AIB Vita dell'Associazione
Osservazioni sulla riforma del Ministero per i beni culturali e ambientali
per gli aspetti che riguardano il settore biblioteche
A cura di Igino Poggiali e Rossella Caffo
1. Premessa
Una seria riforma del Ministero che accolga l'obiettivo di creare una rete di moderni servizi culturali diffusi sul territorio (siano essi biblioteche, musei, teatri, archivi e collezioni su ogni tipo di supporto) non può limitarsi ad una semplice redistribuzione delle competenze rispetto all'assetto attuale ma deve basarsi su un nuovo progetto politico che superi l'attuale visione patrimoniale del bene per recuperarla all'interno di un disegno che parta dai bisogni culturali, informativi ed educativi dei cittadini di tutto il territorio nazionale.
Si deve partire dall'affermazione di un diritto alla conoscenza ed alle pratiche culturali che fa parte dei diritti connessi alla cittadinanza e che perciò ha vigenza anche laddove le coincidenze storiche non hanno lasciato clamorose tracce del passaggio delle precedenti generazioni.
Milioni di cittadini restano altrimenti esclusi dalla possibilità di condividere in qualche forma la partecipazione intellettuale alla vita del paese ed a contribuire per questa via alla tutela di un patrimonio che venga sentito come parte della propria identità.
Se questo vale per tutti i settori, quando parliamo di biblioteche non possiamo evitare di constatare gli effetti devastanti che quella visione ha determinato nel privare intere regioni di un servizio che da decenni viene considerato parte integrante del tessuto dei servizi pubblici nelle società avanzate.
L'AIB già nel suo Congresso di Viareggio (1987) approvava 10 tesi che costituiscono tuttora un riferimento fondamentale per le scelte dell'Associazione. La seconda di esse affermava che "Identificare le biblioteche come beni culturali snatura la loro vera funzione di servizi informativi".
Le restanti tesi potrebbero da sole sintetizzare molte delle risposte alle questioni che sono poste all'ordine del giorno del processo di riforma.
2. Da uffici a Istituti Culturali
Una delle mortificazioni che ha devastato la vitalità di gran parte degli istituti culturali è costituita dall'aberrante lettura di tali strutture come uffici del Comune, della Provincia, della Regione o come uffici periferici del Ministero.
Tra le biblioteche di ogni appartenenza amministrativa tale visione ha determinato, salvo qualche eccezione nei comuni di medie dimensioni del centro-nord, una soggiacenza delle finalità del servizio alle finalità formali della gestione amministrativa, con conseguenze gravissime di caduta di qualità e di frustrazione degli operatori. Se andiamo a vedere le città nelle quali le biblioteche funzionano troveremo sempre che là il direttore della biblioteca è un bibliotecario che occupa posizioni apicali nella dirigenza dell'Ente di appartenenza. Viceversa, laddove il direttore è inquadrato all'interno di una struttura retta da un dirigente di formazione amministrativa il servizio soffre e la qualità, quando c'è, è frutto di un'abnegazione eccezionale del personale. Basta un pensionamento per mettere a rischio interi servizi. Si sa che il peso della dirigenza nella ripartizione delle risorse e nell'accreditare obiettivi è determinante, così come lo è per la visibilità esterna e per il prestigio dell'Istituto.
3. Il Ministero del quale abbiamo bisogno
Il Ministero che serve al paese diventa quindi una struttura di programmazione e di indirizzo nella quale il ruolo politico deve essere affiancato ai livelli più alti da dirigenti tecnico scientifici di provata capacità manageriale, assistiti da funzionari direttivi per gli aspetti amministrativi. Si deve rovesciare di fatto l'attuale impianto sia a livello di Ministero in tutte le sue articolazioni, sia a livello degli Enti locali.
L'autonomia degli istituti avrà valore e forza se questi saranno i criteri in base ai quali verranno disegnati gli organigrammi.
L'ambito di programmazione viene allargato al disegno delle politiche dei servizi culturali in tutto il ventaglio delle funzioni che si devono sviluppare. quella che ormai viene sempre più spesso definita come Società della Conoscenza, di concerto con le Autonomie locali che poi, in modo ordinato e coerente, vengono attuate ed adattate ai vari contesti territoriali.
