati ancora 1999 sugli OPAC, citavo le teorie sull'evoluzionismo di Lamark e Darwin in relazione agli OPAC: «[dalla] teoria di Lamark, applicata per similitudine ardita anche agli OPAC, in quanto oggetti con propria individualità, anche se non ricompresi nella "specie vivente" ma solo in una "specie virtuale", si arriva al concetto di "finalità interpretata", pilastro chiave dell'impostazione teorica dell'evoluzionismo». Mi riferisco alla relazione al Congresso AIB99, Roma 16-19 maggio 1999, all'interno del Seminario AIB-WEB-2, 18 maggio dal titolo L'evoluzione della specie: dagli OPAC al MetaOPAC. Presentazione del MAI MetaOPAC Azalai Italiano
31) <http://www.sirsi.com/>
32) Informazione non presente nell'indagine Journal Library 2001 in quanto molto recente
<http://www.dra.com/>
33) È il caso di Sydentic Solution adottata da Sirsi
34) Thomas Pack. Fulfilling the Vision of the Virtual Library: The Cutting-Edge WebLibrary at Compaq Computer Corporation. In: «ONLINE», September 2000:
<http://www.onlineinc.com/onlinemag/OL2000/pack9.html>
35) <http://weblib.cern.ch/Home/>
36) <http://weblib.cern.ch>
37) <http://mylibrary.liuc.it/mylibrary/index.pl>
38) <http://my.lib.ncsu.edu/>
39) <http://www.ilibrary.org/>
40) Antonella De Robbio. Gutenberg on demand. Intervento al XLVII Congresso nazionale AIB2000. Disponibile a:
https://www.aib.it/aib/congr/c47/derobbio.htm
41) <http://www.openebook.org>
42) <http://www.iii.com/html/products/p_map.shtml>
43) Van de Sompel, Herbert e Hochstenbach, Patrick. 1999a . Reference Linking in a Hybrid Library Environment. Part 1: Frameworks for Linking. In: «D-Lib Magazine», 5(4):
<http://www.dlib.org/dlib/april99/van_de_sompel/04van_de_sompel-pt1.html>
Van de Sompel, Herbert e Hochstenbach, Patrick. 1999b. Reference Linking in a Hybrid Library Environment. Part 2:SFX, a Generic Linking Solution. In: «D-Lib Magazine. 5(4)»:
<http://www.dlib.org/dlib/april99/van_de_sompel/04van_de_sompel-pt2.html>
Van de Sompel, Herbert e Hochstenbach, Patrick. 1999c. Reference Linking in a Hybrid Library Environment. Part 3: Generalizing the SFX solution in the "SFX@Ghent & SFX@LANL" experiment. In: «D-Lib Magazine», 5(10):
<http://www.dlib.org/dlib/october99/van_de_sompel/10van_de_sompel.html>
44) Van de Sompel, Herbert e Beit-Arie, Oren. Open Linking in the Scholarly Information Environment Using the OpenURL Framework. In: «D-Lib Magazine», 7(3):
<http://www.dlib.org/dlib/march01/vandesompel/03vandesompel.html>
Van de Sompel, Herbert e Beit-Arie, Oren. Generalizing the OpenURL Framework beyond References to Scholarly Works: The Bison-Futé Model. In: «D-Lib Magazine», 7 (7/8):
<http://www.dlib.org/dlib/july01/vandesompel/07vandesompel.html<7A>>
45) <http://www.caspr.com/main.htm>
46) <http://www.librarycom.com/>
47) <http://www.spaziopiu.it/>
48) <http://www.bibliowin.it/>
49) Le risorse elettroniche nei cataloghi : una discussione telematica della redazione di "OPAC italiani" / a cura di Claudio Gnoli; con interventi di Antonella De Robbio, Maurizio di Girolamo, Claudio Gnoli, Riccardo Ridi, Paola Rossi, Giulia Visintin.
<https://www.aib.it/aib/contr/gnoli3.htm>, 2000-05-04.
50) ILSR Integrated Library System Reports offre una directory di sistemi d'automazione integrati online per biblioteca comprensiva dei dati sui venditori, link ai siti attraverso una scheda tecnica molto dettagliata
<http://www.ilsr.com/vendors/search2.cfm>
51) <http://www.libraryjournal.com/automated-marketplace/2001/ASM2001vendors.asp>
52) Le due cortecce parietale e frontale, a differenza di altre zone del cervello quali il lobo temporale mediano e l'ippocampo, sono responsabili delle memorie spaziali a lungo termine, la cui attivazione è indispensabile per attività strategiche di rilievo. Cfr. Alla scacchiera il cervello si accende in modo diverso. In: «Corriere Scienza», allegato al «Corriere della Sera» di domenica 9 settembre 2001, p. 26.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2002-01-15
a cura di Gabriele Mazzitelli
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