In un paese come il nostro nel quale si è condensata la maggior parte del patrimonio culturale dell'umanità le funzioni di salvaguardia del patrimonio, di tutela e valorizzazione conservano ovviamente un peso fondamentale ed anzi andrà convogliata su di esse il meglio dell'intelligenza imprenditoriale e gestionale che il paese ha dimostrato di possedere in tanti altri settori.
Occorre però dare spazio e dignità anche alla produzione di cultura del nostro tempo, al gusto del cimento con la dimensione creativa in ogni direzione e con tutte le contaminazioni con cui si manifesta.
Un esempio interessante di questa nuova visione ha caratterizzato l'impostazione del Piano d'Azione Mediateca 2000 la cui realizzazione potrebbe essere proprio un campo di prova di un modo moderno ed agile di governare processi complessi quali sono inevitabilmente quelli che riguardano i sistemi culturali.
Le biblioteche sono riconosciute in quel Piano d'Azione quali principali destinatarie degli interventi di innovazione tecnologica dei servizi attraverso strumenti e prodotti multimediali. Il loro ruolo si profila sempre più come l'agenzia che sa mettere in contatto l'utente con ogni fonte di conoscenza e di informazione, ivi compresi i musei, i teatri, i conservatori, le altre biblioteche.
Esse diventano così l'asse portante di una politica culturale nella quale la cooperazione tra i vari livelli di Amministrazione in funzione della qualità della vita di tutti i cittadini si sposa con la messa in rete delle risorse culturali ed educative e con una forte spinta alla qualità.
4. La redistribuzione delle funzioni attuali: le funzioni nazionali
I compiti e le responsabilità che, nella riorganizzazione del sistema bibliotecario in Italia devono caratterizzare l'amministrazione centrale sono:
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La tutela propriamente detta rivolta alle raccolte storiche e di pregio, pubbliche e private, da attuarsi con un'opera costante di indirizzo e mediante l'emanazione di direttive e l'elaborazione di metodologie a seconda della tipologia degli interventi (es. sorveglianza sulle raccolte private, notifiche, diritto di prelazione nelle vendite, piani di prevenzione, conservazione e restauro).
A questo proposito si ricorda che il DPR 14 gennaio 1972, n.3, oltre a trasferire alle Regioni le funzioni amministrative in materia di biblioteche degli enti locali o di interesse locale, ha delegato ad esse anche compiti di assoggettamento a tutela di beni appartenenti a privati nonché di ispezione sul patrimonio regionale tutelato (controllo e vigilanza sulle raccolte di notevole interesse storico, autorizzazione all'esportazione, etc.). Sono insomma passate alle Regioni le Sovrintendenze bibliografiche con le relative competenze di tutela, controllo e vigilanza, rimanendo invece al Ministero per i beni culturali le Sovrintendenze per i Beni archivistici, storici, archeologici, architettonici. Si chiede pertanto, anche alla luce di quanto stabilito in materia di tutela dalla legge 59/97, che venga ricondotta ad unità la tutela su tutte le tipologie di beni culturali.
- La programmazione delle grandi linee dello sviluppo del sistema bibliotecario nazionale predisposizione di accordi di programma e di importanti progetti nazionali. Come modello di progetto nazionale ideato e lanciato a livello centrale, ma realizzato con l'apporto e la collaborazione di tutte le istituzioni da cui dipendono biblioteche (Stato, Regioni, Università, Enti locali) si può citare il progetto SBN, la più grande rete pubblica di biblioteche esistente in Italia e promossa dal Ministero per i beni culturali e ambientali che oggi conta 509 biblioteche e 3.000.000 di notizie bibliografiche relative a libri, periodici, musica, manoscritti.
- La produzione di servizi bibliografici nazionali, come il citato progetto SBN, la Bibliografia Nazionale Italiana (BNI), il Prestito interbibliotecario, la gestione del Deposito legale
- L'elaborazione di standard biblioteconomici
- Il coordinamento dei rapporti internazionali soprattutto rispetto agli organismi comunitari, in modo da assicurare al sistema bibliotecario italiano un necessario ed utile scambio con gli altri paesi europei nella predisposizione di progetti, nella pianificazione di attività, nella mobilità del personale scientifico italiano. Attualmente svolge questo ruolo l'Osservatorio dei progetti internazionali per le biblioteche, costituito con apposito provvedimento legislativo presso l'Ufficio centrale per i beni librari, le istituzioni culturali, l'editoria, che andrebbe comunque potenziato per dedicare maggire impegno alla programmazione e progettazione relativa ai fondi strutturali europei.
- Lo sviluppo dei rapporti con gli enti territoriali e le Regioni per la definizione di programmi e progetti da realizzare il collaborazione, con l'obiettivo della creazione di reti di servizio che, partendo dal livello territoriale, vengano ad integrarsi a livello nazionale e internazionale.
- Rapporti stabili con i diversi settori della produzione editoriale per la soluzione di problematiche comuni (la tutela del diritto d'autore e dei diritti connessi, i meccanismi di produzione e distribuzione)
- Piani di promozione della lettura e di diffusione della cultura.
4.1 Le biblioteche statali non interessate alle funzioni nazionali
Per le biblioteche il problema centrale non è l'appartenenza istituzionale, ma il rilancio attraverso una politica di collaborazione sul territorio con gli enti locali, in particolare le città, e il coordinamento a livello nazionale con l'intero sistema nazionale. Pertanto non si auspica un mero trasferimento alle Regioni, non si ritiene opportuno un mero trasferimento alle regioni o all'universita' nel caso delle universitarie
senza un effettivo progetto culturale di rilancio e senza una serie di garanzie che riteniamo indispensabili come:
- l'autonomia gestionale, amministrativa e contabile, che potrebbe essere modellata sull'esempio di quanto previsto per l'autonomia degli istituti scolastici dalla legge 59, art. 21
- l'integrità delle raccolte delle biblioteche
- il potenziamento dei servizi al pubblico
- il coordinamento dei servizi sul territorio
5. Le funzioni delle altre articolazioni dello Stato
Una riforma coerente deve definire tutto il quadro delle responsabilità rispetto all'assetto che viene a determinarsi a seguito della sua entrata in vigore. Le Autonomie Locali hanno preso posizione con un DOCUMENTO CONGIUNTO REGIONI, ANCI, UPI PER UN NUOVO ORDINAMENTO DEI BENI CULTURALI approvato il 14 luglio 1997 presso il CNEL.
Riteniamo quel documento abbastanza esaustivo per quanto riguarda la mera ripartizione delle competenze attuali e per questi aspetti riteniamo che possa rappresentare anche la nostra visione sulla questione.
Non possiamo però fare a meno di sottolineare che anche quelle Amministrazioni dimostrano di essere prigioniere di un approccio centrato sul bene culturale ed al massimo contemplano servizi che lo valorizzino. Valgono perciò anche nei loro confronti le considerazioni fatte all'inizio di questo documento.
6. Garanzie per il riconoscimento della professionalità dei bibliotecari
L'aspettativa di qualità nei servizi non può essere disgiunta da una compagine professionale fortemente qualificata, motivata e capace di cooperare al di là delle specifiche appartenenze amministrative nell'interesse del cittadino. Essa riguarda tutte le figure professionali del settore dei Beni culturali e di quelli dei servizi connessi.
Per quanto riguarda i bibliotecari vanno definiti i requisiti culturali e professionali per l'accesso, che dovrebbe avvenire sempre per pubblico concorso per titoli ed esami con prove specifiche attinenti alle materie di area biblioteconomica o della documentazione.
Per i requisiti di accesso si dovrebbe prevedere la laurea in conservazione dei beni culturali, con indirizzo archivistico e librario, area della biblioteconomia o area della documentazione, ovvero di titoli equipollenti, così come già previsto nella proposta di legge quadro per le biblioteche presentata alla Camera dei Deputati nel dicembre 1991.
Andrebbe inoltre predisposto un piano per la formazione e la riqualificazione del personale e la definizione di criteri e requisiti per il riconoscimento della professione da perseguire o con l'istituzione di un albo professionale o con specifici articoli inseriti nella legge quadro o altro strumento legislativo.
Copyright AIB 1997-11-11, ultimo aggiornamento 1998-12-10 a cura di Ilaria Brancatisano
URL: https://www.aib.it/aib/cen/mbca1.htm